CONTATTO REFERENTE : 3388776130 - ADALGISA BROGI
PRENOTAZIONE : ENTRO VENERDI’ 30 SETTEMBRE
RIFERIMENTO INIZIATIVA : EVENTI OTTOBRE 2022 - GENNAIO 2023
META FINALE : POZZO DELLA MADONNA
LINK : https://www.puntinesulmondo.it/natura-toscana-un-tuffo-nelle-polle-di-malbacco/
RITROVO : BARRIERA GARIBALDI (Guglia) ORE 9.00
AVVICINAMENTO : Autostrada E 80 A12 uscita Versilia
DIREZIONE SERAVEZZA-MALBACCO - 61 KM
IPOTESI PARCHEGGIO : PARCHEGGIO DESIATA (proprio davanti) TARIFFA 2 € /h
PARCHEGGIO LIBERO GRATUITO A MALBACCO 1.8 KM PRIMA
PERCORSO TREKKING : CIRCA 2 KM SU STRADA ASFALTATA POCO TRAFFICATA CON VISTA SU L’ALTISSIMO LUNGO IL SERRA: VARCO n°4,
CALZATURE CONSIGLIATE : SCARPE DA TREKKING E SCARPE PROTETTIVE PER CAMMINARE NELLA VASCA ( TIPO SCOGLIO).
INDUMENTI : COSTUME E ACCAPPATOIO IN CASO DI BAGNO (se le temperature saranno favorevoli).
AVVERTENZA : CON PIOGGE CONSISTENTI RISCHIO DI FORTI PORTATE DEL FIUME, L’INIZIATIVA VERRA’ ANNULLATA
STIMA TEMPI : 3 HH ANDATA/RITORNO ESCLUSO SOSTA, SE IL PARCHEGGIO E" QUELLO A VALLE
Parco
di San Rossore:
itinerario guidato
Domenica 23 ottobre una visita guidata al Parco di San Rossore
L’organizzazione dell’escursione implica l’acquisizione di alcuni dati poiché la realizzazione di tutte le attività all’interno del Parco è di completa pertinenza del “Centro visite San Rossore” che offre, a pagamento, pacchetti precostituiti per un minimo di 25 persone.
Tra le varie offerte avremmo pensato di optare per il “lungo trekking”, percorso con arrivo alla zona dunale, accompagnamento di una guida ambientale per una escursione di circa 7 ore, inclusa la pausa pranzo di un’ora sulla spiaggia. Il costo, a persona, è di 18 euro. Per l’accensione della pratica viene richiesto un supplemento di 10 euro sulla cifra totale.
In caso di mal tempo l’attività può essere spostata in altra data.
Prima di prendere impegni con l’organizzazione tecnica del Centro visite abbiamo bisogno di conoscere il numero dei partecipanti perché, se il numero è inferiore a 25 persone, aumenta la quota individuale.
Invitiamo, pertanto, tutti gli interessati a dichiarare tempestivamente e comunque non oltre giovedì 13 ottobre la propria disponibilità ed a versare un acconto di 10 euro al momento dell’adesione.
Se non sarà possibile attuare il percorso guidato effettueremo comunque un’escursione a San Rossore negli spazi liberi consentiti senza guida.
Per info e prenotazioni (entro il 13 ottobre)
Patrizia Cascinelli 3405461395
REPORT DI ESCURSIONE ALLA ROCCA DELLA VERRUCA
REFERENTE : LUCIANA RUSSO
CONTATTO REFERENTE : +39 3203166800
PRENOTAZIONE : ENTRO VENERDI’ 4 NOVEMBRE
RIFERIMENTO INIZIATIVA : PROGRAMMA OTTOBRE 2022-GENNAIO 2023
META FINALE : ROCCA DELLA VERRUCA (CALCI)
LINK:https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Rocca_della_Verruca?uselang=it
RITROVO : BARRIERA GARIBALDI (Guglia) ORE 8,30
AVVICINAMENTO : AURELIA VERSO PISA FINO A SS 67 BIS (ARNACCIO),
BREVE TRATTO 206 verso nord , Sp 24 direzione calci-montemagno. 32 KM
IPOTESI PARCHEGGIO : PARCHEGGIO PUBBLICO LIBERO A MONTEMAGNO
PERCORSO TREKKING : CIRCA 8 KM SU STRADA STERRATA SEMPRE IN SALITA, FREQUENTATA DA ESCURSIONISTI E BIKERS. ; ULTIMO TRATTO CAMMINO ACCIDENTATO SU ROCCETTE.
DISLIVELLO 400 M CIRCA.
CALZATURE CONSIGLIATE : SCARPE E BASTONCINI DA TREKKING.
INDUMENTI : TECNICO DA TREKKING AUTUNNALE.
AVVERTENZA : DOTARSI DI ACQUA E CIBO PER PRANZO AL SACCO
STIMA TEMPI : 4 HH ANDATA/RITORNO ESCLUSO SOSTE .
NON SI EFFETTUERA’ LA PREVISTA VISITA ALLA PIEVE DI NICOSIA PERCHE’ CHIUSA PER RESTAURO
REPORT DI ESCURSIONE ANELLO SAN PIERO A GRADO MARINA DI PISA - Domenica 20 novembre
REFERENTE : Laura Malevolti
CONTATTO REFERENTE : +39 3389083212
PRENOTAZIONE : ENTRO VENERDI’ 18 NOVEMBRE
RIFERIMENTO INIZIATIVA : PROGRAMMA OTTOBRE 2022-GENNAIO 2023
META FINALE : PERCORSO AD ANELLO DA SAN PIERO A GRADO
LINK: https://www.turismo.pisa.it/luogo/basilica-di-san-piero-a-grado
RITROVO : BARRIERA GARIBALDI
(Guglia) PARTENZA ORE 9,15.
AVVICINAMENTO : AURELIA VERSO PISA fino al bivio per SP 22 verso san Piero a grado
IPOTESI PARCHEGGIO : PARCHEGGIO PUBBLICO LIBERO IN PROSSIMITA’ BASILICA
PERCORSO TREKKING : PERCORSO DI CIRCA 16 KM TUTTO IN PIANO. DA SAN PIERO A MARINA DI PISA SU STERRATO. DA MARINA A SAN PIERO SU PISTA CICLO-PEDONALE
CALZATURE CONSIGLIATE : SCARPE DA TREKKING LEGGERE.
INDUMENTI : IDONEI ALLA TEMPERATURA DELLA GIORNATA.
AVVERTENZA : DOTARSI DI ACQUA E CIBO PER PRANZO AL SACCO
IN SPIAGGIA A MARINA DI PISA
STIMA TEMPI : 4 HH ANDATA/RITORNO ESCLUSO SOSTE .
AL RITORNO VISITA DELLA BELLISSIMA BASILICA ROMANICA DI SAN PIETRO APOSTOLO
REPORT TREKKING URBANO A SIENA, TRA STORIA E ARCHITETTURA
Queste
informazioni sono importanti
riferimenti per la nostra uscita
di domenica 4 dicembre, a Siena
Nota: Indicativamente i treni migliori sono quello delle 8,12 da Livorno e quello delle 17,41 da Siena, al ritorno
Alternativa - Chi scegliesse come mezzo di trasporto l’automobile, alla stazione di Siena troverà un parcheggio sotterraneo (2 euro al giorno).
Di fronte alla stazione c’è un centro commerciale: i partecipanti, arrivati o con le auto o con il treno, si incontreranno là fuori (i dettagli e il coordinamento logistico saranno perfezionati quando ci sentiremo telefonicamente). PS - Dall’ interno del centro commerciale partono le scale mobili che arrivano alla città alta.
Descrittivo: la giornata ci vedrà impegnati in un trekking urbano non impegnativo che ci porterà all’Ospedale di Santa Maria della Scala, struttura meno conosciuta e sottovalutata rispetto ad altri gioielli artistici di Siena che tuttavia ha una storia che vale veramente la pena di conoscere. WEB - https://www.santamariadellascala.com
Considerando che, già oggi sono iscritti più di 10 partecipanti, dovremmo riuscire a fare il biglietto per gruppi con un costo ridotto. Non dovrebbero esserci problemi di ingresso, almeno così ci hanno riferito, ma il venerdì precedente alla visita riteniamo opportuno comunicare al museo il nostro arrivo e il numero dei partecipanti, è importante dunque che ci contattiate entro mercoledi 30 novembre.
Per quanto riguarda il momento del pasto vi lasciamo liberi di scegliere di pranzare come desiderate (c’è anche un fornitissimo consorzio con prodotti locali) ma, considerando che siamo in inverno e che a Siena la temperatura è generalmente più bassa che da noi, abbiamo ritenuto opportuno trovare un ristorante dove poter pranzare… Il gestore del ristorante ha consigliato di dare un preavviso di qualche giorno perché, dal primo dicembre a Siena sono previste molte iniziative e molti visitatori.
Invitiamo quindi chi fosse interessato a pranzare al ristorante a darci comunicazione almeno entro mercoledì 30 novembre. Il menù può essere alla carta.
La “pausa pranzo” quindi sarà libera ed in seguito ci incontreremo nuovamente per continuare la nostra visita insieme.
INFO più dettagliate verranno comunicate con il consueto report, comunicato anche in mailing list.
Per qualsiasi chiarimento tuttavia potete contattare Laura Malevolti 3389083212 (mandate un whatsapp e verrete richiamati) o scrivere una mail.
PRANZO
ASSOCIATIVO E SALUTI DI NATALE
Nota: Domenica 18/12/2022
REPORT DI INIZIATIVA
REFERENTE - Leo Panicucci – 3400033113
PRENOTAZIONE : ENTRO DOMENICA 11 DICEMBRE
PRANZO ORE 13 all’ AGRITURISMO SAN MARCO - MENU’ FISSO 30 €
http://www.agriturismosanmarco.it/it/home.php
RITROVO :
USCITA S.G.C. N.1 ROSIGNANO MARITTIMO ORE 10 PER CHI E’ INTERESSATO A BREVE TREKKING AL PARCO DEI POGGETTI E AI MULINI A VENTO
AVVICINAMENTO:
VARIANTE AURELIA VERSO ROSIGNANO MARITTIMO
PARCHEGGIO LIBERO IN PROSSIMITA’
PERCORSO TREKKING : DI POCHI KM IN LIEVE PENDENZA.
