Le escursioni
effettuate
|
![]() Tutte le iniziative sono riservate agli associati (Euro 10 annui), associazione U.I.S.P., facoltativa , che comunque avranno la precedenza nelle prenotazioni per iniziative particolari. c/c postale n° 28804508 intestato a: Agire Verde, via A. Frank 17, 57100 Livorno). Escursioni effettuate 2003 Domenica 26 gennaio: Trekking
nel Camaiorese, dal passo Lucese al m.Prana. Dalla
Conca di Camaiore si raggiunge
il valico di Montemagno (m224), poi si comincia a scendere dolcemente
l'ombrosa Valle Freddana per
oltrepassare la località La Rena, dove si innesta la via proveniente da
Massarosa- bivio per Gombitelli (km7 da Camaiore)- e quindi si
sale, con continue svolte, fino a Gombitelli (m492-km12), antico
paesello posto sul pendio del Monte Calvario. Il paese, vecchie case
abbarbicate alla roccia, l'una appoggiata all'altra, fino a non molto
tempo fa era un’isola linguistica con dialetto gallo-romano,
abitato da una popolazione probabilmente oriunda
dell'Emilia ed esperta
nella lavorazione del ferro e del rame. Dopo la visita a Gombitelli si
prosegue, tornando sul versante meridionale, poco a monte del paese,
verso il Passo della Lucese dove ammireremo il panorama vastissimo della
piana lucchese fin oltre Livorno, dall'Arcipelago Toscano alle coste
della Liguria e da qui ci incammineremo per la salita al Monte Prana, il
più meridionale tra i rilievi apuani che superano i 1200 metri. Molto
vasto il panorama dalla sua cima, sia verso le Apuane meridionali ed il
massiccio delle Panie, che verso la conca di Camaiore e la Riviera della
Versilia. Domenica
09 febbraio Dalla
Valle Benedetta all’acquedotto Leopoldino. Passeggiata nel Parco delle Colline Livornesi lungo un percorso interessante sia dal punto di vista storico che paesaggistico: dalla Valle Benedetta verso il Poggio dei Tre Mulini, il Calvario, Pandiano e Loti, per scendere nuovamente all’acquedotto Leopoldino e risalire infine di nuovo verso la Valle Benedetta, incontrando nella tipica macchia mediterranea, l’antica abbazia benedettina che da il nome alla valle, i settecenteschi mulini a vento (antiche torri di segnalazione per i naviganti, ad evitare le secche della Meloria prima di entrare in porto), Il Calvario (collina santificata da Colombino Bassi, fondatore del monastero, con l’innalzamento di tre croci) e Pandoiano e Loti, antiche sedi di insediamenti etruschi e romani, oltre al famoso acquedotto Leopoldino di fine ‘700. Domenica
23 Febbraio La
Valle del Fiume Frigido: Forno e la via dell’onice. Questa
valle ha per cornice buona parte della dorsale delle Alpi Apuane, almeno
in quel tratto di cime compreso tra il monte Sagro e l’Altissimo,
dovendo il suo nome alla frescura delle acque correnti che il fiume
cattura, attraverso i deflussi profondi delle alte valli garfagnine.Dal
grazioso paese di Forno, andremo a
cercare prima il panorama del fondovalle verdissimo, risalendo coltivi
terrazzati ed inoltrandoci quindi in boschi di castagni e carpino nero,
poi arriveremo a Piano di
Santo e alle sue antiche dimore di pastori, oramai abbandonate. La cava
di alabastrite, che ha dato il nome alla via che stiamo percorrendo, ci
aspetterà alla fine del sentiero, insieme al panorama del versante
garfagnino della cornice apuana (m.Tambura e m.Sella) a est ed al mar
ligure ad ovest. Al ritorno a Forno, avremo poi modo di vedere la
vecchia Filanda e le sorgenti del Frigido, a due passi, sotto le quali
potremo anche andare, risalendo il greto del fiume.
Sabato
8 marzo: VIAREGGIO - LA MAGIA DEL CARNEVALE La Cittadella del Carnevale di Viareggio è un’opera unica nel suo genere: intorno ad un’immensa piazza dalla forma ellittica sono disposti sedici capannoni, al cui interno i costruttori creano i carri e le maschere che sfilano ogni anno lungo il corso mascherato. Il Carnevale, un nome da sempre associato al gioco, al divertimento, allo scherzo ed all’allegria, da quest’anno si presenta anche come occasione di conoscenza ed approfondimento culturale. · Vuoi scoprire dove nasce il Carnevale?
Visita agli Hangars del Carnevale e ad uno spazio museale dedicato alla sua storia.
Domenica 16 marzo: Il
Castello, feudo dei Malaspina, riveste una notevole importanza storica e
architettonica. L'imponente fortezza, ampliata e ristrutturata tra la
fine del XIV e gli inizi del TV secolo, divenne il centro politico e
militare dei Malaspina dello Spino
Fiorito.
