Parco dei Monti Livornesi (mappa) info a seguire .......SEGNALATECI I COLLEGAMENTI CHE FOSSERO INTERROTTI per poter aggiornare la pagina ove possibile

in verde il Parco, come previsto dal Piano, in giallo le aree A.N.P.I.L (tratta da guida Ceccolini e Cenerini)

in verde l'area del Parco naturale dei Monti livornesi, come era inteso in origine

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per gli aggiornamenti sull'avanzamento del progetto, vi invitiamo ad andare sul sito appositamente creato e con il quale è possibile interagire: http://www.occhisullecolline.it/

 Nel Parco naturale dei monti livornesi (foto)

 Verso una mappa di comunità (laboratorio)

 Protocollo d'intesa sulla sentieristica tra OsC (associazioni aderenti) ed Enti, Provincia e Comuni del Parco

 Normativa del Piano: istituito dal Consiglio Provinciale con DCP n. 936 del 19/02/1999

 Capo I – Disposizioni generali

Art. 1 – Finalità, ambito di applicazione e contenuti del Piano

Art. 2 - Gestione del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi

Art. 3 - Modalità di formazione ed approvazione del Piano. 

Art. 3 - Efficacia del Piano 

Art. 4 - Attuazione del Piano

Art. 6 - Elaborati costitutivi

Art. 7 - Quadro conoscitivo 

Capo II – Disciplina degli ambiti territoriali

Art. 8 – Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi 

Art. 9 – Parco Provinciale 

Art. 10 – Aree Naturali Protette di Interesse Locale 

Art. 11 – Aree esterne al Sistema delle Aree Protette 

Capo III – Indirizzi di tutela delle componenti naturalistiche ed ambientali  

Art. 12 – Indirizzi di tutela delle componenti naturalistiche, ambientali e paesistiche 

Art. 13 – Tutela della flora e della vegetazione naturale 

Art. 14 – Tutela della fauna 

Art. 15 – Tutela delle emergenze geologiche e paleontologiche

Art. 16 – Tutela del suolo

Art. 17 – Tutela delle acque

Art. 18 – Tutela delle componenti di interesse archeologico, 

storico, paesaggistico ed ambientale 

Art. 19 – Recupero del patrimonio edilizio esistente

Capo IV – Gestione e fruizione del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi  

Art. 20 – Gestione e fruizione del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi 

Art. 21 – Accessi e percorsi

Art. 22 – Strutture e servizi 

Art. 23 – Piani Attuativi e di settore 

Art. 24 – Progetti specifici

Art. 25 – Indirizzi per la predisposizione del Regolamento del Parco

e del Piano Pluriennale Economico e Sociale

Capo IV - Disposizioni finali

Art. 26 - Procedure autorizzative 

Art. 27 – Vigilanza

Art. 28 – Sanzioni 

Capo I – Disposizioni generali

Art. 1 – Finalità, ambito di applicazione e contenuti del Piano

1. Il Piano del Parco dei Monti Livornesi è finalizzato a garantire la conservazione e la

valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico culturale e naturalistico

all’interno del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi, ed a promuovere le attività

compatibili nel rispetto dei principi e dei criteri stabiliti dalla L. 6.12.1991 n. 394 e dalla L.R.

11.4.1995 n. 49, nonché degli indirizzi e delle prescrizioni del Piano Territoriale di

Coordinamento della Provincia di Livorno.

2. L’ambito territoriale di applicazione del Piano è costituito dalle aree comprese nel Parco

Provinciale dei Monti Livornesi, istituito in attuazione del Sistema Provinciale delle Aree

Protette di cui alla del. C. P. n. 346 del 27.09.96. Il Piano fornisce inoltre direttive ed indirizzi

per la pianificazione unitaria del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi, oggetto di

specifico accordo di programma sottoscritto dalla Provincia di Livorno e dai Comuni di

Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo.

Il Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi è costituito:

− dal Parco Provinciale dei Monti Livornesi istituito dalla Provincia di Livorno con

deliberazione n. 936 del 19.2.1999;

− dalle Aree Naturali Protette di Interesse Locale dei Comuni di Livorno, Collesalvetti e

Rosignano Marittimo istituite con specifica deliberazione dalle rispettive

Amministrazioni comunali.

3. Il Piano del Parco dei Monti Livornesi costituisce lo strumento unitario di riferimento per la

pianificazione e la gestione degli ambiti territoriali facenti parte del Sistema delle Aree Protette

dei Monti Livornesi, nel rispetto delle competenze territoriali ed amministrative stabilite dalla

legislazione vigente.

4. Il Piano del Parco, in conformità ai principi stabiliti all’art. 12 della L. 6.12.1991 n. 394 e nel

rispetto del P.T.C. di cui alla L.R. 16.1.95 n.5, individua in via definitiva i perimetri del Parco

Provinciale e disciplina:

a) l’organizzazione generale del territorio e la sua articolazione in funzione delle diverse forme

di uso, di godimento e di tutela;

4

b) i vincoli, le destinazioni d’uso pubblico o privato e le relative norme di attuazione con

riferimento ai vari ambiti ed aree individuate;

c) i sistemi di accessibilità veicolare e pedonale, con particolare riguardo ai percorsi, agli accessi

ed alle strutture riservate ai disabili, ai portatori di handicap ed agli anziani;

d) i sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale del Parco

e) gli indirizzi ed i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull’ambiente naturale in

genere

f) gli ambiti territoriali e gli interventi in relazione ai quali si procede attraverso strumenti

attuativi particolareggiati.

g) le procedure di attuazione del Piano.

5. L’esercizio delle attività consentite entro l’ambito territoriale di applicazione del Piano è

disciplinato, nel rispetto dei criteri e degli indirizzi espressi dal Piano stesso, dal Regolamento di

cui agli artt. 12 e 19 della L.R. 11.4.1995 n. 49. Tale strumento potrà essere approvato

contestualmente all'approvazione del Piano e comunque non oltre sei mesi dall'approvazione

del medesimo.

Art. 2 - Gestione del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi

1. In conseguenza dello specifico accordo di programma fra la Provincia ed i comuni interessati,

gli ambiti territoriali facenti parte del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi di cui al

comma 2 del precedente art. 1 sono oggetto di gestione unitaria da parte della Provincia che

esercita tale funzione di concerto con i comuni competenti, direttamente o attraverso la

costituzione di aziende speciali o istituzioni in attuazione della L. 8.6.1990 n. 142.

2. In via sperimentale, la succitata convenzione individua l’organismo gestore denominato

“Autorità del Parco” e composto dalla Commissione e dagli Uffici del Parco, nonché dagli

organismi consultivi di partecipazione e di consulenza scientifica da nominare con atti

successivi.

3. La Provincia garantisce la partecipazione degli enti locali alla gestione del Sistema delle Aree

Protette dei Monti Livornesi in applicazione dei contenuti dell’art.9 della L. 6.12.1991 n. 394,

nonché di quanto stabilito nello specifico accordo di programma.

 

Art. 3 - Modalità di formazione ed approvazione del Piano.

1. La Provincia promuove la formazione del Piano del Parco quale strumento di tutela dei valori

naturali ed ambientali del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi. Il processo di

formazione del Piano deve garantire la partecipazione degli enti locali interessati in conformità

ai principi ed alle finalità della L. 6.12.1991 n. 394 e della L.R. 11.4.1995 n. 49

2. Le disposizioni del Piano inerenti al Parco Provinciale sono approvate dalla Provincia secondo

le procedure definite dall’art. 11 della LR. 11.4.1995 n. 49. Le eventuali varianti al Piano

seguono le stesse procedure sopra descritte.

3. Le disposizioni del Piano inerenti alle A.N.P.I.L. sono approvate dai Comuni competenti

secondo le procedure definite dall’art. 19 della LR. 11.4.1995 n. 49. Le eventuali varianti al

Piano seguono le stesse procedure sopra descritte.

Art. 3 - Efficacia del Piano

1. Il Piano del Parco ha valore di Piano Paesistico e di Piano urbanistico. In conformità con

quanto stabilito dalla LR. 11.4.1995 n. 49, il Piano del Parco ha effetto di dichiarazione di

pubblico generale interesse, di urgenza e di indifferibilità per gli interventi in esso previsti e

sostituisce, negli ambiti territoriali oggetto di disciplina, i piani paesistici, territoriali ed

urbanistici di qualsiasi livello.

Art. 4 - Attuazione del Piano

1. Il Piano si attua attraverso i seguenti strumenti:

a) Piani di Settore o strumenti attuativi particolareggiati predisposti dall’organismo di

gestione o da altri soggetti competenti in attuazione delle previsioni del Piano.

b) Interventi diretti da parte dell’organismo di gestione o di altri soggetti competenti

relativi ad opere o azioni previste dal Piano, quali interventi di manutenzione o

realizzazione di strutture ed infrastrutture del Parco, interventi di gestione forestale e

naturalistica, interventi di ripristino ambientale e messa in sicurezza, ecc.

c) Piani di settore e Piani Attuativi di cui all’art. 31 della L.R. 16.1.95 n.5 (Piani

Particolareggiati, Piani di Recupero, Piani di gestione forestale, ecc.) di iniziativa

pubblica o privata convenzionata, nei casi e secondo le modalità specificatamente

previste dal Piano.

d) Interventi diretti da parte di soggetti pubblici e privati

Gli interventi sopra descritti sono subordinati, nei casi previsti dalla legislazione vigente, al

preventivo nulla osta dell’organismo di gestione. Al nulla osta si applicano le disposizioni di cui all’art. 13 della L. 6.12.1991 n. 394.

2. L’ente gestore provvede inoltre all’ordinaria gestione del Piano attraverso:

a) L’applicazione della presente normativa, anche attraverso azione di vigilanza sul

territorio del Parco e segnalazione agli Enti competenti di eventuali infrazioni;

b) La corresponsione di indennizzi o di incentivi finanziari a soggetti pubblici e/o privati

nei casi previsti dalla legislazione nazionale e regionale vigente o dal presente strumento.

Art. 6 - Elaborati costitutivi

1. Il Piano del Parco è costituito dai seguenti elaborati:

- Relazione generale ed allegati (schede tematiche)

- Norme del Piano ed allegati (schede per le disciplina del patrimonio edilizio)

- Elaborati grafici:

a) Analisi svolte ad integrazione del quadro conoscitivo esistente:

- Tav. 1 – Uso del suolo (scala 1:25.000)

- Tav. 2 – Vegetazione (scala 1:25.000)

- Tav. 3 – Densità degli appostamenti fissi di caccia (scala 1:25.000)

b) Sintesi interpretativa degli elementi del quadro conoscitivo:

- Tav. 4 – Emergenze storiche, archeologiche ed architettoniche (scala 1:25.000)

- Tav. 5 – Emergenze naturalistiche (scala 1:25.000)

- Tav. 6 – Sensibilità ambientali (scala 1:25.000)

c) Piano del Parco – proposta progettuale

- Tav. 7 – Relazioni con il sistema territoriale delle aree protette (scala 1:175.000)

- Tav. 8 – Sistema delle aree protette dei Monti Livornesi (scala 1:25.000)

- Tav. 9 – Zonazione del Parco e delle A.N.P.I.L. (scala 1:25.000)

- Tav. 10 – Organizzazione degli accessi, dei percorsi, dei servizi (scala 1:25.000)

- Tav. 11 – Sentieristica (scala 1:25.000)

- Tav. 12 – Dettaglio delle previsioni (scala 1:10.000)

 

Art. 7 - Quadro conoscitivo

1. Il Quadro Conoscitivo dettagliato delle risorse essenziali del territorio, così come definite

dall’art.2 della L.R. 16.1.95 n°5, fa parte integrante del Piano del Parco e costituisce il

riferimento fondamentale per la definizione degli atti di governo del territorio e per la verifica

dei loro effetti. Il Quadro Conoscitivo costituisce indirizzo per la formazione del Regolamento

e dei Piani di settore, nonché per le varianti e gli aggiornamenti dello stesso Piano del Parco.

2. Il Quadro Conoscitivo del Piano del Parco è costituito da:

a) Quadro conoscitivo delle risorse contenuto nel PTC provinciale

b) Repertorio degli studi esistenti sul territorio dei monti livornesi

c) Studi e ricerche svolte preliminarmente alla formazione del Piano

L’ente gestore dovrà costituire presso la propria sede un archivio permanente ed aggiornabile

dei documenti sopra descritti, accessibile e consultabile da tutti i cittadini, secondo le modalità

di legge.

3. Attraverso il Sistema Informativo Territoriale della Provincia, il Quadro Conoscitivo viene

costantemente aggiornato nel rispetto delle disposizioni dell’articolo 4 della L.R 16.1.95 n.5.

8

Capo II – Disciplina degli ambiti territoriali

Art. 8 – Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi

1. Il Piano del Parco disciplina gli ambiti territoriali facenti parte del Sistema delle Aree Protette

dei Monti Livornesi mediante la definizione di prescrizioni, direttive ed indirizzi differenziati

per i singoli ambiti. In relazione alle specifiche valenze storiche, naturalistiche ed ambientali

individuate nel Quadro Conoscitivo di cui all’art. 7 ed in funzione degli obiettivi stabiliti dal

Piano, detti ambiti sono ulteriormente articolati in aree caratterizzate da differenti gradi di

accessibilità, fruizione e tutela.

2. In particolare, il Piano contiene disposizioni ed indirizzi relativi a:

− Aree ricadenti nel Parco Provinciale dei Monti Livornesi, al cui interno sono individuate

le “Aree di Particolare Tutela”, caratterizzate da un maggiore grado di protezione in

relazione ai valori naturalistici ed ambientali presenti.

− Aree ricadenti nelle A.N.P.I.L. dei comuni di Collesalvetti, Livorno e Rosignano, la cui

disciplina è definita dallo specifico Regolamento di Gestione ai sensi della L.R. 49/95. Il

Piano individua anche nelle A.N.P.I.L., con valore propositivo per le Amministrazioni

comunali competenti, alcune “Aree di Particolare Tutela”, richiedenti un maggiore

grado di protezione in relazione ai valori naturalistici ed ambientali presenti.

Art. 9 – Parco Provinciale

1. Il Parco Provinciale dei Monti Livornesi, istituito dalla Provincia di Livorno con deliberazione

n. 936 del 19.2.1999, comprende aree di proprietà pubblica (Regione Toscana, Comune di

Rosignano Marittimo) e privata. In tali aree il Piano disciplina le modalità di accesso e fruizione,

la realizzazione di interventi edilizi, l’esercizio delle attività agricole, ed in generale tutte le

attività suscettibili di avere effetti sull’equilibrio ecologico e sull’assetto paesaggistico del Parco.

In relazione agli obiettivi di tutela e conservazione perseguiti dal Piano, all’interno del Parco

Provinciale sono individuate aree caratterizzate da un maggiore grado di protezione,

denominate Aree a Particolare Tutela. Tali ambiti, la cui disciplina è definita al successivo

comma 4, sono oggetto di differenti modalità di accessibilità, fruizione e tutela rispetto al resto

del Parco.

2. Nelle aree ricadenti all’interno del Parco Provinciale valgono le disposizioni di cui ai successivi

commi.

3. L’accesso e la circolazione sono consentiti con le seguenti limitazioni e modalita:

- l’accesso e la circolazione con mezzi motorizzati sono consentiti al personale dell’ente

gestore ed ai soggetti autorizzati dall’ente stesso per motivi di servizio o di studio. L’accesso

e la circolazione con mezzi motorizzati è consentita inoltre ai residenti ed agli aventi titolo

di accesso a proprietà fondiarie situate nel Parco, limitatamente ai tratti necessari per

raggiungere tali residenze e proprietà e comunque subordinatamente a rilascio di specifica

autorizzazione da parte dell’ente gestore.

- l’accesso e la circolazione equestre, ciclistica o con altri mezzi non motorizzati sono

consentiti esclusivamente all’interno dei percorsi opportunamente predisposti e segnalati

dall’ente gestore con specifica cartellonistica.

- l’accesso e la circolazione pedonale, purché condotti nel rispetto dei luoghi e dell’ambiente

naturale, sono liberamente consentiti, ad eccezione delle zone di cui al seguente comma 4.

4. Nelle zone individuate negli elaborati grafici del Piano come Aree di Particolare Tutela l’accesso e la fruizione sono controllati dall’ente gestore al fine di garantire la salvaguardia e la conservazione dei valori naturalistici ed ambientali presenti. In queste aree l’accesso e la

circolazione sono consentiti esclusivamente all’interno dei percorsi opportunamente predisposti e segnalati dall’ente gestore con specifica cartellonistica (di carattere informativo e scientificodidattico).

In relazione alle diverse esigenze di tutela, l’ente gestore potrà individuare specifiche

modalità di fruizione per le singole A.P.T. (visite guidate, limitazione del numero di accessi,

divieto di accesso in particolari periodi , ecc.).

5. Non è consentita la realizzazione di nuove costruzioni edilizie e di nuove strade o altre

infrastrutture, ad eccezione degli interventi specificatamente finalizzati alla promozione ed alla

valorizzazione del parco previsti dal Piano attraverso specifici Piani Attuativi e

subordinatamente alla valutazione degli effetti ambientali delle trasformazioni ai sensi dell’art.

32 della L.R. 5/95. Sono consentiti interventi di recupero, riqualificazione e ristrutturazione

degli edifici e dei complessi edilizi esistenti nel rispetto delle indicazioni e della disciplina di

dettaglio contenuta nell’art. 19 delle presenti norme.

6. Le attività agricole dovranno essere condotte secondo criteri di agricoltura biologica o, in

alternativa, adottare tecniche di coltivazione a basso impatto. In tal senso le aziende presenti

dovranno presentare all’ente gestore specifici Piani Aziendali (aventi i contenuti del Piano di

Miglioramento Agricolo Ambientale della L.R. 64/95 e succ. mod.). L’utilizzazione a fini

agricoli di aree in stato di abbandono o in fase di rinaturalizzazione (non considerabili come

aree boscate ai sensi della L.R. 39/2000) è consentita esclusivamente attraverso la presentazione di specifici Piani Aziendali che prevedano l’adozione di tecniche di agricoltura biologica. Non è ammessa l’edificazione di nuovi annessi od altri edifici ad uso agricolo. Al fine della riqualificazione e valorizzazione delle aziende agricole e faunistiche presenti all’interno del Parco, l’ente gestore potrà promuovere uno specifico piano di settore, esteso all’intero ambito

territoriale di competenza, che individui le esigenze e le potenzialità di valorizzazione delle

aziende esistenti e preveda la possibilità di eventuali interventi di ampliamento delle strutture

aziendali esistenti. Tale piano potrà valutare la possibilità di interventi di promozione ed

incentivazione delle attività agricole presenti sul territorio, anche attraverso la realizzazione di

consorzi o marchi pubblicitari.

7. E’ vietato l’esercizio dell’attività venatoria. E’ consentita la raccolta dei prodotti secondari del

bosco nelle modalità previste dalla legislazione regionale vigente, eccetto che nelle Aree di

Particolare Tutela di cui al precedente comma 1, dove tale pratica potrà essere vietata o limitata dall’ente gestore in funzione di particolari esigenze di tutela naturalistica ed ambientale. Il   Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, preciserà nel dettaglio gli interventi e le attività consentite.

8. Tutti gli interventi che interessino le componenti naturalistiche, paesaggistiche ed ambientali dell’area dovranno rispettare gli indirizzi e le prescrizioni di cui al Capo III delle presenti norme.

 

Art. 10 – Aree Naturali Protette di Interesse Locale

1. Le Aree Naturali Protette di Interesse Locale dei Comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano

Marittimo, istituite da specifiche deliberazioni delle Amministrazioni comunali predette.

comprendono aree di proprietà pubblica (Regione Toscana) e privata. In tali aree, oggetto di

gestione unitaria con il Parco Provinciale, la disciplina delle modalità di accesso e fruizione, la

realizzazione di interventi edilizi, l’esercizio delle attività agricole, ed in generale tutte le attività suscettibili di avere effetti sull’equilibrio ecologico e sull’assetto paesaggistico sono disciplinate degli specifici Regolamenti di gestione approvati dai Comuni competenti ai sensi della L.R. 49/95. L’Autorità del Parco assicura l’unitarietà e la coerenza fra il Piano del Parco ed i Regolamenti delle A.N.P.I.L., ai fini di una effettiva gestione unitaria del Sistema delle Areeprotette dei Monti Livornesi.

 

Art. 11 – Aree esterne al Sistema delle Aree Protette

1. Il Piano del Parco prevede la possibilità di localizzare, attraverso specifici accordi con i comuni

interessati, strutture e servizi del parco anche all’esterno del perimetro dell’Area Protetta, in una logica di integrazione funzionale dei diversi ambiti territoriali. All’interno di tali aree potrà

inoltre essere estesa, sotto il coordinamento dell’ente gestore, la rete di sentieristica e la

segnaletica informativa del Parco, assicurando la reale continuità di fruizione del territorio.

 

Capo III – Indirizzi di tutela delle componenti naturalistiche ed ambientali

Art. 12 – Indirizzi di tutela delle componenti naturalistiche, ambientali e paesistiche

1. Il Piano del Parco definisce indirizzi per la tutela e la valorizzazione delle diverse componenti naturalistiche ed ambientali. Tali indirizzi si compongono di:

 

− Criteri e direttive per la formazione di piani e programmi e per la gestione naturalistica

del Parco: a tali criteri e direttive sono tenuti ad attenersi l’ente gestore e gli altri soggetti

pubblici e privati nel predisporre programmi, piani e progetti specifici, nonché

nell’attuazione degli interventi di gestione ordinaria e straordinaria.

− Disposizioni normative per la disciplina delle attività e dei comportamenti antropici

all’interno del Parco.: tali disposizioni sono immediatamente efficaci ed operative nei

confronti dei soggetti pubblici e privati operanti nelle Aree Protette, della popolazione

residente e dei visitatori.

Art. 13 – Tutela della flora e della vegetazione naturale

1. Il Piano ha come obiettivo la conservazione e la tutela dei valori floristici e vegetazionali

presenti nell’area del Parco, da perseguire favorendo lo sviluppo spontaneo delle specie

autoctone o storicamente presenti nell’area verso condizioni di equilibrio e stabilità ambientale crescenti.

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, dovranno essere adottate politiche di gestione

“passiva” della vegetazione e della flora, con interventi mirati esclusivamente alla prevenzione

ed al superamento di condizioni di criticità in grado di generare degrado dell’ecosistema (azioni

antropiche, patologie, incendi, ecc.). Sono pertanto da evitare politiche di gestione forestale

finalizzate ad usi produttivi e/o colturali, in particolare per quanto riguarda il patrimonio

forestale demaniale.

3. Gli interventi forestali pubblici e gli interventi selvicolturali attuati da soggetti privati sono

ammessi nelle modalità e con le procedure stabilite dalla L.R. 39/2000 e comunque previo nulla osta dell’ente gestore. Tali interventi dovranno essere coerenti con quanto stabilito dal presente Piano, ed in particolare con gli indirizzi indicati ai commi successivi.

 

4. All’interno delle aree boscate dovrà essere favorito il processo di sviluppo spontaneo delle

specie autoctone, prevedendo interventi puntuali solo per situazioni di criticità in

corrispondenza di sentieri o spazi di fruizione (alberi crollati, vegetazione invasiva dei percorsi,ecc.). In tutti gli altri casi dovrà essere favorito il consolidamento del bosco, anche attraverso la conservazione della necromassa ed il mantenimento del soprassuolo spontaneo.

In relazione alla necessità di prevenzione degli incendi potranno essere previsti, all’interno di

piani specifici approvati dall’ente gestore, interventi di diradamento degli impianti di conifere ed altri interventi indirizzati alla graduale riduzione della componente rappresentata dalle specie resinose a vantaggio delle latifoglie. E’ comunque importante non eliminare mai del tutto le conifere perché esse rivestono il ruolo biologico dei grandi alberi.

L’ente gestore potrà consentire interventi specifici sulle singole cenosi forestali in presenza di

accertati fenomeni di degrado (patologie, presenza di specie nocive o infestanti, ecc.)

5. Dovranno essere oggetto di tutela le aree di margine forestale, in ragione della loro importanza quali spazi ecotonali. L’ente gestore del Parco dovrà predisporre specifiche misure di salvaguardia, anche attraverso l’individuazione di zone di rispetto, vietandone l’utilizzo a fini agricoli e qualsiasi altro tipo di trasformazione morfologica ed ambientale.

6. Nelle aree agricole abbandonate dovrà essere favorito il recupero naturale della vegetazione, preferibilmente arrestato allo stadio di prato/pascolo o arbusteto. La permanenza di aree a prato/pascolo è ritenuta positiva come fattore di diversificazione ambientale e paesaggistica; per queste aree è ammessa la gestione tramite pascolamento e sfalcio a rotazione periodica. In alternativa, l’ente gestore potrà promuovere il recupero programmato di queste aree con attività produttive compatibili (agricoltura di qualità e biologica).

7. Dovranno essere promossi, anche attraverso la predisposizione di specifici piani da parte

dell’ente gestore, interventi mirati al mantenimento della biodiversità floristica. In particolare si

dovrà procedere al riconoscimento ed al censimento delle specie floristiche di elevato valore

ambientale, nonché all’individuazione delle aree floristiche, con regolamentazione delle attività

che comportano danneggiamento o disturbo delle specie in funzione del grado di protezione

stabilito per le singole specie o nelle singole aree (raccolta, danneggiamento, transito con

automezzi al di fuori dei percorsi esistenti, alterazioni dell’assetto dei suoli, ecc.). La

reintroduzione di specie floristiche è subordinata alla preventiva autorizzazione da parte

dell’ente gestore. Le eventuali reintroduzioni dovranno essere finalizzate al miglioramento del

livello di biodiversità, considerando reintroducibili le specie per le quali esistono precise

testimonianze storiche della loro presenza oppure quelle comunque tipiche dell’areale di

appartenenza. La compatibilità di tali interventi dovrà essere valutata caso per caso.

 

8. E’ vietata la raccolta ed il danneggiamento della flora. Il Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, preciserà nel dettaglio gli interventi consentiti sulla vegetazione e regolamenterà la raccolta dei prodotti secondari del bosco.

Art. 14 – Tutela della fauna

1. Il Piano ha come obiettivo la protezione della fauna presente nell’area del Parco, da perseguire

favorendo la formazione ed il mantenimento di un equilibrato rapporto tra le specie.

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, dovranno essere promosse azioni dirette ed indirette

per la tutela e la gestione delle specie faunistiche, predisponendo idonee misure per la

conservazione degli habitat naturali, controllando e regolamentando gli interventi per

l’incremento o il contenimento delle singole specie, disciplinando le modalità di esercizio

dell’attività venatoria e delle altre attività antropiche in grado di arrecare disturbo alla fauna.

3. E’ vietata, in linea generale, ogni forma di disturbo e danneggiamento della fauna. Il Piano

individua al Capo II delle presenti norme le aree nelle quali è vietato l’esercizio dell’attività

venatoria; nelle restanti aree è consentito l’esercizio dell’attività venatoria nei limiti e nelle

modalità previste dalla legislazione nazionale e regionale vigente, nonché dagli specifici Piani

approvati dall’ente gestore del Parco. In relazione a particolari esigenze di tutela delle specie

faunistiche, l’ente gestore del Parco può disporre la temporanea sospensione dell’attività

venatoria in aree specificatamente individuate, indicando le modalità e le condizioni necessarie per la ripresa dell’attività stessa.