CALZATURE CONSIGLIATE :
SCARPE DA TREKKING LEGGERE.
INDUMENTI IDONEI ALLA TEMPERATURA DELLA GIORNATA.
AVVERTENZA - PER CHI NON PARTECIPA AL TREKKING RITROVO DIRETTO
AL BAR IL GIARDINO, USCITA S.G.C. N.1 ROSIGNANO MARITTIMO ALLE ORE 12,45 PER POI ANDARE INSIEME A PRANZO
MENU’ - ANTIPASTO CON AFFETTATI CROSTINI E VERDURE-
POLENTA DI MAIS CON 2 SUGHI (PORRI E SALSICCIA e/o RAGU’ VEGETARIANO)- DOLCE DELLA CASA - ACQUA- VINO - CAFFE’ -AMARI (comunicare allergie/intolleranze)
x info dettagliate e/o specifiche - Laura Malevolti 3389083212 (mandate un whatsapp e verrete richiamati) o scrivere una mail.
MINIERA DI MAGNESITE CASTIGLIONCELLO E MONTE PELATO (per chi vorrà proseguire nel pomeriggio, info dal referente)
REPORT DI ESCURSIONE 15/01/2023
REFERENTE LAURA MALEVOLTI
GUIDA - DOTT. ROBERTO BRANCHETTI , PRESIDENTE GRUPPO ARCHEOLOGICO PALEONTOLOGICO LIVORNESE
CONTATTO REFERENTE 3389083212
PRENOTAZIONE : ENTRO VENERDI’ 13 GENNAIO
RITROVO: ANTIGNANO MIRAMARE ORE 8,30 CON PARTENZA IN AUTO NON OLTRE le h.8.40
AVVICINAMENTO tramite AURELIA in DIREZIONE CASTIGLIONCELLO E USCITA CASTIGLIONCELLO, SUBITO SVOLTA A SX FERMATA SVINCOLO VERSO LIVORNO
IPOTESI PARCHEGGIO: PARCHEGGIO INIZIO STRADA STERRATA
PERCORSO TREKKING : QUASI TUTTO IN PIANO SALVO PARTENZA IN LIEVE SALITA E CON QUALCHE DIFFICOLTA’ IN LOCALITA’ BOTRO ARANCIO DOVE IL SENTIERO SI INTERROMPE PER FRANA. DIVERSO IL DISCORSO PER LA SALITA AL MONTE PELATO dove evidentemente non saremo più in piano ma per i dettagli di questa parte del percorso, sentire il referente.
TOTALE CON SOSTE E INTERVENTI GUIDA 4 HH (informarsi c/o referente, se si vuole proseguire per salire al monte Pelato)
CALZATURE CONSIGLIATE :
SCARPE E BASTONCINI DA TREKKING CON PROBABILE ATTRAVERSAMENTO GUADO .
INDUMENTI : TECNICO DA TREKKING .
AVVERTENZA : DOTARSI DI ACQUA E CIBO PER PRANZO AL SACCO
STIMA TEMPI - 4 HH ANDATA/RITORNO ESCLUSO SOSTE .
N.B: IL PERCORSO GUIDATO SI CONCLUDERA’ ALLE 13 CIRCA.
IL NOSTRO ITINERARIO PERO' PROSEGUIRA’ PER IL MONTE PELATO (info dal referente)
Nota: CONTATTO REFERENTE x info - 3389083212 e/o agire.verde@yahoo.com
DESCRITTIVO INIZIATIVA -
La miniera di magnesite di Castiglioncello
Negli anni precedenti la Grande Guerra la stragrande parte della magnesite utilizzata in Italia proveniva dalle miniere austriache e questa veniva impiegata per la produzione di mattoni refrattari, utilizzati negli altoforni per la produzione di acciaio.
Con lo scoppio della guerra crebbe a dismisura la necessità di acciaio per la produzione di armi ed al contempo vennero meno le importazioni dall’Austria, divenuta nemica dell’Italia, così in Italia iniziò una ricerca febbrile di nuovi giacimenti di magnesite, molti dei quali furono trovati in Toscana e tra questi, molto importante, fu quello di Castiglioncello, per il quale già molti anni prima i geologi dell’Università di Pisa avevano segnalato la presenza di filoni di magnesite nei suoi dintorni.
La miniera di magnesite di Castiglioncello ebbe vita breve ma la sua importanza fu notevole sia per l’economia locale sia per quella nazionale.
I lavori iniziarono nel 1914 e dopo anni di intensa produzione proseguirono con alterne vicende fino al 1930, dopo di che la produzione subì un netto calo. Negli anni migliori impiegò diverse centinaia di persone ed il minerale coprì quasi per intero il fabbisogno nazionale e fu anche destinato all’esportazione.
Il minerale estratto con scavi a giorno ed in galleria veniva trasportato con 2 teleferiche fino allo stabilimento alle Forbici – dove si producevano i mattoni refrattari - ed alla ferrovia litoranea.
Ancora oggi, nonostante il tempo trascorso e la vegetazione che si è ampiamente reinsediata, sono ben visibili sul terreno le tracce e le testimonianze delle passate attività: i ruderi degli edifici minerari, le tracce degli scavi a giorno, il pozzo verticale e le gallerie ancora ben visitabili.
Con l’escursione, verrà data ampia descrizione degli aspetti geologici e geominerari, si traccerà la storia della miniera e si visiterà la galleria potendo così rivivere in un ambiente unico e suggestivo le emozioni dei tempi andati.
Note tratte da: https://www.parcoculturaledicamaiano.toscana.it/miniera-castiglionello.html
Riferimenti da: http://www.lungomarecastiglioncello.it/Castiglioncello/Magnesite/~Magnesite.htm
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MOLINO DI PAPO – SAN JACOPO DI LUPETA
ITINERARIO AD ANELLO, DA VICOPISANO - escursione del 29.01
REFERENTE : LAURA MALEVOLTI CONTATTO REFERENTE : +39 3389083212
Nota bene - prenotazione entro venerdi 27 gennaio
LINK di riferimento :
https://selfguided-toscana.it/track/tra-molini-e-pievi/
Breve descrittivo, tratto dal link - Un anello di media lunghezza con partenza da piazza Cavalca di Vicopisano, per salire verso le pendici del Monte Pisano seguendo il Rio Grande e attraversando poi la zona dei Mulini. In seguito si raggiungerà il Campo dei Lupi, portandoci verso la zona Le Mandrie, con visuali che si aprono verso il paese sottostante. Adesso, dopo una sosta per visitare la Chiesa di San Jacopo in Lupeta, si comincerà la discesa finale verso il Frantoio di Vicopisano ( Molino di Papo) da dove, chiudendo quindi l' anello, termineremo l’escursione.
RITROVO: PARCHEGGIO IPERCOOP LIVORNO ORE 8.30
PARTENZA IN AUTO : NON OLTRE 8.40
AVVICINAMENTO : S.S. G.C. VARIANTE AURELIA DIREZIONE FIRENZE
USCITA LAVORIA DIREZIONE FORNACETTE SU S.S. 67 ARNACCIO, DIREZIONE VICOPISANO
PARCHEGGIO : PARCHEGGIO CIMITERO VICOPISANO
PERCORSO TREKKING CON ANDAMENTO ALTIMETRICO VARIABILE EDISLIVELLO 450 m. (TRATTO CON PENDENZA IMPEGNATIVA DI CIRCA 40/50 MINUTI)
LUNGHEZZA COMPLESSIVA PERCORSO TREKKING - 12 KM.
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Iniziative da riproporre in altre occasioni
La Riserva Naturale del Lago di Sibolla
nasce per proteggere una piccola
ma significativa zona umida che si
estende per circa 60 ettari nel comune di
Altopascio e
rappresenta, dal punto di vista floristico, uno dei più importanti biotopi
palustri della Toscana.
Per un'ampia parte l'area palustre è circondata da prati incolti e campi tuttora coltivati, mentre
nelle parti sudorientale e orientale del bacino si trovano i boschi.
Il Lago di Sibolla,
rimasto incontaminato negli anni e rende bene l'idea di come
dovevano apparire i vicini Paduli di Fucecchio e di Bientina prima delle
bonifiche del secolo scorso. Sulle rive dello specchio d'acqua si possono
ammirare diverse specie di uccelli acquatici, tra
cui una colonia di aironi coloniali.
dettagli:
Il bacino della Sibolla, situato a circa 2,5 km. a nord-est di Altopascio, e’ costituito da un piccolo specchio lacustre circondato da un territorio paduloso. Qui infatti si sono mantenute condizioni ambientali che hanno permesso la conservazione di una flora interessantissima, ormai quasi totalmente scomparsa altrove. Il laghetto di Sibolla presenta una forma allungata ed e’ diviso da una strozzatura. Lungo circa 400 metri e largo 50, non e’ mai profondo piu’ di 3 metri. Non vi sono emissari e l’alimentazione dipende in massima parte dalle acque meteoriche. Esiste invece un fosso di scolo, il cosiddetto “fosso di Sibolla”, e si tratta di un emissario artificiale, come testimonia un decreto del podesta’ di Lucca datato 22 Agosto 1263. Circonda lo specchio d’acqua una caratteristica formazione che prende il nome di aggallato o pollino.Tali formazioni vegetali erano un tempo comuni in tutte le paduli della Toscana e la loro pecularieta’ ha attirato l’attenzione dei naturalisti fin dal Settecento.
Gli aggallati durante i periodi di magra del Sibolla si posano sul fondo, contribuendo al naturale processo di interramento del lago che va infatti lentamente evolvendosi in torbiera. Dal punto di vista botanico, sono presenti sia specie palustri che acquatiche. In copiosa quantita’ vi si trovano le ninfee sia gialle che bianche; le brasche, l’erba vescia, le callitriche, il mirofillo,eccetera. Sebbene piu’ rara, e’ presente anche l’aldrovanda, che e’ da considerarsi un relitto terziario accantonatosi a Sibolla poiche’, durante piu’ mesi dell’anno, le acque raggiungono una elevata temperatura – fino a 30° – e sono poverissime di calcio. Durante la visita naturalmente incontreremo anche numerose specie di uccelli, tra le quali garzette, aironi, falchi, oche eccetera.