Ulteriori lavori di ampliamento si ebbero per tutto il XVI e XVII Domenica
30 marzo:
L'Eremo di Calomini , escursione nei dintorni e visita all'eremo. L'Eremo di Calomini, situato a ridosso di uno strapiombo roccioso nel territorio del Comune di Vergemoli, con quelli di San Pellegrino e dell'Argegna, rappresenta uno dei più noti e frequentati luoghi di culto della Valle del Serchio.Vi si accede per un antico portale in pietra ed è un esempio di edificio in <<abri>>, architettura religiosa, che vanta altri esempi nelle Alpi Apuane.La primitiva Chiesina, già documentata intorno all'XI secolo, quando si ` venerava l'immagine della Madonna della Penna, dopo alcuni ingrandimenti nel Xll secolo, fu ridotta nelle forme attuali ed oggi, solo il presbiterio, le celle cenobiali e la sagrestia( dove si ammira un grande stipo in legno con intarsi e bassorilievi, realizzato dall'artigiano Luca Pini nel 1707) conservano la singolarità, di essere nella roccia viva, lasciata a vista.Dal documento del 1361, in cui il converso della Cella di S. Maria ad Martyrees faceva richiesta al Vescovo di legalizzare le varie offerte all'oratorio, appare chiaro di quale venerazione fosse circondata la Vergine della Grotta (o della Penna a partire dal XIV secolo).Il primo atto vescovile di libera collazione del beneficio, intitolato al romitorio di S. Maria della Grotta, è del 2 maggio 1444. Un'altra notizia di libera collazione del medesimo, si ha poi nel 1497, e dal secolo XVI in poi, la fama di questa Madonna crebbe talmente che vescovi e cardinali si portarono fino a Lei per renderle onore, mentre il popolo, tra il 1631 e il 1690, con spontanea oblazione, faceva il possibile per ampliare e rendere più maestosa l'antica chiesa. Ai primi del Settecento, come risulta dall'archivio del santuario, venne compiuto il duplice colonnato, fu allargata la grotta per accogliervi degnamente la sagrestia, sistemato il pavimento della chiesa e portato a compimento ogni dettaglio che contribuisse a rendere degno di ammirazione quel luogo di preghiera.Gli eremiti ebbero cura del santuario fino al 1868, anno in cui i parroci. dei paesi confinanti, quali tradizionali amministratori, non decisero di assumere direttamente l'incarico di promuovere il culto di Maria Santissima. Dopo esservi stati in continuità per oltre cinque secoli, cos' finivano gli eremiti di Calomini. Nel loro ricordo le popolazioni, per indicare la Madonna ad Martyres, presero a denominarla Madonna dell'eremita o semplicemente Eremita. Con decreto del Vescovo di Massa, risalente al 1914, la custodia del santuario venne affidata ai P.P. Cappuccini di Lucca i quali, nella persona di un confratello provvedono da oltre cinquanta anni a conservare ciò che una pura devozione a Maria ha voluto che sorgessse su questo dirupo.Di maggio e di settembre numerosi fedeli salgono ancora all'erto monte, che serba intatto il miracolo delle acque in una visione di assoluta purezza.L'escursione prevederà la visita all'eremo ed un percorso di trekking, intorno a Fornovolasco (la zona delle Grotte del Vento). Domenica
6 aprile:
Parco di San Rossore, visita guidata con possibilità escursionistica in bicicletta e/o a cavallo. Il
Parco regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, istituito nel
1979, si estende per circa 24.000 ettari localizzati lungo la costa
compresa tra Viareggio e Livorno. Pur essendo al centro di un'area
fortemente urbanizzata, questo territorio ha mantenuto notevoli
caratteri naturali, tanto che vi si trova uno dei rari esempi di area
costiera non edificata. L'area
del Parco comprende da nord a sud una zona di selve litoranee allungata
per circa 40 km, con un arenile marino e vaste paludi interne,un tempo
più estese ed oggi ampiamente bonificate, comprendenti il lago di
Massaciuccoli. La flora presenta un notevole interesse per la ricchezza
delle specie arboree ed erbacee favorite dalle speciali condizioni del
suolo e del clima. Nei siti maggiormente affrancati dall'acqua , le
selve, il leccio è una delle specie più frequenti; tuttavia assai
spesso sono i pini (domestico e marittimo), di impianto antropico, a
caratterizzare il paesaggio. L'ambiente
più peculiare si ritrova nelle zone delle aree umide, le
lame, situate nella parte interna dell'area dove è presente una
vegetazione arborea composta essenzialmente da farnie , frassini,
pioppi, ontani e da alcune piante rare come la periploca, una liana
rampicante maggiormente diffusa in epoche passate. Le
vaste torbiere ricoperte di canneti nascondono testimonianze di flore
fredde, veri e propri relitti di tempi remoti , come per esempio la
rosolida, una pianta carnivora molto interessante e rara nel
Mediterraneo. Questi elementi floristici affondano le loro radici in
quel tipo di vegetazione rivelataci dall'esame dei pollini presenti in
antiche torbe subfossili trovate nel Massaciuccoli: si tratta dell'abete
rosso, del pino mugo, della betulla e del trifoglio acquatico, tutte
piante nordiche che decine di migliaia di anni addietro, all'acme
dell'ultima glaciazione, erano migrate fino al livello del mare
.