4. Dovranno essere promossi, anche attraverso la predisposizione di specifici piani da parte

dell’ente gestore, interventi mirati al mantenimento della biodiversità faunistica. In particolare si dovrà procedere al riconoscimento ed al censimento delle specie faunistiche di elevato valore ambientale, nonché all’individuazione degli habitat naturali delle specie, con regolamentazione delle attività che comportano disturbo delle specie in funzione del grado di protezione stabilito (regolamentazione degli accessi in aree e periodi caratterizzati da particolare presenze o comportamenti della fauna, divieto di attività rumorose, ecc.) e realizzazione di interventi per l’incremento della fauna autoctona (nidi artificiali, punti di abbeverata, ecc.). Dovranno essere inoltre promossi interventi per la conservazione degli habitat naturali delle specie mediante il mantenimento degli elementi diffusi del paesaggio agrario (siepi, vegetazione ripariale, ecc.) e la regolamentazione dell’uso di pesticidi e diserbanti nelle attività agricole.

 

5. La reintroduzione di specie faunistiche è subordinata alla preventiva autorizzazione da parte dell’ente gestore. Le eventuali reintroduzioni dovranno essere finalizzate al miglioramento del livello di biodiversità, considerando reintroducibili le specie per le quali esistono precise testimonianze storiche della loro presenza oppure quelle comunque tipiche dell’areale di appartenenza

La compatibilità di tali interventi dovrà essere valutata caso per caso.

6. L’Ente gestore potrà promuovere la formazione di specifici piani o programmi per eventuali

prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall'Ente parco, indicando gli obiettivi prefissati ed i risultati da raggiungere per gli interventi previsti da tali piani o programmi. Prelievi e abbattimenti devono avvenire per

iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'Ente gestore ed essere attuati dal

personale dell'Ente gestore o da persone all'uopo espressamente autorizzate dall'Ente gestore stesso.

7. Il Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, preciserà nel

dettaglio gli interventi e le attività consentite nelle diverse aree del Parco.

Art. 15 – Tutela delle emergenze geologiche e paleontologiche

1. Il Piano ha come obiettivo la tutela e la valorizzazione delle emergenze e dei siti di interesse

geologico e geomorfologico presenti nell’area del Parco, con particolare riferimento alle

formazioni rocciose ed ai minerali, nonché alle emergenze geomorfologiche dovute a fenomeni

naturali (incisioni dei torrenti, frane) ed all’azione umana (cave, miniere). Il Piano ha inoltre

come obiettivo la salvaguardia e la tutela delle emergenze paleontologiche e dei giacimenti

fossiliferi.

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, dovranno essere adottate, anche attraverso la

predisposizione di specifici piani o progetti, idonee misure di protezione per le aree interessate

da tali emergenze. In particolare si dovrà procedere al riconoscimento ed al censimento delle

emergenze geologiche, geomorfologiche e paleontologiche di elevato valore naturalistico,

scientifico e paesaggistico-ambientale, nonché all’individuazione dei siti di interesse geologico e

paleontologico, regolamentando l’accesso e l’esercizio di attività che comportano

danneggiamento o degrado (prelievo, danneggiamento, transito con automezzi al di fuori dei

percorsi esistenti, alterazioni dell’assetto dei suoli, ecc.).

3. Dovranno essere promossi inoltre, anche attraverso la predisposizione di specifici piani o

progetti, interventi per la valorizzazione delle emergenze geologiche, geomorfologiche e

paleontologiche, con individuazione delle modalità di fruizione collegate ad attività scientifiche

e didattiche. A tale scopo potranno essere previsti interventi di limitazione e controllo della

vegetazione spontanea per il mantenimento della visibilità e riconoscibilità delle formazioni di

pregio, nonché la realizzazione di apposita segnaletica contenente informazioni di tipo didattico

–scientifico.

4. E’ vietato il prelievo ed il danneggiamento di rocce, minerali, fossili, se non per attività di ricerca scientifica e previa autorizzazione dell’ente gestore. Il Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, preciserà nel dettaglio gli interventi e le attività consentite nelle diverse aree del Parco.

Art. 16 – Tutela del suolo

1. Il Piano ha come obiettivo la tutela e la difesa dei suoli, da perseguire promuovendo interventi

finalizzati a ridurne la fragilità idrogeologica ed a favorire il raggiungimento di condizioni di

equilibrio dal punto di vista ambientale.

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, dovranno essere adottate, anche attraverso la

predisposizione di specifici piani o progetti, idonee misure di protezione e riqualificazione per le

aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico (zone in frana, zone soggette al rischio

idraulico, zone ad elevata vulnerabilità della falda, aree di cava dismesse). In particolare si dovrà

procedere al riconoscimento ed al censimento delle situazioni di rischio e dei fenomeni di

dissesto in atto, predisponendo, previe approfondite analisi tecniche e scientifiche, interventi di

prevenzione e recupero ambientale quali: interventi di regimazione idraulica, interventi di

consolidamento dei soprassuoli, interventi puntuali di consolidamento e messa in sicurezza dei

versanti in presenza di fenomeni di dissesto.

3. L’ente gestore del Parco esercita le funzioni di cui all’art. 70 della L.R. 39/2000 in materia di

prevenzione e repressione degli incendi boschivi, con le modalità attuative previste nel Piano

Operativo Anti Incendi Boschivi predisposto dalla Regione. A tale proposito l’ente gestore

dovrà adottare idonee misure e provvedimenti, anche attraverso la predisposizione di specifici

piani e programmi, in coerenza con gli indirizzi di tutela e valorizzazione della flora e della

vegetazione enunciati nella presente normativa. Gli interventi forestali finalizzati alla

prevenzione incendi effettuati dai soggetti competenti per legge sono comunque subordinati al

nulla osta da parte dell’ente gestore del parco.

4. In attesa della predisposizione di studi specifici e di apposita normativa di dettaglio da parte

dell’ente gestore, tutti gli interventi previsti all’interno del Parco dovranno rispettare le

prescrizioni e gli indirizzi in materia di difesa del suolo contenuti nel vigente PTC della

Provincia di Livorno.

 

5. E’ vietata l’apertura e l’esercizio di cave, di miniere, di discariche. Sono vietati inoltre tutti gli interventi che comportino alterazione morfologica dei suoli e del regime delle acque o che

comunque aumentino la fragilità idrogeologica dei luoghi, compresa la costruzione di nuove

strade, ad esclusione delle ordinarie lavorazioni agricole. Per le attività estrattive attualmente in esercizio è ammessa la prosecuzione delle attività esclusivamente nei tempi e nelle modalità previsti dalla vigente convenzione. Ogni variazione o rinnovo della convenzione è subordinato al nulla osta preventivo dell’Ente gestore

6. Sono consentiti interventi di recupero ambientale di siti estrattivi e/o di aree degradate ed

inquinate, purchè attuati in coerenza con i principi di tutela e conservazione dei valori

naturalistici ed ambientali dell’area protetta; tali interventi sono subordinati a preventiva verifica di compatibilità da parte dell’ente gestore mediante la valutazione dell’incidenza ambientale, ai sensi della legislazione vigente, delle azioni previste. In tal senso, l’Autorità del Parco dovrà esprime preventivo parere di compatibilità relativamente ai progetti predisposti in attuazione del Piano Programma Atlante per il ripristino delle aree ex estrattive del Comune di Livorno.

7. Il Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, preciserà nel

dettaglio gli interventi e le attività consentite nei diversi ambiti disciplinati.

Art. 17 – Tutela delle acque

1. Il Piano ha come obiettivo la tutela e la valorizzazione delle acque, da perseguire promuovendo interventi finalizzati ad assicurare l’equilibrio ecologico ed il corretto funzionamento del sistema idraulico, salvaguardandone al tempo stesso i valori paesaggistici ed ambientali.

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, dovranno essere previste, anche attraverso la

predisposizione di specifici piani o progetti, azioni dirette ed indirette per la salvaguardia ed il

mantenimento delle condizioni di naturalità ed funzionalità ecologica dei corsi d’acqua, con

particolare riferimento ai torrenti ed ai botri che caratterizzano l’area collinare del parco. Il

reticolo idraulico delle aree di pianura, prodotto da azioni di bonifica finalizzate all’utilizzazione

agricola del territorio, dovrà essere mantenuto in condizioni di efficienza e tutelato nelle sue

caratteristiche paesaggistiche significative (siepi, alberature, manufatti idraulici ed opere di

regimazione, ecc.). Dovranno inoltre essere adottate le necessarie misure per minimizzare le

condizioni di rischio idraulico.

Tutti gli interventi, sia quelli di gestione diretta che quelli facenti parte di piani e programmi di

settore, dovranno conformarsi agli indirizzi di seguito indicati.

 

3. Dovrà essere predisposta un’attività di monitoraggio della qualità delle acque superficiali e

sotterranee, con analisi periodiche e regolamentazione dei prelievi. Gli interventi per la

realizzazione di pozzi e di scarichi per lo smaltimento delle acque sono soggetti a nulla osta da parte dell’ente gestore, che potrà definire criteri, requisiti prestazionali e tecnologici specifici da soddisfare in relazione agli obiettivi di tutela ambientale.

4. Particolare attenzione dovrà essere posta alla tutela ed alla valorizzazione delle sorgenti con caratteristiche idrotermali presenti nel parco, che costituiscono una risorsa locale di significativo valore. L’ente gestore dovrà procedere al censimento ed allo studio delle sorgenti esistenti, individuando, anche attraverso specifici piani o progetti, le strategie e le modalità per la loro valorizzazione scientifica e per la corretta fruizione.

5. Dovrà essere predisposta un’attività di monitoraggio dello stato di conservazione degli alvei, al fine di programmi eventuali interventi di manutenzione e pulizia laddove ritenuto necessario ed  in ogni caso con l’esclusiva finalità di prevenire situazioni di rischio e garantire il corretto regime delle acque.

6. Non sono ammessi interventi di alterazione della morfologia dell’alveo dei torrenti o comunque di corsi d’acqua, compresi le opere di intubamento ed artificializzazione di tratti dei medesimi.

 

A tale scopo l’ente gestore potrà individuare adeguate fasce di rispetto, comprensive delle

eventuali opere d’argine ed aree di espansione, anche per i corsi d’acqua non soggetti a vincoli sovraordinati. Eventuali deroghe alle suddette prescrizioni potranno essere autorizzate solo relative ad interventi di regimazione idraulica e di messa in sicurezza non attuabili con altre tipologie di opere.

7. Il Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, preciserà nel

dettaglio gli interventi e le attività consentite nei diversi ambiti disciplinati dal Piano. In attesa

della predisposizione di studi specifici e di apposita normativa di dettaglio da parte dell’ente

gestore, tutti gli interventi previsti all’interno del Parco e delle A.N.P.I.L. dovranno rispettare le

prescrizioni e gli indirizzi in materia di rischio idraulico contenuti nel vigente PTC della

Provincia di Livorno.

Art. 18 – Tutela delle componenti di interesse archeologico,

storico, paesaggistico ed ambientale

1. Il Piano ha come obiettivo la tutela e la valorizzazione delle componenti di interesse

archeologico, storico, paesaggistico ed ambientale, con particolare riferimento ai siti di interesse archeologico, alle emergenze architettoniche e monumentali, ai manufatti storici testimonianza dell’antica organizzazione colturale e produttiva del territorio (mulini, ghiacciaie, ponticelli, fonti, muri a secco, ecc.), alla rete dei percorsi storici, alle sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali (terrazzamenti, ciglioni, ecc.), agli elementi naturali con valore paesaggistico e territoriale (esemplari arborei monumentali, filari alberati, siepi, ecc.).

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, dovranno essere predisposte, anche attraverso la

predisposizione di specifici piani o progetti, misure ed interventi per la salvaguardia e la

valorizzazione degli elementi sopra descritti. Tutti gli interventi, siano essi attuati da soggetti

pubblici o privati, dovranno conformarsi agli indirizzi di seguito indicati.

3. Nei siti di interesse archeologico sono ammessi unicamente gli interventi volti alla tutela e alla valorizzazione sia dei singoli beni archeologici che del sistema di relazioni che tali beni hanno instaurato con il contesto ambientale e paesaggistico. L’ente gestore, in accordo con gli altri enti competenti, dovrà promuovere, attraverso piani e progetti specifici, misure per il

riconoscimento, il censimento e lo studio dei siti di interesse archeologico esistenti, nonché per la regolamentata pubblica fruizione di tali beni e valori. Fino all’approvazione di tali piani e

progetti nelle aree di interesse archeologico è vietato qualsiasi intervento che comporti

trasformazione morfologica del suolo.

4. Le emergenze architettoniche e monumentali ed in generale tutti i beni culturali vincolati ai

sensi del D. Lgs 490/99 sono soggetti esclusivamente ad interventi di restauro conservativo. Per tali beni sono ammesse ed auspicate, compatibilmente con le caratteristiche architettoniche e tipologiche, destinazioni d’uso e forme di utilizzazione integrate con le attività del Parco. A tale scopo, l’ente gestore potrà promuovere specifici programmi e convenzioni con i soggetti pubblici e privati interessati.

5. I manufatti sopra individuati come elementi di valore storico e ambientale (mulini, ghiacciaie, ponticelli, fonti, muri a secco, ecc.), dovranno essere oggetto di manutenzione e, qualora sia

necessario, di restauro. Tali interventi devono essere estesi all’immediato intorno spaziale ed

ambientale nel quale il manufatto è collocato, al fine di salvaguardarne le relazioni spaziali e

percettive con il contesto ambientale di riferimento. Potranno essere promossi, anche attraverso piani e progetti specifici, interventi di restauro e valorizzazione dei manufatti storici estesi ad ambiti territoriali unitari e collegati ad iniziative per la fruizione didattica e ricreativa. Tutti gli interventi sui manufatti che superino la manutenzione ordinaria sono soggetti a nulla osta dell’ente gestore.

6. Non è consentita l’alterazione del tracciato, della giacitura, delle caratteristiche formali e

materiali dei percorsi vicinali e poderali, se non per comprovate esigenze e comunque da

effettuarsi sempre previo nulla osta dell’ente gestore. Dette strade, qualora non di proprietà

pubblica, dovranno essere oggetto di manutenzione da parte dei proprietari dei fondi interessati;gli interventi di manutenzione dovranno essere condotti secondo modalità e tecniche finalizzat a mantenere le caratteristiche funzionali, morfologiche e materiali dei percorsi o a ripristinare tali caratteristiche qualora esse siano state perdute in seguito a mancata manutenzione od ainterventi alterativi. La rete dei percorsi storici dovrà essere valorizzata nella sua interezza attraverso un progetto complessivo di riqualificazione della sentieristica che preveda, oltre alla cura ed alla manutenzione dei percorsi, la dotazione di spazi di sosta attrezzati, di segnaletica e cartellonistica a carattere didattico-informativo, ecc.

7. Non è consentita la demolizione o l’alterazione delle opere di sistemazione idraulico-agraria tradizionali quali, a titolo esemplificativo, muretti a secco, terrazzamenti, lunette. Dovrà essere prevista la manutenzione delle medesime senza modificarne l’assetto e le funzionalità originarie. L’ente gestore potrà promuovere ed incentivare, anche attraverso programmi e progetti specifici, interventi di restauro e valorizzazione di tali opere, estesi ad ambiti territoriali unitari e collegati ad iniziative per la fruizione didattica e ricreativa.

8. Per gli elementi naturali quali filari di cipressi, alberi di carattere monumentale o di valore

paesaggistico, alberature di valore storico e ambientale disposte lungo strade pubbliche e private o lungo i confini di proprietà, è obbligatoria la tutela. Gli interventi di tutela devono essere estesi all’immediato intorno spaziale ed ambientale nel quale l’elemento o gli elementi sono   collocati, al fine di salvaguardarne le relazioni spaziali e percettive con il contesto di riferimento.

Sono obbligatori interventi di manutenzione e difesa fitosanitarie tesi alla conservazione di tali

elementi naturali. L’eventuale loro abbattimento potrà essere autorizzato dall’ente gestore

esclusivamente per comprovati motivi fisiologici, fitosanitari, di instabilità: la loro sostituzione

dovrà essere effettuata con piante della stessa specie. Gli interventi di manutenzione dovranno essere condotti secondo modalità e tecniche finalizzate a mantenere le caratteristiche peculiari degli stessi, o a ripristinare tali caratteristiche qualora esse siano state perdute in seguito a mancata manutenzione od a interventi alterativi. Tutti gli interventi non classificabili come interventi di manutenzione sono soggetti a nulla osta dell’ente gestore.

9. Al fine di tutelare le caratteristiche ambientali e paesaggistiche del territorio, il Regolamento del Parco, da predisporre ai sensi della L.R. 11.4.1995 n. 49, potrà prevedere una specifica

disciplina in merito alla realizzazione di opere di arredo e di illuminazione, di recinzioni, di

pavimentazioni esterne, di sistemazioni vegetazionali, siano esse a servizio della viabilità che di pertinenze private. Non è comunque ammessa la recinzione dei fondi agricoli, eccetto che in presenza di attività di allevamento e solamente finalizzata al soddisfacimento delle esigenze di custodia degli animali. Il Regolamento preciserà nel dettaglio gli interventi e le attività consentite nelle diverse aree del Parco.

Art. 19 – Patrimonio edilizio esistente

1. Il Piano ha come obiettivo la tutela e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, con

particolare riferimento all’edilizia rurale storica, che costituisce parte significativa e prevalente

del patrimonio edilizio presente nell’ambito territoriale disciplinato.

2. In relazione alle finalità sopra enunciate, il Piano definisce la disciplina per la conservazione, il recupero e la valorizzazione degli edifici presenti nell’ambito territoriale di competenza. A questo scopo, il Piano individua:

a) gli interventi e le destinazioni d’uso ammissibili per ciascun edificio o complesso edilizio

presente nel Parco, attraverso la predisposizione di specifiche schede di dettaglio comprendenti il rilevamento dello stato di fatto e prescrizioni normative per l’attuazione degli interventi.

b) le aree ed i complessi edilizi per i quali ogni intervento è subordinato alla preventiva

formazione di un Piano Attuativo, nei casi dove tale strumento è ritenuto necessario per

procedere alla riqualificazione dell’esistente, nonché le disposizioni normative per la redazione del piano.

3. La disciplina di cui al precedente comma 2 è definita in coerenza con le disposizioni generali di seguito indicate:

a) Per gli edifici storici individuati attraverso gli studi del quadro conoscitivo sono ammessi

interventi di restauro e riqualificazione finalizzati alla conservazione dei caratteri

architettonici e tipologici di pregio. Le schede di cui al comma precedente definiscono nel

dettaglio le categorie di intervento ammesse per i singoli edifici.

b) Per gli edifici privi di valore storico e/o tipologico sono ammessi interventi di

ristrutturazione edilizia con modifica degli elementi strutturali, riorganizzazione distributiva

e riqualificazione dei prospetti nel rispetto del volume esistente. Le schede di cui al comma

precedente definiscono nel dettaglio le categorie di intervento ammesse per i singoli edifici.

c) Gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’art. 4 comma 2 lettera d) punti 1) e 2) della

L.R. 52/99 sono ammessi unicamente per gli annessi ed i manufatti pertinenziali privi di

valore storico e tipologico. Non sono ammessi interventi di ristrutturazione edilizia di cui

all’art. 4 comma 2 lettera d) punto 3) della L.R. 52/99.

d) Per il patrimonio edilizio presente nell’ambito territoriale disciplinato sono ammesse le

seguenti destinazioni d’uso:

- residenza permanente o temporanea;

- attività agricole o connesse all’agricoltura, come definite dall’art. 2 della L.R. 64/95 e

s.m.i.

- strutture ricettive extra-alberghiere con le caratteristiche della civile abitazione così

come definite ai sensi della L.R. 42/2000 (affittacamere, case ed appartamenti per

vacanza, locazioni ad uso turistico, residenze d’epoca), previo convenzionamento con

l’ente gestore e compatibilmente con le condizioni di accessibilità previste dal presente

Piano per l’area interessata.

- attività connesse alla gestione ed alla fruizione del Parco (punti informativi e di ristoro,

sedi di attività didattiche e ricreative, ecc.) previo convenzionamento con l’ente gestore e

compatibilmente con le condizioni di accessibilità previste dal presente Piano per l’area

interessata.

Le schede normative di cui al precedente comma 2 riportano per ciascun edificio la

destinazione d’uso indicata dal Piano. Tale destinazione non ha carattere prescrittivo; sono

ammesse eventuali modifiche o variazioni purché coerenti con le disposizioni del presente

comma e nel rispetto dei requisiti di compatibilità ambientale, urbanistica ed edilizia previsti

dalla legislazione vigente e dal Piano del Parco.

4. Ciascun edificio può essere oggetto unicamente delle trasformazioni per esso individualmente ammesse, intendendo come tali tutte le trasformazioni riconducibili alla categoria di intervento

indicata o a quelle rispetto ad essa più restrittive; in difetto di indicazioni specifiche gli interventi ammessi sono limitati alla categoria della ristrutturazione edilizia interna e nel rispetto dei caratteri tipologici, architettonici e formali dell’edificio.

5. La classificazione degli interventi edilizi è definita ai sensi dell’art. 31 della L. 457/78 come

specificato dall’art. 4 comma 2 della L.R. 52/99. Tali definizioni sono ulteriormente specificate

e articolate dal Piano, in funzione degli obiettivi di tutela e conservazione del patrimonio

edilizio esistente. In particolare, gli interventi di ristrutturazione edilizia sono così definiti:

- D/a: Ristrutturazione edilizia limitata alla riorganizzazione funzionale interna delle singole

unità immobiliari senza che ne vengano alterati volumi e superfici, con modifiche agli

elementi verticali non strutturali e fermi restando i caratteri tipologici, architettonici e

decorativi dell’edificio, nonché gli elementi caratterizzanti storicamente l’organismo edilizio

ed il contesto ambientale.

- D/b: Ristrutturazione edilizia finalizzata alla riorganizzazione funzionale e all’adeguamento

igienico-sanitario con modifiche incidenti anche sugli elementi strutturali verticali ma nel

rispetto dei caratteri tipologici, architettonici e decorativi dell’edificio, nonché degli elementi

caratterizzanti storicamente l’organismo edilizio ed il contesto ambientale.

- D/c: Ristrutturazione edilizia finalizzata alla riqualificazione complessiva dell’edificio

comportante anche la modifica degli elementi strutturali, la diversa organizzazione

distributiva e la riqualificazione dei prospetti e delle aperture, fino allo svuotamento

dell’involucro edilizio. Gli interventi dovranno essere attuati nel rispetto degli eventuali

elementi tipologici, architettonici e formali significativi o di pregio esistenti.

6. Tutti gli interventi edilizi sono subordinati al nulla osta da parte dell’ente gestore. Qualora la

documentazione allegata ad una richiesta di concessione o ad una attestazione di conformità

evidenzi la presenza di particolari elementi di pregio architettonico, tipologico o ambientale non segnalati nella scheda relativa all’edificio in oggetto è facoltà dell'ente gestore ricondurre la trasformazione edilizia entro categorie più restrittive rispetto a quelle previste dal Piano per

l’edificio stesso.

7. Per quanto non specificato dal presente articolo si fa riferimento alle disposizioni della L.R.

52/99 e dei Regolamenti Edilizi vigenti nei Comuni interessati. Il Regolamento del Parco, da

approvare ai sensi della L.R. 49/95 preciserà le procedure e le modalità di attuazione degli

interventi nei diversi ambiti territoriali e definirà nel dettaglio la disciplina per la realizzazione di recinzioni, strutture temporanee, impianti ed altre opere suscettibili di produrre modificazioni del contesto paesaggistico ed ambientale. Il Regolamento del Parco potrà inoltre predisporre specifiche norme di carattere urbanistico edilizio finalizzate ad incentivare l’adozione, nelle operazioni di restauro e recupero del patrimonio edilizio, di tecniche di bioarchitettura o comunque di soluzioni progettuali che prevedano l’uso di energie rinnovabili.

 

Capo IV – Gestione e fruizione del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi

Art. 20 – Gestione e fruizione del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi

1. Il Piano esprime indirizzi e proposte di valorizzazione relativi all’intero Sistema delle Aree Protette

dei Monti Livornesi, in un quadro di integrazione funzionale dei diversi ambiti territoriali nell’ottica di una gestione e fruizione unitaria, aperta alla interazione con le aree esterne. In particolare, il Piano del Parco individua il sistema degli accessi e dei percorsi interni del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi, e definisce la localizzazione e le caratteristiche delle principali strutture per la gestione e la fruizione del Parco stesso. Il Piano individua inoltre progetti specifici e di settore rivolti alla valorizzazione ambientale e paesaggistica, nonché alla promozione della fruizione scientifica, educativa, turistica e ricreativa dell’area. Le strutture ed i servizi sopra indicati sono oggetto di descrizioni di dettaglio ed indicazioni normative per la loro attuazione e gestione.

2. L’attuazione delle strutture e dei servizi di cui al comma precedente è subordinata all’approvazione di specifici Piani di settore o Piani Attuativi ai sensi della L.R. 5/95. Tali piani, qualora promossi da soggetti pubblici o privati diversi dall’ente gestore, dovranno prevedere il convenzionamento con lo stesso ente riguardo alle modalità di gestione e di utilizzazione delle strutture ed ai rapporti con gli altri soggetti operanti nel Parco.

Art. 21 – Accessi e percorsi 

1. Il sistema degli accessi e dei percorsi individuato dal Piano si articola in:

a) Porte del Parco

b) Accessi del Parco

c) Rete dei Percorsi

Ognuna di queste componenti fa parte di un sistema complessivo finalizzato alla razionalizzazione ed alla valorizzazione delle possibilità di fruizione dell’area protetta. Tale sistema è relazionato ed

ntegrato con i servizi e le strutture previste dal Piano.

 

2. Le Porte del Parco costituiscono ingressi privilegiati al Sistema delle Aree Protette, adeguatamente segnalati ed attrezzati, in grado di razionalizzare al massimo la fruibilità dei servizi previsti. Le Porte rappresentano inoltre:

- un’occasione di "pubblicità" diretta, di informazione della presenza del Parco;

- un luogo di orientamento ed informazione dei servizi esistenti, delle possibilità di accesso, delle

caratteristiche dei sentieri, delle difficoltà di percorso e altro;

I principali criteri adottati per un’adeguata dislocazione e una razionale utilizzazione delle porte

sono stati la facile accessibilità, ovvero la possibilità di essere facilmente raggiungibili dalle principali

direttrici stradali; la disponibilità in zona di parcheggi, la presenza di strutture di accoglienza per i visitatori, la possibilità di sistemi di orientamento per i portatori di handicap.

Sulla base di queste considerazioni sono state individuate le seguenti Porte del Parco:

- Porta nord: IL CISTERNINO (porta principale del Parco): Punto Accoglienza Visitatori presso strutture esistenti

- Porta est n.1: COLOGNOLE: Punto Accoglienza Visitatori ex scuola elementare

- Porta est n.2 (integrata con la n. 1): PARRANA S. MARTINO: Punto Accoglienza Visitatori

presso strutture esistenti

- Porta sud: NIBBIAIA: Punto Accoglienza Visitatori presso strutture esistenti da concordare

con l’Amministrazione Comunale

- Porta ovest: CASTELLACCIO: Punto Accoglienza Visitatori presso strutture esistenti

- Porta decentrata sud: I POGGETTI: Punto Accoglienza Visitatori Villa Pertusati

In corrispondenza di ciascuna Porta dovrà essere previsto un Punto Accoglienza Visitatori gestito direttamente dall’Ente gestore o da soggetti convenzionati. La localizzazione delle Porte privilegia l’utilizzazione di strutture esistenti e consente la possibilità di collaborazione con attività private locali (circoli, attività di ristoro, ecc,) per fornire servizi supplementari al visitatore.