Approfondimenti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Sibolla
http://angoliditoscana.it/altopascio-lucca-riserva-naturale-del-lago-di-sibolla/
galleria fotografica -
Tempi: visita al borgo h.1,5 – sosta pranzo h.1 - visita Sibolla h. 2 a/r tramonto alle h. 17.50
Scheda di viaggio con direzione indicativa: andata – Livorno-Arnaccio-Fornacette-Vicopisano-Bientina-Altopascio- lago di Sibolla (Riserva Naturale del Lago di Sibolla, Via dei Sandroni, 15, 55011 Altopascio LU. (h.1.00). Dopo Sibolla- Montecarlo e ritorno da Montecarlo x medesimo percorso andata o autostrada
Dal Gabbro al “ponte romano” sul botro Riardo (anello)
Utilizzando la nuova segnaletica del Parco dei monti livornesi, realizzata e messa in opera grazie al lavoro delle associazioni aderenti al “progetto occhisullecolline”, oggi percorreremo un interessante anello che si sviluppa ora in zone boschive, ora per tratte agresti ora infine nella valle del botro Riardo, sotto i rilievi di Monte Carvoli e del Monte Pelato, nel Parco di Camaiano, arrivando al cosi detto “ponte romano di Castelnuovo della Misericordia”, benchè le sue origini siano più recenti, verosimilmente tardo settecentesche, costruito per rendere raggiungibile una fornace di mattoni oltre il botro Riardo, anche durante eventuali periodo di piena. L’escursione inizierà dal paese del Gabbro per raggiungere i vecchi lavatoi, un itinerario che veniva seguito dalle donne del Gabbro per andare ad attingere l’acqua ed a lavare i panni dalla seconda metà del 1600 fino alla seconda del 1900. Saremo parzialmente sul “sentiero del mille” (tracciato altomedioevale che collegava i borghi collinari a Vada e quindi al mare, anche se la costa era tuttavia raggiungibile ben prima, prendendo per la via vecchia della Marina del m.Pelato), per boschi e viottoli di campagna che si alternano piacevolmente, in un trekking di circa h.4/4.30, escluse le soste.
Dettaglio: Dal parcheggio del Gabbro saliamo all’asfaltata e prendiamo subito per via della Rosa, di fronte a noi e ben riconoscibile per la presenza di un ambulatorio veterinario. Andiamo avanti per circa 10 minuti, uscendo dal paese e trovando prima un’edicola votiva a sinistra e quindi un bivio che ci indica Colognole andando avanti e Ricaldo invece a destra.Scendiamo per Ricaldo, ora nel bosco, ora uscendo verso i coltivi ed in altri 20 minuti siamo ai lavatoi del Gabbro, di cui si ha notizia fin dal tardo ‘600. Una breve visita e risaliamo quindi per una
stradina sterrata (a destra) che ci riporta sull’asfaltata in circa 20 minuti. Prendiamo ancora a destra per altri 10 minuti sulla provinciale ed iniziamo l’avvicinamento al ponte romano, facendo attenzione a scendere alla nostra sinistra (ben evidenti i cartelli che indicano la direzione da seguire, seguendo il sentiero 199). Ci aspetta adesso un saliscendi di circa h.1, per zone boschive, sterrati e canneti e viottoli lastricati di massi, vestigia degli antichi tracciati, finchè, dopo aver guadato il botro Riardo, saremo ad un cancello grigio dove gireremo a sinistra per altri 45 minuti, per raggiungere il “ponte romano”. Il ritorno sarà per questo stesso sterrato, altre h.0,45 dunque, ma andando questa volta a diritto per h.0,20 finchè, alla nostra sinistra, troveremo un breve stradello a fondo chiuso dove noi gireremo invece alla prima carrareccia a destra. In altre h.0,30 saremo al botro Sanguigna ed ai suoi mulini e, girando a destra e seguendo il corso d’acqua termineremo la nostra passeggiata, risalendo per circa h.0,20 (unica salita impegnativa) ed arrivando al campo sportivo prima e dopo ancora al parcheggio dove avremo lasciato le auto. Tot. Prima parte h.1 + seconda parte h.1.45/.Ritorno circa h.1.45 Calcolare le soste al ponte h.1 (sosta pranzo). Trekking di h.4.30/5 + soste.
Altre note descrittive :
1) Gabbro - Sorto sul versante orientale dei monti livornesi ha origini medievali: mai citato dalle fonti come castello – nel ‘300 è definito ‘comune rurale’ - l’agglomerato ereditò probabilmente la popolazione dei vicini castelli di Torricchi e Contrino, forse distrutti già nel corso del basso-medioevo. Il toponimo, dal latino glabrum, allude alla sterilità del suolo, ricco di rocce di origine vulcanica - il “gabbro” appunto, così battezzato in onore del paese, trovando un curioso parallelo nell’appellativo ‘Pelato’ dato al poggio su cui il paese sorge.
La zona fu oggetto, dal 1547 - con Cosimo I° de Medici - in poi, di ripetuti tentativi di colonizzazione voluti dai Medici allo scopo di accrescere la produzione agricola necessaria allo sviluppo del centro di Livorno. L’interesse granducale è testimoniato anche dai resti di numerosi mulini ad acqua, risalenti allo stesso periodo e che sorgevano lungo l’alta valle del Botro Sanguigna, facenti parte di un più ampio sistema produttivo creato proprio allo scopo di approvvigionare di grano la nascente e vicina città di Livorno. Dal 1886 visse a Gabbro il pittore macchiaiolo Silvestro Lega che nella sua opera si è ispirato più volte al paesaggio di questo ridente paese.
2) I vecchi lavatoi:
Situata fra
Gabbro e Torricchi, per secoli è stata usata da uomini e donne per l'acqua da
bere e per lavare i panni. Da Piazza Cavour, seguendo Via Rialto che scende
verso la vallata orientale si ha occasione di percorrere un sentiero molto
suggestivo che si snoda fra alberi di sughero ai margini della boscaglia. Questo
itinerario veniva seguito dalle donne del Gabbro per andare ad attingere l’acqua
e a lavare i panni alla fonte di Rialto. Tale fonte fu ristrutturata nel 1609 e
nel 1682 quando vennero costruiti i lavatoi e gli abbeveratoi per gli animali.
Prima di arrivare
alla
fonte è possibile scorgere una edicola votiva originaria del 600, che custodisce
un quadro della Madonna, ed alcuni cunicoli nei quali i Gabbrigiani si
nascondevano per sfuggire ai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale. Si ha
notizia dei lavatoi fin dal 1682, quando vengono stanziati dalla Comunità del
Gabbro: "25 scudi per fare un arco e muro attorno alla Fonte del Ricaldo, per
far venire l'acqua a doccio, fare un abbeveratoio per le bestie.Il rifornimento
di acqua potabile avveniva presso le due fonti distanti un
chilometro dal paese sulla parte destra della strada che porta a Castelnuovo
della Misericordia. Veniva anche attinta a una fonte situata nella località
Riardo, anche questa distante oltre un chilometro dal paese, lungo
una strada secondaria che porta
verso
la località di Staggiano. Dopo
il
1945 la fonte fu chiusa e l'acqua incanalata, a mezzo di un piccolo acquedotto, fu fatta affluire alla Fornace Serredi per le necessità della lavorazione. L'acqua veniva trasportata giornalmente alle abitazioni dalle donne che portavano sulla testa brocche o canestre piene di fiaschi e da ragazzi con carrettino, con corbellini anche questi pieni di fiaschi. La lontananza delle fonti causava fatica e perdita di tempo specialmente nell'estate quando si doveva fare la fila perchè il getto dell'acqua diminuiva. Le donne spesso si recavano, portando sempre grosse canestre in testa, a lavare i panni ai due lavatoi pubblici, cioè a quello di Rialdo e a quello che si trova dalla parte opposta, sulla via che dal Gabbro porta a Castelnuovo della Misericordia. Due fonti di incerta potabilità, una chiamata fonte di Giomo sulla via Taversa Livornese per Castelnuovo poco prima della località Stregonie e l'altra situata nelle vicinanze, fornivano acqua, per far fronte alle diverse necessità degli agricoltori e dei possidenti, i quali riempivano damigiane e botticelle che trasportavano con carri trainati da buoi o con barrocci trainati da cavalli o di ciuchi. Dopo il 1945 il comune di Rosignano Marittimo, dietro le insistenti richieste dei paesani, deliberò di fare l'acquedotto per portare l'acqua potabile in paese. Fu allora incanalata l'acqua delle due fonti e, utilizzate altre sorgenti a mezza costa della collina di Poggio d'Arco, fu creato un deposito sul Poggio Pelato. Col passar del tempo le fonti del paese furono integrate da altre direttamente installate nelle case avendo così gli utenti l'acqua sempre a disposizione senza fatica, con vantaggi igienici e senza perdita di tempo. Purtroppo quando il Comune, per approvvigionare l'acqua potabile al paese di Nibbiaia, decise di alimentare l'acquedotto con altra acqua presa lungo il fiume Sanguigna, in località Bucafonda, la situazione peggiorò sia come qualità sia come quantità. testo da - http://www.lungomarecastiglioncello.it/
Pellegrinaggi medioevali nel territorio livornese - Nell’area settentrionale delle Colline livornesi sono presenti due complessi storico-religiosi di culto Mariano che hanno caratterizzato dal punto di vista sociale, economico e religioso questa porzione di territorio: il Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero (1390) e l’Eremo di Santa Maria alla Sambuca (1367). In questi due luoghi i pellegrini medioevali, di ritorno da Santiago di Compostela o diretti a Roma, arrivano alla ricerca di riparo, ospitalità e cibo e ci sono testimonianze di un percorso che dalla pianura livornese, attraverso la via delle Sorgenti, costeggiava la valle del torrente Ugione per giungere all’Eremo della Sambuca, da dove poi proseguiva verso Roma lungo la Via delle Parrane. La presenza di testimonianze religiose e dello storico uso di strade e sentieri come percorso di umiltà e semplicità ci offre lo spunto per proporre un particolare utilizzo dell’anello di sentieri di questa porzione del Parco che, come il pellegrino di un tempo, noi ripercorreremo.