. Il contingente faunistico
più rappresentativo del Parco è sicuramente costituito dall'avifauna.
La diversità degli ambienti presenti nell'area protetta, e la loro
compenetrazione, permette anche l'osservazione delle popolazioni
avifaunistiche degli habitat contigui. Sugli arenili, e durante il passo
migratorio, si possono scorgere le splendide avocette, i fenicotteri, le
beccacce di mare. Le lame, grazie alla loro particolare configurazione,
sono un ottimo punto per osservare i trampolieri. Nei boschi contigui
vivono invece picchi, ghiandaie, silvidi . E' tuttavia nell'area
palustre che si trovano gli uccelli più interessanti e del Parco: il
rarissimo tarabuso, il cavaliere d'Italia, il falco pescatore, una
specie a rischio d'estinzione, e il falco di palude ,presente qui con la
colonia svernante e nidificante più numerosa della Penisola. Il
contingente faunistico più rappresentativo del Parco è sicuramente
costituito dall'avifauna. La diversità degli ambienti presenti
nell'area protetta, e la loro compenetrazione, permette anche
l'osservazione delle popolazioni avifaunistiche degli habitat contigui.
Sugli arenili, e durante il passo migratorio, si possono scorgere le
splendide avocette, i fenicotteri, le beccacce di mare. Le lame, grazie
alla loro particolare configurazione, sono un ottimo punto per osservare
i trampolieri. Nei boschi contigui vivono invece picchi, ghiandaie,
silvidi . E' tuttavia nell'area palustre che si trovano gli uccelli più
interessanti e del Parco: il rarissimo tarabuso, il cavaliere d'Italia,
il falco pescatore, una specie a rischio d'estinzione, e il falco di
palude ,presente qui con la colonia svernante e nidificante più
numerosa della Penisola. Domenica 13 Aprile: Le zone umide della Toscana, Padule di Fucecchio e lago di Sibolla. Il
Padule di Fucecchio ha un’estensione di circa 1800 ettari, divisi fra
la Provincia di Pistoia e la Provincia di Firenze. Se pur ampiamente
ridotto rispetto all'antico lago-padule che un tempo occupava gran parte
della Valdinievole meridionale, rappresenta tuttora la più grande
palude interna italiana. La zona naturalisticamente più interessante è
situata prevalentemente nei Comuni di Larciano, Ponte Buggianese e
Fucecchio. Da un punto di vista geografico, il Padule è un bacino di
forma pressappoco triangolare situato nella Valdinievole, a sud
dell’Appennino Pistoiese, fra il Montalbano e le Colline delle Cerbaie.
Il principale apporto idrico deriva da corsi d’acqua provenienti dalle
pendici preappenniniche. L’unico emissario del Padule, il canale
Usciana, scorre più o meno parallelamente all’Arno per 18 chilometri
e vi sfocia in prossimità di Montecalvoli (PI). L’area protetta La
flora La
fauna Giovedi 1 Maggio: L’Abbazia
di San Fruttuoso (Camogli). Questo
itinerario costituisce la terza tappa del Sentiero Verde-Azzurro che da
Genova, lungo costa, arriva a La Spezia. Si
parte dal paese di Camogli, con le caratteristiche case colorate a
sviluppo verticale che discendono rapidamente verso il mare
e quindi dopo una scalinata, arriviamo al soprastante paese di
San Rocco, da dove si gode la vista di tutta la costa fino a Genova. Da
qui il sentiero prosegue, con ripide salite e discese con
magnifiche vedute del mare
sottostante e della frastagliata scogliera, fino al borgo di San
Fruttuoso, con la famosa abbazia di recente restaurata. Sosta
e visita all’Abbazia, prima del ritorno. L'abbazia
e il borgo marino, sorgono in fondo alla baia di Capodimonte. Tra
Camogli e Portofino, in una profonda insenatura della frastagliata costa
del Monte di Portofino. La
celebre abbazia di San Fruttuoso fu dapprima covo di pirati, poi
proprietà per secoli dei Principi Doria ed è un luogo assolutamente
unico, dove l’opera dell’uomo si è felicemente integrata con quella
della natura. Sono
visitabili il complesso monastico del X-XI secolo con il chiostro, la
sala capitolare, la chiesa e le tombe dei Doria (XII secolo) e il corpo
a mare tardo romanico, aggiunto nel XIII secolo.
Tombe
dei Doria: Dal
livello inferiore del chiostro si accede al profondo vano a volta,
concesso ai Doria dai monaci, come sepolcreto. Le
tombe in marmo bianco e pietra grigia alternati nella tipica bicromia ,
sono disposte a schiera sui tre lati del vano e sono costituite da arche
in muratura singole o a coppie, in gran parte con epigrafi, e sormontate
da arcosoli a sesto acuto, sorretti da colonnine marmoree, con tettuccio
a capanna. Qui
riposano sette membri della famiglia Doria, mentre per altri due
sepolcri e un sarcofago romano si ignorano le identità dei personaggi
tumulati.