3. Gli Accessi al Parco sono stati individuati tenendo in considerazione lo sviluppo della rete dei sentieri, la facilità di raggiungimento, la valenza delle località limitrofi, la possibilità di valorizzare il più possibili i centri contigui all’area protetta. Gli accessi sono i seguenti:

- Accessi Nord: Il Crocione, La Puzzolente-Bagnetti

- Accessi Ovest: Calignaia, Maroccone, Foce del Chioma (Approdi del “Battello del Parco”)

- Altri accessi: Il Limoncino, Le Focerelle, Le Palazzine, Villa del Molino Nuovo

In corrispondenza di ognuno di questi punti dovrà essere predisposto un adeguato spazio di

parcheggio ed almeno uno o più pannelli informativi sul Parco e sulla rete dei Percorsi, In

corrispondenza degli accessi più importanti potrà essere previsto anche l’allestimento di un punto informazioni permanente o temporaneo.

 

4. Il Piano individua inoltre la rete dei percorsi e la sentieristica per la fruizione del Sistema delle Aree

Protette e delle Aree esterne al Parco. La rete dei percorsi è individuata in specifiche schede

progettuali, facenti parte integrante degli elaborati del Piano, che ne definiscono estensione,

caratteristiche, modalità di fruizione ed interventi necessari per il ripristino o la riqualificazione. Si rimanda agli elaborati sopra citati per l’approfondimento di dettaglio dei singoli percorsi. L’ente gestore dovrà prevedere, anche attraverso un piano specifico, criteri ed interventi per la soddisfacente riqualificazione, manutenzione e gestione della rete di percorsi individuata, nonché per la realizzazione della segnaletica a carattere informativo e scientifico didattico.

Art. 22 – Strutture e servizi

1. Il Piano individua le strutture e gli edifici di servizio alla gestione ed alla fruizione del Parco,

all’interno dell’area del Parco stesso o nelle zone contigue, definendo per ciascuno di essi le

funzioni e le modalità di gestione ipotizzate. Le strutture individuate sono le seguenti:

- Centro Accoglienza Visitatori (ex scuola Valle Benedetta)

- Centro Visite e Foresteria (Villa Cristina)

- Centro Convegni e soggiorni studio (Eremo della Sambuca)

- Centro Studi Ambientali (Case Poggetti – Villa Pertusati)

- Rifugi, Punti Ristoro e Punti tappa

- Punti informazioni

- Punti sorveglianza e primo soccorso

Tali servizi, oltre ad ospitare le funzioni principali del Parco, devono risolvere i problemi di

attrazione, accoglienza, orientamento, ristoro, primo soccorso per i visitatori. La loro localizzazione è stata effettuata seguendo il criterio del riuso di strutture ed edifici esistenti nell’area, dando priorità a quelli di proprietà pubblica.

2. Gli elaborati di Piano definiscono nel dettaglio le caratteristiche e la localizzazione delle strutture

individuate, le funzioni previste e le possibili modalità di gestione. L’attuazione e la gestione dei servizi previsti dovrà essere definita, nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 20 comma 2, attraverso l’approvazione di Piani e progetti specifici e previo accordo fra gli Enti ed i soggetti interessati.

 

Art. 23 – Piani Attuativi e di settore

1. Il Piano del Parco individua i Piani Attuativi e di settore necessari per la realizzazione degli

interventi previsti, ed in particolare:

- Piani di settore o strumenti attuativi particolareggiati predisposti dall’organismo di gestione in

attuazione delle previsioni del Piano

- Piani Attuativi di iniziativa pubblica o privata convenzionata di cui all’art. 31 della L.R. 16.1.95 n. 5 (Piani Particolareggiati, Piani di Recupero, ecc.) nei casi e secondo le modalità

specificatamente previste dalle presenti norme.

2. L’Ente gestore potrà predisporre la redazione di ulteriori Piani Attuativi e di settore qualora ritenuti necessari per la migliore attuazione del Piano del Parco. Tali Piani dovranno essere

predisposti in coerenza e nel rispetto delle previsioni di intervento e degli indirizzi di gestione del Piano stesso.

 

3. L’Ente gestore dovrà verificare e garantire, attraverso rilascio di nulla osta, la coerenza con le previsioni di intervento e gli indirizzi di gestione del Piano del Parco anche per quanto

riguarda Piani di settore predisposti da soggetti pubblici e privati in attuazione di specifiche

competente (Piano di gestione forestale del demanio regionale, ecc.)

 

Art. 24 – Progetti specifici

1. Il Piano del Parco individua Progetti d’Area e Progetti Tematici collegati alla promozione delle attività di didattica ambientale, di educazione permanente, di turismo naturalistico e sportivo in grado di consentire adeguati livelli di valorizzazione dell’area protetta. Sono così individuati progetti  di area (progetto per il Parco ai Poggetti) ed una serie di progetti tematici, per ognuno dei quali gli elaborati del Piano indicano le linee generali di definizione progettuale, le funzioni e le modalità di gestione e fruizione ipotizzate. Per i progetti localizzati in ambienti con elevate caratteristiche di naturalità (boschi, aree in corso di rinaturalizzazione spontanea, ecc.) è stata valutata la compatibilità ecosistemica.

2. La realizzazione dei singoli progetti è subordinata all’approvazione di un Piano Attuativo

predisposto dall’ente gestore o da soggetti pubblici e privati convenzionati. I progetti che

interessano l’utilizzo di edifici e complessi edilizi prevedono prioritariamente interventi di restauro, recupero e riuso dell’esistente. I progetti relativi a complessi edilizi in condizioni di degrado per i quali il Piano preveda esplicitamente la possibilità di ricorrere ad operazioni di riqualificazione urbanistica complessiva, anche con limitati incrementi di volume rispetto all’esistente, dovranno essere corredati da specifica valutazione degli effetti ambientali ai sensi dell’art. 32 della L.R. 5/95 che contenga:

 

- l’individuazione delle aree e dei beni di rilevanza ambientale

- l’analisi dello stato delle risorse soggetto a modificazione

- l’indicazione delle finalità degli interventi previsti e dei motivi delle scelte rispetto ad altre

alternative

- la descrizione delle azioni previste e dei loro prevedibili impatti sull’ambiente

- l’individuazione dei livelli di criticità delle aree e delle risorse interessate

- l’indicazione delle misure idonee ad evitare, ridurre o compensare gli effetti negativi

sull’ambiente, individuando la disponibilità delle risorse economiche da impiegare

- l’accertamento del rispetto delle norme igienico sanitarie

3. All’interno del Piano sono individuati i seguenti progetti specifici:

- Progetto per il Parco ai Poggetti (Progetto d’area)

- Le Palazzine: Orto botanico delle rocce verdi

- Pian della Rena: Laboratorio di lavorazione artigianale della steatite

- (Loc. Limone ): Fattoria sperimentale

- (Loc. da individuare): centro per la gestione forestale del bosco

- Villa Cristina: arboreto

- Cave di Acquabona: Centro pratico di orientamento

- Eremo della Sambuca: Osservatorio astronomico

- Azienda Benedetti: Campo Base per l’osservazione della fauna

- Case San Quirico: Laboratorio geo-minerario

- Laghetto di Casa de’Corsi: Oasi faunistica

Per ognuno dei progetti è predisposta una specifica scheda tecnico-normativa facente parte

integrante delle presenti norme, alla quale si rimanda.

Art. 25 – Indirizzi per la predisposizione del Regolamento del Parco

e del Piano Pluriennale Economico e Sociale

1. Il Piano del Parco esprime indirizzi per la futura predisposizione del Regolamento del Parco e del Piano Pluriennale Economico e Sociale, in attuazione di quanto disposto dalla L.R. 49/95, nonché  dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno.

2. Il Regolamento del Parco, nel disciplinare l’esercizio delle attività consentite all’interno del Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi, dovrà conformarsi alla disposizioni ed alla direttive contenute nel presente Piano, con particolare riferimento a:

 

- tutela delle componenti storiche, naturalistiche ed ambientali

- disciplina del patrimonio edilizio esistente

- modalità di accesso e circolazione

- svolgimento delle attività di servizio ed agro-silvo-pastorali

- svolgimento delle attività scientifiche, educative, sportive, ricreative

- accessibilità nel territorio del Parco attraverso percorsi e strutture idonee per disabili, portatori di handicap ed anziani

Il Regolamento del Parco dovrà predisporre, in conformità a quanto disposto dalla legislazione nazionale e regionale vigente e dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno,

una specifica disciplina di dettaglio relativa alla:

- la tipologia e le modalità di costruzione di opere e manufatti;

- lo svolgimento delle attività artigianali, commerciali, di servizio e agro-silvo-pastorali;

- il soggiorno e la circolazione del pubblico con qualsiasi mezzo di trasporto;

- lo svolgimento di attività sportive, ricreative ed educative;

- lo svolgimento di attività di ricerca scientifica e biosanitaria;

- i limiti alle emissioni sonore, luminose o di altro genere, nell'ambito della legislazione in materia;

- lo svolgimento delle attività da affidare a interventi di occupazione giovanile, di volontariato,

con particolare riferimento alle comunità terapeutiche, e al servizio civile alternativo;

- l'accessibilità nel territorio del parco attraverso percorsi e strutture idonee per disabili, portatori

di handicap e anziani.

Il Regolamento, salvo eventuali diritti esclusivi di caccia o di prelievi faunistici previsti a favore delle

comunità locali, dovrà inoltre vietare:

- la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali; la raccolta e il

danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agrosilvo-

pastorali, nonché l'introduzione di specie estranee, vegetali o animali, che possano alterare

l'equilibrio naturale;

- l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l'asportazione di minerali;

- la modificazione del regime delle acque;

- lo svolgimento di attività pubblicitarie al di fuori dei centri urbani, non autorizzate dall'Ente

parco;

- l'introduzione e l'impiego di qualsiasi mezzo di distruzione o di alterazione dei cicli

biogeochimici;

- l'introduzione, da parte di privati, di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura, se non autorizzati;

- l'uso di fuochi all'aperto;

- il sorvolo di velivoli non autorizzato, salvo quanto definito dalle leggi sulla disciplina del volo.

Il Regolamento potrà stabilire altresì le eventuali deroghe ai divieti di cui sopra, in coerenza e nel rispetto di quanto disposto dal presente Piano.

3. Attraverso l’approvazione del Piano pluriennale economico e sociale, la Provincia promuove iniziative coordinate con quelle della Regione e degli enti locali interessati, atte a favorire lo sviluppo economico, sociale e culturale della collettività residente all’interno del parco e delle aree contigue.

Tale Piano dovrà essere predisposto nel rispetto delle finalità istitutive del parco, delle previsioni del presente Piano e nei limiti stabiliti dal Regolamento del parco.

Il Piano economico e sociale può prevedere:

- la concessione di sovvenzioni a privati ed enti locali;

- la predisposizione di attrezzature, impianti di depurazione e per il risparmio energetico;

- servizi ed impianti di carattere turistico-naturalistico;

- l’agevolazione e la promozione, anche in forma cooperativa, di attività tradizionali, artigianali, agro-silvo-pastorali, servizi sociali e culturali, restauro anche di beni naturali

Una quota parte di tali attività è diretta a favorire l’occupazione giovanile ed il volontariato, nonché l’accessibilità e la fruizione, in particolare per i portatori di handicap.

Nella predisposizione del Piano pluriennale economico e sociale, la Provincia dovrà riferirsi

coerentemente agli indirizzi ed alla previsioni del presente Piano del Parco, con particolare

riferimento alla individuazione ed alla localizzazione dei servizi e delle strutture del Parco, alla

individuazione ed alla caratterizzazione dei progetti finalizzati, agli indirizzi per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e per la promozione delle attività agricole e selvicolturali, e più in generale, alle strategie di valorizzazione indicate dal Piano del Parco.

L’attuazione dei progetti e delle attività previste dal Piano dovrà essere perseguita sia attraverso il sovvenzionamento di privati ed enti locali per la realizzazione dei progetti stessi, sia attraverso la promozione e l’incentivazione di associazioni e società, anche cooperative, per la gestione e la fruizione dei servizi ad essi collegati.

Per un’ampia e coerente azione di valorizzazione del territorio, particolare rilevanza assume il

coinvolgimento dei soggetti e delle attività presenti nelle aree contigue al Parco Provinciale, da perseguire attraverso specifici accordi con gli enti locali interessati.

 

Capo IV - Disposizioni finali

Art. 26 - Procedure autorizzative

1. Il rilascio di concessioni o autorizzazioni relativa ad interventi, impianti ed opere nelle aree

ricomprese nel Parco e’ subordinato al preventivo nulla osta della Provincia. Nel caso in cui la

gestione dell’area protetta sia affidata ad aziende speciali od istituzioni ai sensi dell’art. 9, comma 1, il nulla osta e’ rilasciato dall’organismo di gestione. Al nulla osta si applicano le disposizioni stabilite dalla legislazione vigente, con particolare riferimento all’art. 13 della legge 6 dicembre 1991, n. 394.

Art. 27 - Vigilanza

1. La vigilanza sul rispetto degli obblighi e dei divieti previsti dal presente Piano e’ affidata a tutti i soggetti cui sono attribuiti poteri di accertamento e contestazione di illeciti amministrativi in base alle leggi vigenti. Apposita convenzione ai sensi dell’art. 27, comma 2 della legge 6

dicembre 1991, n. 394, regola i rapporti con il personale del Corpo Forestale dello Stato.

2. Lo svolgimento delle funzioni di cui al primo comma puo’ essere demandato dalla Provincia o, se istituito, dall’organismo di gestione dei parchi, riserve naturali e aree naturali protette di

interesse locale, anche a personale di sorveglianza, appositamente individuato dagli enti

stessi, cui attribuire funzioni di guardia giurata a norma dell’art. 138 del TU delle leggi di

Pubblica Sicurezza, approvato con RD 18 giugno 1931, n. 773.

3. L’organismo di gestione organizza, ai sensi dell’art. 14 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, d’intesa con la Regione e con le Province, corsi speciali di formazione al termine dei quali rilascia il titolo ufficiale ed esclusivo di guida del parco o della riserva naturale.

Art. 28 – Sanzioni

1. Fatte salve le sanzioni penali previste dalla normativa vigente, in caso di violazione delle norme del presente Piano si applicano le sanzioni amministrative previste dalla L.R. 49/95, artt. 22 e seguenti.

 

ALLEGATO 1 : PROGETTI SPECIFICI

Progetto: Orto botanico delle Rocce verdi della Valle del Chioma (Le Palazzine)

Ubicazione: in ambito ANPIL, in area sottostante l’edificio denominato Le Palazzine, a

poche decine di metri dalla strada provinciale, ove esiste una vecchia cava dismessa di

rocce verdi (ofioliti), che tra l’altro rappresenta un’area di degradazione che necessita di

interventi di risistemazione.

Indicazioni progettuali: in questa area potrebbe essere costruito un piccolo orto botanico

ove inserire le specie floristiche tipiche di questo tipo di costituzione geologica

(serpentinofite). Potrebbero essere ricavati, nelle rocce affioranti, aiuole ove inserire le

singole specie inquadrate sistematicamente ed ecologicamente. Il percorso all’interno

dell’Orto botanico potrebbe avvenire tramite comodi vialetti, opportunamente lastricati, in

modo da essere percorsi anche dai portatori di handicap.

L’allestimento dell’Orto botanico potrebbe essere curato dagli operatori del Museo

Provinciale di Storia Naturale del Mediterraneo, del quale questa struttura dovrebbe

divenire una dependance.

Gestione: da parte dell’Ente, in collaborazione con il Museo Provinciale di Storia Naturale

del Mediterraneo e con la Sezione didattica dell’Acquario Comunale “D.Cestoni”.

Prevedibili eventuali convenzioni con privati.

Progetto: Laboratorio artigianale per la lavorazione della Steatite (Loc. Pian della Rena)

Ubicazione: In ambito ANPIL nelle vecchie cave di steatite di Pian della Rena

Indicazioni progettuali: si potrebbe allestire un laboratorio artigianale per la produzione di

manufatti, ripercorrendo le tecniche di lavorazione della preistoria. I prodotti artigianali

potrebbero trovare collocazione nel mercato dei prodotti tipici del parco, ma il laboratorio,

per le metodologie di lavoro impiegate, potrebbe divenire un centro didattico.

Gestione: nell’iniziativa potrebbe essere coinvolta la locale comunità di recupero ex

tossicodipendenti, per la quale potrebbe essere previsto un corso formativo per

l’acquisizione delle tecniche di lavorazione.

Progetto: La Fattoria sperimentale (Località Limone)

Ubicazione: in zona contigua, presso Loc. Limone.

Indicazioni progettuali: l’azienda, ubicata in località Limone, conduce attività di

coltivazione ed allevamento.

In collaborazione con i proprietari dell’Azienda è possibile organizzare un percorso

didattico relativo agli aspetti della vita rurale.

I bambini delle scuole materne, elementari e medie avrebbero la possibilità di prendere

contatto con le coltivazioni agricole tradizionali, con l’allevamento degli animali da cortile,

con le produzioni tipiche della zona. Il programma di massima delle attività proposte dalla

proprietà riguardano: la coltivazione degli ortaggi, il lavoro dei campi; la raccolta dei

prodotti della campagna; le produzioni tradizionali, oltre che ad Attività didattiche

complementari.

Gestione: privata, da parte dei proprietari dell’azienda, ma coinvolgendo associazioni e

società naturalistiche

 

Progetto: La gestione del bosco (località da individuare)

Ubicazione: da localizzare.

Indicazioni progettuali: individuare un’area di bosco ceduo sulla quale intraprendere una

turnazione ed operare il taglio ceduo, al fine di mostrare (anche con supporti espositivi

fissi) le tecniche di taglio, di trasporto, di cura alle matricine nella tradizione forestale

locale. Allestimento di una carbonaia. E’ possibile l’allestimento di un piccolo Orto

botanico con la catalogazione delle principali specie arboree ed arbustive presenti sul

territorio, con riferimenti alle caratteristiche botaniche, produttive, ecosistemiche.

Gestione: da parte dell’Ente, o in convenzione con privati

Progetto: Arboreto di Villa Cristina (Sequoie, alberi del passato e Lecci, alberi del

presente)

Ubicazione: in zona Parco.

Indicazioni progettuali: i Monti Livornesi nel passato, a partire da circa 6 milioni di anni

fa (Messiniano), avevano un manto vegetale con piante ad affinità tropicale, quindi di

clima caldo come: Myricacee, Nyctaginacee, Hamamelidacee, Anacardiacee, Sapindacee

e di tipo subtropicale come: Pinacee, Taxodiacee, Cupressacee, Salicacee, Juglandacee,

ecc. Le piante ad affinità tropicale, con il deterioramento del clima, avvenuto a causa della

chiusura dello stretto di Gibilterra, 5,5 milioni di anni fa, scomparvero, mentre rimasero

quelle subtropicali e comparvero quelle di clima temperato, come le querce caducifoglie e

le zelkova.

Con il ripristino dello stretto di Gibilterra e la formazione del Mediterraneo, avvenuta 5,2

milioni di anni fa (Pliocene inferiore), i Monti Livornesi divennero isole ed il clima

temperato- caldo favorì il permanere della componente floristica subtropicale che, intorno

ai 2 milioni di anni fa (Pliocene sup.-Pleistocene inferiore) si estinguerà a causa degli

eventi glaciali (Thuja, Glyptostrobus, Libocedrus, Sequoia, Taxodium,

Cinnamomophyllum, ecc.). Barriere naturali: montagne, mare, non hanno permesso a

queste piante di spostarsi o trovare stazioni di rifugio, come invece è avvenuto in America

ed in Asia, dove ancora sono presenti. In seguito l’uomo ha cominciato a diffonderle nei

luoghi dove sono scomparse, ed oggi Sequoia, Thuya, Taxodium, ecc,, provenienti dai

succitati continenti, sono presenti in giardini e parchi di varie località italiane.Dal

momento che le condizioni climatiche attuali dei Monti Livornesi permettono

l’attecchimento e la sopravvivenza di queste piante del passato, perché non costituire un

“arboreto” dove accanto agli alberi attuali vi siano anche quelli che milioni di anni fa

erano presenti in queste contrade o meglio i loro discendenti ?

L’indicazione di Villa Cristina (Molino), nell’alta Valle del Torrente Ugione, è scaturita

perché qui vi possono essere le condizioni ideali per la costituzione di questo arboreto, dal

momento che è possibile sfruttare esposizioni diverse, ed è possibile realizzare una zona

umida in prossimità del torrente, per la messa a dimora di piante come i Tassodi, Pioppi,

Salici, ecc.

Con la realizzazione dell’arboreto, quest’area acquisirebbe una notevole valenza didattica

e turistica.

In uno specifico allegato si riportano le specie di piante viventi in America settentrionale,

in Asia, in Europa e nel bacino Mediterraneo, affini a quelle fossili, che potrebbero far

parte dell’arboreto.

Gestione: da parte dell’Ente gestore

 

Progetto: L’osservatorio astronomico (alla Sambuca)

Ubicazione: in zona Parco

Indicazioni progettuali: in collaborazione col Gruppo astronomico del Museo Provinciale

di Storia Naturale del Mediterraneo è possibile predisporre, nella zona di Villa Cristina, un

piccolo centro per l’osservazione degli astri.

Gestione: da parte dell’Ente gestore, in collaborazione con il Gruppo Astronomico del

Museo Provinciale di Storia Naturale del Mediterraneo.

Progetto: Centro pratico di orientamento e tiro con l’arco (Cave di Acquabona. I

Poggetti)

Ubicazione: in zona Parco, ai Poggetti nell’area della ex cava, nel settore nord orientale

del Parco dei Poggetti,

Indicazioni progettuali: si tratta, in linea generale, di interventi di risistemazione e di

messa in sicurezza della ex cava, ove attualmente sono dislocate le piazzole per il tiro con

l’arco di campagna. Gli stessi percorsi ora utilizzati per il tiro con l’arco (attività da

mantenere e da valorizzare) possono essere utilizzati (con opportuni turni) anche per

esperienze sul campo di orientamento ed uso delle carte. Le piazzole di tiro e le sagome

degli animali possono essere usate come stazioni di riferimento nella pratica di

orientamento, rivolta ai bambini delle scuole elementari e medie. In virtù delle

caratteristiche geologiche del luogo possono essere trovati ulteriori indirizzi per la

didattica dell’ambiente.

Gestione: da parte dell’Ente gestore, o in convenzione con privati.

Progetto: Laboratorio geo–minerario di Case San Quirico (Località case San Quirico.

Nibbiaia)

Ubicazione: in corrispondenza delle miniere di magnesite abbandonate di Campolecciano.

Indicazioni progettuali: potrebbe essere allestita una piccola mostra documentaria delle

antiche attività estrattive. Possibilità di allestimento anche di un piccolo spazio espositivo

dei principali minerali dell’area del Parco (o della Provincia di Livorno), con criteri

didattici.

Le gallerie che ancora si prestano, messe in condizioni di assoluta sicurezza, potrebbero

essere agevolmente visitate.

Visitabile dai portatori di handicap.

Gestione: da parte dell’Ente gestore, o in convenzione con privati.

 

Progetto: L’oasi del Laghetto di Casa de’ Corsi.

Ubicazione: in zona ANPIL, nella tenuta attorno a Casa de’ Corsi, nei pressi del

Castellaccio

Indicazioni progettuali: grazie alla disponibilità dei proprietari della piccola tenuta, che

racchiude circa 30 ettari, tra bosco ed incolto, sarebbe possibile realizzare un’oasi

naturalistica presso la quale organizzare programmi di educazione ambientale. La

presenza di un piccolo invaso artificiale ormai naturalizzato nel perimetro della proprietà,

può consentire la fruizione di un ecosistema legato agli ambienti acquatici che ben si

integra con l’area circostante, di alta valenza naturalistica.

Nelle indicazioni progettuali di massima della proprietà, viene indicata la ristrutturazione

del rudere denominato Casa de’ Corsi (per la quale sono già state concesse le

autorizzazioni per il recupero). Queste volumetrie, oltre ad essere destinate a civile

abitazione per la proprietà, potrebbero divenire un Centro culturale per lo studio

dell’alimentazione naturale ed alternativa, in collegamento con con il centro “Cibo per la

Pace”, di Livorno, degli stessi proprietari.

Per la valenza naturalistica dell’area e per l natura delle attività previste, potrebbe essere

prevista un’inclusione dell’area all’interno del Parco provinciale, o comunque rivista la

regolamentazione venatoria ora vigente.

Gestione: diretta, da parte dei proprietari della tenuta, in convenzione con l’ente gestore

Progetto: Campo base per l’osservazione della fauna dell’Azienda faunistica Benedetti

(Parrane, Collesalvetti)

Ubicazione: in zona Parco; il progetto è da realizzare sul territorio dell’Azienda faunistica

(circa 180 ha) compreso nel Parco provinciale.

Indicazioni progettuali: L’Azienda dispone sul proprio territorio, in stato di libertà entro il

perimetro recintato della proprietà, di numerosi capi di Artiodattili, quali il Daino (Cervus

dama), il Cervo (Cervus elaphus), il Muflone (Ovis orientalis musimon), il Cinghiale (Sus

scrofa). Il progetto del Campo base dovrebbe prevedere il recupero e la riqualificazione

dei fabbricati esistenti presso il centro aziendale, per la predisposizione di strutture per la

ricettività (ostello, refettorio con punto ristoro, aula didattica) nonché la risistemazione

della rete dei sentieri, comunque già ben sviluppata. Il progetto potrà prevedere la

formazione di alcuni punti di osservazione, a pulpito o a capanno, da far fruire ai

visitatori, in particolar modo per la realizzazione di programmi di didattica ambientale.

Le attività possibili all’interno dell’area, che ricade totalmente nel Parco provinciale,

saranno regolamentate dagli strumenti di gestione del Parco stesso che dovranno altresì

prevedere piani di riconversione faunistica e i criteri di recupero delle strutture esistenti..

Data la particolare ricchezza faunistica, la zonazione prevista può far considerare l’intera

zona come Riserva faunistica, previa una revisione dei carichi animali presenti, da

effettuarsi, con criteri rigorosamente scientifici, a cura dell’ente gestore.

Prescrizioni: E’ ammessa la ristrutturazione urbanistica dei corpi edilizi esistenti, con

eventuale incremento del volume esistente, fino a ricavare spazi per la ricettività

potenziale di gruppi scolastici e/o turistici per la didattica ambientale (max 50 persone). Il

progetto dovrà adottare soluzioni tali da garantire un corretto inserimento nel contesto,

attraverso il ricorso a tipologie e materiali appropriati nonché a sistemazioni

paesaggistiche ed ambientali. L’Autorità del Parco valuterà la compatibilità ambientale

della proposta progettuale anche attraverso specificia Valutazione degli Effetti Ambientali

ai sensi dell’art. 32 L.R. 5/95.

Gestione: diretta, da parte della proprietà dell’azienda attraverso convenzionamento con l’ente gestore

Il Parco in rete

Sul web non si trovano attualmente molte informazioni sul Parco, sulla sentieristica e sui punti di interesse particolari, nulla almeno che comprenda in toto l'area naturale e che ne permetta una adeguata e facile esplorazione: non esiste una cartografia recente e dettagliata, non sono evidenziati i percorsi e neppure esiste una cartellonistica, anche minima, su emergenze antropiche o floreali etc.etc.etc.