Dettaglio: - Nell’area settentrionale delle Colline livornesi sono presenti due complessi storico-religiosi di culto Mariano che hanno caratterizzato dal punto di vista sociale, economico e religioso questa porzione di territorio: il Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero (1390) e l’Eremo di Santa Maria alla Sambuca (1367). In questi due luoghi i pellegrini medioevali di ritorno da Santiago di Compostela o diretti a Roma, due delle tre grandi mete spirituali dell’epoca, insieme a Gerusalemme, arrivano alla ricerca di riparo, ospitalità e cibo e ci sono testimonianze di un percorso che dalla pianura livornese, attraverso la via delle Sorgenti, costeggiava la valle del torrente Ugione per giungere all’Eremo della Sambuca, da dove poi proseguiva verso Roma lungo la Via delle Parrane oppure lungo il principale percorso della Via Francigena, verso Volterra e S. Gimignano. I Gesuati gestirono congiuntamente i beni dell’Eremo della Sambuca e del Santuario di Montenero (tra il 1450 e il 1650) ed è quindi probabile che per questo siano aumentati i contatti tra i due luoghi facendo in modo che i devoti che venivano in pellegrinaggio al Santuario proseguissero poi il loro cammino penitenziale o devozionale verso l’Eremo della Sambuca e viceversa. Oggi è storicamente possibile ricostruire un percorso che, partendo dall’Eremo della Sambuca sale a Valle Benedetta, prosegue per un breve tratto verso ovest sulla S.P. 5 di Valle Benedetta fino a Poggio Montioni e, deviando a sinistra verso Campo della Menta e Popogna Nuova, raggiunge la Strada provinciale e Popogna Vecchia per terminare, seguendo l’attuale segnavia 140, a Castellaccio e quindi, per la via del Poggio, arrivare in breve all’Aula Mariana ed al Santuario, dove nel 1500 i fedeli si recavano, dopo la fine della pestilenza della città di Livorno (1479) a rendere grazie alla Madonna di Montenero. La presenza di testimonianze religiose e dello storico uso di strade e sentieri come percorso di umiltà e semplicità offre lo spunto per proporre un particolare utilizzo dell’anello di sentieri di questa porzione del Parco che, come il pellegrino di un tempo noi percorreremo, ritrovando forse un’occasione per rallentare i nostri ritmi quotidiani, ascoltare la voce della natura ed anche ascoltare noi stessi.
Il Percorso del Pellegrino si sviluppa su una parte dei sentieri presenti nella foresta di Montenero, tutti efficacemente e recentemente segnalati con segnaletica a terra dalle associazioni aderenti al Progetto “Occhi sulle Colline”. Il Percorso del Pellegrino è formato da quattro sentieri principali, percorribili ad anello, e due varianti che permettono di “chiuderlo”. L’intero percorso è segnalato con frecce segnavia.
Testo liberamente adattato da: http://www.percorsodelpellegrino.it/pagine/pellegrinaggi.html
Maggiori dettagli sui percorsi a: http://www.percorsodelpellegrino.it/pagine/i_sentieri.html
Noi oggi seguiremo un itinerario
breve, utilizzando i sentieri
138 (in discesa per h.0,40 fino
a Pian della Rena dove, a vista
della costruzione, si prosegue
per il sentiero 138, in salita
per h.0,20, fino
all’intersezione col n°140. Qui
si va a sinistra per il sentiero
134 (non segnalato), bellissimo
tratto nella macchia che scende
per h.1.45 ed arriva a un
evidente bivio dove noi,
lasciando il 134, scendiamo per
la bretella di raccordo 134 a,
altri h.0.20. Terminata la
discesa, talora difficoltosa,
siamo sul sentiero 136,
costeggiamo il botro del Molino
nuovo, passando un paio di ponti
in muratura, e proseguiamo in
leggera salita per h.0.45,
tornando quindi a Pian della
Rena dove saliremo nuovamente
per il sentiero 138 e quindi il
140 verso destra per arrivare in
h.0,45 all’asfaltata. Altre
h.0.15 e saremo di nuovo alle
auto. Nota: in prossimità di
questo percorso sono accessibili
sia 1) la fonte del Sasso Rosso
(dall’area di sosta del
Castellaccio si scende per il
primo sentiero a sinistra del
parcheggio – non segnalato- per
m.0,20). 2 la Grotta dei Banditi
(lungo il n°140, poco dopo lo
sbocco del n°138, una deviazione
a destra -non segnalata- che
scende per circa m.0,40.
Da: http://www.agireverde.it/PARCO%20MONTI%20LIVORNESI.htm
Totale escursione, escluso soste, h.4/4.30 circa.
I mulini ad acqua del rio Sanguigna - Sorto sul versante orientale dei monti livornesi Gabbro, ha origini medievali e, benchè mai citato dalle fonti come castello, già nel ‘300 viene definito ‘comune rurale’, probabilmente ereditando l’agglomerato la popolazione dei vicini castelli di Torricchi e Contrino, comunque distrutti già nel corso del basso-medioevo. Con Cosimo I° de Medici la zona fu oggetto, dal 1547 in poi, di ripetuti tentativi di colonizzazione voluti dai Medici allo scopo di accrescere la produzione agricola necessaria allo sviluppo del centro di Livorno, come è testimoniato dai resti di numerosi mulini ad acqua, risalenti allo stesso periodo, che sorgevano lungo l’alta valle del Botro Sanguigna e che facevano parte di un più ampio sistema produttivo creato proprio allo scopo di approvvigionare di grano la nascente e vicina città di Livorno. Info: Luciano Suggi - 0586 406468 (ore serali) o 339 8700530
descrittivo:
Dettaglio: Dal parcheggio del Gabbro saliamo all’asfaltata e prendiamo subito per via della Rosa, di fronte a noi e ben riconoscibile per la presenza di un ambulatorio veterinario. Andiamo avanti per circa 10 minuti, uscendo dal paese e trovando prima un’edicola votiva a sinistra e quindi un bivio che ci indica Colognole andando avanti e Ricaldo invece a destra.Scendiamo per Ricaldo, ora nel bosco, ora uscendo verso i coltivi ed in altri 20 minuti siamo ai lavatoi del Gabbro, di cui si ha notizia fin dal tardo ‘600. Una breve visita e risaliamo quindi per una stradina sterrata (a destra) che ci riporta sull’asfaltata in circa 20 minuti. Prendiamo ancora a destra per altri 10 minuti sulla provinciale ed iniziamo a scendere alla nostra sinistra, attraversando l'asfaltata e dopo circa m.200 (ben evidenti i cartelli che indicano la direzione da seguire, seguendo il sentiero 199). Ci aspetta adesso un saliscendi di circa h.1, per zone boschive, sterrati e canneti e viottoli lastricati di massi, vestigia degli antichi tracciati, finchè, dopo aver guadato il botro Riardo, saremo ad un cancello grigio dove gireremo a destra (a sinistra si andrebbe al ponte romano). Altre h.0,45, andando a diritto per h.0,20, finchè, alla nostra sinistra, troveremo un breve stradello a fondo chiuso ma noi gireremo invece alla prima carrareccia a destra. In altre h.0,30 saremo al botro Sanguigna ed ai suoi mulini e, girando a destra e seguendo il corso d’acqua termineremo la nostra passeggiata, risalendo per circa h.0,20 (unica salita impegnativa) per arrivare al campo sportivo prima e dopo ancora al parcheggio dove avremo lasciato le auto. Trekking di h.3.30/4 + soste, media difficoltà e con piccoli tratti da guadare
L’escursione ci porterà dove il torrente Chioma è raggiunto dall’affluente Quarata, per proseguire nell’ampia valle collinare che lo conduce a Quercianella, ampio ed in un letto ben scavato. L’itinerario è naturalistico, poiché passeremo per una delle zone dove iniziò l’esondazione del Chioma, nel settembre ’17 , ma anche storico, poiché da Nibbiaia ripercorreremo i sentieri che portavano alla macchia i partigiani del Decimo Distaccamento Oberdan Chiesa della Terza Brigata Garibaldi e quindi alla così detta “grotta dei banditi”, dove trovavano momentaneo rifugio.
La “grotta dei banditi” è a neanche un paio di chilometri dal Castellaccio ed era il luogo dove si rifugiavano i partigiani del Decimo Distaccamento Oberdan Chiesa della Terza Brigata Garibaldi, insieme ai tanti giovani alla macchia che, dopo l'8 settembre’43, fuggivano dal reclutamento forzato fra i repubblichini e dai rastrellamenti dei tedeschi (ricordiamo che la strage di Sant’Anna di Stazzema avvenne nell’agosto del’44 e quindi che la guerra era tutt’altro che finita). La zona “Quarata” è impervia e boscosa ma, conoscendone i sentieri, non sarà difficile arrivarci a partire da Nibbiaia. L’escursione ha una notevole valenza paesaggistica ed evidentemente anche storica, sviluppandosi per i 2/3 nel folto del sottobosco collinare e per 1/3 su strade vicinali, ad uso dei numerosi poderi della zona. Dettaglio: seguendo il sentiero 00 in discesa (segni bianco/rossi), si arriva al podere del Gorgo dove, per una carrareccia, prenderemo la direzione Quarata per salire verso una casa colonica bianca, in alto sulla collina e a destra. Ci addentreremo quindi nella macchia, arrivando ad uno spiazzo aperto con evidente bivio da dove, in discesa, ci porteremo alle grotte (dei banditi dal tedesco banditen), da dove, visitati questi anfratti naturali, sempre in discesa, chiuderemo il nostro anello in circa h.4.30 di cammino.I mulini lungo il torrente Lòmbrici. Alle pendici delle montagne che circondano Camaiore si trova un luogo incantevole, in una zona ad alto valore paesaggistico e storico la cui natura è incontaminata, con il torrente che crea piscine naturali e cascatelle di rara bellezza. Sulle pareti rocciose laterali esistono poi alcune tra le palestre di roccia più interessanti dell’Italia centrale e lungo la via d’acqua, riccamente verde, sono disseminati numerosi opifici di epoca pre-industriale. Dei 40 mulini, pastifici e frantoi, tutti azionati tramite l’energia idraulica ricavata dalla forza propulsiva del torrente ed uno dei quali troviamo addirittura documentato a Casoli sin dal 1347, rimangono tuttavia ad oggi soltanto dei ruderi, benchè ne sia previsto un recupero strutturale. L’escursione non presenta difficoltà e viene abbinata alla raccolta delle castagne nei boschi sovrastanti che raggiungeremo in auto nel pomeriggio, lasciando tuttavia la possibilità, per chi volesse camminare un po’ di più, di raggiungere il borgo di Metato per il "Sentiero do Saudade" (h.1.30), dedicato ai soldati brasiliani che lo percorsero nel 1944 per scollinare il monte Prana, dove ci ricongiungeremo tutti insieme.