Domenica 4 maggio: ESCURSIONE – STAGE : CONOSCERE LE PIANTE OFFICINALI E SELVATICHE Escursione guidata sulle colline di Agnano (PI) alla ricerca di erbe medicinali e mangerecce. Le colline di Agnano, ricche di rocce di natura calcarea sono in posizione ideale per la crescita di molte piante officinali ed aromatiche che qui si sviluppano abbondamente allo stato selvatico. Sono presenti, tra le altre erbe la profumata ruta dalle molteplici proprietà aromatiche e medicinali, il mirto di cui si utilizzano bacche e foglie, l' issopo di cui è fatta menzione anche nella bibbia quale erba per usi sacri, la santoreggia erba aromatica poco conosciuta ma dall' incomparabile aroma, l' euforbia con il suo lattice acre ed irritante, la lavanda stoecas che ha qui un suo habitat di crescita ottimale e tante altre erbe di cui scopriremo insieme le virtù. Sarà inoltre presente un erborista che aiuterà nel riconoscimento delle stesse e ne illustrerà gli usi e le proprietà. note
di viaggio: UNA
PICCOLA FRAZIONE UNA GRANDE STORIA Agnano
è una delle più piccole frazioni del comune di San Giuliano Terme in
provincia di Pisa. Conta all'incirca seicento abitanti ed è situata in
amena e civettuola posizione sulle pendici del Monte Pisano, tra la
distesa di secolari uliveti e la macchia mediterranea.
Domenica 18 maggio: Tombolo
della Feniglia (m.Argentario) Lingua di terra che unisce il Monte Argentario alla terra ferma, La Feniglia è il regno incontrastato delle più svariate tonalità di verde e di gradevoli profumi, propri della macchia mediterranea, resi più intensi dalla presenza della rigogliosa pineta che spande la sua ombra ristoratrice all'interno. In completa libertà perchè protette, vivono qui numerose specie di animali e non è raro, percorrendo la strada "bianca", imbattersi in gruppi di daini che pasturano tranquillamente. Una spiaggia di sabbia dorata, lambita da acque limpidissime, completa poi lo scenario di questo lembo di paradiso. La nostra visita, che volendo potrà essere effettuata anche in bicicletta, comprenderà inoltre la Rocca Spagnola di Porto Santo Stefano, splendido ricordo della antica dominazione spagnola (1557/1707). La zona è classificata come zona umida di importanza internazionale
con Decreto Ministeriale 9 maggio 1977, ed è protetta ai sensi della
Convenzione di Ramsar. Racchiude l'omonima Riserva Statale (30 ha). L’area è caratterizzata da una molteplicità di habitat che comprendono il litorale sabbioso, in precarie condizioni di conservazione, i tomboli, la laguna salmastra e modeste superfici di stagni d’acqua dolce, cui si aggiungono campi coltivati, tratti di macchia mediterranea, boschetti e pinete d’impianto artificiale. Alla notevole varietà vegetazionale e ambientale si deve l’elevatissima ricchezza della fauna, in particolare ornitica; la Laguna di Orbetello è infatti di importanza cruciale per la sosta e la nidificazione di molte specie di uccelli minacciate. L’equilibrio dell’ecosistema lagunare è però minacciato da alcuni fattori di rischio, come la tendenza all’interramento e i gravi fenomeni di eutrofizzazione; gravi morie estive di pesci, avvenute nel recente passato, hanno avuto pesanti ripercussioni sul comparto economico legato alla pesca professionale. Da alcuni anni sono in corso interventi per il risanamento delle acque lagunari, che hanno consentito un notevole recupero della produttività dell’ecosistema lagunare, di recente affiancati da azioni per il recupero della naturalità nelle aree di maggior valore per l’avifauna. La vegetazione Dal punto di vista vegetazionale le acque salmastre presentano ricchi popolamenti di piante sommerse formati da alghe azzurre, rosse, brune, verdi e piante superiori flottanti e radicate; le rive sono invece occupate da giuncheti, salicornieti e fragmiteti, inframezzati da tamerici Tamarix gallica e, raramente, da pioppi bianchi Populus alba. Le zone più interne ed i tomboli presentano tratti a macchia mediterranea, dove spiccano notevoli esemplari di sughera Quercus suber, insieme a fusaggine Euonymus europaeus e marruca Paliurus spina-christi. La sughera, insieme a pino domestico Pinus pinea, è abbondante anche nel bosco di Patanella sulla riva orientale della laguna, associata ad un sottobosco con leccio Quercus ilex, fillirea Phyllirea latifolia ed Erica arborea. Di interesse biogeografico è la presenza del brugo Calluna vulgaris, per il quale quest’area costituisce il limite meridionale dell’areale. Da segnalare i numerosi esemplari di orchidee, dei generi Orchis, Ophrys, Serapias, Limodorum e Anacamptys. La fauna Per quanto riguarda l’ornitofauna, la laguna costituisce un sito di svernamento di grande importanza per codone Anas acuta, canapiglia A. strepera, mestolone A. clypeata, folaga Fulica atra, volpoca Tadorna tadorna e fenicottero Phoenicopterus ruber, che è presente in inverno con un nucleo di un migliaio di individui e nel 1994 ha fatto registrare qui il primo caso di nidificazione nell’Italia continentale. Comuni, inoltre, alcune specie di svassi (svasso maggiore Podiceps
cristatus e svasso piccolo P. nigricollis), e di limicoli
(pettegola Tringa totanus, piovanello pancianera Calidris
alpina e chiurlo Numenius arquata), mentre fra gli ardeidi
sono numerosi airone bianco maggiore Egretta alba, garzetta Egretta