Questo il motivo per cui, unitamente alle informazioni esposte in questa pagina, vi rimandiamo anche ad alcuni siti  in cui si possono trovare riferimenti ed approfondimenti sul Parco dei monti livornesi, naturale o no..........ma sono veramente pochi:

Wikipedia Colline livornesi - http://it.wikipedia.org/wiki/Colline_Livornesi

APT Costa degli Etruschi - http://www.costadeglietruschi.it  (cliccare su: natura e parchi e quindi itinerari)

Associazione Gaia- http://www.associazionegaia.net  (vedere link sul territorio di Collesalvetti)

varie su particolari:

mulini del territorio livornese:

http://www.quercianellasonnino.it/biblio/mulini.pdf  mulini territorio livornese (rio Sanguigna)
http://www.lungomarecastiglioncello.it/  (andare a itinerari extraurbani e
selezionare mulini rio Sanguigna)
http://xoomer.virgilio.it/whpar//livorno/incontro10[vbenedetta].html
(mulini valle Benedetta)
http://www.viadalvento.org/wp-content/uploads/2011/06/OsservItaliaNostraEoli
coCannetoMonteverdiMarittimoPi.pdf   (mulini valle Benedetta)

Piano del Parco, Regolamento di gestione, Norme, Schede di disciplina del patrimonio edilizio, Scheda sentieristica:

http://www.associazionegaia.net/occhi/documenti/norme.html

 LOGO ASSOCIAZIONE  elaborato dei percorsi effettuati

1) I mulini della Sanguigna (Gabbro)

2) anello della Valle Benedetta

3) Cascatelle dell’Infernaccio, Ghiacciaie, eremo della Sambuca e cave di talco (anello)

4) uno sbocco al mare: Marroccone, riserva di Calafuria, Calignaia

5) intorno al rio Fortulla

6) variante della Valle Benedetta 1, per la cava della Focerella ed i tempietti del Poccianti

7) Variante della Valle Benedetta 2- per il Calvario, Pandoiano e l’Acquedotto (parzialmente riprende il ritorno della variante 1

8) valle Benedetta, Sambuca, villa Cristina e ritorno

9) Il Parco e lo sbocco al mare: Nibbiaia, Podere del Gorgo, Chioma

10) dalle Palazzine al Chioma

11) La valle del Fosso del Molino nuovo

12) Verso il monte La Poggia (colline livornesi)

13) itinerari brevi (zona Montenero e Castellaccio)

14) dalla valle del rio Savalano a quella del rio Sanguigna

15) Itinerari inediti nel Parco: da  Nibbiaia alle grotte dei banditi

16) il sentiero delle macine

17) L’anello del “ponte romano”, dai lavatoi del Gabbro ai mulini della Sanguigna

18) il percorso del Pellegrino

I MULINI DELLA SANGUIGNA: Vie  di acqua tra memoria e progetto: un itinerario sul territorio di Rosignano Marittimo e nel Parco delle Colline livornesi.

L’ associazione Ambientalista Agire Verde si occupa di  tempo libero, organizzando escursioni atte a conoscere il nostro territorio e di pratiche di consumo critico, turismo responsabile e progetti ecologici, sia in ambito urbano che naturale.

La gita da noi proposta, per domenica 4 Dicembre, sarà strutturata in questo modo: in mattinata esploreremo il complesso molitorio dell’alta valle del Botro Sanguigna al Gabbro e l’ecosistema della zona, che propone notevoli specificità naturalistiche, geologiche e  biologiche. Nel pomeriggio invece, andremo sul monte Carvoli, nel cuore del parco delle Colline Livornesi, per esplorare la necropoli etrusca del II-III sec.   

I mulini del Gabbro rappresentano una testimonianza fisica, in apprezzabile stato di conservazione, nell’area dei Monti Livornesi di edifici destinati a tale scopo. In altre zone gli stessi manufatti si presentano in uno stato di conservazione  molto più fatiscente. Nell’ambito dell’escursione sarà presentato anche il sistema idraulico con derivazione delle acque dal Torrente, collegato ai Mulini, che forniva l’energia idraulica  necessaria al funzionamento  delle macine e le notevoli opere territoriali, presenti e funzionali all’accumulo delle acque e alla sua canalizzazione.

Il dott. Roberto Branchetti, del gruppo archeologico del museo di Storia Naturale, illustrerà la storia di tali opifici, il loro sistema di funzionamento, descrivendo il contesto storico ed ambientale nel quale erano insediati in modo operativo .

Ci domanderemo se è possibile e come,  trasformare  tali resti edilizi di valore storico-documentale e di immagine,  da  pura preesistenza, destinata alla rovina per esposizione alle intemperie, senza protezione,  in una possibile risorsa, anche di sviluppo del territorio, tramite il loro recupero funzionale.

In altri contesti territoriali sono stati realizzati Parchi a tema, in cui tale tipo di archeologia è uno degli elementi di attrazione, perché non pensare ad un simile impiego del nostro territorio?

Nel pomeriggio ci sposteremo poi sul monte Carvoli, nel cuore del parco delle Colline Livornesi, per esplorare la necropoli etrusca del II-III sec. A.C. assistiti sempre dal dott. R. Branchetti che ci illustrerà le caratteristiche tipiche di un insediamento archeologico, sconosciuto ai più.

Il pranzo è previsto al sacco, a pian dei Lupi. C’è tuttavia la possibilità, per chi lo desidera, di prenotare un pranzo rustico, presso il pastore insediato a Pian dei Lupi, richiedendolo nell’ambito della prenotazione da effettuare presso Picardi Salvatore al n. 0586/867563 durante il giorno oppure al n.° 0586/861138 dalle 21.15 in poi (possibilmente entro venerdi sera, per motivi organizzativi.

Nota a margine:

E’ da qualche tempo che, come associazione Agire Verde, stiamo maturando l’intenzione di  adottare un progetto  o con valenze naturalistiche e storiche in un sistema ambientale naturale o con valenze urbanistiche  nel sistema urbano, diretto a promuoverne poi la realizzazione.  L’iniziativa odierna vale come iniziale ricognizione, volta allo scopo. Ne seguiranno altre, con il medesimo intento, in altre zone: a villa Mauro Gordato ad esempio, porteremo avanti questo discorso, nel mese di gennaio.

Abbiamo chiamato questi itinerari di conoscenza del territorio che ci circonda “Conoscere per Adottare  un Progetto “. 

In altre realtà esistono scuole che adottano monumenti e ne promuovono il restauro, facendoli uscire dal silenzio che li circonda, noi, come Associazione in primo luogo, ci proponiamo di ampliare il più possibile la conoscenza dei cittadini sulle emergenze territoriali, tentando contemporaneamente di  far pressione affinchè un qualche progetto di restauro e sviluppo venga infine avviato, attivando investitimenti, sia pubblici che privati.

Ps: alla nostra iniziativa sono ovviamente invitate le associazioni aderenti ai forum ambientali e pacifisti, ritenendo che un confronto leale ed aperto sulle tematiche da noi proposte, non possa che essere produttivo per  un territorio livornese duramente toccato da una crisi economica senza precedenti………….“Conoscere per Adottare  un Progetto “, non risolverà la crisi ma……..è pur sempre un’idea per uno sviluppo a venire, in mezzo a tante chiacchiere.

sez.ambiente e territorio

nota:

Per apprezzare pienamente l'itinerario da noi seguito e le intenzioni espresse con "conoscere per adottare un progetto", cliccare qui......uno dei partecipanti all'escursione ha fatto un ottimo lavoro di documentazione, anche fotografica che vale veramente la pena di ammirare

il percorso dettagliato dell'anello:

Dalla piazzetta della Valle Benedetta, dove si legge via del radar, si lascia alla nostra sinistra la discesa che porterebbe alla Sambuca e ci si dirige invece verso lo sterrato proprio di fronte a noi, c’è solo quello e non ci si può sbagliare.

Lo sterrato, dopo un primo tratto in salita, trovando alla nostra sinistra ed in alto e recintati   i ruderi di un antico mulino a vento, arriva, dopo 10/15 minuti, nei pressi di un evidente incrocio di sentieri.

Andiamo a sinistra ed iniziamo a percorrere il bosco, in leggera discesa, e dopo circa 20 minuti troviamo una sbarra alla nostra sinistra, proprio accanto al segnale della regione. Andiamo oltre, ancora a diritto, e dopo poco si esce dal bosco per trovare ruderi di un vecchio podere, oramai soltanto un cumulo di pietre sormontate da alberi secchi ( guardare in alto e a destra per vederlo, sopra la collina). Un pino solitario si trova più in basso e sulla nostra destra, mentre in alto, sulla collina di fronte ed a destra, vediamo “la palla” della Valle Benedetta con di fronte a noi l’ampio e splendido panorama della piana che da Colognole va a Parrana S.Giusto, al lago di Santa Luce ed  alle colline pisane, a sinistra, con in fondo il promontorio di Piombino ed il mare che nelle giornate terse è veramente uno spettacolo da godere.

Siamo adesso al Calvario, detto così perchè l’abate Colombino Bassi, monaco vallombrosano, verso la fine del ‘600, vi issò tre croci per ricordare il Golgotha. A quel tempo l’eremo della Sambuca era passato dall’utilizzo dei Gesuiti a quello dei Benedettini.

Rientriamo adesso nel bosco, restando sempre sulla sinistra del crinale e, seguendo un largo sentiero principale, ben evidente, troviamo uno slargo, una radura ed un bivio di sentieri dove prendiamo quello davanti a noi e non quello alla nostra sinistra. Usciamo dal bosco e cominciamo a scendere:  “La palla” è sempre in alto alla nostra destra ed oramai sarà lontana dietro di noi. Continuiamo a scendere per altri 20/30 minuti e troviamo prima i resti di un casale abbandonato e recintato e quindi le prime case della frazione di Pandoiano. Alla fine della discesa, entrando nell’abitato, vedremo un lampione e l’asfalto (Dalla nostra partenza, per arrivare qui, saranno passate circa due ore), giriamo adesso a destra, fino ad arrivare ad un circolo a.r.c.i. Opzione 1)  davanti a noi vediamo un cartello di divieto di transito ed uno sterratelo con l’indicazione strada privata, lo imbocchiamo ed arriviamo al guado del torrente Morra dopo altri 10/15 minuti. Qui potremo sostare per il pranzo, come anche nei prati del circolino arci. Guadare adesso il torrente, all’altezza di un ponticello in ferro, che adesso è sfondato e quindi pericoloso e conseguentemente non utilizzabile, bagnarsi un po’ i piedi e passare oltre. Proprio di fronte troveremo una salita, larga e abbastanza ripida, tra la macchia, e, risalendola per circa 30/40 minuti (dislivello mt.150), aiutandoci un po’ con dei bastoncini da montagna, almeno finchè non verrà attrezzato opportunamente per una sua comoda fruibilità, alla fine saremo sulla strada asfaltata proprio all’inizio dell’abitato di Colognole, all’altezza del cimitero. Prenderemo adesso a destra, per circa un chilometro, arrivando ad una trentina di metri prima del bivio per il Gabbro ( alla nostra sinistra sull’asfaltata), e, sulla destra, prenderemo il sentiero che scendendo arriverà ad una spianata sull’acquedotto (si riconosce perché c’è una sbarra proprio all’inizio, ad impedire il transito alle auto), l’inizio della camminata lungo la struttura. Dall’inizio dell’escursione saranno trascorse circa tre ore, soste escluse.

Il sentiero, Immerso nella macchia mediterranea. Arriva subito ad una curva a gomito (praticamente la prima) ed entra nella lecceta, aprendosi in una radura, la spianata di cui si diceva e che porta ai "tempietti”  del Poccianti, custodi delle sorgenti principali dell'acquedotto.

Scendiamo ora verso il Morra, utilizzando la scalinata realizzata al di sopra del condotto che porta le acque al Bottin Tondo, raggiungendo e una sorta di “terrazza” che ci offrirà una splendida vista panoramica sull’intero ambiente.

Le possibilità adesso sono due: risalite le arcate dell’acquedotto o scendere verso valle per risalire nuovamente alla Valle Benedetta.

Variante 1:  alla nostra sinistra ed in alto, una volta arrivati alla terrazza panoramica con vista sui tempietti, si può risalire per un lungo ed incantevole percorso  sulle arcate in muratura  dell’acquedotto, alla scoperta dell’ultima sorgente, quella della Terrazza (nota: per chi soffre di vertigini è possibile, in alcuni passaggi ed in tarda primavera/estate, transitare da sotto le arcate invece che sopra, stando sulla destra) .Passeranno altri 30/40 minuti quando infine troveremo una ripida salita alla nostra destra ( per un 3 o 4 metri), a questo punto, per un sentiero che sale proprio davanti a noi, usciremo dal bosco, vedendo gli affioramenti delle verdi rocce ofilitiche della cava della Focerella. Ci troveremo adesso   su una carrareccia che prenderemo a destra ( a sinistra, andando un po’ avanti, arriveremmo nuovamente all’asfaltata e percorrendola saremmo ancora a Colognole –- oppure, prendendo il sentiero in salita, subito a destra dell’ippovia  su cui adesso siamo- prima dell'asfaltata - si ritorna in via del radar alla valle Benedetta, in 30 minuti-.Nota: uscendo dal bosco e trovandoci sulla carrareccia, se invece che a sinistra si va a destra e la si segue, si arriva lo stesso alla Valle Benedetta in 45/60 minuti, è una variante più lunga ma meno faticosa.

Variante 2)

Un’alternativa più corta che seguire le arcate dell’acquedotto, sarebbe, sempre al terrazzamento iniziale da cui si partiva per percorrere le arcate, di seguire l’acquedotto in discesa, proprio davanti a noi e non salendo a sinistra, ma scendendo fino ai ruderi di un edificio – ci sono recintati in plastica arancione – dove si guaderà un torrentello alla nostra sinistra, arrivando sempre alla ippovia, sentiero 00, di cui si diceva prima, risalendola sulla destra per 45 minuti……………perdendo però la passeggiata sulle arcate, anche se più breve.

Opzione 2) invece che a Pandoiano, proseguire per Loti e scendere tra le case, proprio di fronte a noi, per girare a destra ed arrivare subito nei campi (seguire dei  segni bianco/rossi sfumati e mirare un traliccio dell’enel, davanti a noi (10 minuti). Prendere uno sterrato a destra e trovare una salita alla nostra sinistra, sempre individuando con attenzione i segni sfumati: si arriverà al Morra, trovando un ponte in pietra, molto suggestivo. Salendo ancora ci si ritroverà proprio dove abbiamo detto che avremmo trovato il rudere di edificio, sul torrente. Per arrivare ai tempietti del Poccianti adesso, si può o prendere lo sterrato a sinistra ed in salita, rientrando nel bosco alla prima deviazione a destra o risalire il torrente dal basso (nota: prima del rudere c’è un mulino ad acqua restaurato ed abitato.

attenzione a non fare questa escursione durante la stagione delle piogge perchè il terreno sarebbe molto fangoso ed anche non da fine novembre a fine gennaio perchè all'acquedotto c'è la caccia al cinghiale ............rischiate di venire impallinati! L'ideale è maggio, bello anche per le fioriture.

note storiche e brevi cenni sull'acquedotto di Colognole ( nella foto: i "tempietti" del Poccianti).

brevi cenni sui Mulini della Valle Benedetta

Acquedotto:

Molta della documentazione relativa alla costruzione dell’Acquedotto di Colognole, durante la direzione dei lavori dell’ingegnere Giuseppe Salvetti (1793-1801), relativa alla fornitura dei materiali e le prestazioni di lavoro, è  a tutt’oggi  conservata negli archivi e ne permette così una interessante ricostruzione storica.

Alla fine del 1700 la situazione idrica della città di Livorno era molto preoccupante in quanto l’approvvigionamento idrico era del tutto insufficiente.

Sul finire del governo di Pietro Leopoldo in Toscana, il 13 aprile 1790 veniva incaricato l’ingegnere Giuseppe Salvetti di esprimersi su un progetto, effettuato precedentemente dell’ingegnere Francesco Bombici, per il tracciato dei nuovi acquedotti livornesi.

Si intendeva allacciare le sorgenti di acqua rinvenute nelle valle di Popogna alle sorgenti iniziali del rio Ardenza e dei suoi affluenti, per incanalarle lungo la vallata, con un condotto che sarebbe penetrato in città in direzione della via di Salviano. Si prevedeva anche di unire le acque delle sorgenti di Colognole, immettendole nel condotto, con un traforo attraverso il monte Maggiore, proprio in prossimità delle sorgenti stesse.

Questo traforo, lungo più di un chilometro e mezzo, fu valutato imprudente dal Salvetti, sia per il rischio di deviazione delle sorgenti, sia per la pericolosità ed il disagio dei lavori.

Egli propose di fare affidamento solo alle sorgenti di Colognole, più abbondanti, e di seguire un tracciato alle spalle della città, dopo un accurato studio di livellazione.

L’approvazione del progetto del Salvetti e l’incarico della direzione dei lavori, si ebbero sotto FerdinandoIII l’11 novembre 1792.

Con Notificazione Governativa del 23 gennaio 1793 si dava inizio ufficiale ai lavori.

Il tracciato dell’acquedotto, lungo circa diciotto chilometri, fu diviso in undici tronchi.

Punti chiave per lo svolgersi del condotto, oltre che per l’impegno costruttivo, erano gli attraversamenti su archi della valle del Rio dell’Acqua Puzzolente e della fornace vicino a Livorno, della Valle della Tanna prima di Cordecimo, della valle del Rio Corsara o Mulinaccio nelle Parrane. I lavori comincia appunto in queste località.

I lavori procedettero con alacrità e notevoli spese fino al 27 marzo 1799, quando il Granduca Ferdinando III, a causa della complicata situazione politica internazionale, fu costretto ad abbandonare la Toscana.

A quel momento erano state eseguite: le arcate dell’acqua Puzzolente e della valle della Fornace, nei pressi della città; le arcate sul Rio Tanna, quelle sul Botro della Casa, la doppia arcata sul Rio Mulinaccio ed altre due più piccole, queste ultime tutte nelle Parrane.

Restava comunque da costruire una parte notevole del condotto, compreso l’allacciamento alle sorgenti.

I tempi previsti per la costruzione dell’acquedotto erano stati stabiliti in 4 anni e la spesa preventivata in scudi 193.000.

Negli oltre sette anni trascorsi dall’inizio dei lavori, la spesa raggiunta ammontava a 261.575 scudi, molto di più di quanto era stato preventivato.

A causa della scarsità dei finanziamenti, la costruzione dell’acquedotto venne sospesa ed i lavori rimasero sostanzialmente fermi, tranne alcune opere di mantenimento e consolidamento.

Con la sospensione dei lavori e la relativa assenza di personale, iniziarono i furti ed i danneggiamenti. I furti continuarono anche dopo la ripresa dei lavori.

Si deve arrivare al 1806 perche Maria Luisa, reggente di Carlo Ludovica, disponga della ripresa dei lavori ed incarichi l’ingegnere Neri Zocchi ed il matematico Pietro Paoli, per la parte idraulica.

Questi rimasero alla direzione dell’opera sino al 1809.

Nel 1808 la direzione dei lavori venne affidata all’architetto Pasquale Poccianti, che nel ruolo di ingegnere del Comune di Livorno, ebbe l’incarico di occuparsi anche dell’acquedotto portando a termine i lavori dall’allacciamento delle acque.

Nel 1814, dopo la” restaurazione” ed il ritorno di Ferdinando III sul trono granducale, la costruzione dell’acquedotto riprese a pieno ritmo ed il 30 maggio 1816, da una fonte a quattro zampilli, alla cosiddetta Pina d’Oro, sgorga per la prima volta l’acqua dell’imponente acquedotto di Colognole.

La costruzione continuò ancora per molti anni; infatti il Poccianti aveva apportato importanti modifiche al progetto del Salvetti.

Le opere eseguite dal Poccianti, nei primi anni della sua direzione, furono di fatto interamente rivolte al miglioramento della tenuta del sistema idraulico alle sorgenti e lungo il condotto.

Tra le opere ideate in questi anni vi sono anche alcuni “casotti” la cui funzione era quella di ridurre la velocità delle acque e di consentire l’ispezione dei condotti. A lui si devono il Purgatoio o Costernino di Pian di Rota, Il Cisternone ed il Costernino, Oggi in fase di restauro e nuova destinazione d’uso.

L’acquedotto fu terminato dopo circa 590 anni.

Il Poccianti mantenne la direzione dei lavori fino al 1858, quando gli subentrò l’architetto Angiolo Della Valle.

L’ingegnere Pasquale Poccianti, sul percorso dell’acquedotto di Colognole, aveva progettato di costruire una passeggiata, al fine di indurre gli abitanti di Livorno “alla scoperta” della sua opera e, per questo motivo, aveva ampliato la larghezza della fascia di terreno di pertinenza dell’acquedotto, portandola a 24 braccia, con spazi più ampi in prossimità dei pozzetti di areazione e di ispezione.

Il tracciato della nuova via delle Sorgenti venne costruito lungo il percorso dell’acquedotto, come il Poccianti aveva più volte caldeggiato e, ancora oggi, percorrendo questa strada, potremmo ammirare questa splendida opera, se non fosse completamente ricoperta dai rovi.

Nel 1854 il nuovo percorso, in molti punti aderente a quello della vecchia via livornese, venne ultimato dal fiume Tanna fino in località Torciano.

Qui i lavori si fermarono.

Tratto da "Vita civile e religiosa nel territorio di Collesalvetti La Sambuca, le Parrane

ed altri luoghi collinari fra il XVI e il XX secolo" Clara Errico e Michele Montanelli- Felici Editori .

per ulteriori approfondimenti e maggiori, vi rimandiamo a http://it.wikipedia.org/wiki/Acquedotto_Leopoldino

I mulini della della Valle Benedetta

 da un lavoro sviluppato dal liceo F.Enriques di Livorno – vedi in particolare gli autori– e dal gruppo archeologico di Pisa – a cui vi rimandiamo, visionando questo sito web: http://www.comune.pisa.it/gr-archeologico/musvir/mulini/home.htm

Nel 1740 alcuni imprenditori livornesi, credendo in questa tecnologia, danno un nuovo impulso all'utilizzo di mulini a vento, forti anche dell' apporto di personaggi del calibro di M. Vayringe, professore di meccanica e filosofia sperimentale presso l'accademia di Nancy e poi di Firenze. Il suo progetto definito "grandioso, comodo e sicuro" viene applicato alla costruzione di alcuni mulini sul poggio di Valle Bendetta.
Nel 1742 il signor Filippo Tidi (famiglia che possedeva i mulini ad acqua sul Rio Ardenza) inizia a costruire sei mulini. In realtà, alla fine solo quattro strutture verranno effettivamente costruite, come si individuano in alcune carte della costa livornese ad uso dei naviganti, nelle quali i mulini della Valle Benedetta, per la loro posizione eminente sono presi a referimento e mira per l' attraversamento delle secche della Meloria e l' ingresso in porto. Le carte sono datate 1769-1795. Attualmente i mulini sono da tempo in via di degrado e posti su terreni privati, un vero peccato che questo, che dovrebbe essere patrimonio pubblico, sia di fatto non accessibile per una adeguata fruibilità sia culturale che turistica …………..ma tant’è!

DETTAGLIO: Cascatelle dell’Infernaccio, Ghiacciaie, eremo della Sambuca e cave di talco

Il percorso si snoda attraverso l’alta valle del torrente Ugione e ci conduce  dal poggio Corbolone  all’eremo della Sambuca. in questa zona sono presenti molte cave di talco, talco che poi era macinato nei molini intorno e, proprio sopra uno di questi molini, troveremo “le ghiacciaie”, strutture fabbricate in pietra ed intonacate, che sprofondano nel terreno per circa 7-8 metri, leggermente coniche, con un diametro di circa 6 metri ed uno scarico sul fondo, per drenare l’acqua.

Riempite con ghiaccio e neve e strati di paglia come coibente, erano coperte con intavolati e rifornivano Livorno di ghiaccio nel periodo estivo, nel 1800 e fino agli inizi del 1900. Ecco dunque, oltre alle cave, un altro punto caratteristico del Parco, da valorizzare (ad informarci in modo approfondito, abbiamo invitato il prof.Branchetti, del gruppo archeologico del museo di storia naturale) .

Il bello della passeggiata però, non sono tanto rappresentate dalle emergenze storiche/culturali (i mulini, le ghiacciaie o lo stesso eremo) oppure geologiche (le cave) quanto l’ambiente naturale: pini mediterranei messi a dimora nel dopoguerra, la macchia originaria che sempre rispunta dopo gli incendi a ricostruire il bosco, il pino marittimo che colonizza facilmente scarpate ed aree di cava e poi il ginepro, il cerro, il cisto, il corbezzolo, il mirto, l’alloro, l’agrifoglio etc.etc.etc. e tutto un moltiplicarsi di emergenze floreali che meriterebbero sicuramente percorsi didattici ad hoc, che purtroppo mancano, come anche manca la segnaletica sui sentieri e la cartellonistica nei punti di interesse.

Dettaglio del percorso: attraverso la media ed alta valle del Torrente Ugione, verso la vecchia ed abbandonata Abbazia della Sambuca.
Dalla Strada provinciale delle Sorgenti, in auto e dopo circa un chilometro, si raggiunge il Tiro a Segno di Poggio Corbolone (m. 110) dove, lasciate le auto ed incamminandoci oltre la sbarra, iniziamo a percorrere una carrareccia sterrata grigia che solca il versante ovest del Poggio Corbolone. Fatti poche centinaia di metri lo sguardo potrà spaziare sulla città di Livorno, il porto ed il mare, con la Gorgona in lontananza ed un’ampia e bella panoramica che vale la pena di ammirare.

Percorsi circa 1,5 km incontriamo quindi un quadrivio: ad ovest (a sinistra) si va verso La Puzzolente, ad est ad una vecchia Cava di talco steatite, noi veniamo da nord ed a sud si andrà verso la Sambuca. Le Colline Livornesi in questa zona presentano molte cave di talco e magnesite che veniva macinato nei molini attivi in zona e lavorato infine in città.
A questo punto saranno trascorsi circa 20/30 minuti e possiamo quindi permetterci una breve visita alla Cava di talco steatite, che non ci prenderà troppo tempo (15 minuti). L’attività mineraria si concluse qui negli anni ‘50 ed adesso la miniera è chiusa, restando solo alcuni vecchi macchinari arrugginiti, a testimoniare le andate attività. Torniamo sul sentiero principale e lo seguiamo fino ad una casa disabitata, dove, lasciando il segnavia 00 che ci porterebbe direttamente a Villa Cristina, prendiamo il sentiero in discesa, per arrivare al Molino di Sotto del Torrente Ugione.
Ancora ben identificabile il bottaccio lungo 75 metri con la sua gora d’alimentazione dal torrente ed   ancora visibili una parte delle serrande d’alimentazione e di scarico con la cascatella, dove una steccaia sbarrava il torrente (fare attenzione perché la zona non è in sicurezza).  