Lasciata l’auto in località Candalla (dove la strada finisce), si attraversa il ponte sul torrente Lombricese e si prosegue lungo il sentiero che costeggia il torrente stesso, e trascurando la deviazione per Casoli a sinistra. Alla destra è ben visibile un’imponente parete di roccia. Trascurare la deviazione a destra (sentiero con balaustra) che conduce al torrente ed alla vicina palestra di roccia. Si incontrano i primi ruderi (ex pastificio) e si prosegue ancora per una decina di minuti lungo la traccia, fino a giungere ad una biforcazione in prossimità di due grossi massi. Pochi metri oltre i massi, un guado facilmente superabile porta ad altri ruderi di vecchi mulini. Se si volesse proseguire verso Metato o verso Casoli, entrambi luoghi caratteristici meritevoli di essere visitati, basta salire a sinistra e superare una grossa pietra sul sentiero per arrivare allo stradello che porta a sinistra a Casoli (h.0,15) ed a destra a Metato (h.1,30)..Per Candalla si chiuderà poi l'anello, in discesa, seguendo le indicazioni nella piazzetta del paese.
Domenica di marzo: l’area boschiva del Cisternino di Pian di Rota ed "il risveglio muscolare"
Spesso
andiamo in cerca di aree verdi lontano dalla città quando invece le abbiamo e
belle proprio fuori porta, nella zona del Cisternino di Pian di Rota ad esempio.
A partire dai Bagnetti, una delle ultime costruzioni di
Pasquale Poccianti,
costruiti tra il
1843 ed il
1844 nella
campagna intorno alla città per rappresentare il nuovo centro di attrazione dei
villeggianti dell'epoca, stante la presenza di alcune polle d'acqua solfurea
idonee per lo sfruttamento termale, seguiremo il corso del rio Puzzolente nel
suo andare a nord verso il torrente Ugione, per sentieri recentemente riadattati
all’attività dei taglialegna e, seguendo campi incolti prima e tracciati nella
macchia poi, dove il leccio si alterna al Cerro e alla Rovella, descriveremo un
anello di circa h.3/3.30. L’escursione è quasi una passeggiata, con percorso
pianeggiante e nel verde, appena macchiato da ginestroni e cisto bianco che
cominciano a fiorire proprio in questo inizio di primavera e, se non
disturberemo troppo con il nostro chiacchiericcio l’avifauna locale, sarà bello
sentirsi accompagnati ora dai verso dell’Upupa, ora dal grido d’allarme della
ghiandaia che segnalerà la nostra presenza, come anche dal volo della poiana che
ci scruterà dal cielo. Nel corso dell'escursione un esperto introdurrà i
partecipanti alle metodiche del "risveglio muscolare", esercizi di preparazione
e completamento dell'attività motoria Percorso: dai Bagnetti prendiamo a sinistra del ponte e
devieremo per la salitella che troveremo alla nostra sinistra. Prima il bosco,
poi una radura ed ancora il bosco e saremo in vista degli archi dell’acquedotto
dove noi prenderemo a destra, lungo i campi e costeggiando una distesa di grano
selvatico. Andiamo adesso sempre a diritto per entrare in un bosco più fitto di
lecci e querciformi, trovando un bivio che dovremo prendere a sinistra
perché a
destra andremmo al monte La Poggia. Il sentiero diviene adesso più largo e battuto e ci
riporta alla radura di prima, da dove in poco tempo si ritorna, non prima però di aver
seguito un percorso nella macchia molto frequentato dai numerosi cinghiali che
vivono in queste selve.
I Bagni nell’Acqua… Puzzolente ………..
"Lasciammo a destra la strada del Limone e da mano sinistra è una pozza o Lagunetta formata da una sorgente di Acqua Sulfurea fredda, la quale a cagione del gran fetore, viene in Livorno chiamata l'Acqua Puzzolente […] L'acqua assaggiata non ha sapore, né acido di alcunasorta in se, ma puzza di Uova sode. Ella fa bene per i Mali cutanei". Così scrisse Giovanni Targioni Tozzetti nelle sue "Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana" del 1786.Per sfruttare le proprietà dell’acqua solforosa i proprietari della tenuta Limone affidarono all'architetto Poccianti la realizzazione dei bagni della Puzzolente, iniziati nel 1843 e inaugurati nel 1844. L’edificio ha pianta rettangolare con due emicicli che contenevano ognuno otto bagnetti. A poca distanza dietro le terme vi è un'altra costruzione a forma di tempietto rotondo dove sono riunite e allacciate tutte le polle. Qui la pompa aspirante raccoglieva l'acqua che veniva riscaldata e diramata nelle diverse cabine. A quell'epoca Livorno, con le sue 12 sorgenti, era un famoso centro termale. Anche la fonte Puzzolente ebbe successo, infatti nell'anno 1876 usufruirono di tali impianti circa 9.720 persone e furono praticati giornalmente oltre 90 bagni. “Molto potremmo dire sopra felici risultati ottenuti dall'uso di quest'acqua e si potrebbero ancora allegare numerosi attestati di persone ammalate che ricuperarono la salute, o trovarono nell'acqua puzzolente alleviamento alle loro sofferenze” (G.Orosi, 1845). Col volgere dei tempi però, con la scoperta di nuove acque simili, con le comodità sempre maggiori che nuovi stabilimenti offrivano ai frequentatori, dopo un lento e graduale decadimento, i bagni della Puzzolente furono chiusi al pubblico nell'anno 1897 ed adibiti ad uso di magazzini e di cantina di vino e le acque furono abbandonate per i fossi adiacenti. Da - http://www.webalice.it/diego.guerri/EeP/guida_boschi_rid.p
altra proposta analoga:
l’area boschiva del Cisternino di Pian di Rota ed "il risveglio muscolare" - Spesso andiamo in cerca di aree verdi lontano dalla città quando invece le abbiamo e belle proprio fuori porta, nella zona del Cisternino di Pian di Rota ad esempio. A partire dai Bagnetti, una delle ultime costruzioni di Pasquale Poccianti, costruiti tra il 1843 ed il 1844 nella campagna intorno alla città per rappresentare il nuovo centro di attrazione dei villeggianti dell'epoca, stante la presenza di alcune polle d'acqua solfurea idonee per lo sfruttamento termale, seguiremo il corso del rio Puzzolente nel suo andare a nord verso il torrente Ugione, per sentieri recentemente riadattati all’attività dei taglialegna e, seguendo campi incolti prima e tracciati nella macchia poi, dove il leccio si alterna al Cerro e alla Rovella, descriveremo un anello di circa h.3/3.30. L’escursione è quasi una passeggiata, con percorso pianeggiante e nel verde, appena macchiato da ginestroni e cisto bianco che cominciano a fiorire proprio in questo inizio di primavera e, se non disturberemo troppo con il nostro chiacchiericcio l’avifauna locale, sarà bello sentirsi accompagnati ora dai verso dell’Upupa, ora dal grido d’allarme della ghiandaia che segnalerà la nostra presenza, come anche dal volo della poiana che ci scruterà dal cielo. Nel corso dell'escursione un esperto introdurrà i partecipanti alle metodiche del "risveglio muscolare", esercizi di preparazione e completamento dell'attività motoria, adesso che questo inizio di primavera comincia ad indurci di nuovo al movimento.
L’Acquedotto del Limone, andando verso il monte La Poggia (colline livornesi)
descrittivo -
All’altezza del ponte in cemento, dopo i vecchi bagni della Puzzolente si va a destra e si procede a diritto per uno stradello che collega tra di loro i diversi poderi e orti della zona e lo si segue per circa h.0,45. Arrivati ad un bivio, lasciamo questa carrareccia e, dove vediamo una sbarra bianco/verde che ci segnala che siamo nel Parco, giriamo ed entriamo nel bosco. Risaliremo adesso il rio dell’acqua puzzolente per circa h.1, dovendolo guadare di traverso per alcune volte. L’ultimo tratto di questo itinerario è in leggera salita per altri h.0,15 (unico tratto con una pendenza noiosa) e ci vede sbucare sotto il monte La Poggia, proprio sotto la zona della cava del Canaccini. A questo punto prendiamo lo stradello asfaltato alla nostra destra e in discesa per circa h.0,20, finchè troveremo un bivio che scende a destra (a sinistra vedremo un viale alberato a cipressi, che sale), prima per h.0.30 di stradello sassoso e dopo, entrando nel bosco per altre h.0.20, uscendone infine sulla sinistra trovando una rete divisoria lunghissima che seguiremo, non lasciando il bosco finchè non arriveremo alla zona degli oliveti. Scendiamo a diritto tra gli olivi, leggermente sulla destra ed eccoci nuovamente alla fonte della Puzzolente in altri h.0,45 (volendo possiamo anche restare a contatto della rete divisoria ed andare a trovare lo stradello che porta alla fattoria didattica del limone) dove prenderemo a destra per tornare alle auto. Totale circa h.4 a/r (escluse soste) – dislivello ca mt.300
L’acquedotto del Limone e l’approvvigionamento idrico di Livorno
L’acqua di questo acquedotto, proveniente da sorgenti della zona (ancora oggi utilizzate ad uso agricolo locale), non serviva soltanto per la sopravvivenza delle popolazioni residenti, ma anche per il rifornimento di navi ormeggiate presso il vicino porto (porto pisano) e per il retroterra produttivo della zona, certamente fiorente vista l’attività del porto nelle varie epoche. Il termine Limone, con cui si definisce quest’area, non è da ricondursi a coltivazioni dell’omonimo agrume; essendo più probabile invece che derivi dal termine latino limus = fango, viste le caratteristiche del terreno che si presenta particolarmente fangoso.