garzetta. Durante le migrazioni si possono osservare numerosissime specie, alcune delle quali con nutriti contingenti (ad es. marzaiola Anas querquedula, pittima reale Limosa limosa, combattente Philomachus pugnax); in questi periodi possono comparire nella laguna anche esemplari di specie rare o addirittura occasionali nel nostro paese. Fra le specie di maggior valore conservazionistico che nidificano nell’area sono da ricordare occhione Burhinus oedicnemus, gruccione Merops apiaster (presente con numerose colonie) e cuculo dal ciuffo Clamator glandarius. Le acque lagunari sono popolate da specie ittiche tipiche degli ambienti salmastri (muggini Mugilidae, orata Sparus auratus, spigola Dicentrarchus labrax, anguilla Anguilla anguilla). Vari mammiferi, tra i quali istrice Hystrix cristata, donnola Mustela nivalis, tasso Meles meles e volpe Vulpes vulpes abitano le zone adiacenti alla laguna. Per arrivarci: occorre recarsi in auto sino a Braccagni,
quindi prendere la superstrada nuova Aurelia e percorrerla fino
all'uscita di Porto Ercole - Porto S.Stefano. Domenica 8 giugnoUNA GITA NEL MEDIOVEVO, tra inattese emozioni.Passeggiata
facile e per tutti, portare la macchina fotografica! A volte si
possono fare suggestivi, bellissimi viaggi nella storia, percorrendo
solo poche decine di chilometri. Ci si può trovare inaspettatamente in
rarefatte atmosfere quasi fuori del tempo solo superando qualche
tornante di strada tagliata nel bosco. C'è modo di imbattersi in
qualcuno che, indicando una ben conservata casa di sasso dalle
finestrelle squadrate, sormontate da uno stemma scolpito nella pietra,
ti dice: questa è la casa e quello è lo stemma di Castruccio
Castracani. L'immaginazione non serve: basta la realtà che ci
circonda. Un viaggio di questo genere lo si può intraprendere,
percorrendo la statale Porrettana, fino al piccolo centro di Ponte della
Venturina. Già in questo primo tratto numerosissimi sono i motivi
d'interesse storico, paesaggistico, artistico. Ma noi vogliamo andare
alla scoperta di un minuscolo borgo arroccato sulla montagna, seguendo
un itinerario che si svolge in un grandioso scenario appenninico, in una
Toscana che fa da scrigno alla storia. Ecco allora che da Ponte
della Venturina - il paese sorto in corrispondenza dell'antico limite
amministrativo fra Stato della Chiesa e Granducato di Toscana e oggi
punto di confine fra Emilia e Toscana - voltiamo a destra, addentrandoci
nella verdissima e severa valle ove scorre il Reno e percorrendo per una
dozzina di chilometri la traversa che porta a Pracchia ed eccoci
in piccoli, quasi immutati borghi medioevali punteggiano i versanti dei
monti, coperti di fittissimi boschi. Superato il Passo dell'Oppio (circa
800 m.) si inizia a scendere verso il ridente paese di S. Marcello
Pistoiese, frequentato centro di villeggiatura. Ma prima di raggiungerlo
conviene deviare brevemente a destra, per una visita a Gavinana, dove un
piccolo ma curato museo è dedicato alla storica battaglia in cui perì
Francesco Ferrucci (ricordate? Vile, tu uccidi un uomo morto!).
Torniamo a scendere: lo scenario si apre. Sui colli intorno si scorgono
altri borghi antichi, facilmente raggiungibili, mentre, arrivati in
fondovalle, in località La Lima, si supera l'omonimo torrente. Per
chi vuole provare un'emozione avventurosa c'è, a poche centinaia di
metri, un famoso ponte sospeso, una struttura che, sostenuta solo
da cavi d'acciaio, attraversa la valle ed è transitabile, a piedi, in
pochi minuti. La nostra meta è al di là della Lima, lungo la
strada che porta a Bagni di Lucca. Con modeste deviazioni, ora sul
versante destro ora sul versante sinistro della valle della Lima, si
possono conquistare i borghi, che dal medioevo od oggi poco sono
mutati: Piteglio, Popiglio, Lucchio. E poi si arriva al delizioso Vico
Pancellorum, il paese che deve il suo immutato nome - a quanto si
dice - all'antica famiglia dei signori del luogo: i Pancelli, o
Panciatici. Ci accoglie, dopo alcuni tornanti di strada asfaltata e
panoramica che si snoda fra il bosco, la pieve romanica di S. Paolo,
dell'XI secolo, con l'armonia delle sue linee e la semplicità
incorrotta del suo interno. Fino agli anni '70 qui nel vasto piazzale
antistante la pieve si doveva lasciare l'auto perché non c'era strada
rotabile per il paese, inerpicato più in alto, sul monte. La veduta è
stupenda: dalla Fortezza e dalla Penna di Lucchio, fino giù alla
Controneria nella media valle del Serchio, di cui si scorge il monte
Bargiglio col rudere della Fortezza medioevale di Mozzano. Di Vico
Pancellorum si hanno notizie fino da prima dell'anno Mille; già dal
1261 godeva del raro privilegio della cittadinanza, e nel secolo XIV
faceva parte dei possedimenti di Luporo Lupari, uno dei principali
ghibellini che nel 1314 contribuirono al famoso sacco di Lucca;
fu sede, nei secoli XIII, XIV e XV, dei Vicari della Val di Lima e di
questo periodo restano, ben conservati, il Palazzo dei Vicari e le
Prigioni, proprio di fronte alla porta che immette nella cittadella
fortificata. Lungo le ripide, tortuose stradine si affacciano case e
palazzetti antichi ingentiliti dai fiori, minuscoli giardini e
mini-piazze con fontane plurisecolari, in una quiete profumata dai
boschi circostanti. È un viaggio nel tempo e nella storia che riserva
emozioni inattese. Lucchio: Le
mura del castello sembrano prolungare le pareti di roccia verso il
cielo. L'inseme
della roccia, della pietra del borgo medievale e di quella della
fortezza fuse insieme in una oscura immagine di puro medioevo fanno di
Lucchio uno dei paesi più scenografici della Toscana più nascosta.