Poco sopra il Molino e un po’ più avanti, alla nostra destra, c’erano le 3 Ghiacciaie che sono ancora visibili e recintate per ragioni di sicurezza.
Fabbricate in pietra ed intonacate, sprofondano nel terreno per circa 7-8 metri e sono leggermente coniche con un diametro di circa 6 metri. Nota: erano riempite con ghiaccio e neve e strati di paglia come coibente ed erano coperte con intavolato, rifornivano Livorno con ghiaccio nel periodo estivo, nel 1800 ed fino ad inizio 1900 ed avevano uno scarico sul fondo, per drenare il ghiaccio, convogliando l’acqua di scarico nel bottaccio, nei pressi del quale, sull’argine a monte della strada, è ancora visibile una buca nel terreno con l’interno in pietra e mattoni.
Si guada adesso il torrente Ugione  e si sale verso l’Eremo della Sambuca, costeggiando l’Ugione, e ci arriviamo dopo aver valicato un piccolo ponte (dal quadrivio a qui sono passati circa 40 minuti). La struttura è stata completamente risanata, anche se l’intonaco esterno ne ha rovinato l’aspetto, ed è chiusa con lamiere di ferro alle finestre ed alle porte per evitare scassi e deturpazioni. Lasciamo l’Eremo, oltrepassando un secondo  ponte, e saliamo dolcemente per circa 20 minuti, fino ad incontrare la strada che scende dalla Valle Benedetta (segnavia 00) e procedendo in direzione nord, per andare a villa Cristina.

Ci saremo in altri 20 minuti, ricordandosi al bivio di andare a destra perché di indicazioni non ce ne sono e, non avendo bussola, si rischia di perdere la strada.

Da Villa Cristina, gestita dagli scouts di Livorno (anche adesso, non essendoci indicazioni, prendere a destra per lo sterrato in piano), raggiungiamo nuovamente prima la casa disabitata e quindi il Tiro a segno (15 minuti al quadrivio ed altri 15 alla sbarra del parcheggio..Nota: procedendo oltre, fin dove la strada sterrata spiana , e deviando verso destra, il sentiero scende fino alla Cascata dell’Infernaccio, un luogo ameno che conclude degnamente una degna passeggiata per le Colline.  Totale percorrenza dell’intero anello circa 2 h. , senza interruzioni né soste alla cava ed all’Infernaccio.

 i luoghi: Le ghiacciaie _ Nel Granducato di Toscana, l’attività di produzione, conservazione e vendita del ghiaccio e della neve ricadeva sotto il monopolio del granduca ed era regolata dallo Scrittoio delle Regie Possessioni, ufficio istituito da Cosimo I. Nel 1777 l’abolizione della privativa, con conseguente liberalizzazione della produzione e del commercio del ghiaccio, fu un incentivo per molti imprenditori che decisero di investire in quest'affare.  Se inizialmente per conservare il ghiaccio si utilizzarono cavità naturali, col passare del tempo furono costruite strutture specifiche finalizzate a questo scopo. Una ghiacciaia era composta di un pelago, area naturale o artificiale destinata alla formazione del ghiaccio e dalle conserve, aree destinate alla conservazione del ghiaccio costruite secondo diversi metodi e stili. Generalmente la raccolta del ghiaccio si eseguiva su un terreno asciutto, possibilmente poco esposto al sole, in cui si scavava una fossa di forma circolare tendente a restringersi man mano che si procedeva in profondità. La buca era rivestita dal basso verso l’alto con pietre ben intonacate oppure si ricorreva ad un rivestimento di legno. Sul fondo era scavato un pozzo, provvisto di grata, destinato a raccogliere l’acqua che si creava a causa del parziale scioglimento del ghiaccio. La parte superiore della ghiacciaia era ricoperta da legna e paglia conferendo alla struttura una forma piramidale. La parte interna invece era totalmente rivestita con paglia. L’introduzione del ghiaccio all’interno della cavità doveva essere eseguita in modo da non creare troppi spazi vuoti tra i diversi pezzi di ghiaccio. In tal caso s’introduceva acqua nelle fessure affinché si creassero piccoli ghiaccioli all’interno degli spazi vuoti in modo da formare un unico blocco di ghiaccio che successivamente sarebbe stato rotto a pezzi per prendere la porzione necessaria. Una volta introdotto il ghiaccio, lo si ricopriva con paglia e vi si ponevano sopra assi di legno e pietre. Il sentiero necessario per entrare nella ghiacciaia, solitamente volgeva verso nord ed era provvisto di due porte. All’interno delle ghiacciaie, oltre al ghiaccio, era conservata anche la neve, che veniva raccolta in luoghi erbosi, in modo che non fosse mescolata con la terra.

Anche se molte di queste ghiacciaie non sono state individuate sul territorio, la cartografia ed i documenti risalenti al XVIII secolo ci tramandano toponimi relativi alla parola diaccio.  Nella pianta della macchia di Suese, ad esempio, ritroviamo i toponimi collina dei diacci, gronde dei diacci, la strada dei diacci che va alle Guasticce ecc., dai documenti risulta che la tenuta includeva cinque conserve ed una grande area adibita a pelaghi. In un documento del 1826 vengono mensionati due complessi di ghiacciaie nella zona di Collesalvetti uno dei quali in località Badia. Altri due depositi di ghiaccio nel territorio comunale si trovano in prossimità della Sambuca (lungo il torrente Ugione); anche se non conosciamo l’anno in cui sono state costruite queste ghiacciaie abbiamo note datate al 1779 relative alla vendita del ghiaccio.

Eremo della Sambuca

Il Romitorio della Sambuca (Santa Buca), situato nella Valle del torrente Ugione, è posto tra il Monte Masso, il Monte Corbolone e la Valle Benedetta e prende il nome dalla suggestiva posizione e dalla presenza dei religiosi. E’ raggiungibile attraverso quattro strade: la prima discende dalla Valle Benedetta, la seconda passa dalle Vallicelle, la terza si dirama dalla via di Nugola ed infine la quarta passa da Parrana San Martino.

Questo luogo inizialmente fu la sede di eremiti agostiniani che vi costruirono un romitorio ed una chiesetta (Santa Maria di Parrana). Intorno ai primi anni del 1300 l’edificio fu abbandonato e nel 1318 il romitorio e la chiesetta furono donati ad alcuni frati di penitenza. Fu in quella circostanza che il romitorio cambiò il suo nome in Santa Maria della Sambuca.  Tra il 1374 ed il 1375, Michele da Firenze e Luca Laterini (o della Terrina), appartenenti entrambi all’Ordine dei Gesuati, edificarono il convento dedicato alla Vergine. Le celle erano poche e potevano accogliere non più di venti religiosi. Nel 1442 il Vescovo Ricci di Pisa consacrò la cappella, affidando ai Gesuati anche la cura del Santuario di Montenero e fu proprio in quegli anni che il patrimonio dei Gesuati aumentò considerevolmente grazie alle elargizioni.

Nel 1668 Papa Clemente IX soppresse l’ordine dei Gesuati, i quali una volta deposto l’abito rimasero alla Sambuca e a Montenero. Nel 1688, probabilmente i Gesuati non dovevano più esser presenti alla Sambuca, poichè ci si doveva rivolgere ai Vallombrosani per celebrare la messa nella chiesetta.  Il passaggio del Romitorio in mano ai privati va a coincidere con l’inizio del periodo di decadenza dell’edificio che, dopo una serie di modifiche, acquista una connotazione rurale. La struttura passò dalla famiglia Tonci alla famiglia Mangani, per poi esser venduto alla famiglia Cipriani che s'impegnò nel restauro.

Furono messe a vista le costruzioni originarie, stonacati gli ambienti ed eliminate le cause delle infiltrazioni. Durante i molti lavori di restauro, ritornò alla luce l’affresco dell’Annunciazione, fino a quel momento coperto da un contraltare di legno ex voto delle corporazioni del porto di Livorno. Nel 1912 il Romitorio fu dichiarato monumento nazionale e l’anno successivo la chiesa fu riaperta al culto. La Sambuca più tardi passò nelle mani della famiglia Bugliesi e poi del signor Bernini. Negli ultimi anni sulla struttura sono stati eseguiti due interventi di restauro: uno nel 1983, operato dal Genio Civile su delega dalla Soprintendenza con il quale si è intervenuti sul campanile e sulla copertura dell’ala destra dell’edificio; l’altro, nel 1994 eseguito dal Comune di Collesalvetti grazie a finanziamenti della comunità europea.

Le cascatelle dell’Infernaccio, nella valle dell’Ugione  La zona è uno dei luoghi più solitari e pittoreschi del Parco delle Colline livornesi, nel cuore della foresta della valle Benedetta e, seguendo per alcuni tratti il corso del torrente Ugione, troveremo una delle cascatelle che si formano nella sua discesa a valle: quella più spettacolare, detta dell’Infernaccio. Il paesaggio geologico è qui molto variegato, con rocce formatesi nei fondali marini di 25 milioni di anni fa e  poi emersi per processi tettonici, andando a generare oltre che i monti livornesi, anche l’Appennino. Numerose le cave, sia  per l’estrazione di gabbriccio (utilizzato per sottofondi stradali) come per quello di rocce ricche di calcare (usate per produrre calce) e di serpentinite (roccia magmatica verdastra), ma oramai abbandonate. Scarsi invece i coltivi, a causa di terreni argillosi, poco profondi ed aridi, poco adatti all’agricoltura. L’ambiente vegetale è quello caratteristico del clima temperato ed umido, con caducifoglie (Carpino, Acero, Nocciolo, Cerro) e conifere (Pino, Cipresso), largamente usate nei rimboschimenti degli anni ’50.  

colline livornesi, uno sbocco al mare del Parco. Il percorso urbano del lungomare labronico termina in prossimità del Castello del Boccale, nella zona più meridionale di Antignano. Da qui, lungo la via Aurelia (che assume la denominazione di via del Littorale), si apre un tratto di costa a strapiombo sul mare che è particolarmente suggestivo ed è conosciuta indicativamente come “Il Romito”. Qui emergono i segni di antiche postazioni d'avvistamento (la Torre di Calafuria e il Castello Sonnino) ed è questa la zona che andremo a visitare . Risaliremo per le Colline sovrastanti (di cui la scogliera è però parte integrante) a partire dal Marroccone, e, dalla "Voltina" – dove c’è uno spiazzo in cui è possibile parcheggiare le auto-, per uno stradello bianco ci porteremo al "semaforo"  (tempo h. 1-1,30) facendo un percorso non troppo impegnativo e breve che, arrivando sopra Calafuria ed al Castellaccio, ci porterà infine a scendere a Calignaia, godendo prima e dall’alto del bellissimo panorama sulle isole dell'Arcipelago Toscano e quindi del mare, proprio sotto il ponte di Calignaia.

Benché all’inizio del percorso esista un cartellone esplicativo, i sentieri non sono segnati e meno che mai la deviazione per la costa:  il motivo per cui un territorio di così ampio interesse paesaggistico ed ambientale non venga valorizzato, come del resto tutto il Parco delle Colline livornesii resta un  mistero, almeno per noi.

Dettaglio:

Si passa sotto l’arco della ferrovia (alle Voltine) e si percorre la strada sterrata, iniziando una salita non troppo impegnativa per una quindicina di minuti, la salita poi tende a spianare e, con calma, possiamo guardarci un po’ intorno: macchia mediterranea e pini e lecci, lungo il cammino, le colline a sud est ed il mare ad ovest.

Non occorre prendere alcuna deviazione ed è sufficiente restare sullo stradello, abbastanza largo, per non sbagliare direzione.

Troveremo un bivio sulla destra (via degli Allori) e quindi un bivio a sinistra (via del Maroccone) ed un altro, ancora a sinistra (via della Cava), non ci facciamo caso ed andiamo invece sempre a diritto, almeno fino ad uno slargo

dove troveremo via del Telegrafo (a destra), noi però andremo invece a sinistra ed in salita a raggiungere in circa 10 minuti il Semaforo, una torre di avvistamento antincendio che sarà per noi un eccellente punto panoramico su tutta la Costa e sulle isole dell’Arcipelago Toscano. Proseguendo, si esce dalla riserva naturale di Calafuria e la sterrata raggiunge l’abitato del Castellaccio. Da quando siamo partiti saranno passate circa 1 ora, 1 ora e mezza, secondo il passo,  e non saremo molto lontani da Montenero e quindi da una possibile ed interessante deviazione ecoturistica. Giunti all’abitato sarà sufficiente proseguire per via di Quercianella quando, all’altezza di un quadrivio, con via dei Fondacci sulla nostra destra, prenderemo la via a sinistra dell’asfaltata principale che ci porterebbe al Romito e, trovato uno sterrato, inizieremo ad inoltrarci nella macchia a lecci che digrada verso la costa. Non ci sono sentieri segnati e quindi non è semplice orientarsi, non almeno come fin’ora, tuttavia, sapendo che dobbiamo andare a sud/sud ovest, che scenderemo solamente e che praticamente stiamo seguendo il corso del botro Calignaia, ce la caveremo. In circa un’ora saremo al tracciato della vecchia Aurelia, parallela al ponte di Calignaia, ed il nostro cammino verso il mare sarà terminato.Molto bella anche la discesa nel bosco.Per il ritorno si può utilizzare il bus ma in circa 20 minuti saremo di nuovo alle auto, anche a piedi.

valle del rio Fortulla

Il percorso, che ha una lunghezza totale di circa 11 km, si snoda attraverso la valle del torrente Fortulla e ci porta dal mare fino alla sommità del Monte Carvoli a quota 352 m/s.l.m.

Lasciare le macchine nei pressi del Residence "Il Boschetto" in località FORTULLINO fra la vecchia Aurelia e la variante. Si incomincia risalendo la valle lungo una vecchia mulattiera che ci porterà ad incrociare la sorgente sulfurea detta “Padula” che pare fosse usata dai romani per le sue caratteristiche oligominerali e la sua temperatura costante di 24° per un impianto termale, del quale sono stati trovate le tracce consistenti in frammenti di ceramica d’epoca. Nella zona è presente anche un’interessante gruppo di lecci ultracentenari. La sorgente si trova presso uno di questi a pochi metri dalla strada. Subito dopo raggiungeremo, con una brevissima deviazione, la sorgente ipotermale detta di “Occhi Bolleri”, nei campi bassi di S.Quirico in mezzo ad un campo. Questa piccolissima sorgente fuoriesce con manifestazioni rumorose, con un gorgoglio come di acqua in ebollizione ed è ricca di anidride carbonica e solfidrato, (acido solfidrico dal caratteristico odore di uova marce), uno “spettacolo” crudele che potremo osservare sarà dato dai numerosissimi insetti che scendendo a bere nelle pozze sono rimasti asfissiati dalle esalazioni venefiche.

Continueremo sul sentiero per incrociare le tracce della miniera “Escafrullina” dalla quale veniva estratto ferro e magnesite e della quale potremo vedere numerose tracce di gallerie e lavori minerari. La macchia Escafrullina prende questo nome da una leggenda medievale che riportava in questi boschi la presenza di una maga con questo nome.

Percorrendo la valle incontreremo “Il Muraglione” una vecchia diga usata come invaso di acqua per la lavorazione dei minerali estratti nei primi decenni del 1900 posto a poche decine di metri dalla confluenza dei due torrenti.

Ancora salendo, adesso in discreta pendenza, attraverso il bosco fino ad incrociare, a quota 260 m/s.l.m., la strada Castelnuovo-Nibbiaia (Via del Vaiolo) che attraverseremo per giungere, con un ultimo strappo, sulla sommità di Monte Calvoli dove sono presenti due cerchie di cinte murarie di ignota origine. 

Scendendo di nuovo verso la valle, passando da casa “Pian dei Lupi”, e dalla necropoli ubicata nei pressi, verso il Poggio di San Quirico, si raggiunge la miniera di Campolecciano, da dove veniva estratta la magnesite e, volendo, potremo entrare in una breve galleria ancora agibile.
Nella zona costiera fra Fortullino e Chioma, alla metà dell'800, l'avv. Gaetano Lami costituiva la fattoria di Campolecciano e la dotava di un mulino da grano azionato con le acque del Botro Fortulla.
Seguiamo ora il corso della Fortulla fino allo sbocco in mare passando sotto i ponti della ferrovia e della strada. Raggiungeremo infine le auto in località il Boschetto.
Il percorso può anche essere abbreviato alla metà seguendo il corso del botro senza arrivare fino a Monte Carvoli e tornando indietro per lo stesso sentiero.                      

nota: una documentazione approfondita della zona, con dettagli fotografici e argomentazioni storiche, è reperibile sull'ottimo sito www.lungomarecastiglioncello.it ed in modo specifico al link

http://www.lungomarecastiglioncello.it/ITINERARI_EXTRA/FORTULLA/~Fortulla.htm

Anello breve valle benedetta,  per la cava della Focerella e le sorgenti dell’acquedotto.

-        Zona: Valle Benedetta

-        Località di partenza: piazzetta fermata bus della Valle Benedetta

-        Località di arrivo: medesima

-        Accesso al percorso: in auto o autobus linea 12

-        Lunghezza complessiva: Km.9.00

-        Dislivello totale in salita: mt .200

-        Modalità di percorrenza: piedi

-        Tempi medi di percorrenza: h.4.00

-        Difficoltà: medio/EE

-        Principali punti di interesse lungo il percorso: cava della Focerella, acquedotto leopoldino

-        Note: le arcate dell’acquedott, odai tempietti alle sorgenti, non hanno protezione alcuna, fare quindi molta attenzione se si intende percorrerli..

-        Links utili: http://provincialivorno.parchinsieme.it/index.php?option=com_content&view=article&id=72&Itemid=60

-        http://www.associazionegaia.net/flora_colognole.htm

-        http://it.wikipedia.org/wiki/Acquedotto_Leopoldino

-     Descrizione del percorso: si scende nella valle del torrente Morra, seguendo il percorso 00 dell’ippovia  fino ad una cava di rocce verdi (della Focerella) da dove, per una discesa dolce fino al Morra, ci portiamo all’acquedotto. Guadato facilmente il torrente saliremo poi ai tempietti del Poccianti e, per qualche decina di metri, cammineremo sulle arcate dell’acquedotto, almeno  finchè queste non cominceranno ad innalzarsi. Tornati sui nostri passi, riguadagneremo quindi nuovamente il torrente per risalire verso la Valle Benedetta, questa volta prendendo però la salita a destra, l’unico tratto un po’ impegnativo del nostro tracciato. Nota: la vegetazione in cui ci immergeremo è sia tipica della macchia mediterranea (corbezzolo, lentisco, mirto,erica, ginestra etc.etc.)  che della lecceta (zona acquedotto).

Dettaglio

Dalla piazzetta della Valle Benedetta si sale per lo sterrato di fronte e  in dieci minuti, lasciato alla nostra sinistra il primo mulino, ben riconoscibile, al bivio si prende per il sentiero 00 dell’ippovia, in discesa, tralasciando l’altro sentiero sulla nostra sinistra  che scende al Calvario prima ed a Pandoiano e Loti poi. Quasi subito troviamo un traliccio della linea elettrica ed a sinistra un ripido sentiero che scende velocemente al Morra, prossimo al camminamento per i tempietti del Poccianti. Lo tralasciamo ed andiamo invece avanti ed in discesa per arrivare, dopo circa 30 mt.ad una fattoria, riconoscibile per i molti cani da guardia che abbaiano. Siamo sempre sullo 00 e continuiamo a scendere per altri 30 mt., arrivando all’ex cava della Fociarella (caratteristica per il colore verde del pietrisco).

A questo punto abbiamo due possibilità: 1) andare oltre la cava e prendere un sentiero c.a.i sulla sinistra, indicato come 02, per scendere alla terrazza dell’acquedotto, la fine del camminamento sull’acquedotto a partire dai tempietti 2) girare a sinistra, con ampia curva,  e prendere la sterrata sempre indicata come ippovia 00 per scendere al Morra, all’inizio però del camminamento e non alla fine, dove si arriverebbe, come detto prima, per il sentiero 02.

Oggi scegliamo l’ipotesi 2 ed  in 30/40 minuti di discesa non impegnativa arriviamo ad un gruppo di case intorno al Morra, da dove, seguendo il segnavia bianco/rosso, prendiamo una salitella che arriva subito ad un bivio dove gireremo a destra, in salita, per arrivare ad uno spiazzo che ci conduce nel bosco dove prendere a destra per finire sul camminamento dell’acquedotto. Lo risaliamo, compresa la scalinata che troveremo, e saremo ai tempietti (20 mt.). Qui sosteremo, tenendo presente che potremmo anche andare a destra, percorrendo per intero le arcate in muratura dell’acquedotto (30/40 mt., fino all’ultima sorgente dove risaliremmo in salita il sentiero c.a.i n°02, nominato all’inizio, trovandoci nuovamente alla cava della Focerella. Oggi però faremo sosta ai Tempietti e torneremo invece sui nostri passi per la stessa via a ritroso ed in 20 mt. risaremo nuovamente al Morra ed al gruppo di case, dove, oltrepassato il guado, saliremo a destra (nb: siamo arrivati a questo guado da sinistra ed adesso risaliamo a destra).

La salita sarà di 45 mt.circa , fino ad una casa abbandonata bianca, seguita da un'altra abitata, proseguiamo per altri 45 minuti e nuovamente ritroveremo il traliccio dell’alta tensione che abbiamo incontrato all’inizio. Totale dislivello 200 metri in discesa e  200 in salita.Tempo di percorrenza 3.30/4: andata h.2 e h.1.30 ritorno.

Difficoltà media per l’ultima salita). Scarponcini e acqua e ricordare che la Valle la lasciamo alle nostre spalle, dovremo seguire lo 00 e poi girare in direzione Colognole ( a sinistra). Utile anche una carta delle colline perché di segnali direzionali non ce ne sono.

Variante della Valle Benedetta per il Calvario, Pandoiano, l’acquedotto

Dalla piazzetta della Valle Benedetta, dove si legge via del radar, si lascia alla nostra sinistra la discesa che porterebbe alla Sambuca e ci si dirige invece verso lo sterrato proprio di fronte a noi, c’è solo quello e non ci si può sbagliare.

Lo sterrato, dopo un primo tratto in salita, trovando alla nostra sinistra ed in alto e recintati i ruderi di un antico mulino a vento  arriva, dopo 10/15 minuti, nei pressi di un evidente incrocio di sentieri.

Andiamo a sinistra ed iniziamo a percorrere il bosco, in leggera discesa  e dopo circa 20 minuti troviamo una sbarra alla nostra sinistra, proprio accanto al segnale della regione. Andiamo oltre, ancora a diritto, e dopo poco si esce dal bosco per trovare i ruderi di un vecchio podere, oramai soltanto un cumulo di pietre sormontate da alberi secchi ( guardare in alto e a destra per vederlo, sopra la collina). Un pino solitario si trova più in basso e sulla nostra destra, mentre in alto, sulla collina di fronte ed a destra, vediamo “la palla” della Valle Benedetta con di fronte a noi l’ampio e splendido panorama della piana che da Colognole va a Parrana S.Giusto, al lago di Santa Luce ed  alle colline pisane, a sinistra, con in fondo il promontorio di Piombino ed il mare che nelle giornate terse è veramente uno spettacolo da godere.

Siamo adesso al Calvario, detto così perchè l’abate Colombino Bassi, monaco vallombrosano, verso la fine del ‘600, vi issò tre croci per ricordare il Golgotha. A quel tempo l’eremo della Sambuca era passato dall’utilizzo dei Gesuiti a quello dei Benedettini.

Rientriamo nel bosco, restando sempre sulla sinistra del crinale e, seguendo un largo sentiero principale, ben evidente, troviamo uno slargo, una radura ed un bivio di sentieri dove prendiamo quello davanti a noi e non quello alla nostra sinistra. Usciamo dal bosco e cominciamo a scendere:  “La palla” è sempre in alto alla nostra destra ed oramai sarà lontana dietro di noi. Continuiamo a scendere per altri 20/30 minuti e troviamo prima i resti di un casale abbandonato e recintato e quindi le prime case della frazione di Pandoiano. Alla fine della discesa, entrando nell’abitato, vedremo un lampione e l’asfalto (dalla nostra partenza, per arrivare qui, saranno passate circa due ore). Qui giriamo a destra, fino ad arrivare ad un circolo a.r.c.i. Davanti a noi vediamo un cartello di divieto di transito ed uno sterratelo con l’indicazione strada privata, lo imbocchiamo ed arriviamo al guado del torrente Morra dopo altri 10/15 minuti. Qui potremo sostare per il pranzo, come anche nei prati del circolino arci. Arrivati che saremo al torrente, all’altezza di un ponticello in ferro, sfondato e quindi pericoloso e conseguentemente non utilizzabile, ci bagneremo un po’ i piedi e passeremo oltre. Proprio di fronte a noi, vedremo una salita, larga e abbastanza ripida, tra la macchia, e, risalendola per circa 30/40 minuti (dislivello mt.150), aiutandoci un po’ con dei bastoncini da montagna, almeno finchè non verrà attrezzato opportunamente per una sua comoda fruibilità, alla fine saremo sulla strada asfaltata proprio all’inizio dell’abitato di Colognole, all’altezza del cimitero. Prenderemo adesso a destra, per circa un chilometro, arrivando ad una trentina di metri prima del bivio per il Gabbro ( alla nostra sinistra sull’asfaltata), e, sulla destra, prendiamo il sentiero che scendendo arriverà ad una spianata sull’acquedotto (lo riconosceremo perché c’è una sbarra proprio all’inizio, ad impedire il transito alle auto), e questo sarà l’inizio della camminata lungo la struttura, sia che vogliamo risalirla sia che da qui si voglia scenderla. Dall’inizio dell’escursione saranno trascorse circa tre ore, soste escluse.

Il sentiero, Immerso nella macchia mediterranea. Arriva subito ad una curva a gomito (praticamente la prima) ed entra nella lecceta, aprendosi in una radura, la spianata di cui si diceva, che porta ai "tempietti”  del Poccianti, custodi delle sorgenti principali dell'acquedotto.

Scendiamo ora verso il Morra, utilizzando la scalinata realizzata al di sopra del condotto che porta le acque al Bottin Tondo, raggiungendo e una sorta di “terrazza” che ci offrirà una splendida vista panoramica sull’intero ambiente.

Le possibilità adesso sono due: risalire le arcate dell’acquedotto oppure scendere verso valle per tornare nuovamente alla Valle Benedetta. Prendiamo questa alternativa più breve e, invece di seguire le arcate dell’acquedotto, scendiamo, seguendo l’acquedotto in discesa cioè, proprio davanti a noi, fino ad una casa recentemente ristrutturata , guadiamo il Morra ed andiamo alla nostra destra, risalendola fino ad una casa abbandonata in 45 minuti + altri 45 minuti per trovare un traliccio dell’alta tensione, lo 00 e la Valle.

Tempo di percorrenza totale 5/5.30 ore. Difficoltà: salita abbastanza faticosa dal Morra alla strada asfaltata (circa 45/60 minuti), fangosissima se ci sono state piogge precedenti e l’ultima salita faticosa mt.45 + 45 dal Morra alla Valle.

Nota: da non farsi nella stagione delle piogge, per l’ingrossamento del torrente e per la fangosità della salita verso l’asfaltata per Colognole/Gabbro/Livorno, né da fine novembre a fine gennaio perché è stagione di caccia al cinghiale e quindi si rischia l’impallinamento.

Dalla Valle Benedetta a Villa Cristina per l’eremo della Sambuca  

-        Zona: valle Benedetta

-        Località di partenza: valle Benedetta- cancello aperto dopo via del Radar, sterrato in discesa

-        Località di arrivo: idem

-        Accesso al percorso: in auto, da Livorno per Valle Benedetta o autobus linea 12 -P.Grande-Ospedale-Salviano-V.Benedetta-Colognole

-        Lunghezza complessiva: Km.14

-        Dislivello totale in salita: mt.200                                                                                                          

-        Modalità di percorrenza: a piedi

-        Tempi medi di percorrenza: h.3.30 (anello)

-        Difficoltà: medio

-        Principali punti di interesse lungo il percorso: eremo Sambuca, Ghiacciaie, ruderi dei mulini ad acqua.