Edificato seguendo un preesistente acquedotto romano che testimonianze archeologiche permettono di datare in un periodo compreso fra il I sec. a.C. ed il IV sec. d.C, con un approvvigionamento stimato per circa 8.000 persone, l’acquedotto di Limone venne approvato nel 1601 da Ferdinando I dei Medici, onde sopperire alla continua mancanza d’acqua potabile in cui si trovava Livorno e divenne la maggiore fonte di approvvigionamento idrico della città fino alla fine dell’Ottocento.
Da
dire che durante il Medioevo la cittadina di Livorno ebbe un forte incremento
demografico con un costante aumento del fabbisogno idrico giornaliero,
soddisfatto tramite la raccolta dell’acqua piovana in grandi cisterne e col
prelievo da pozzi posti nelle vicinanze degli abitati. Nel 1421 a Livorno si
contavano circa 1.200 abitanti e l’acqua potabile veniva cercata in fonti sempre
più lontane ( gli incaricati che si procuravano e smerciavano quest’acqua erano
detti acquaioli). Con la costruzione della Fortezza Vecchia (a.1530 circa) poi
ed il conseguente ampliamento dell’abitato di Livorno, la popolazione salì fino
a circa 1800 persone e quindi aumentò ulteriormente la necessità di acqua per
cui, sotto il governo di Francesco I de’ Medici, fù indispensabile pensare ad un
grande acquedotto che poi fu il Granduca Ferdinando I a realizzare e che entrò
in attività nel 1611, con il nome di Acquedotto di Limone o delle Vigne (
sorgenti ubicate sul Monte la Poggia). Questo permise l’ampliamento di Livorno e
quindi della sua demografia fino al 1645, quando si raggiunsero gli 8.000
abitanti. Un grande acquedotto si era reso indispensabile anche perchè agli
inizi del 1600, con i lavori necessari per la costruzione dei fossi, furono
interrotte numerose falde freatiche locali con in più la salinizzazione di
numerosi pozzi all’interno della città. Per sopperire a questo grave problema ci
si rivolse a sorgenti sempre più lontane dalla città, in particolare a quelle di
Limone, finchè nel 1732, anche l’acqua proveniente da quest’area non si rivelò
insufficiente per una popolazione che ormai contava 24.000 persone e che
raddoppiò entro il 1789. Fù allora che il sovrano Ferdinando III approvò il
progetto dell’Acquedotto di Colognole (1792) che entrò in funzione nel 1816 per
essere infine sostituito agli inizi del ‘900 con quello di Filettole che, con
dovuti ammodernamenti, approvvigiona ancora oggi la città.
approfondimenti:
http://www.archart.it/livorno-sorgenti-di-limone.html archeologia della costruzione
http://www.lalivornina.it/DESCRIZIONI%20PERSONAGGI%20FAMOSI/FERDINANDO%20I.htm Livorno ai tempi di Ferdinando I
http://wsimag.com/it/economia-e-politica/17471-emergenza-idrica-a-livorno emergenza idrica cittadina nel 1600
da Montemarcello a Tellaro (anello)
Dalla cima del promontorio del Caprione, immerso nella vegetazione mediterranea, lascia senza fiato il panorama del golfo di La Spezia a ovest e della fertile piana del fiume Magra, a est. Apprezzata dai Romani, che vi fondarono l'insediamento di Luni, l'area fluviale alterna coltivazioni e zone umide, ove nidificano uccelli acquatici, a settori assai compromessi. Il parco, nato dalla fusione del precedente parco fluviale e dell'area protetta di Montemarcello, rappresenta quindi un esperimento (riuscito!) di riqualificazione di zone degradate, tant’è che la porzione di Parco in cui andremo è veramente bella. Dal borgo di Montemarcello, con le sue viuzze strette che s'intersecano ad angolo retto, ricordano un "castrum" romano, saliremo verso l’orto botanico, splendidamente collocato sulla sommità di Monte Murlo, e sosteremo a Tellaro, piccolo borgo marinaro abbarbicato sopra una penisoletta rocciosa digradante ed ultimo abitato della riva orientale del Golfo dei Poeti. Il ritorno sarà per un sentiero a mezza costa, solo recentemente riaperto, attraverso tratti di macchia mediterranea che si alternano alla folta lecceta. Trekking di media difficoltà ma abbastanza lungo, con tratti segnalati come esposti in cui fare attenzione e salite/discese su terreni sconnessi (in particolare per Tellaro da Zanego). Tempo occorrente circa 5/5,30 ore.
Descrittivo: Una volta giunti a Montemarcello si parcheggia e si entra nel paese attraverso l'antica porta (scegliendo il parcheggio che incontriamo seguendo l'indicazione stradale a destra. A sinistra ne troveremmo un altro che per adesso trascuriamo). Proseguiamo a destra della chiesa parrocchiale dove si scende lungo una scalinata, al termine della quale si attraversa la strada asfaltata, percorrendo circa 100 metri in una stradina tra le case. Attraversata che avremo la strada e trovato un altro parcheggio, quello di cui si diceva prima e che però ci priverebbe della visita al borgo ed anche ai punti panoramici su punta Corvo, si scenderà l’asfaltata in direzione Lerici per 5 minuti, trovando un sentiero segnato ( a destra) che seguiremo fino a Tellaro (n°433).Nota - da adesso seguire sempre il n°433.
Saliamo a destra e ci inoltriamo per 30 minuti in una folta macchia a leccio, uscendone per ritrovare l’asfaltata e, dopo 5 minuti e sempre alla nostra destra, troviamo la continuazione del sentiero 433 per Zanego/Lerici, salendo per altri 15 minuti, in un bosco a pini d'Aleppo e lecci. Altro attraversamento dell’asfaltata ed altri 15 minuti, di salitella col selciato in pietra e due muri a secco che lo delimitano, ed arriviamo ad un punto panoramico, con apertura sul golfo dei poeti, la Palmaria e Porto Venere (siamo ad un bivio col sentiero 437, per l’orto botanico). Noi andiamo a diritto ed in altri 15 minuti siamo a Zanego, nella zona dei coltivi e degli orti e poi tra le case della piccola frazione.
Siamo adesso nuovamente sull’asfaltata che attraversiamo, col ristorante Pescarino davanti a noi, dove, seguendo i segni bianco/rossi tracciati sul muro ( alla nostra destra) scendiamo per 20 minuti il sentiero, tra le abitazioni, arrivando alla segnalazione per Tellaro, davanti a noi ed in discesa ed Ameglia, in discesa ma alla nostra destra. Fin qui sono passate circa h.1.45/2.
Scendiamo per Tellaro, facendo attenzione al fondo sconnesso ed a alcuni punti franati e non troppo larghi. Altri 60 minuti e, passato il bivio per Portesone e Lerici, infine arrivati a Tellaro (borgo incantevole!)in altri 10 minuti, torniamo indietro per il sentiero 444, recentemente riaperto dal CAI di Sarzana e segnalato come con tratti potenzialmente pericolosi e da percorrere con molta attenzione, ed in altre h.1,45 a mezza costa torniamo a Montemarcello e volendo a punta Corvo (bellissimo promontorio ma cui si arriva dopo una scalinata con ben 700 gradini!). Trekking di media difficoltà ma abbastanza lungo, con tratti segnalati come esposti ed in cui fare attenzione. Salite/discese su terreni sconnessi (in particolare per Tellaro da Zanego). Tempo occorrente circa 5/5,30 ore.
Alle pendici del monte Pisano c’è un’area posta ai margini dell’ex lago di Bientina, oggi prosciugato per interventi di bonifica intorno all’anno 1850, con flora e fauna tipici delle aree palustri, oggi sempre più rarefatte e soggette ad azioni di degrado, che vale la pena di conoscere ed apprezzare: il bosco Tanali.
La zona, con prati umidi periodicamente allagati, pagliereti,
boschi umidi ad ontano nero,
canneti e piccoli specchi
d’acqua, offre ambienti
importanti per la vita di
molte specie, sia botaniche
che animali, tipo l’avifauna
migratrice oppure i suoi
antagonisti rapaci (la
poiana, l’albanella o anche
il
falco
di palude, sebbene più
raro).
L’escursione, semplice ma suggestiva, ci condurrà gradatamente
verso la parte più interna
dell’area, attraversando in
sequenza le comunità
vegetazionali principali
(bosco mesofilo, bosco
igrofilo, canneto/cariceto)
terminando, con
l’attraversamento di un
pontile di legno, in un
capanno per l’avvistamento
degli uccelli.
Nota storica:
Il lago di Bientina o di
Sesto (Lacus Sexti) fino
alla prima metà
dell’ottocento costituiva il
lago più grande della
Toscana. Nel 1852 il
Granduca Leopoldo II di
Lorena, approvò il progetto
di bonifica di Alessandro
Manetti con il quale fu
realizzata la deviazione del
Canale Imperiale sotto
l’alveo dell’Arno grazie a
un condotto
Dal sito della regione
toscana
Riserva Regionale: BOSCO DI TANALI (PI)
Atto istitutivo: Delibera della Giunta Provinciale di Pisa n. 77 del 12/04/2010
Estensione: 175 ettari
Descrizione:
Situata ai margini dell'ex
alveo del Lago di Bientina,
occupa un'area di 175
ettari, ricca di fauna e di
flora. Agli inizi del secolo
scorso il territorio, antico
lembo Tale bacino,
con il trascorrere del
tempo, ha contribuito alla
creazione e al mantenimento
di un ambiente umido di
grande interesse
naturalistico. L'area
presenta attualmente una
grande varietà di ambienti
che, sotto l'aspetto vegetazionale, si possono
distinguere in quattro
differenti habitat.