Dire nascosta e dir poco in quanto proveniendo da Lucca è quasi
impossibile scorgere il borgo, incastonato sul versante della montagna
rivolto verso Pistoia, e il suo castello, da questo lato fuso con la
roccia. Diversa appare la scena per chi giunge dalla direzione opposta,
passato Popiglio dopo poche curve qualcosa di anomalo sul versante di
una dell tante valli rocciose dell'area attirerà la vostra attenzione:
sono le case di Lucchio, sovrastate dagli scarsi resti della un tempo
potentissima sua fortezza. Anche
la tortuosa e stretta strada che ancora oggi occorre percorrere per
raggiungere l'abitato ci fà capire quanto era inespugnabile il luogo.
Un detto popolare della zona non ha bisogno di commenti: le massaie del
luogo metterebbero un sacchetto alla coda delle galline per impedire
alle uova di rotolare a valle... Il
borgo è ancora oggi tagliato da stradine percorribili solo a piedi e,
dopo l'abbandono degli unltimi decenni causato dalla sua posizione e
dalla povertà delle sue terre, sta lentamente risorgendo dal degrado e
la rovina. Ancora oggi è dominato da i resti, purtroppo ormai
scarsissimi, del suo castello. Il fortilizio, risalente all' XI° secolo
e sviluppatosi in piena età feudale, gode di una delle posizioni di
maggior dominio sul territoio circostante, e soprattutto sulla strada di
fondovalle che costeggia il corso del fiume Lima, riscontrabile fra i
castelli medievali Toscani. Eretto e scavato sulla roccia viva, tanto
che in più punti le mura non ne sono altro che un prolungamento,
perennemente spazzato dal vento ed ancora oggi difficilmente
raggiungibile - attenzione al piccolo ripido sentiero sconnesso, unica
via di accesso - il castello di Lucchio è da sempre oggetto di leggende
popolari. La sua origine non è certa, forse anch'esso come il vicino
Limano risale alla Contessa Matilde di Canossa, o come indicherebbe la
toponomastica di alcuni paesi della valle come Vico Pancellorum o
Panulegium, oggi Palleggio, le sue origini sono da ricercare nell'era
Romana, o più semplicemente fu un fotilizio di una delle tante famiglie
feudali della zona come i Suffredinghi o i Lupari o ancora come altri
luoghi vicini fu un insediamento Longobardo. Quel che è certo è che la
città di Lucca ne fece nel XIV° secolo un punto di forza a guardia dei
confini verso Pistoia. Con la presa del controllo dell'area da parte dei
Fiorentini, persa la sua importanza strategica, Lucchio fu abbandonato e
le sue pietre usate per le abitazioni del poverissimo borgo sviluppatosi
ai suoi piedi. I ruderi sono liberamente visitabili, non perdetevi il
panorama! L'inseme
della roccia, della pietra del borgo medievale e di quella della
fortezza fuse insieme in una oscura immagine di puro medioevo fanno di
Lucchio uno dei paesi più scenografici della Toscana più nascosta.
Dire nascosta e dir poco in quanto proveniendo da Lucca è quasi
impossibile scorgere il borgo, incastonato sul versante della montagna
rivolto verso Pistoia, e il suo castello, da questo lato fuso con la
roccia. Diversa appare la scena per chi giunge dalla direzione opposta,
passato Popiglio dopo poche curve qualcosa di anomalo sul versante di
una dell tante valli rocciose dell'area attirerà la vostra attenzione:
sono le case di Lucchio, sovrastate dagli scarsi resti della un tempo
potentissima sua fortezza. Anche
la tortuosa e stretta strada che ancora oggi occorre percorrere per
raggiungere l'abitato ci fà capire quanto era inespugnabile il luogo.