-        Note: (altre informazioni brevi da sottolineare)

-        Links utili: http://it.wikipedia.org/wiki/Eremo_di_Santa_Maria_alla_Sambuca --

-        http://www.comune.livorno.it/_cn_online/index.php?id=114&lang=it

-        Descrittivo: percorso di media difficoltà, all'andata quasi interamente in discesa per vaste distese prative punteggiate da ulivi e per sentieri che diventano sempre più verdi fino ad entrare profondamente nella lecceta, dove troviamo l’eremo agostiniano della Sambuca. Un attimo di sosta per ammirare l’amena valle, dove generazioni di monaci si ritirarono per una vita di preghiera e meditazione e si risale verso villa Cristina. Particolarmente interessante la camminata lungo il torrente Ugione che ci rivela i ruderi degli antichi mulini ad acqua della zona. Tempo di percorrenza all’andata di circa h.2.00. Al ritorno, per una carrareccia della forestale (h.0.30), si torna nei pressi della Sambuca da dove, in un’altra ora  ed in leggera salita, si raggiunge nuovamente il nostro punto di partenza. 

Dettaglio: al cancello sulla sinistra, dopo via del Radar, prendiamo un sentiero in discesa attorniato da una doppia fila di cipressi e, con ampie panoramiche sulla città sottostante, il mare e la Gorgona, arriviamo in h.0.30 ad un bivio: via delle Vallicelle a diritto e via della Sambuca a destra. Prendiamo a destra ed in h.0.15 , mentre il bosco diventa a cerro e carpino, troviamo un palo della luce con una freccia gialla, la seguiamo ed con altri 10 minuti di cammino saremo ad un incrocio di tre sentieri dove seguiremo l’ippovia in piano (un’altra freccia gialla ci indica la direzione). Adesso, alla nostra sinistra, vedremo la “casa del pastore” tra prati punteggiati da ulivi e l’immancabile gregge di pecore, proseguiamo  ancora un po’ e vediamo una sbarra di colore verde ( h.0.10). Proseguiamo, lasciando alla nostra sinistra il sentiero dell’ippovia per costeggiare un torrente e trovare l’eremo della Sambuca dopo altri 10 minuti. Da notare, mentre scendiamo, la presenza di ruderi di mulini alla nostra sinistra e lungo la riva del torrente. Fin’ora sono stati percorsi circa  km.5, in discesa, in h.1.15. Oltrepassato il ponticello in pietra, davanti all’eremo, seguiamo adesso il torrente Ugione alla nostra sinistra, trovando altri ruderi dei mulini meglio conservati ed immersi nella lecceta (h.0.10), poi, guadato il torrente, in h.0.20 ritroviamo l’ippovia, sulla nostra sinistra, e la seguiamo, tornando indietro,  fino a Villa Cristina (h.0.30). Totale fin’ora h.1.15 + h.0.50. Il ritorno, in leggera salita, ci porta in 30 minuti dal cartello che indica la Sambuca -quello con scritto 0.45- ad un altro successivo e sempre indicante la Sambuca – alla nostra sinistra- per guidarci sulla medesima via dell’andata, a ritroso: h.0.10 alla sbarra e alla fattoria del pastore, h.0.20 al bivio con via delle Vallicelle, h.0.30 alla Valle Benedetta.

Totale percorrenza: c.a km.14 totali , a piedi, all’andata h.2.05, al ritorno h.1.30 (minor tempo perché si evita il percorso sull’Ugione).

note critiche:

assenza di segnaletica, per cui occorre conoscere la direzione da seguire nord/sud o dal Corbolone o dalla Valle Benedetta.

mancanza di manutenzione dei manufatti e quindi inevitabile il loro degrado nel tempo............anche se è vero che una scaletta in legno ci porta alle ghiacciaie dall'Ugione. Ma non viene poi segnalato che continuando per il sentiero si arriva a Villa Cristina. 

mancanza di cartellonistica che spieghi brevemente se non la flora e la fauna, almeno la Sambuca e le ghiacciaie.

note positive:

i sentieri principali vengono tenuti puliti e Villa Cristina è "tenuta viva" dagli scouts ed in futuro potrebbe essere attrezzata come piccolo ostello.

 

Nibbiaia, Podere del Gorgo, Chioma (traversatata)

Punto di partenza e arrivo: Nibbiaia/Chioma
Distanza: 9 km circa
Durata: 3 ore, escluso soste -
Tipo di Tracciato: carrarecce e sentieri
Dislivello: 250 metri circa
Difficoltà: facile

dettaglio:

Lasciate metà auto al Chioma (sotto al cavalcavia), si sale a Nibbiaia Bassa e, trovata via Parri, parcheggiamo. Sulla nostra sx (c’è una grande tavola di legno con indicato il segno bianco rosso del c.a.i n°00 - in piccolo e in alto). Si scende per la strada vicinale, incontrando un vecchio fontanile ed un caseggiato rurale e un podere bianco con cancello. Proseguiamo ed arriviamo infine  ad un evidente bivio dove, a sinistra e su un palo in legno c’è un segnale di direzione senza alcuna scritta, solo una freccia in legno (davanti a noi e in discesa vediamo chiaramente una stradella bianca, che evitiamo).

Seguiamo invece l’indicazione della freccia senza scritte e prendiamo la salitella sulla destra per poche decine di metri, inoltrandoci nel bosco.

Fin qui saranno passati  circa 30/40 minuti in graduale discesa e/o falsopiano.

Sempre seguendo il sentiero su cui siamo adesso (5 minuti), sempre nel bosco, troviamo quasi subito un sentiero alla nostra destra che ci porterebbe a Nibbiaia alta, noi invece scendiamo  per circa 30 minuti e troviamo prima una pesante sbarra di ferro, colorata di verde, e poi un’ampia radura (in località podere del Gorgo).

Prendiamo adesso a sinistra per qualche decina di metri ed arriviamo ad un incrocio di tre sentieri con a destra un palo in legno ed una scritta poco leggibile in alto (Popogna), di là si va alle Palazzine. Noi andiamo invece a sinistra, seguendo l’indicazione per Quarata e, dopo circa 5/10 minuti, troviamo uno spiazzo con un cumulo di pietre impilate, prendiamo allora a sinistra, passando il guado del Chioma e proseguiamo nella boscaglia, sempre restando sul sentiero principale. Da Nibbiaia bassa a qui h.1.20 circa.

Nota:  Proseguendo alla nostra destra si finirebbe al Castellaccio (fuori zona per ritrovare le auto) o anche a Quercianella alta.

Guadato che avremo il torrente ci inoltreremo nella macchia, proseguendo senza problemi, sempre sul sentiero principale, che poi diventa francamente strabella, per altri 60/80 minuti, arrivando infine dove avremo lasciato le auto, sotto al cavalcavia ed al porticciolo del Chioma, quando avremo attraversato l’Aurelia. 

La bellezza dell’itinerario consiste nell’attraversare zone ancora piuttosto selvagge ed estesi tratti di macchia mediterranea, alta e bassa, dove ogni tanto si scoprono scorci panoramici, sia verso l’entroterra collinare che verso la costa. Bellissime le fioriture primaverili ed interessante il sentiero nella macchia che attraversa il torrente e, a secondo della stagione, anche le molteplici piante aromatiche che troviamo lungo il percorso (salvia, rosmarino, alloro, etc.etc.) come pure le more a fine estate oppure i fichi e l'uva selvatica o le mele, piccole ed aspre ma dissetanti. Da ricordare poi che entrando in paese e lasciato a sinistra il porticciolo del Chioma, andando un po' avanti, si trovano pittoreschi scorci sul mare, dove, lasciata l'auto e scesa la scaletta, è possibile anche fare il bagno..........soprattutto ai primi di maggio quando ancora il turismo di massa manca. Alternativa estiva potrebbe essere anche la spiaggia sassosa del Fortullino, a due Km. sull’Aurelia, verso sud. Criticità: da Nibbiaia bassa (via Parri) non si trovano indicazioni per scendere al Chioma e mancano anche le segnalazioni di direzione una volta che si è arrivati al guado del torrente.

Variante per le Palazzine (in questo caso ricordarsi di lasciare metà auto alle Palazzine e metà a Nibbiaia bassa): da questo spiazzo saliamo per 10 minuti fino ad un invaso artificiale sulla nostra destra e per altri 35 minuti fino a trovare un ponte che conduce al podere Le Cerretelle. Ancora 50 minuti e siamo alle Palazzine, sulla strada per il Gabbro, circa al km.10.00 della s.p. Ritorno dal podere del Gorgo h.1.35.

Variante Nibbiaia alta/Gorgo:

Questo tratto dell’ippovia del mediterraneo, sentiero 00, attualmente è stato spostato da via Parri (Nibbiaia bassa) a via di Montenero (Nibbiaia alta), forse perchè la discesa è molto più remunerativa dal p.d.v escursionistico e quasi interamente nel verde di un bosco di lecci e cerri, con macchia bassa e alta.

Si lascia l’auto al parcheggio degli impianti sportivi di Nibbiaia alta, si risale  la scaletta  e siamo nella piazzetta del borgo da dove ci incamminiamo per via di Sgarallino alla nostra destra (5 minuti), per lasciarla quasi subito e svoltare (alla ns/sinistra) in via di Montenero (5 minuti). In fondo alla via troviamo un tunnel verde ben riconoscibile, proseguiamo per altri 5 minuti e siamo ad una casa colonica, con vista sulla valle Benedetta (in alto si nota l’osservatorio), dove un segnale ci indica il Chioma.

Andiamo in discesa  per 15 minuti ed arriviamo ad un bivio, che però trascuriamo per proseguire a diritto. Avanti e sempre in discesa per altri 30 minuti (al bivio, a sinistra si finirebbe sullo stradello che porta a Nibbiaia bassa, in via Parri), trovando prima una pesante sbarra verde e quindi la zona detta “podere del Gorgo”, dove possiamo scegliere se andare al Chioma o alle Palazzine o al Castellaccio e/o Quercianella alta, seguendo le indicazioni date in precedenza. Tot.minuti 60, circa .

Le Palazzine - Chioma

Volendo non scendere al Chioma da Nibbiaia ma dalle Palazzine, sulla strada per il Gabbro verso il Km.10 della provinciale e ben segnata da un cartello, ricordandosi di lasciare metà auto qui e metà al Chioma, sotto al cavalcavia, si prende per l'ippovia,  per scendere a destra della casa.

Fatti pochi metri in discesa, a livello del traliccio enel e trovato uno spiazzo larghissimo e panoramico, si prende a sinistra per il sentiero c.a.i 00e, dopo 30 minuti di cammino si arriva ad una curva che si segue (a destra c'è una fattoria) e si va avanti per altri 5 minuti trovando, sulla nostra sinistra, un ponte con l'indicazione "le Cerretelle". Ancora 20 minuti e , sempre a sinistra, troviamo una deviazione verso un torrente, buono per una sosta, che noi trascuriamo per procedere avanti e trovare prima un invaso artificale per raccogliere acqua e successivamente un bivio con l'indicazione Quarata, in alto su un palo.

Sono passati altri 30 minuti. Nota: a sinistra troviamo il sentiero che conduce a Nibbiaia - seguendo i segni bianco/rossi del c.a.i e trovando una casa e quindi la salita per Nibbiaia ( da circa 12 metri di altitudine si va ai mt.275). Non prendendo la deviazione a sinistra ma andando avanti verso Quarata, in pochi minuti si arriva allo spiazzo per deviare verso Chioma, come descritto nell'itinerario sopra a questo:

attraversiamo il torrente ed entriamo nel fitto della macchia, andando avanti per circa 60/80 minuti ed arrivando infine al porticciolo del Chioma o per meglio dire prima dell'Aurelia dove avremo lasciato le auto. 

La bellezza dell’itinerario consiste nell’attraversare zone piuttosto selvagge ed estesi tratti di macchia mediterranea, dove ogni tanto si scoprono scorci panoramici, sia verso l’entroterra collinare che verso la costa. Bellissime le fioriture primaverili ed interessante il sentiero nella macchia che attraversa il torrente e, a secondo della stagione, anche le molteplici piante da cucina che troviamo lungo il percorso (salvia, rosmarino, alloro, come pure le more di fine estate oppure i fichi e l'uva inselvatichita e le mele, piccole ed aspre e dissetanti). Da ricordare poi che entrando in paese, lasciato a sinistra il porticciolo del Chioma, si trovano pittoreschi angoli di mare dove, lasciata l'auto e scesa la scaletta, è possibile fare il bagno..........soprattutto ai primi di maggio quando ancora il turismo di massa non c’è ancora. Alternativa estiva potrebbe essere ance la spiaggia sassosa del Fortullino, a due Km. sull’Aurelia, verso sud. Totale itinerario km.8 circa per h.3.00 di cammino tranquillo (dislivelloin discesa di circa mt.250)

Verso il monte La Poggia (colline livornesi)

A partire dal vialetto retrostante il Cisternino, ci incamminiamo verso l'entroterra per uno dei tratti sterrati che scendono alle arcate dell’acquedotto. Scesi che saremo sui campi andremo a diritto davanti a noi seguendo dei segni bianco/rossi che ci condurranno dai campi alla boscaglia e di nuovo sui campi, all’altezza di un guado che ci conduce direttamente alla macchia che ci porta alla fonte dell’acqua puzzolente (h.0,30 + 0,10).

Qui, all’altezza del ponte in cemento (a destra si va alla fonte) si procede a diritto per uno stradello che collega tra loro i diversi poderi e orti della zona e lo si segue per circa h.0,30. Arrivati ad un bivio, lasciamo questa carrareccia ed andiamo a destra, proprio dove vediamo una sbarra bianco/verde che ci segnala che siamo nel Parco. Saliamo adesso nel bosco, risalendo il rio la puzzolente che ad un certo punto dobbiamo guadare, di traverso, alcune volte (per circa h.0,30). L’ultimo tratto di questo itinerario è in leggera salita per altri h.0,15 e ci vede sbucare sul monte La Poggia, proprio sotto la zona della cava del Canaccini. A questo punto prendiamo lo stradello asfaltato alla nostra destra e in discesa per circa h.0,20, finchè troviamo un bivio che scende a destra ed entra nel bosco per circa h.0,45, uscendone alla fine sulla sinistra trovando una rete divisoria lunghissima che seguiamo non lasciando il bosco finchè non arriviamo alla zona degli oliveti. Scendiamo a diritto tra gli olivi, leggermente sulla destra  e siamo alla fonte della Puzzolente in altri h.0,45. Siamo alla fine del nostro itinerario: prendiamo a destra, passiamo il ponte in cemento e voltiamo a sinistra,  ritornando in vista delle arcate dell’acquedotto, dopo aver oltrepassato una sbarra sul sentiero. Ci dirigiamo verso le arcate ed in altre h.0,30 siamo arrivati. Totale circa h.4 (escluse soste) x 12 km.

dalla valle del rio Savalano a quella del rio Sanguigna. Il progetto “occhisullecolline” richiede un monitoraggio frequente del territorio che permetta di evidenziare criticità sui sentieri, segnalando strutture murarie che necessitino di manutenzione e documentando eventuali inizi di discarica, tanto per fare alcuni esempi, ed essendo importante per questo l’ausilio dei soci, con fotoscatti successivamente girati al tavolo tecnico del progetto. Questo detto, l’iniziativa di oggi ci porterà dal borgo di Colognole, percorrerendo le zone boschive che fino all’immediato dopoguerra univano la frazione al Gabbro, a Castelnuovo e Rosignano per arrivare a Vada, ai mulini del rio Sanguigna. Inizialmente saremo su un terreno roccioso, con basalti e serpentiniti, quindi scenderemo e risaliremo nella macchia bassa a cisto, mirto, lentisco e ginestra (la valle del rio Savalano e di diversi altri botri di minore entità) e poi nella macchia d’alto fusto, a pini, sugheri, frassini e lecci. La salita si spianerà infine nella carrareccia per villa Mirabella, settecentesca e storica dimora da troppo tempo in avanzato degrado, e da qui ai mulini ad acqua del rio Sanguigna, altro patrimonio storico del nostro territorio. Nota: per permetterci di apprezzare pienamente l’ambiente e rendere la passeggiata non affrettata, l’escursione viene prevista con le auto lasciate nei due borghi attraversati. Durata complessiva prevista, escluso soste, di circa h.4.  

descrittivo: dal centro di Colognole si scende per 10 minuti ed all’altezza del cimitero si gira a sinistra per il sentiero 199. Si scende, ma prevalentemente si sale, per circa h.2, prima prendendo a sx al primo bivio (vedere segno sull'albero alto, a scendere) e dopo, a sx e sempre a scendere, al secondo bivio, per guadare il rio Savalano. Continuando per il largo sentiero si arriva poi, in salita, alla Sp.8 dove noi andremo a destra per circa mt.200 imboccando quindi lo sterrato a sx. Troviamo quasi subito una marginetta e noi, sempre seguendo i segni bianco/rossi, entriamo in zona abitata per circa 30 minuti, fino ad attraversare in discesa un canneto per ritrovare l'asfaltata. Siamo adesso al cimitero del Gabbro. Prendiamo per il sentiero indicato come per Mtb, a sinistra della struttura e scendiamo per circa 60 minuti, prima per uno stradello sterrato e dopo nella macchia per un sentiero più stretto. Fare attenzione che dopo circa 30 minuti, ad un bivio (un palo a terra porta le indicazioni direzionali) dobbiamo andare a destra. Si scende ancora ed attraversiamo il paese del Gabbro. Arrivati che saremo in fondo a via delle rose, proprio sopra il parcheggio, seguiamo l'asfaltata andando a sinistra ed allo sterrato che troviamo alla nostra destra, il primo che incontriamo e che ci porta ad una casa colonica, lo seguiremo fino in fondo, per girare all'ultimo a sx, in salita. Eccoci a villa Mirabella in 10 minuti. Si torna poi indietro per la stessa via ma, al parcheggio delle auto e sulla nostra sinistra, scendendo per l'asfaltata, arriviamo al campo sportivo, dove, proprio nello spiazzo di fronte ed in discesa ed ancora sull'asfaltata a sinistra, ci porteremo finalmente ai mulini: di cima (prendendo primo sentiero a dx), di mezzo (deviazione a dx) e di bucafondanda (deviazione a destra) , in altri 30 minuti circa.

Totale: circa h. 4 - solo andata - partenza h.8.30 da Livorno ed alle 9 da Colognole. Arrivo a villa Mirabella alle 13 circa dove si effettua la sosta-pranzo. Pomeriggio ai mulini. Nota: portare auto al Gabbro e tornare con quelle alle auto lasciate al Gabbro.

1) Dal monumento a Ciano (Montenero) alla fonte del Sasso Rosso.

Dal parcheggio di Montenero si va in direzione Livorno e, quasi subito, troviamo uno sterrato a sinistra in leggera salita. Tempo 15 minuti e siamo al monumento a Ciano. Si prende adesso lo stradello a sinistra ed al primo bivio, dopo altri 15 minuti, si va a sinistra, arrivando all’incrocio tra via Lecceta e via Vignacce, qui prendiamo a destra e saliamo per 5 minuti quando al nuovo bivio andremo a sinistra, salendo, per circa 40 minuti, arrivando al Castellaccio ed intravedendo la zona pic nic, sotto la casa Forestale. Sosta e quindi percorso di 10 minuti nella macchia accanto al posteggio, per trovare la fonte del Sasso Rosso basta andare sulla sterrata che sale verso la Forestale e prendere il primo sentiero a sinistra. 

Al ritorno scenderemo da via Castellaccio (accanto a dove saremo sbucati e riconoscibile per il divieto di transito), via Castellaccio diventerà via Ciampi e dopo via Byron, riportandoci prima in piazza delle Carrozze e quindi nuovamente al parcheggio in circa 40 minuti. 

2) Alla grotta dei banditi  

presa la carrareccia dietro la casa della forestale per circa 30 minuti e superate le deviazioni a sinistra per Pian della Rena (segnali bianco rossi 138 e 140), troviamo alla nostra destra un segno verde per terra. Proseguiamo nella macchia per circa un’ora e senza deviazioni (restare comunque a sinistra), arrivando a trovare un altro segno verde alla nostra destra. Adesso giriamo a sinistra e invece di scendere che ci sembrerebbe ovvio, fatti 30 metri, troviamo l’ingresso della grotta. Al ritorno scendiamo poi per il sentiero di prima e, trovato subito un bivio, prendiamo la traccia a salire per un’ora circa a ritrovare la carrareccia della mattina che prenderemo però a sinistra, Altri 40 minuti e siamo nuovamente al Castellaccio.

nota: descrittivo della fonte del sasso rosso a http://www.agireverde.it/programma%202015.htm#Domenica_25_gennaio:_percorsi_della_memoria.

La valle del Fosso del Molino nuovo:

percorso

dall’area di sosta al Castellaccio si scende a visitare la fonte del Sasso Rosso (primo sentiero a sinistra del parcheggio). Si scende, con molta attenzione, alla tagliafuoco sottostante (sentiero n°138) e lo si percorre in discesa per h.0,30, fino a Pian della Rena. A vista della costruzione si prosegue per il sentiero 138, in salita per h.0,15, fino all’intersezione col n°140, girando qui a sinistra a trovare, sempre sulla ns/sx il sentiero 134. Questo bellissimo sentiero nella macchia scende per h.1.45 ed arriva a un evidente bivio dove noi, lasciando il 134, scendiamo per la bretella di raccordo 134 a, altre h.0.15. Terminata la discesa, talora difficoltosa, siamo sul sentiero 136, costeggiamo il botro Molini, passando un paio di ponti in muratura, e proseguiamo in leggera salita per h.0.45, tornando a Pian della Rena, Adesso seguiamo il sentiero 138 a destra, al contrario dell’andata, e in h.0,45 siamo all’asfaltata. Altre h.0.10 e saremo di nuovo alle auto.

Totale escursione, escluso soste e visita alla fonte del Sasso Rosso, h.4.30 circa.

Escursione di media difficoltà, per lunghezza e saliscendi, obbligo scarponcini robusti e molto utili i bastoncini.

da  Nibbiaia alle grotte dei banditi

La “grotta dei banditi” è a neanche un paio di chilometri dal Castellaccio ed era il luogo dove si rifugiavano i partigiani del Decimo Distaccamento Oberdan Chiesa della Terza Brigata Garibaldi, insieme ai tanti giovani alla macchia che, dopo l'8 settembre’43, fuggivano dal reclutamento forzato fra i repubblichini e dai rastrellamenti dei tedeschi (ricordiamo che la strage di Sant’Anna di Stazzema avvenne nell’agosto del’44 e quindi che la guerra era tutt’altro che finita). La zona “Quarata” è impervia e boscosa ma, conoscendone i sentieri, soprattutto adesso che sono stati puliti, non sarà difficile trovarla, a partire dal torrente Quarata ed arrivandoci da Nibbiaia. L’escursione ha una notevole valenza paesaggistica ed evidentemente anche storica, sviluppandosi per i 2/3  nel folto del sottobosco collinare e per 1/3 su strade vicinali, ad uso dei numerosi poderi della zona. Nota: grotta dei banditi è così chiamata perché i tedeschi i partigiani li chiamavano banditen. Dettaglio: arrivati al campo sportivo di Nibbiaia si attraversa la strada ed in direzione Gabbro si va avanti per circa 10 minuti. In via di Montenero, alla nostra sx, e sempre seguendo il sentiero 00 ed in discesa (segni bianco/rossi), si arriva al podere del Gorgo - mt.45 – da dove, alla nostra sx , prendiamo per una carrareccia in direzione Quarata, per altri mt.45. In alto noteremo una casa colonica bianca e da lì, alla nostra dx, saliremo nella macchia per mt.40, arrivando ad uno spiazzo aperto con evidente bivio. La zona si riconosce per dei segni blu su alcune pietre. Prendiamo a dx, in discesa, arrivando alle grotte, sulla nostra sx ed indicate da una freccia blu. Visitate le grotte, continueremo per il sentiero, in discesa, e risaremo alla casa colonica di prima ( mt.40 dal bivio) dove, per la stessa via dell’andata, termineremo il percorso in circa h.2.

Totale km.14 circa e circa 5 ore di cammino - media difficoltà

Descrizione del percorso delle macine: Un percorso ad anello che parte da e arriva alla Valle Benedetta, snodandosi interamente all’interno dell’area dell’ ANPIL DI COLOGNOLE (Area Naturale Protetta di Interesse Locale) ed effettuato in occasione della festa dei parchi 2016.

Dalla piazzetta della Valle Benedetta si sale per lo sterrato di fronte ed in 10/15 minuti, lasciato alla nostra sinistra il primo e ben riconoscibile mulino, al bivio, si prende per il sentiero 00 dell’ippovia, in discesa, tralasciando l’altro sentiero sulla nostra sinistra che va al Calvario prima ed a Pandoiano e Loti poi. Quasi subito troviamo un traliccio della linea elettrica ed a sinistra un ripido sentiero che scende velocemente al Morra (n°123), lo trascuriamo ed andiamo invece avanti, in falsopiano, per arrivare dopo circa 30 mt ad una fattoria, riconoscibile per i maiali cinghialati. Siamo sempre sullo 00 e continuiamo per altri 30 mt., arrivando all’ex cava della Fociarella (caratteristica per il colore verde del pietrisco). Non prenderemo mai deviazioni, tenendoci sempre sul percorso principale.

A questo punto abbiamo due possibilità: 1) andare oltre la cava e prendere un sentiero sulla sinistra (n°125), per scendere alla terrazza dell’acquedotto direttamente ( alla fine cioè del camminamento sull’acquedotto, a partire dai tempietti) 2) girare subito a sinistra, con ampia curva, prendendo la sterrata, indicata come sentiero 199, che scende al Morra ( all’inizio però del camminamento e non alla fine).

Oggi scegliamo la seconda ipotesi ed in 30/40 minuti di discesa non impegnativa ci portiamo ad un gruppo di case intorno al torrente, da dove, seguendo un segnavia bianco/rosso e prenderendo una salitella, si arriverà subito ad un bivio, andando a destra e  in salita, fino ad uno spiazzo che ci porterà nel bosco. Siamo adesso sul camminamento dell’acquedotto, lo risaliamo, compresa la scalinata, e finiamo ai tempietti (20 mt.) dove sosteremo.

 Al ritorno seguiremo  per intero le arcate in muratura dell’acquedotto (30/40 mt., fino all’ultima sorgente e risaliremmo il sentiero 1252, nominato all’inizio, trovandoci nuovamente alla cava della Focerella, da dove potremo o tornare alla valle Benedetta per lo 00 oppure prendere un sentiero in salita che si trova nello spiazzo esterno (dove vengono parcheggiate le auto), sulla destra. Il tempo di percorrenza per entrambi è di circa h.0,50/0,60.

Tempo occorrente per l’escursione h 4/5 circa, con ampia sosta pranzo e quindi di difficoltà non eccessiva (meglio comunque portare i bastoncini e calzare scarpe con suola robusta).  nota: il poggio ai tre mulini che da il nome all'escursione, unitamente ai mulini ad acqua del Morra (attualmente di problematica individuazione perchè vi si è costruito sopra), si trovano prendendo un sentierino che sale per 5 minuti nella boscaglia: al bivio Valle Benedetta/Calvario prendere a sx verso il Calvario per circa 100 metri e un po' più avanti della prima casa a sx, diciamo 10 metri, c'è un sentierino che sale ma lo si perde subito perchè diventa boscaglia. Dopo 5 minuti si vedono i tre mulini, in alto e davanti a noi.