L’'associazione vegetale più
importante è il bosco
igrofilo caratterizzato,
nelle specie arboree, dalla
prevalenza di ontano nero e,
nella flora tipica dei suoli
inondati, dalla presenza
della più grande felce
italiana e di varie liane
rampicanti. Nei terreni dove
l'allagamento è ridotto si
estende il bosco mesofilo,
caratterizzato nella sua
specie vegetale da ontano
nero, pioppo bianco, farnia,
sambuco e salicone. La parte
più orientale del bacino di
colmata è occupato da una
vegetazione uniforme a
cannella palustre. Il
canneto è estremamente
importante per la
nidificazione di molte
specie ornitiche, mentre
nelle parti più depresse del
canneto stesso vegetano i
grandi carici, una specie
palustre in via di
estinzione. All'interno del
cariceto è stata rinvenuta
la primulacea Hottonia
palustris, pianta rarissima
in tutta l'Italia
peninsulare e probabile
unico esemplare superstite
nel Padule di Bientina. Le
raccolte di acqua sottoposte
ad essiccamento estivo
vedono lo sviluppo di
vegetazioni di prato umido
che annoverano specie molto
rare come la Ladwigia
palustris. Le piante
idrofite, necessitando della
presenza d'acqua per
l'intero ciclo vitale,
vivono confinate in alcuni
canali e fossi; tra di esse
meritano menzione il morso
di rana, la ninfea bianca,
la rarissima erba scopina e
l'erba vescica, pianta
carnivora il cui nome
volgare è attribuibile alla
presenza di piccole
vescicole sulle foglie atte
alla cattura di piccoli
invertebrati acquatici. La
ricchezza degli ambienti
vegetazionali dell'area, la
cui variabilità è
incrementata dal periodico
allagamento di alcune zone,
che determina un’ulteriore
diversificazione stagionale,
favorisce la presenza di
numerose ed interessanti
specie animali. Le specie
vertebrate presenti sono
strettamente condizionate
dalla ricchezza di acqua;
tuttavia non manca una fauna
meno legata a questo
particolare ecosistema.
Negli ambienti palustri sono presenti specie nidificanti quali il pendolino, la cannaiola, il cannareccione, il bengalino comune e la gallinella d'acqua. Durante le stagioni invernali è presente il migliarino di padule in migrazione e l'usignolo di fiume che è nidificante. Tra gli ardeidi è stata rilevata la presenza dell'airone cenerino, soprattutto in autunno e inverno, della garzetta durante il periodo primaverile e dell'airone guardabuoi. In estate sono avvistabili l'airone rosso, la garza ciuffetto e la nitticora. Tra gli anseriformi sono stati osservati il germano reale, l'alzavola (nella stagione invernale) e la marzaiola. I rapaci avvistabili con più frequenza sono la poiana (tutto l'anno), il nibbio bruno (durante le stagioni migratorie), il falco di padule e la albarella reale (in inverno). I falconiformi sono rappresentati dal gheppio e dallo smeriglio; gli strigiformi da civetta, barbagianni, allocco e assiolo, presente durante la stagione riproduttiva. Il bosco è visitato regolarmente dal picchio verde e dal picchio rosso maggiore. La presenza d'acqua limitata al periodo fra l'autunno e la primavera costituisce l'habitat ideale per le specie di anfibi che trovano nel vicino bosco un rifugio ottimale per trascorrere gli stati di ibernazione ed estivazione. Le specie di anfibi avvistate sono cinque: il tritone punteggiato, il rospo, la raganella, la rana agile e il complesso delle rane verdi. I mammiferi presenti a Tanali sono il cinghiale, l'istrice, la volpe, la talpa e il riccio. All'interno della riserva sono presenti due strutture che fungono da osservatori, fruibili su richiesta.
Indirizzo: Regione Toscana Direzione Ambiente ed Energia Settore Tutela della Natura e del Mare Indirizzo sede centrale: Via di Novoli 26 - 50127 Firenze
Info dettagliate sul web a:
http://www.centrornitologicotoscano.org/site/pub/Pagina1.asp?IdPaginaTestuale=tanali
http://www.centrornitologicotoscano.org/site/pub/Index.asp
http://www.zoneumidetoscane.it/it/le-aree/bosco-di-tanali/lambiente
https://www.comune.bientina.pi.it/it/Informazioni/Oasi.html
https://www.comune.bientina.pi.it/it/Informazioni/Oasi.html
http://www.legambientevaldera.it/bosco_tanali_9.html
Come arrivarci? Fornacette, Bientina e quindi frazione Caccialupi (direzione Lucca) poi, trovato un distributore Total si parcheggia e si torna indietro a piedi per m.50 e si trova l’indicazione del bosco.
ll Padule di Fucecchio
Il Padule di Fucecchio ha un’estensione di circa 1800 ettari, divisi fra la Provincia di Pistoia e la Provincia di Firenze; se pur ampiamente ridotto rispetto all'antico lago-padule che un tempo occupava gran parte della Valdinievole meridionale, rappresenta tuttora la più grande palude interna italiana. La zona naturalisticamente più interessante è situata prevalentemente nei Comuni di Larciano, Ponte Buggianese e Fucecchio. Da un punto di vista geografico, il Padule è un bacino di forma pressappoco triangolare situato nella Valdinievole, a sud dell’Appennino Pistoiese, fra il Montalbano e le Colline delle Cerbaie. Il principale apporto idrico deriva da corsi d’acqua provenienti dalle pendici preappenniniche. L’unico emissario del Padule, il canale Usciana, scorre più o meno parallelamente all’Arno per 18 chilometri e vi sfocia in prossimità di Montecalvoli (PI). Il valore di quest’area è incrementato dalla sua contiguità con altre zone di grande pregio ambientale: il Montalbano, le Colline delle Cerbaie ed il Laghetto di Sibolla, collegato al Padule tramite il Fosso Sibolla. La Riserva Naturale del Padule di Fucecchio è dotata di strutture per la visita che comprendono anche tre osservatori faunistici, uno dei quali realizzato tramite la riconversione di uno dei caratteristici casotti del Padule.
1) Riserva Naturale del Padule di Fucecchio - Area Le Morette (itinerario mattutino)
L' escursione di oggi ci porterà
nella Riserva Naturale del
Padule di Fucecchio ed in
particolare nell'area de Le
Morette, raggiunta dopo una
breve sosta al Centro Visite di
Castelmartini per prendere
visione dell'area prima della
nostra passeggiata
naturalistica.
Il sentiero è
pianeggiante e consente di
ammirare paesaggi suggestivi
fino ad arrivare all'antico
Porto de Le Morette.
L'itinerario ci porterà nel
cuore della palude a raggiungere
il Casotto del Biagiotti, da
molti anni adibito ad
osservatorio faunistico
dell'area protetta, con
un’ottima visuale sugli specchi
d’acqua della Riserva Naturale
e, se la stagione sarà stata
piovosa, sulle
numerose specie di uccelli acquatici presenti: gli aironi europei, che nidificano in grandi colonie sugli alberi e nel canneto, gli Svassi maggiori nelle acque più profonde e gli eleganti Cavalieri d'Italia sulle rive degli argini. Arrivati all'area Righetti (più protetta) torneremo indietro per portarci poi a Monsummano Alto ed alla Rocca. Nota: portare un binocolo perchè ovviamente le nidificazioni sono lontane dalla presenza umana.
note più approfondite in: http://www.zoneumidetoscane.it/it/le-aree/padule-di-fucecchio/lambiente.
2)
Visita alla rocca fortificata di
Monsummano Alto
(visita pomeridiana)
Il colle di Monsummano
costituiva un luogo viario
strategico, in posizione
dominante sul Padule di
Fucecchio e sulla Valdinievole,
e per questo fu fortificato
almeno dall'XI secolo con un
sistema difensivo accresciuto ed
ampliato nel corso del
tempo.Dell'antico castello si
conservano oggi i resti della
cerchia ellittica delle mura,
che lo cingevano per un
perimetro di circa due
chilometri e due delle tre porte
di accesso: la porta di "Nostra
Donna" e quella detta "del
Mercato" verso il colle di
Montevettolini.
Delle numerose torri di cui era
munito il castello resta,
all'estremità occidentale della
cinta muraria, una robusta e
imponente torre pentagonale,
databile nella sua forma attuale
agli inizi del XIV secolo.
L'edificio meglio conservato del
borgo è la Chiesa di San Nicolao,
prospiciente l'antica platea
communis, fondata nell'XI secolo
e compresa nel plebato di Neure
(o deMontecatino), entro la
diocesi medievale di Lucca. Di
fianco alla chiesa è presente
una terrazza panoramica naturale
con l'antica chiesa di San
Sebastiano, di fronte alla quale
recenti scavi hanno portato alla
luce le fondamenta di due
edifici, dove sono stati
rinvenuti frammenti di ceramica
di varie epoche. Seminascosti
dalla boscaglia che circonda il
nucleo centrale del castello si
conservano ad ovest i resti di
un convento e nella zona
orientale, nei pressi della
torre, i ruderi dell'antico
Spedale di San Bartolomeo. Dalla
cima del Colle si ha una visuale
unica sul Padule di Fucecchio,
sui castelli della Valdinievole
e sul Monte Pisano; nelle
giornate più limpide lo sguardo
arriva fino alle
colline livornesi, alle balze di
Volterra e alle torri di San
Gimignano.
Tre
giorni in Casentino:Lago di Londa, pieve Santa Maria delle Grazie e visita a Poppi
Pieve di Romena/ castello di Romena/ visita al castello
Camaldoli – percorso natura 3 - 2km 100 dislivello o 3km 300 dislivello
Loro Ciuffenna/ Pieve di Gropina/Borro
Nota: Alloggio a La Torricella a Poppi, scelto per comfort, buona cucina con porzioni generose, cordialità ed equidistanza dalle località prescelte per l’occasione
In auto - A Scandicci uscire dalla FI.PI.LI per Roma (poi altra uscita a Firenze sud) quindi andare x Pontassieve, Rufina, Londa. h.2,30.
Primo giorno
Lago di Londa , grazioso laghetto, molto verde, con tavoli, balneabile e percorribile per passeggiata tutto intorno
pieve Santa Maria delle Grazie (a 4 km da Stia, lungo la strada per Londa, si trova il Santuario di Santa Maria delle Grazie, costruito sul luogo dove, secondo la tradizione, nel 1428 apparve la Madonna ad una contadina.