Un detto popolare della zona non ha bisogno di commenti: le massaie del
luogo metterebbero un sacchetto alla coda delle galline per impedire
alle uova di rotolare a valle... Il
borgo è ancora oggi tagliato da stradine percorribili solo a piedi e,
dopo l'abbandono degli unltimi decenni causato dalla sua posizione e
dalla povertà delle sue terre, sta lentamente risorgendo dal degrado e
la rovina. Ancora oggi è dominato da i resti, purtroppo ormai
scarsissimi, del suo castello. Il fortilizio, risalente all' XI° secolo
e sviluppatosi in piena età feudale, gode di una delle posizioni di
maggior dominio sul territoio circostante, e soprattutto sulla strada di
fondovalle che costeggia il corso del fiume Lima, riscontrabile fra i
castelli medievali Toscani. Eretto e scavato sulla roccia viva, tanto
che in più punti le mura non ne sono altro che un prolungamento,
perennemente spazzato dal vento ed ancora oggi difficilmente
raggiungibile - attenzione al piccolo ripido sentiero sconnesso, unica
via di accesso - il castello di Lucchio è da sempre oggetto di leggende
popolari. La sua origine non è certa, forse anch'esso come il vicino
Limano risale alla Contessa Matilde di Canossa, o come indicherebbe la
toponomastica di alcuni paesi della valle come Vico Pancellorum o
Panulegium, oggi Palleggio, le sue origini sono da ricercare nell'era
Romana, o più semplicemente fu un fotilizio di una delle tante famiglie
feudali della zona come i Suffredinghi o i Lupari o ancora come altri
luoghi vicini fu un insediamento Longobardo. Quel che è certo è che la
città di Lucca ne fece nel XIV° secolo un punto di forza a guardia dei
confini verso Pistoia. Con la presa del controllo dell'area da parte dei
Fiorentini, persa la sua importanza strategica, Lucchio fu abbandonato e
le sue pietre usate per le abitazioni del poverissimo borgo sviluppatosi
ai suoi piedi. I ruderi sono liberamente visitabili, non perdetevi il
panorama! Domenica
22 giugno.
Parco delle Apuane: il monte Forato, escursione con possibilità di pernottamento il sabato (prenotazioni a Giovanna Massidda 0586 404786). Prosegue
il nostro percorso conoscitivo degli Ambienti montani della Toscana: una
bifida vetta rocciosa, caratteristica e famosa per un grande arco
naturale di roccia, aperto nella cresta tra le due punte, attraverso cui
è possibile vedere sorgere e tramontare il sole.
Descrizione
itinerario: Si prende l’autostrada per Viareggio ed all’uscita successiva, indicata con Apuane, prendiamo per Seravezza, Stazzema. All’ultimo tornante prima del paese si segue a destra la carrozzabile con l’indicazione rifugio Forte dei Marmi, si prende una medioevale mulattiera per la Foce di Petrosciana (sentiero n°6) e si percorre un sentiero in moderata salita, completamente immerso in un secolare bosco di castagni, arrivando, dopo circa un’oretta di cammino, al rifugio Forte dei Marmi all’Alpe della Grotta (m.865). Il rifugio, antica abitazione pastorale è splendidamente situato al limite dei castagneti, proprio sotto le verticali pareti rocciose del m.Nona e del Gruppo del Procinto ed è il punto di partenza per l’escursione vera e propria verso il m. Forato, noi comunque lo eviteremo non prendendo la deviazione che in 20 minuti ce lo farebbe raggiungere e proseguiremo invece per il sentiero n°6. Arrivati al bivio con il sentiero n°8, che ci porterebbe alla Foce delle Porchette e quindi al m.Croce, proseguiamo ed in circa 50 minuti, sempre con il n°6, arriviamo alla Foce di Petrosciana (m.961). Da qui prendiamo il sentiero 131, una variante che costeggia il versante orientale garfagnino del monte con vista sul versante sud della Pania Secca ed in falsopiano raggiungiamo prima una grotta e poi Casa del Monte trovando il sentiero n°12 da dove, in leggera salita (0.45 mt.), raggiungiamo il m.Forato (non prendere nell’ultimo tratto il sentiero 130 che, scendendo, ci porterebbe a Fornovolasco). Durata del percorso: Stazzema/ Rifugio F.Marmi, 50 minuti. Rifugio F.Marmi/Foce di Petrosciana, 60 minuti. Foce di Petrosciana/m.Forato, ore 1.15. In discesa i tempi più o meno si equivalgono per cui l’escursione durerà circa 6 ore, con percorso di media difficoltà adatto a sperimentati camminatori, lo spettacolo dell’Arco Naturale del m.Forato ripagherà comunque,ampiamente, della fatica. possibilità di pernottamento in quota,la notte di sabato, necessaria prenotazione Domenica 28 settembre #Atmosfere Apuane, sotto la Pania della Croce da Isola Santa. Domenica 12 ottobre #Al
Monte Folgorito, da Seravezza. Domenica 26 ottobre #L’alta valle del Serchio: da Cardoso(Gallicano) al monte Croce, castagnata. Domenica 9 novembre #La piana fluviale del Magra: da Montemarcello a Tellaro. Domenica 30 novembre.
#visita ad un allevamento di pecore sarde e alla relativa produzione casearia in Alta Val di Cecina.