L’anello del “ponte romano”, dai lavatoi del Gabbro ai mulini della Sanguigna

Per far conoscere la nuova segnaletica del Parco dei monti livornesi, realizzata e messa in opera grazie al lavoro delle associazioni aderenti al “progetto occhisullecolline”, oggi vi portiamo su un interessante percorso misto che si sviluppa ora in zone boschive, ora per tratte agresti ora infine nell’area dei mulini ad acqua del rio Sanguigna, dopo aver attraversato la valle del botro Riardo, sotto i rilievi di Monte Carvoli e del Monte Pelato. Arriveremo, descrivendo un semianello, al cosi detto ponte romano di Castelnuovo della Misericordia, benchè le sue origini siano più recenti e verosimilmente tardo settecentesche, in quanto costruito per rendere raggiungibile una fornace di mattoni oltre il botro Riardo, anche durante eventuali periodo di piena.

L’escursione inizierà dal paese del Gabbro per raggiungere i vecchi lavatoi, un itinerario che veniva seguito dalle donne del Gabbro per andare ad attingere l’acqua ed a lavare i panni dalla seconda metà del 1600 fino alla seconda del 1900. Saremo parzialmente sul “sentiero del mille” (antico tracciato medioevale che collegava i borghi collinari a Vada e quindi al mare, anche se la costa era tuttavia raggiungibile ben prima, prendendo per la via vecchia della Marina del m.Pelato), per boschi e viottoli di campagna che si alternano piacevolmente, lasciandoci anche il tempo di visitare la valle del rio Sanguigna con i suoi mulini ad acqua, al nostro ritorno. Il trekking non è difficile ed occorreranno circa h.4/4.30 per completarlo, escluse ovviamente le soste sia al “ponte romano” che ai vecchi mulini e prima ancora ai seicenteschi lavatoi, recentemente restaurati.

Dettaglio: Dal parcheggio del Gabbro saliamo all’asfaltata e prendiamo subito per via della Rosa, di fronte a noi e ben riconoscibile per la presenza di un ambulatorio veterinario. Andiamo avanti per circa 10 minuti, uscendo dal paese e trovando prima un’edicola votiva a sinistra e quindi un bivio che ci indica Colognole andando avanti ed invece a destra Ricaldo.

Scendiamo per Ricaldo, ora nel bosco, ora uscendo verso i coltivi ed in altri 20 minuti siamo ai lavatoi del Gabbro, di cui si ha notizia fin dal tardo ‘600. Una breve visita e risaliamo quindi per una stradina sterrata (a destra) che ci riporta sull’asfaltata in circa 20 minuti. Prendiamo ancora a destra per altri 10 minuti sulla provinciale ed iniziamo l’avvicinamento al ponte romano, facendo attenzione a scendere alla nostra sinistra (ben evidenti i cartelli che indicano la direzione da seguire, seguendo il sentiero 199). Ci aspetta adesso un saliscendi di circa h.1, per zone boschive, sterrati e canneti e viottoli lastricati di massi, vestigia di antichi tracciati, finchè, dopo aver guadato il botro Riardo, siamo ad un cancello grigio dove andremo a sinistra per altri 30 minuti per raggiungere il “ponte romano”. Il ritorno sarà per questo stesso sterrato, altre h.0,30 dunque, andando questa volta a diritto per h.0,20 finchè, alla nostra sinistra, vedremo un breve stradello a fondo chiuso dove noi gireremo alla prima carrareccia a destra. In altre h.0,30 saremo al botro Sanguigna ed ai suoi mulini, girando a destra e cercando sempre di seguire il corso d’acqua (la sosta prevedibile per una breve visita è di circa h.0,30). Da qui termineremo infine il nostro giro risalendo per circa h.0,20 ed arrivando al campo sportivo e dopo al parcheggio dove avremo lasciato le auto.

Tot. Prima parte h.1/ seconda parte h.1.30/.Ritorno h.2 Calcolare le soste al ponte h.1 (sosta pranzo) ed ai mulini della Sanguigna h.0.30. Trekking di h.4.30/5 + 1.30 soste.

Altre note descrittive :

1) Gabbro - Sorto sul versante orientale dei monti livornesi ha origini medievali: mai citato dalle fonti come castello – nel ‘300 è definito ‘comune rurale’ - l’agglomerato ereditò probabilmente la popolazione dei vicini castelli di Torricchi e Contrino, forse distrutti già nel corso del basso-medioevo. Il toponimo, dal latino glabrum, allude alla sterilità del suolo, ricco di rocce di origine vulcanica - il “gabbro” appunto, così battezzato in onore del paese, trovando un curioso parallelo nell’appellativo ‘Pelato’ dato al poggio su cui il paese sorge.

La zona fu oggetto, dal 1547  - con Cosimo I° de Medici - in poi, di ripetuti tentativi di colonizzazione voluti dai Medici allo scopo di accrescere la produzione agricola necessaria allo sviluppo del centro di Livorno. L’interesse granducale è testimoniato anche dai resti di numerosi mulini ad acqua, risalenti allo stesso periodo e che sorgevano lungo l’alta valle del Botro Sanguigna, facenti parte di un più ampio sistema produttivo creato proprio allo scopo di approvvigionare di grano la nascente e vicina città di Livorno. Dal 1886 visse a Gabbro il pittore macchiaiolo Silvestro Lega che nella sua opera si è ispirato più volte al paesaggio di questo ridente paese.

2) I vecchi lavatoi:

Situata fra Gabbro e Torricchi per secoli è stata usata da uomini e donne per l'acqua da bere e per lavare i panni. Da Piazza Cavour, seguendo Via Rialto che scende verso la vallata orientale si ha occasione di percorrere un sentiero molto suggestivo che si snoda fra alberi di sughero ai margini della boscaglia. Questo itinerario veniva seguito dalle donne del Gabbro per andare ad attingere l’acqua e a lavare i panni alla fonte di Rialto. Tale fonte fu ristrutturata nel 1609 e nel 1682 quando vennero costruiti i lavatoi e gli abbeveratoi per gli animali. Prima di arrivare alla fonte è possibile scorgere una edicola votiva originaria del 600, che custodisce un quadro della Madonna, ed alcuni cunicoli nei quali i Gabbrigiani si nascondevano per sfuggire ai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale. Si ha notizia dei lavatoi fin dal 1682, quando vengono stanziati dalla Comunità del Gabbro: "25 scudi per fare un arco e muro attorno alla Fonte del Ricaldo, per far venire l'acqua a doccio, fare un abbeveratoio per le bestie.


Il rifornimento di acqua potabile avveniva presso le due fonti distanti un chilometro dal paese sulla parte destra della strada che porta a Castelnuovo della Misericordia. Veniva anche attinta a una fonte situata nella località Riardo, anche questa distante oltre un chilometro dal paese, lungo una strada secondaria che porta verso la località di Staggiano. Dopo il 1945 la fonte fu chiusa e l'acqua incanalata, a mezzo di un piccolo acquedotto, fu fatta affluire alla Fornace Serredi per le necessità della lavorazione. L'acqua veniva trasportata giornalmente alle abitazioni dalle donne che portavano sulla testa brocche o canestre piene di fiaschi e da ragazzi con carretti o con corbellini anche questi pieni di fiaschi. La lontananza delle fonti causava fatica e perdita di tempo specialmente nell'estate quando si doveva fare la fila perchè il getto dell'acqua diminuiva. Le donne spesso si recavano, portando sempre grosse canestre in testa, a lavare i panni ai due lavatoi pubblici, cioè a quello di Rialdo e a quello che si trova dalla parte opposta, sulla via che dal Gabbro porta a Castelnuovo della Misericordia. Due fonti di incerta potabilità, una chiamata fonte di Giomo sulla via Taversa Livornese per Castelnuovo poco prima della località Stregonie e l'altra situata nelle vicinanze, fornivano acqua, per far fronte alle diverse necessità degli agricoltori e dei possidenti, i quali riempivano damigiane e botticelle che trasportavano con carri trainati da buoi o con barrocci trainati da cavalli o di ciuchi. Dopo il 1945 il comune di Rosignano Marittimo, dietro le insistenti richieste dei paesani, deliberò di fare l'acquedotto per portare l'acqua potabile in paese. Fu allora incanalata l'acqua delle due fonti e, utilizzate altre sorgenti a mezza costa della collina di Poggio d'Arco, fu creato un deposito sul Poggio Pelato. Col passar del tempo le fonti del paese furono integrate da altre direttamente installate nelle case avendo così gli utenti l'acqua sempre a disposizione senza fatica, con vantaggi igienici e senza perdita di tempo. Purtroppo quando il Comune, per approvvigionare l'acqua potabile al paese di Nibbiaia, decise di alimentare l'acquedotto con altra acqua presa lungo il fiume Sanguigna, in località Bucafonda, la situazione peggiorò sia come qualità sia come quantità. Da - http://www.lungomarecastiglioncello.it/

Pellegrinaggi medioevali nel territorio livornese

Nell’area settentrionale delle Colline livornesi sono presenti due complessi storico-religiosi di culto Mariano che hanno caratterizzato dal punto di vista sociale, economico e religioso questa porzione di territorio: il Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero (1390) e l’Eremo di Santa Maria alla Sambuca (1367). In questi due luoghi i pellegrini medioevali di ritorno da Santiago di Compostela o diretti a Roma, due delle tre grandi mete spirituali dell’epoca, insieme a Gerusalemme, arrivano alla ricerca di riparo, ospitalità e cibo e ci sono testimonianze di un percorso che dalla pianura livornese, attraverso la via delle Sorgenti, costeggiava la valle del torrente Ugione per giungere all’Eremo della Sambuca, da dove poi proseguiva verso Roma lungo la Via delle Parrane oppure lungo il principale percorso della Via Francigena, verso Volterra e S. Gimignano. I Gesuati gestirono congiuntamente i beni dell’Eremo della Sambuca e del Santuario di Montenero (tra il 1450 e il 1650) ed è quindi probabile che per questo siano aumentati i contatti tra i due luoghi facendo in modo che i devoti che venivano in pellegrinaggio al Santuario proseguissero poi il loro cammino penitenziale o devozionale verso l’Eremo della Sambuca e viceversa. Oggi è storicamente possibile ricostruire un percorso che, partendo dall’Eremo della Sambuca sale a Valle Benedetta, prosegue per un breve tratto verso ovest sulla S.P. 5 di Valle Benedetta fino a Poggio Montioni e, deviando a sinistra verso Campo della Menta e Popogna Nuova, raggiunge la Strada provinciale e Popogna Vecchia per terminare, seguendo l’attuale segnavia 140, a Castellaccio e quindi, per la via del Poggio, arrivare in breve all’Aula Mariana ed al Santuario, dove nel 1500 i fedeli si recavano, dopo la fine della pestilenza della città di Livorno (1479) a rendere grazie alla Madonna di Montenero. La presenza di testimonianze religiose e dello storico uso di strade e sentieri come percorso di umiltà e semplicità offre lo spunto per proporre un particolare utilizzo dell’anello di sentieri di questa porzione del Parco che, come il pellegrino di un tempo noi percorreremo, ritrovando forse un’occasione per rallentare i nostri ritmi quotidiani, ascoltare la voce della natura ed anche ascoltare noi stessi.

Il Percorso del Pellegrino si sviluppa su una parte dei sentieri presenti nella foresta di Montenero, tutti efficacemente e recentemente segnalati con segnaletica a terra dalle associazioni aderenti al Progetto “Occhi sulle Colline”. Il Percorso del Pellegrino è formato da quattro sentieri principali, percorribili ad anello, e due varianti che permettono di “chiuderlo”. L’intero percorso è segnalato con frecce segnavia.

Testo liberamente adattato da: http://www.percorsodelpellegrino.it/pagine/pellegrinaggi.html

Dettagli percorsi a: http://www.percorsodelpellegrino.it/pagine/i_sentieri.html

Noi oggi seguiremo un itinerario breve, utilizzando i sentieri 138 (in discesa per h.0,40 fino a Pian della Rena dove, a vista della costruzione, si prosegue per il sentiero 138, in salita per h.0,20, fino all’intersezione col n°140. Qui si va a sinistra per il sentiero 134 (non segnalato), bellissimo tratto nella macchia che scende per h.1.45 ed arriva a un evidente bivio dove noi, lasciando il 134, scendiamo per la bretella di raccordo 134 a, altri h.0.20. Terminata la discesa, talora difficoltosa, siamo sul sentiero 136, costeggiamo il botro del Molino nuovo, passando un paio di ponti in muratura, e proseguiamo in leggera salita per h.0.45, tornando quindi a Pian della Rena dove saliremo nuovamente per il sentiero 138 e quindi il 140 verso destra per arrivare in h.0,45 all’asfaltata. Altre h.0.15 e saremo di nuovo alle auto. Nota: in prossimità di questo percorso sono accessibili sia 1) la fonte del Sasso Rosso (dall’area di sosta del Castellaccio si scende per il primo sentiero a sinistra del parcheggio – non segnalato- per h.0,20). 2 la Grotta dei Banditi (lungo il n°140, poco dopo lo sbocco del n°138, una deviazione a destra -non segnalata- che scende per circa h.0,40.

Da: http://www.agireverde.it/PARCO%20MONTI%20LIVORNESI.htm

Totale escursione, escluso soste, h.4/4.30 circa.

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il materiale sottostante è stato raccolto dall’ass.initinere di Rosignano M.mo, aderente al progetto O.s.C: mappe delle aree sir di Calafuria e Monte Pelato. Per maggiori dettagli:  http://www.initinereonweb.it/parco-monti-livornesi/

 

area S.I.R. Calafuria

area S.I.R. Calafuria

Il Parco secondo noi, MANIFESTO

MONTI LIVORNESI - IL PARCO SECONDO NOI

Le 18 Associazioni Aderenti al Progetto Occhi sulle Colline:

Agire Verde Livorno

A.N.P.A.N.A. Livorno (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente)

A.N.W.I. Livorno (Associazione Nordic Walking Italia)

A.S.C.A. (Associazione Scienze e Comunicazione Ambientale)

Asd Il Mandriolo

Circolo Ippico l'Unicorno

Circolo Porto di Livorno gruppo MTB

C.S.S.T.O. (Comitato Salvaguardia e Sviluppo Territorio e Occupazione)

CAI Livorno (Club Alpino Italiano)

FIAB Livorno (Federazione Italiana Amici della Bicicletta)

GAPL (Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese)

G.I.R.O.S. (Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee)

I.N.B.AR. Sez. Livorno e Arcipelago Toscano (Istituto Nazionale Bioarchitettura)

INITINERE

Legambiente Livorno

L.I.P.U. Livorno (Lega Italiana Protezione Uccelli)

Trekking Libertas

WWF Livorno (World Wide Fund for Nature)

PROGETTO OCCHI SULLE COLLINE

In prossimità delle elezioni nazionali condividiamo con tutte le forze politiche del territorio questo documento che cerca di riassumere gli obiettivi che le associazioni firmatarie, unite sotto il logo di Occhi sulle Colline, hanno perseguito negli ultimi 8 anni. Un percorso arduo che ad oggi appare ancora lontano e pieno di ostacoli. Questo è un appello per il futuro del nostro territorio.

INGREDIENTI PER “COSTRUIRE” UN PARCO

NATURA = questo è il primo ingrediente, sembra ovvio ma non lo è: ne fanno parte tutte le specie, gli habitat e gli ecosistemi che si sviluppano sull’intero territorio dei Monti Livornesi. E il loro valore e la loro sopravvivenza esula dagli immensi benefici che l’uomo ne può ricavare direttamente o indirettamente. La vita ha diritto di esistere senza che sia sottoposta ad una analisi costi-benefici misurati in euro. Questo “ingrediente” è, fortunatamente, ancora assai presente sulle nostre colline. Tuttavia molte situazioni sono a rischio e gli habitat sono sempre più frammentati; alcuni ambienti rari e preziosi possono scomparire in pochi giorni con la realizzazione di una strada o un taglio boschivo eccessivo.

UOMO = l’uomo è parte integrante della Natura. “Siamo tutti connessi” in un unico ecosistema. L’area protetta nasce dunque non per ESCLUDERE l’uomo da un ambiente naturale ma di ricondurlo ad una corretta convivenza con esso. Nasce per rendere l’uomo consapevole delle conseguenze delle proprie azioni su ambienti che non sono più vasti e incontaminati, ma sono ridotti e fragili. Nasce per educare l’uomo sul fatto che “il BOSCO non è di TUTTI”, come ormai sempre più spesso sentiamo dire da chi vuole agire indisturbato, ma che invece il BOSCO non appartiene a nessuno, e tutti possiamo imparare a godere delle risorse e dei benefici inesauribili e rinnovabili nel tempo che esso ci dà. Anche l’UOMO è elemento già fortemente presente e radicato sul territorio che vogliamo tutelare.

PERCORSI = l’uomo deve potersi muovere all’interno del Parco. Il valore di un’area protetta, ripetiamo, rimarrebbe tale anche se non ci fossero visitatori ma la sua fondamentale funzione educativa si esplica direttamente con la corretta fruizione. Chi fruisce di un’area protetta deve farlo “in punta di piedi”, “senza lasciare tracce” e non è detto che possa raggiungere qualsiasi luogo, né che possa liberamente aprire sentieri dove fa più comodo. Un parco non è un parco finché non ha una mappa di sentieri numerati e identificati sul territorio con segnaletica orizzontale e verticale; sentieri riconosciuti e tutelati dalle istituzioni e dalla cittadinanza, ognuno con le corrette modalità di percorrenza. La mappa dei sentieri deve essere pubblica, facilmente reperibile e periodicamente aggiornata.

ACCESSI = il Parco è un laboratorio educativo e didattico a cielo aperto. Chi visita un Parco, in qualsiasi nazione si trovi, passa inizialmente da un Centro Visite dove poter reperire informazioni, conoscere le peculiarità del territorio, contattare guide, conoscere le modalità per raggiungere e percorrere i sentieri del Parco. Ciò non è presente sul nostro territorio. Un parco non è un parco se non ha luoghi facilmente raggiungibili, soprattutto con mezzi pubblici, da cui poter accedere ai principali sentieri.

CONFINI = Chi entra entro i confini geografici di un Parco, che sia a piedi, in bici, a cavallo o in auto su una strada asfaltata, deve percepirlo. I cartelli che delimitano l’area protetta devono essere ben evidenti. Il Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi è ad oggi un puzzle disarticolato di parti di territorio con modalità di gestione diverse: la cartellonistica assente o ridotta non ha mai permesso al visitatore di capire in quale ambito territoriale si trovasse. I confini di un’area protetta sono dunque importanti ma quasi sempre risultano inadeguati per una gestione virtuosa e una corretta tutela: occorre superarli, andare oltre.

REGOLE = Ecco la parola che in molti vorrebbero eliminare dal vocabolario. Ma un Parco non è un parco se non ha un suo regolamento che punta alla convivenza tra UOMO e AMBIENTE e tra le varie attività lavorative o ricreative che si svolgono al loro interno. E le regole non servono se non c’è nessuno che si impegna a farle applicare: non c’è parco se non ci sono i “guardiaparco”. E le regole possono andare dal “non cogliere i fiori”, “non fare rumori molesti” (che impariamo alla scuola primaria o anche prima) al divieto di discariche e edifici abusivi, di caccia o pesca: è evidente che alcune trasgressioni sono più gravi e dannose, ma questo non vuol dire che le altre non siano più sanzionabili.

SOSTENIBILITA’ = Non si può fare niente dentro un Parco? Si possono fare molte cose, dal turismo all’agricoltura: occorre premiare le attività SOSTENIBILI per l’ambiente che vogliamo tutelare. Un Parco non è un parco se non conosce nel dettaglio quali sono le attività che ricadono sul suo territorio, non sa valutarne gli impatti e non riesce a premiare e incentivare le attività compatibili. Il valore di un’area protetta è inestimabile di per sé ma produce comunque RICCHEZZA e LAVORO continuativi nel tempo se gestita in maniera opportuna.

RICERCA = il Parco è un luogo di ricerca e studio. Il collegamento con ricercatori, musei, scuole e università deve essere promosso e incentivato. L’evoluzione di un Parco, dei suoi Percorsi, dei suoi Accessi, delle sue Regole, della Sostenibilità delle attività che vi si praticano non deve essere stabilita da sensazioni soggettive, da portatori di interesse o da opinioni politiche ma esclusivamente dai risultati di studi scientifici.

COMUNITA’ = il Parco non esclude l’UOMO ma lo rimette in equilibrio con il sistema naturale. A questo punto il Parco ha l’obbligo di mettere in risalto, immortalare e rinnovare i legami vecchi e nuovi tra Comunità e territorio. I segni dell’uomo e il suo lavoro diventano parte integrante della ricchezza del Parco al pari di un albero secolare. La Comunità si unisce per tutelare non più un pezzo di territorio ma sé stessa. La Comunità diventa consapevole del bene comune di cui gode e di cui godranno anche i figli.

 

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Aderenti al progetto "gli occhi sulle colline" ed ambito di interesse.

Attività

Descrizione

Associazione di riferimento o proponente l’attività

Disponibilità e interesse  a partecipare

1 - 2

Corso cartografia elettronica  e piattaforma WEB.

Creazione e gestione sito.

GULLI

Agire Verde / MTB Porto / WWF / Unicorno / Inbar / Carnieri / Lipu / /2 esterni: Uaar e Misericordia)

3

Raccolta materiale e documenti da caricare sulla piattaforma WEB

 

Agire Verde / MTB Porto / WWF / Gruppo Arch. / G. Botanico / L. Sturmann / Giros / Gaia

4

Raccolta e studio normative che regolano il territorio delle Colline Livornesi

 

Giros / InItinere / Unicorno / Gaia

5

Processi partecipativi. Formazione Comunità. Mappa di Comunità.

 

G.Brugnoni / Claudia WWF / Unicorno

6

Interfaccia con enti e ricerca dei finanziamenti

Aalscitec

Unicorno / Gaia

 

7

Presentazione alla cittadinanza. Creazione evento inaugurale e conferenza stampa. Calendario unificato iniziative delle associazioni.

 

Agire Verde / WWF / Unicorno / Gaia

8

Organizzazione di prime esplorazioni del territorio finalizzate a mappatura/segnalazione abusi/studio...

 

Lipu / Agire Verde / MTB Porto / WWF / G. Arch. / G. Botanico / Legambiente / InItinere / Giros / Unicorno / Gaia

nota: chi fosse interessato a partecipare alle diverse attività previste per la piena attuazione del progetto, vòlto ad avere a disposizione della comunità un Parco dei Monti Livornesi pienamente fruibile, può contattarci per info su agireverde@tin.it.

Aggiornamenti sul progetto e sintesi, al 31.12.2011

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

La comunità deve “crearsi”, “collaborare”, “discutere” attorno a 3 linee progettuali specifiche che

saranno illustrate di seguito.

1 - Mappatura e monitoraggio dei sentieri.

2 - La segnalazione degli abusi e delle infrazioni.

3 - Centro di documentazione sul Territorio delle Colline Livornesi

Ogni linea progettuale dovrà favorire e prevedere due momenti importanti:

A – la comunità condivide conoscenze e informazioni su una piattaforma web interattiva (ad

esempio mappe online e forum).

B - la comunità si conosce, si incontra, progetta, si attiva sul territorio (gruppi di

volontariato, gruppi di studio, iniziative comuni ecc…).

Per le mappe online interattive sarà usata la piattaforma OpenStreetMap (una wiki-mappa

liberamente modificabile dell'intero pianeta).

Attualmente la “comunità” che “collabora” e “discute” è composta da 16 associazioni - WWF

Livorno, Lipu Livorno, Legambiente Livorno, Associazione Culturale Gaia, Gruppo Botanico

Livornese, Gruppo Archeologico Paleontologico, GIROS Livorno (Orchidee spontanee), GULLi

(Gruppo Utenti Linux Livorno), Aalscitec (Associazione di associazioni per la Scienza e la

Tecnologia), Agire Verde, Circolo Porto Sez. Mountain Bike, Circolo Ippico Unicorno, Initinere,

Inbar (Istituto Nazionale Bioarchitettura sez. Livorno), UAAR (unione atei agnostici razionalisti),

ASD Il Mandriolo – più 3 individui singoli. Ci sono contatti con almeno altri 5 gruppi e

associazioni (CAI Livorno con un incontro specifico, Ass. Italia-Nicaragua, Reset Livorno, Teatro

Agricolo, Giubbe Verdi Rosignano).

Ci sono state riunioni plenarie ogni mese a partire da Marzo 2011 (con l’unica eccezione di

agosto), più 4 riunioni tecniche o momenti formativi. Le sedi utilizzate sono quelle di AALSciTec in

via Roma e del WWF Livorno in via Corsica.

Nella sede WWF è stata allestita dal GULLi una postazione informatica e una connessione internet

(concessa gratuitamente dalla ProLoco SantJacopo).

Le associazioni dialogano in un gruppo GOOGLE di discussione

sguardocolline@googlegroups.com .

Il progetto è stato presentato pubblicamente in tre occasioni: Giornata delle foreste (AALSciTec);

Linux Day (GULLi), Tavola Rotonda (Agire Verde). E’ stato realizzato un volantino fronte-retro

con i loghi di tutte le associazioni e una breve descrizione del progetto.

Alle istituzioni il progetto è stato presentato: dettagliatamente all’Assessore Provinciale alla Aree

Protette Bisti, e poi con brevi cenni agli assessori Grassi e Cantù del Comune di Livorno (Ambiente

e Associazionismo). E’ in programma l’avvio di un Tavolo Tecnico con la Provincia.

E’ stata scelta la modalità e la struttura di base con cui un gruppo ristretto dei componenti delle

varie associazioni con maggiore esperienza informatica, guidate dal GULLi, possa cominciare la

costruzione del sito web.

Sono già stati registrati i domini: www.occhisullecolline.it e www.occhisullecolline.com, l’indirizzo

di posta elettronica info@occhisullecolline.it e gli account

http://www.youtube.com/user/occhisullecolline http://vimeo.com/occhisullecolline

http://www.facebook.com/occhisullecolline

1) Mappatura e monitoraggio dei sentieri.

- STEP 1.1: creazione di una mappa interattiva all’interno dello spazio web dove gli utenti

possono caricare da subito mappe di percorsi da realizzare nel territorio (esclusivamente a

piedi, in bicicletta o a cavallo) con descrizione dettagliata e possibilmente con allegato il file

con la traccia GPS da utilizzare con navigatori satellitari.

Con due serate formative organizzate del GULLi sono state fornite le basi per poter inserire

un percorso nella cartografia di OpenStreetMap alla quale può accedere e inserire

informazioni chiunque si registri (funziona con le stesse modalità di Wikipedia). Da

OpenStreetMap sarà poi in futuro possibile estrapolare i dati che riterremo utili per il

nostro sito web.

Sono state studiate alcune schede per la Rilevazione e la Descrizione di Sentieri per poterne

creare una standard da utilizzare all’interno del nostro Progetto (il modello base è quello

utilizzato per la Registrazione di un Itinerario nella Rete Escursionistica Toscana).

Il Territorio delle Colline Livornesi nella sua interezza è stato suddiviso in aree di studio

per caratteristiche di omogeneità geografiche e ecosistemiche.

- STEP 1.2: creazione all’interno dello spazio web di una “bacheca” (per esempio sotto

forma di forum o blog) dove gli escursionisti possono incontrarsi e organizzare insieme

esplorazioni del territorio (esclusivamente a piedi, in bicicletta o a cavallo).