La chiesa conserva intatto l’impianto quattrocentesco arricchito da splendide terrecotte di Andrea della Robbia. Annesso alla chiesa si erge maestoso ed affascinante il chiostro dell'antico monastero, memoria storica della funzione che questo complesso ebbe come abbazia succursale di quella di Vallombrosa.
Alloggio in albergo e visita al centro storico di Poppi (parcheggiare dopo il monumento ai caduti e prendere a destra, dove si legge tennis campaldino), uno dei borghi medioevali più belli d’Italia
Secondo giorno
Pieve di Romena/ castello di Romena (raggiungibili in auto)
L’antica pieve romanica di
Romena è il cuore della
fraternità. In una valle intrisa
di spiritualità (in Casentino,
Toscana), tra Camaldoli e La
Verna, Romena si propone come un
possibile crocevia per tanti
viandanti del nostro tempo.
Come per i pellegrini del Medio
Evo, in marcia verso Roma, la
pieve rappresentava un punto di
riposo dove fermarsi per una
notte, rifocillarsi e ripartire,
così oggi la Fraternità vuol
offrire un luogo di sosta ai
viandanti di ogni dove.
https://www.romena.it/la-pieve/
10/14.30 15.30/20 Pranzo a ROMENA RISTORA 10 - 17
castello di Romena h.10/13.30 – 14.30/19 Gi.Ve.Sa. festivi
Il castello di Romena, uno dei più maestosi castelli monumentali dei Conti Guidi del Casentino, sorge su un colle di 626 m s.l.m a sbarramento del Fiume Arno e in posizione centrale nell’Alto Casentino Fiesolano, nell’attuale Comune di Pratovecchio Stia. Conserva le vestigia della sua antica grandezza nelle strutture dell’area del cassero, di tre grandi torri fortificate e di varie parti delle tre cerchie fortificate concentriche disposte su diverse quote che ne testimoniano le varie fasi costruttive a cui andò incontro tra XI e XIV secolo.
Fondato dai Marchesi di Spoleto presumibilmente nel corso dell’XI secolo, conobbe una seconda fondamentale fase edificatoria dopo che, nel corso del XII secolo, entrò a far parte dei possessi dei Conti Guidi arrivando al massimo splendore architettonico, come i castelli di Porciano e Poppi, durante il XIII secolo, all’epoca di Dante Alighieri. Alla metà del 1300, fu ceduto tramite vendita dai Conti Guidi alla Repubblica di Firenze divenendo sede di un Comune e di un Ufficialato. Il complesso, così come lo possiamo ammirare ancora oggi, ha un orientamento sud/est – nord/ovest ed è frutto, soprattutto, dell’attività edificatoria raggiunta nel corso del 1200.
Alla fine del 1700 il castello venne messo all’incanto pubblico e venne in seguito acquistato dai conti Goretti de’Flamini che ne detengono la proprietà ancora oggi. All’inizio del XX secolo, inoltre, e, più precisamente, nel 1902, il poeta Gabriele d’Annunzio fu ospite dei conti Goretti e qui avrebbe scritto gran parte dell’Alcyone. Dopo i restauri della metà degli anni ’50 del XX secolo, il castello ha assunto l’attuale fisionomia architettonica, rimanendo uno dei monumenti castellani più significativi del Casentino e della Toscana.
Ritorno all’hotel e visita al castello di Poppi (controllare orari e prevedere almeno h.1/1,30 di visita). POPPI : https://www.viaggiesorrisi.com/cosa-fare-e-vedere-a-poppi/
Terzo giorno
MONASTERO - 9.00 - 13.00 e 14.30 - 19.30
Cosa vedere?
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Il Monastero di Camaldoli
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L’Antica Farmacia dei monaci camaldolesi
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Il Sacro Eremo di Camaldoli
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La Foresta (a piedi, prendere il sentiero natura 3, a salire a sinistra dall’asfaltata dove c’è il punto info). Percorso ad anello con dislivello m.100 di h.2 circa.
Nota: All’eremo ci si può arrivare sia in auto che a piedi, per un sentiero in faggeta di circa 3 km ma con dislivello di m.300.
EREMO - Da Lunedi al Sabato: 9.00 - 12.00 e 15.00 - 18.00
EREMO DI CAMALDOLI
Il complesso fu realizzato da San Romualdo nel corso dell'XI secolo. Intorno al 1012 arrivò in mezzo alle foreste casentinesi e decise di fondare un eremo in mezzo alla natura. Qui furono erette 5 celle e un piccolo oratorio dedicato a san Salvatore Trasfigurato. In un secondo momento furono aggiunte 15 celle al nucleo originario della struttura. Durante il medioevo divenne un importante centro culturale e, molti anni più tardi fu sede dell'Accademia Umanistica. Il complesso architettonico è formato da un'antica Foresteria, dalla chiesa e dal monastero. Un cancello separa il cortile dalla zona riservata ai monaci che vivono in piccole celle.
Il Sacro Eremo venne fondato nel 1012 (data più certa) da San Romualdo che giunse qui in cammino da Ravenna. Si innamorò talmente tanto di questo luogo che il vescovo di Arezzo Teodaldo glielo diede in regalo.
San Romualdo creò qui una sua cella monastica insieme a qualche altro monaco, siamo intorno al 1023. Qui i monaci benedettini hanno scelto di vivere la loro vita, isolandosi dalla società, lontani dalla vita comune, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera. Un tempo i monaci non potevano incontrare nessuno, oggi invece possono incontrarsi, ma solamente durante le messe e i pasti. Oggi sono 9 gli eremiti che hanno scelto la vita monastica! Pensa che il più giovane ha trent’anni. Oggi è possibile visitare solo alcuni ambienti: la foresteria, la chiesa, l'antica cella di San Romualdo e la sala dell'antico refettorio. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il sito ufficiale http://www.camaldoli.it
Poppi – Loro Cuffenna – via Rassina e Terranova Bracciolini - 40 km. h.1 impostare navigatore
https://www.lamiabellatoscana.it/2015/10/loro-ciuffenna-ed-i-suoi-borghi-minori.html
Il piccolo borgo di Loro Ciuffenna (Ar), arroccato ai piedi del Pratomagno e sopra l’Area Protetta delle Balze a 330 metri di altitudine, è probabilmente il più caratteristico e ben conservato tra Firenze ed Arezzo. Fa parte dei Borghi più belli d’Italia e con le sue frazioni minori forma una delle aree geografiche più belle da vedere nel cuore della Toscana.
5 motivi per visitare Loro Ciuffenna
Il mulino ad acqua più antico della Toscana ed ancora funzionante;
La rossa Torre dell’Orologio che svetta tra i tetti del paese;
Per fare una passeggiata nella parte più vecchia del paese chiamata “il fondaccio” tra gli stretti vicoli e le caratteristiche case in pietra che si affacciano a strapiombo sul torrente Ciuffenna dove c’è anche il vecchio ponte romanico;
La casa-museo di Venturino Venturi;
Per visitare la chiesa dell’antico borgo medioevale dedicata a Santa Maria Assunta e l’Oratorio di Nostra Signora dell’Umiltà, poco fuori il centro storico, che conserva numerosi dipinti di pregio.
Nel vecchio borgo di Loro
Ciuffenna (Ar),
uno dei più caratteristici e
meglio conservati di tutto il
Valdarno Superiore, si trova
il più
antico mulino ad acqua della
Toscana ancora in
funzione. Fu costruito intorno
l’anno mille ai
margini di un orrido sul
torrente Ciuffenna.
Anticamente le sue sponde ospitavano diversi mulini ad acqua che poi con gli anni sono andati drasticamente dismessi. Nel dopoguerra se ne trovavano ancora sei, poi con lo spopolamento graduale delle campagne è rimasto solo quest’ultimo esemplare.
RITORNO: Loro Ciuffenna – Livorno km.150 h.2 x Firenze e quindi uscita Scandicci e FI PI LI
La pieve di San Pietro a Gropina, prima del borgo: un luogo di culto cattolico che si trova in località Gropina, nel comune di Loro Ciuffenna, in provincia di Arezzo. La chiesa costituisce uno degli esempi più alti dell'architettura romanica in Toscana.
La Pieve fu eretta attorno all’anno Mille e presenta una facciata in grandi bozze di pietra, con due monofore corrispondenti alle navate laterali e una bifora che sovrasta la porta d’ingresso, sull'architrave della porta è la data 1422, probabilmente riferibile ad uno degli interventi di restauro; lo stemma di Leone X che sovrasta l'architrave porta la data 1522.
Variante possibile, in sostituzione di Camaldoli, SANTUARIO DELLA VERNA (circa KM.50 PER H.1,20 di auto)
Individuerete senza indugio il Monte della Verna da ogni zona del Casentino e dell'Alta Val Tiberina. Infatti questo sperone di roccia ha una forma unica, la vetta è tagliata da tre parti. Per questo motivo La Verna è anche uno dei simboli più importanti del Casentino, sulla cui sommità sorge il bellissimo santuario francescano che si raggiunge anche attraverso un antico sentiero immerso nella natura.
Arrivare a piedi alla Verna significa fare un viaggio spirituale alla scoperta di sé stessi percorrendo l’antica via delle Foreste Sacre.
Il Santuario fu eretto intorno ai primi anni del duecento, dopo che il conte Orlando Cattani di Chiusi in Casentino donò a San Francesco il Monte della Verna.
OPPURE:
Poppi/lago di Ridracoli h.1 km 50 Poppi, Stia, passo della Calla, Campigna, Ridracoli
Un’oretta circa di cammino dal parcheggio di Ridracoli fino al rifugio che incontrerete sul sentiero, qui c’è anche un bel prato dove stendersi e riposarsi al sole..quindi portatevi con voi un bel plaid:D
Si parte dalla diga e tramite un percorso di 5 chilometri (andata e ritorno) e un dislivello di 150 metri si arriva a destinazione. Lungo la strada, che non presenta particolari difficoltà , sono numeros e tracce lasciate dall’uomo: la mulattiera, la Casetta Cà Margheritini, i muretti, il sentiero ciottolato… sino alla vista mozzafiato sul lago e sulla diga di Ridracoli.