- STEP 1.3 (con eventuale finanziamento): con l’assistenza e l’autorizzazione della

Provincia, creazione di un gruppo di volontari che possa compiere semplici operazioni di

manutenzione della sentieristica e della segnaletica. Un finanziamento potrebbe essere utile

per fornire il gruppo di idoneo materiale per apporre la segnaletica e di un navigatore GPS.

Abbiamo discusso la questione nei primi contatti con la Provincia e siamo in attesa di

superare alcuni vincoli assicurativi-giuridici. Sarà tema di discussione del futuro Tavolo

Tecnico. Durante le riunioni è stata rilevata la necessita a livello normativo di poter

operare solo su sentieri già registrati nella Rete Escursionistica Toscana (RET): è stato

dunque elaborato un percorso di lavoro per poter affiancare la Provincia nell’iter di

registrazione di un sentiero nella RET (partendo ad esempio da un singolo itinerario

scelto).

- STEP 1.4 (con eventuale finanziamento): selezione e controllo di tutte le informazioni

raccolte per elaborare una guida e una carta (anche a fini turistici) e un sito professionale per

favorire la fruizione dei migliori percorsi del territorio.

2) La segnalazione degli abusi e delle infrazioni.

- STEP 2.1: creazione di una mappa specifica all’interno dello spazio web, per esempio sotto

forma di geoblog, dove inserire tutte le segnalazioni pervenute (ora e data, descrizione ed

eventuale foto, nome del segnalatore) riguardanti infrazioni nel parco come sentieri

inagibili, sentieri chiusi, caccia illegale, discariche abusive, opere edilizie non autorizzate,

distruzione di habitat ecc…

Alle riunioni e in mailing list vengono già esposte molte segnalazioni di abusi e infrazioni.

Non è stato creata però ancora una modalità standard di raccolta delle segnalazioni.

- STEP 2.2: informazione e formazione sugli aspetti normativi che regolano i vari ambiti del

territorio.

Lo studio delle normative per ora non è stata affrontata in maniera sistematica. Sono stati

via via esaminati durante le discussioni alcuni aspetti del Piano del Parco Provinciale e

della normativa che regola la Sentieristica e la Rete Escursionistica Toscana ecc…

- STEP 2.3: contatto con enti provinciali e comunali, Polizia Provinciale e Guardie

Ambientali Volontarie delle Associazioni Ambientaliste a cui far pervenire attraverso un

canale preferenziale le segnalazioni accertate, eventualmente con utilizzo di posta

elettronica certificata.

Le GAV della Lipu e di Legambiente già fanno parte del Progetto. E’ stato chiesto alla

Provincia di fornire un referente per ricevere le nostre segnalazioni e sarà tema del futuro

Tavolo Tecnico. Un breve esempio di raccolta segnalazioni fatti pervenire a Emiliano

Carnieri (Provincia di Livorno) è stato fatto sul tema degli accessi al Parco dei Monti

Livornesi.

3) Centro di documentazione sul Territorio delle Colline Livornesi

- STEP 3.1 (con eventuale finanziamento): creazione di un database pubblico consultabile

dallo spazio web in cui censire le varie realtà che operano in modo sostenibile nel territorio

delle Colline Livornesi, con elenchi di indirizzi utili, di documenti che riguardano il

territorio e le iniziative e le attività della Comunità. L’accuratezza del database dipenderà

anche dalle risorse e dalle competenze disponibili per la sua creazione.

E’ stato fatto in piccolo per le associazioni che fanno parte attualmente del Progetto (elenco

indirizzi e recapiti). Alcune associazioni singolarmente stanno già raccogliendo il proprio

materiale e i propri documenti a disposizione, alcune l’hanno già pubblicato nei propri siti

internet (in attesa del sito web del Progetto).

- STEP 3.2: agevolare l’apertura di un canale di comunicazione tra tutte le realtà, con

interviste e momenti di incontro. Favorire la connessione tra le varie realtà attraverso la

creazione di una mailing list di divulgazione e/o di un piccolo ufficio stampa che diffonda il

calendario delle iniziative delle associazioni e degli operatori coinvolti.

E’ stato fatto in piccolo per le associazioni che fanno parte attualmente del Progetto

(mailinglist) e stiamo provando a far nascere un calendario unico di iniziative per il 2012 e

a creare un evento unico inaugurale.

C) Creazione di una Mappa di Comunità.

Le informazioni e le conoscenze raccolte attraverso queste tre linee progettuali permetterà alle varie

realtà della comunità di arrivare a progettare ed affrontare un percorso partecipato e condiviso che

porti alla costruzione di una MAPPA DI COMUNITA’.

Una “Mappa di Comunità” riassume in una carta tutte le “bellezze” e le “bruttezze” del territorio,

tutte le “opportunità” e tutti i “difetti”, e che inoltre rappresenti il legame uomo-ambiente e l’aspetto

emozionale che ne deriva. La Mappa di Comunità dovrà contenere le invarianti strutturali del

territorio delle Colline, ovvero gli elementi costitutivi dell’identità dell’area dal punto di vista

storico, economico, ambientale e percettivo, che siano di riferimento per valutare ogni tipo di

proposta di trasformazione, per creare una sorta di carta costituzionale del territorio (vedi come

esempio il sito http://www.casentino.toscana.it/ecomuseo/mappe.htm)

Esistono varie modalità per attuare questa parte del progetto (processi partecipativi più o meno

strutturati, utilizzo di software, mappe on-line o cartacee, ecc…) la cui scelta dipenderà

esclusivamente dalle risorse e dalle competenze disponibili.

Il percorso che porterà alla Mappa di Comunità prevederà anche un LABORATORIO PER IL

PARCO DEL FUTURO. Gruppi di studio si occuperanno di valutare possibili strategie per

analizzare e migliorare la situazione attuale con il duplice scopo:

• di aumentare la tutela del territorio

• di promuovere la nascita di opportunità economiche che ne utilizzino in maniera

sostenibile le risorse.

I gruppi di studio dovranno da una parte analizzare la situazione attuale, visionare le proposte

presenti nel Piano del Parco dei Monti Livornesi e i regolamenti delle ANPIL e dall’altra ipotizzare

modi per allargare la tutela del Parco ai territori attualmente non inclusi nei confini dell’area

protetta, studiando strategie virtuose già utilizzate con successo in altre aree protette.

Lo studio della PARTECIPAZIONE e degli STRUMENTI PARTECIPATIVI non è ancora stato

affrontato. Sono stati fatti per adesso girare in mailinglist alcuni primi documenti sulla questione.

Questo è il protocollo d'intesa, raggiunto per una fattiva collaborazione alla sostenibilità del Parco:

PROTOCOLLO D’INTESA PER L’ADOZIONE DI CRITERI CONDIVISI NELLA DEFINIZIONE DELLA SENTIERISTICA E NELLA REALIZZAZIONE DELLA SEGNALETICA NELL’AREA DELLE COLLINE LIVORNESI (NOTA: ATTUALMENTE IL PROTOCOLLO VA RIELABORATO E REINDIRIZZATO IN AMBITO REGIONALE, IN FUNZIONE DELLA NUOVA LEGGE REGIONALE SU PARCHI ED AREE PROTETTE con delega non più provinciale ma regionale)

TRA GLI ENTI

·       La Provincia di Livorno

·       Il Comune di Collesalvetti

·       Il Comune di Livorno

·       Il Comune di Rosignano Marittimo

E LE ASSOCIAZIONI

·       I soggetti aderenti al Progetto “Occhi sulle Colline” e altri soggetti operanti nell’ambito della divulgazione e ottimizzazione delle conoscenze e della tutela e fruizione sostenibile del territorio delle Colline Livornesi

·       La Sezione CAI di Livorno

(ENTI e ASSOCIAZIONI d’ora innanzi denominati congiuntamente «soggetti sottoscrittori» del protocollo d’intesa, contenuti e firmatari dell’elenco di cui all’ALLEGATO A, aggiornabile secondo le regole contenute nel presente protocollo all'Art. 3)

 

Premesso che

Con riferimento all’Area delle Colline Livornesi, lo scopo del presente protocollo d’intesa è quello di stabilire i criteri e le modalità per costituire una rete di sentieri contrassegnati da numerazione condivisa e da segnaletica orizzontale, anche in prospettiva di un eventuale processo futuro di inserimento dei suddetti sentieri nella RET (Rete Escursionistica Toscana disciplinata dalla LR 17/1998 e da Regolamento di attuazione approvato con DPGR 1/R del 9  gennaio 2013).

 L’Area delle Colline Livornesi costituisce un patrimonio da tutelare e da rendere maggiormente accessibile sia in termini di disponibilità delle conoscenze sul territorio sia in termini di fruizione sostenibile del territorio da parte degli escursionisti, residenti o non residenti (visitatori/turisti) anche prevedendo Centri di accoglienza e informazione e documentazione della RET come previsto dal Regolamento suddetto .

Scopo ultimo del presente protocollo d’intesa è quindi favorire l’escursionismo quale attività in linea con la conservazione dell’ambiente e la conoscenza rispettosa delle risorse del territorio.

L’Area delle Colline Livornesi rappresenta un’ area:

·     geograficamente e geologicamente ben definita che interessa i Comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo, delimitata a ovest dalla città di Livorno e dal Mar Ligure, a Nord dalla SS 555, a est dai  due corsi d’acqua (Tora e Fine) e a sud dal rilievo di Poggio Pipistrello e ancora dal corso del Fiume Fine;

·     interessata da un ricco sistema di aree naturali protette sia nazionali (Riserva Naturale dello Stato di Calafuria), sia provinciali (Parco Provinciale dei Monti Livornesi - ambiti territoriali della Foresta di Valle Benedetta, Foresta di Montenero e Parco dei Poggetti - e Riserva Naturale Oasi della Contessa), sia comunali (6 ANPIL, Aree Naturali di Interesse Locale: Foresta di Montenero, Foresta di Valle Benedetta, Parrana S.Martino, Colognole, Torrente Chioma, Parco del Chioma);

·     interessata da Siti di Importanza Regionale (SIR) di cui alla LR 56/2000 e s.m.i.: SIR 47 Padule di Suese e Biscottino, SIR B09 Calafuria e SIR B10 Monte Pelato.

L’Area delle Colline Livornesi è identificata come “Zona 15-Colline Livornesi” nella Pianificazione delle aree effettuata dalla Regione Toscana ai fini della pianificazione della Rete Escursionistica Toscana (RET) (ALLEGATO B).

Nell’ambito di questa area così ben definita risulta prioritario:

1) sviluppare una rete di sentieri con una numerazione coerente tra loro al fine di creare un sistema di sentieri facilmente fruibili dagli escursionisti;

2) utilizzare un modello di segnaletica (coerente con i criteri tecnici e i materiali standard previsti dalla Commissione Centrale per l'Escursionismo del CAI di cui all’ALLEGATO C) e di individuazione dei sentieri rispondente a criteri di funzionalità, chiarezza e semplicità che ne garantiscano la fruibilità;

3) attivare un sistema di controllo, tutela e segnalazione per l'effettiva e corretta fruibilità di tale sentieristica (effettiva accessibilità e percorribilità dei sentieri, effettiva presenza della segnaletica, controllo e sanzionamento da parte dei soggetti preposti nei casi di errata fruizione).

 

Tutto ciò premesso, si conviene e si stipula quanto segue:

 

Articolo 1–PREMESSE.

Le premesse e gli ALLEGATI A-B-C-D costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Protocollo d’intesa. Il presente Protocollo d’intesa viene sottoscritto in ragione del riconoscimento delle finalità istituzionali delle realtà operanti sul territorio delle Colline Livornesi e del valore del volontariato svolto nell’ambito della tutela del patrimonio territoriale, dell’escursionismo, della manutenzione e tracciamento dei sentieri nonché della ricerca e promozione delle molteplici conoscenze relative agli aspetti naturalistici, scientifici, storici e culturali caratterizzanti il territorio.

 

Articolo 2–OGGETTO DEL PROTOCOLLO D’INTESA.

Il Protocollo di Intesa viene stipulato nell’ambito degli interessi istituzionali dei soggetti sottoscrittori e ai fini dell’attuazione degli interventi e delle azioni necessari alla promozione di un moderno escursionismo (a piedi, in bicicletta, a cavallo), rispettoso del territorio e delle sue valenze culturali e naturalistiche, che renda accessibili la viabilità antica e le località interessate dal sistema delle Aree Protette del patrimonio escursionistico, naturalistico, scientifico, storico e culturale del Territorio delle Colline Livornesi.

I soggetti sottoscrittori (ENTI e ASSOCIAZIONI) all'unanimità potranno approvare l'inserimento nell’Allegato A di nuovi soggetti sottoscrittori.

 

Articolo 3–DEFINIZIONE DEL “GRUPPO DI LAVORO SENTIERISTICA”

Con la sottoscrizione del presente Protocollo d’intesa, tutti i soggetti sottoscrittori (ENTI e ASSOCIAZIONI) s’impegnano a nominare un “Referente per la sentieristica” e a comunicare un indirizzo email di riferimento (ogni soggetto sottoscrittore avrà cura dell’eventuale aggiornamento del nominativo e indirizzo); i “Referenti per la sentieristica” così individuati costituiscono il “Gruppo di lavoro  Sentieristica”.

L’attività del “Gruppo di lavoro Sentieristica” potrà svolgersi:

-         sia tramite contatti mail (organizzati tramite mailing list tra gli indirizzi email di riferimento)

-         sia tramite convocazione c/o locali istituzionali della Provincia di Livorno di un tavolo tecnico: il tavolo tecnico è presieduto dalla Provincia di Livorno (o eventuale soggetto sottoscrittore delegato) e tutti i soggetti sottoscrittori si impegnano a prenderne parte.                                          Il tavolo tecnico, come indicato nel seguente Articolo 4, potrà essere appositamente convocato nel corso dell’attività di definizione della sentieristica; in tal caso, sentiti tutti i soggetti sottoscrittori per concordare modalità e tempistica, il tavolo tecnico sarà convocato dal soggetto proponente comunque entro 30 giorni dalla mail “Proposta di sentiero”.                                                  La Provincia di Livorno (anche tramite eventuale soggetto sottoscrittore delegato) si impegna inoltre a convocare il tavolo tecnico con periodicità almeno quadrimestrale concordandone modalità e tempistica con tutti  i soggetti sottoscrittori . In caso di impossibilità i referenti possono delegare o un altro componente della propria associazione o un altro referente di un soggetto sottoscrittore. 

Articolo 4–Attività del “Gruppo di lavoro Sentieristica” PER LA  definizione della sentieristica e PER LA realizzazione della segnaletica orizzontale dei sentieri

Per effetto del presente Protocollo d’intesa, per  l’inserimento di un sentiero nella rete sentieristica e per procedere alla realizzazione della segnaletica orizzontale, tutti i soggetti sottoscrittori (ENTI e ASSOCIAZIONI) s’impegnano all’attuazione dei criteri condivisi di seguito riportati (sintetizzati nell’ALLEGATO D), in modo tale che ciascun nuovo inserimento dovrà essere condiviso dalle Amministrazioni pubbliche territorialmente competenti firmatarie del presente protocollo d’intesa:

1)   ogni soggetto sottoscrittore, una volta identificato un sentiero esistente da inserire nella rete sentieristica delle Colline Livornesi, ne dà comunicazione a tutti gli altri soggetti sottoscrittori inoltrando una email a tutti gli indirizzi di riferimento con oggetto “Proposta di sentiero” avente in allegato una carta esaustivamente rappresentativa del tracciato proposto (in formato .pdf o .jpg e qualora disponibile in formato .shp o .gpx) e la corrispondente numerazione a 2 cifre proposta (dispari ad est dello 00 e pari ad ovest dello 00);

2)   per tener conto di eventuali proposte di varianti/modifiche, gli altri soggetti sottoscrittori, entro 15 giorni dalla data di trasmissione della email di “Proposta di sentiero”, possono inoltrare eventuali osservazioni e/o richieste di convocazione del tavolo tecnico nel rispetto delle seguenti modalità:

CASO A:   nel caso in cui, entro i suddetti 15 giorni, non ci siano osservazioni e/o richieste di convocazione del tavolo tecnico, il proponente può procedere alla realizzazione della segnaletica orizzontale applicando la numerazione proposta e adottando i criteri tecnici e i materiali standard previsti dalla Commissione Centrale per l'Escursionismo del CAI di cui all’ALLEGATO C;

CASO B:    nel caso in cui ci siano osservazioni, tutti i Referenti per la sentieristica interessati si confrontano tramite i contatti email di riferimento al fine di procedere o ad una validazione della proposta o ad una revisione sostanziale della stessa; entro 30 giorni dalla trasmissione della email di “Proposta sentiero” la proposta è sottoposta a votazione tramite i contatti email secondo il criterio di maggioranza semplice (e quindi con l’ assenso delle Amministrazioni pubbliche territorialmente competenti firmatarie del presente protocollo d’intesa):

-        qualora la proposta sia validata il proponente può procedere alla realizzazione della segnaletica orizzontale applicando la numerazione proposta e adottando i criteri tecnici e i materiali standard previsti dalla Commissione Centrale per l'Escursionismo del CAI di cui all’ALLEGATO C;

-       qualora la proposta non sia validata il proponente procederà ad una nuova elaborazione del materiale e ripercorrerà la procedura a partire dal punto 2);

 

CASO C:   nel caso in cui risulti esserci almeno una richiesta di convocazione di tavolo tecnico il “Gruppo di lavoro Sentieristica” si riunisce al fine di procedere ad una revisione sostanziale della proposta; in questa sede la revisione della proposta è sottoposta a votazione secondo il criterio di maggioranza semplice:

-       qualora la proposta sia validata il proponente può procedere alla realizzazione della segnaletica orizzontale applicando la numerazione proposta e adottando gli standard previsti dalla Commissione Centrale per l'Escursionismo del CAI di cui all’ALLEGATO C;

-       qualora la proposta non sia validata il proponente procederà ad una nuova elaborazione del materiale e ripercorrerà la procedura a partire dal punto 2).

 

3)   durante la realizzazione della segnaletica orizzontale potranno essere effettuate piccole attività di ripulitura dalla sola vegetazione che ostruisca il sentiero o che impedisca la leggibilità della segnaletica orizzontale stessa (interventi di manutenzione ordinaria  limitati al taglio di sterpaglia e di ramaglie di piccoli arbusti, prestando attenzione alla presenza di biodiversità da tutelare), utilizzando se necessario mezzi motorizzati di appoggio per l’accesso ai luoghi di intervento previa comunicazione (fax o email) all'ufficio competente.

4)   una volta ultimata l’attività di segnatura, il soggetto proponente ne dà comunicazione a tutti gli altri soggetti e, al fine di rendere disponibili le informazioni utili per un eventuale futuro processo di inserimento del sentiero in RET, mette a disposizione degli altri soggetti sottoscrittori il materiale raccolto e prodotto in formato propedeutico all'inserimento in RET. Le informazioni verranno fornite con il solo scopo di supportare la definizione della sentieristica. I sottoscrittori si impegnano a controllare l'accuratezza e l'aggiornamento delle informazioni e dei dati che verranno forniti. Tuttavia i sottoscrittori non si assumono alcuna responsabilità per eventuali danni provocati direttamente o indirettamente a cose e/o persone da imprecisioni o errori nelle informazioni e nei dati che verranno forniti. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’utilizzo della piattaforma Open Street Map, i dati del progetto Open Street Map sono rilasciati su licenza Open Data Commons Open Database License (ODBL, http://opendatacommons.org/licenses/odbl/summary/).

Questi stessi criteri condivisi (sintetizzati nell’ALLEGATO D) sono applicati anche per ogni eventuale proposta di modifica funzionale a migliorare la fruibilità della rete sentieristica (ripercorrendoli a partire dall’inoltro di una email a tutti gli indirizzi di riferimento con oggetto “Modifica di sentiero”).

Articolo 5ALTRE ATTIVITA’ DEL “GRUPPO DI LAVORO SENTIERISTICA”

Con la sottoscrizione del presente Protocollo d’intesa, al fine di attivare un processo di confronto e monitoraggio, tutti i soggetti sottoscrittori (ENTI e ASSOCIAZIONI) s’impegnano a collaborare per:

a)  definire un “Disciplinare per la manutenzione della sentieristica delle Colline Livornesi” in modo tale che gli ENTI sottoscrittori possano deliberarne l’approvazione entro 120 giorni dalla sottoscrizione del presente Protocollo d’Intesa; il disciplinare sarà finalizzato a regolamentare le tipologie di intervento mirate agli aspetti della sorveglianza, custodia,  regolare assistenza e supporto operativo (in termini di definizione delle modalità di controllo della percorribilità dei sentieri, della presenza di eventuali ostacoli lungo i sentieri e della necessità di ripristino della segnaletica, anche tramite l’eventuale attivazione di piattaforme on-line e l’attivazione di interventi di manutenzione straordinaria con disponibilità di personale e mezzi delle pubbliche amministrazioni di competenza);

b)   la produzione, la condivisione e la pubblicazione sui siti istituzionali di materiale informativo inerente la sentieristica e la segnaletica (privilegiando l’impiego di formati informatici facilmente divulgabili e aggiornabili);

c)   produrre il materiale necessario alla predisposizione di un progetto esecutivo per l’inserimento dei dati nel Catasto dei Sentieri in armonia con quanto previsto dalla Regione Toscana per la Rete Escursionistica Toscana (RET);

d)   garantire la salvaguardia delle porte di accesso alla rete sentieristica individuata, affinché tali porte siano ben individuabili, sicure e permanenti per gli escursionisti a piedi, a cavallo e in bicicletta, specie laddove l’accesso del sentiero non sia su strada demaniale o vicinale ad uso pubblico, ma su strada privata o vicinale ad uso privato;

e)   individuare le criticità relative alla fruibilità del territorio a causa del passaggio di mezzi motorizzati in aree dove la percorrenza non è permessa a tali tipo di mezzi, nonché a collaborare per lo studio e l’applicazione di misure atte all’impedimento dell’accesso di mezzi motorizzati dove non consentito (quali un’apposita cartellonistica, un maggior controllo sul territorio e/o eventuali “barriere fisiche”);

f)     progettare modalità di inserimento di una segnaletica verticale, rispettosa delle specie vegetali e animali, che risponda a criteri di funzionalità, chiarezza, tale da semplificare ed arricchire la fruibilità della rete sentieristica;

g)   condividere eventuali processi di cambiamento relativi alla pianificazione delle aree ricadenti nell’Area delle Colline Livornesi  e/o eventuali progetti in corso o in attivazione;

h)   la ricerca di specifici finanziamenti per far fronte agli oneri connessi alla realizzazione delle azioni di cui al precedenti punti.

 

Livorno, 25 Marzo 2013


 

ALLEGATO A

Soggetti sottoscrittori: ENTI

Nominativo

Nominativo Referente per la sentieristica

Indirizzo email Referente per la sentieristica

Nominativo Rappresentante/i

Data e Firma Rappresentante per sottoscrizione

Provincia di Livorno

 

 

Paolo Pacini

Assessore ai Parchi, Agricoltura, Turismo, Pesca

 

Comune di Collesalvetti

 

 

 

 

Comune di Livorno

Alessandro Ursi

aursi@comune.livorno.it

Massimo Gulì

Assessore all’Ambiente, Protezione Civile, Associazionismo

 

Comune di Rosignano M.mo

 

 

 

 

 

Soggetti sottoscrittori: Soggetti aderenti al Progetto “Occhi sulle Colline” (i nominativi indicati potrebbero attualmente non essere più gli stessi)

Nominativo

Nominativo Referente per la sentieristica

Indirizzo email Referente per la sentieristica

Nominativo Rappresentante/i

Data e Firma Rappresentante per sottoscrizione

AALSciteC                      (Livorno)

Carmela Sturmann

linasturmann@gmail.com

Carmela Sturmann

 

Agire Verde                     (Livorno)

Luciano Suggi

agire.verde@yahoo.com

Luciano Suggi

 

Circolo Porto - Sezione MTB                                (Livorno)

Fabrizio Petri

fabrizio.petri@circoloporto.it

Fabrizio Petri

 

GAIA                            (Collesalvetti)

Francesca Ruggeri

francerugge@gmail.com

Francesca Ruggeri

 

Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese (Livorno)

Roberto Branchetti

roberto.branchetti@alice.it

Roberto Branchetti

 

G.I.R.O.S.-Sezione di Livorno                     (Livorno)

Iolanda Legitimo

iolanda.legitimo@giros.it

Iolanda Legitimo

 

G.U.L.Li *                     (Livorno)

Fabrizio Carrai

presidente@livorno.linux.it

Diego Banti

 

Istituto Nazionale Bioarchitettura                     (Livorno)

Simona Comelato

simo.comelato@hotmail.it

Simona Comelato

 

INITINERE             (Rosignano M.mo)

Barbara Sandri

barbara.sandri@email.it

Barbara Sandri

 

Legambiente -Sezione di Livorno                     (Livorno)

Achille Luckenbach

sede@legambientelivorno.it

Achille Luckenbach

 

LIPU- Sezione di Livorno / GAV                               (Livorno)

Fabio Cagliata

f.cagliata@alice.it

Fabio Cagliata

 

Il Mandriolo                   (Rosignano M.mo)

Euro Giusti

il.mandriolo@libero.it

Euro Giusti

 

UAAR Circolo di Livorno                         (Livorno)

Carmela Sturmann

linasturmann@gmail.com

Carmela Sturmann

 

Unicorno                            (Livorno)

Cristina Pasquini

cpasquini2002@libero.it

Cristina Pasquini

 

WWF -Sezione di Livorno                     (Livorno)

Diego Guerri

diego.guerri@email.it

Diego Guerri

 

* Il G.U.L.Li sottoscrive il presente protocollo con le sole finalità specifiche di dare supporto tecnologico per la preparazione delle informazioni necessarie al processo di definizione dei sentieri e di contribuire al trasferimento delle informazioni relative alla sentieristica definita sul portale del progetto cartografico Open Street Map. Al fine di rimanere attivo nello specifico ambito di attività, il G.U.L.Li contribuirà ad un efficiente svolgimento dei confronti email per gli aspetti di propria competenza e delle convocazioni del “Tavolo Tecnico Sentieristica”, supportando le discussioni e presenziando agli incontri, ma non prenderà parte alle votazioni del “Tavolo Tecnico Sentieristica”.

Soggetti sottoscrittori: altri soggetti operanti nell’ambito della divulgazione e ottimizzazione delle conoscenze e della tutela e fruizione sostenibile del territorio delle Colline Livornesi

Nominativo

Nominativo Referente per la sentieristica

Indirizzo email Referente per la sentieristica

Nominativo Rappresentante/i

Data e Firma Rappresentante per sottoscrizione

Sezione CAI di Livorno**                     (Livorno)

Osvaldo RIGHINI

righini.osvaldo@alice.it

Osvaldo RIGHINI

 

Gruppo Botanico Livornese                     (Livorno)

 

 

 

 

Associazione Trekking Libertas                     (Rosignano M.mo)

 

 

 

 

Associazione Amici della Natura                        (Rosignano M.mo)

 

 

 

 

Gruppo MTB Rosignano (Rosignano M.mo)

 

 

 

 

** La Sezione CAI di Livorno sottoscrive il presente protocollo anche in qualità di garante tecnico dell’adozione degli standard previsti dalla Commissione Centrale per l'Escursionismo del CAI fatti propri dal DPGRT 61/R/2006 (Regolamento di attuazione della LR 17/1998 “RET e disciplina delle attività escursionistiche”)(ALLEGATO C

  

NOTA: per seguire l'evoluzione di questo progetto e per maggior completezza, vi rimandiamo direttamente al sito appositamente costruito e deputato a questo:

http://occhisullecolline.it/