Domenica 14 dicembre.
Incontro con le comunita’ straniere: Il Marocco e la sua gente.
Domenica 21 dicembre.
passeggiata per la pace e pranzo.
Altre attività:
Domenica 28 settembre Atmosfere Apuane: sotto la Pania della Croce da Isola Santa.
Descrizione
itinerario: A
13 Km da Castelnuovo Garfagnana, nei pressi di Isola Santa (m.550),
attraversata la diga, prendiamo per il sentiero n°9, costeggiando il
lago e salendo in un castagneto.Entriamo in un valloncello e lo si
risale, superando un piccolo torrente, portandoci poi verso destra,
scavalcando un modesto colle per raggiungere il paese disabitato di Col
di Favilla. La
vista svetta sugli appicchi rocciosi del Pizzo delle Saette ad est e del
monte Corchia, trovandosi il paese sul proseguimento del crinale di nord
est del monte stesso. Verso
destra si stacca il sentiero 11 per Puntato e Fociomboli, noi invece
proseguiamo in piano per una mulattiera e, superato il canale delle
Verghe, ci avviciniamo in
salita ai roccioni del versante occidentale del Pizzo delle Saette, dove
confluisce da sinistra il sentiero 127. In
leggera salita proseguiamo quindi fino alla foce di Mosceta (m.1170) da
dove, in breve, verso destra, si raggiunge il rifugio del Freo, sotto la
Pania della Croce.
Domenica 5 ottobre Al
Monte Folgorito, da Seravezza. Il percorso che
proponiamo si snoda panoramico sulle pendici del M. Folgorito, al
confine tra la provincia di Massa e quella di Lucca, attraverso un
itinerario che
consentirà di godere a lungo di una visuale stupenda,
soprattutto in direzione della costa tirrenica. Domenica 26 ottobre L’alta valle del Serchio: da Cardoso(Gallicano) al monte Croce, castagnata. La
natura è ancora incontaminata, con boschi,
fiumi, parchi e
riserve naturalistiche ed i sono cibi ancora genuini; il tragitto di
oggi, ci porterà a conoscere l’alta valle del Serchio e precisamente
nel tratto che da Cardoso (Gallicano)
ci
porterà,attraverso un sentiero non impegnativo, fino al Monte La Croce.
Il
panorama della Valle del Serchio, visto da lassù è notevole, sosteremo
qui per un po’ e quindi,
a due passi, visiteremo anche la grotta La Tanna, dove sgorga una
sorgente incontaminata.
Inutile sottolineare la raccolta di castagne che faremo lungo il tragitto, il vero scopo di questa nostra uscita domenicale……....la annuale castagnata di Agireverde. Descrizione
itinerario: IL
Sentiero è il 136 e parte dal piccolo paese di Cardoso di Garfagnana (Gallicano)
mt 400 ca, raggiungibile dalla strada di fondovalle Lucca-Castelnuovo
Garfagnana, con bivio situato tra i paesi di Turritecava e Bolognana. Dalla
piazza del paese si attraversa il piccolo centro abitato e si esce da
una caratteristica volta ad arco, quindi si prosegue in un castagneto e
si sale fino ad un piccolo piazzale di roccia.(mt 720). (50 minuti di
cammino). Fino
a questo punto il sentiero è in comune con il N. 111. Si
prosegue quindi sulla destra e, con lieve salita, si giunge al Colle
della Croce in Ca 15 minuti (mt 800). Sulla sommità di questo colle, ad
alcune decine di metri dal sentiero principale , ma segnalata da
apposita tabella, è stata eretta una croce in ferro, che ha dato nome
al colle stesso, dal quale si gode un meraviglioso panorama sulla intera
valle della Garfagnana. Si prosegue poi per il sentiero, in boschi di castagni, fino a raggiungere la località di S. Luigi (mt 871-Or e 1,15 dal Colle della Croce) e saliamo quindi fino ai mt 1100 circa di Foce Palodina (Ore 0,30 da S.Luigi). Da
qui, volendo, potremmo anche
salire alla vicina vetta del M.Palodina (mt 1171), che si può
raggiungere seguendo il sentiero che si stacca sulla destra, in circa 20
minuti (dalla sommità, splendida vista a 360 gradi, dalla Valle della
Garfagnana alla catena dell'Appennino Tosco-Emiliano, fino alle
vicinissime rocciose Alpi Apuane. Proseguendo da Foce Paladina, si
scenderà molto rapidamente fino a trovare una strada forestale che dopo
circa 3 KM incrocia il sentiero N. 135 (Trassilico/Palagnana). Tempo
di Percorrenza da Cardoso a innesto sentiero 135, ore 4.00 Il
Ritorno puo' essere effettuato per il solito sentiero o effettuando la
variante sentiero 111.Notare che il percorso descritto potrà
seguire eventuali modifiche, in base alla nostra castagnata, potendo
risultare molto più breve di quello illustrato, essendo la castagnata
lo scopo della nostra escursione.Idem per La Grotta, che sarà
visitata se ci limiteremo a salire al colle La Croce, risultando
altrimenti, in caso contrario, troppo lunghe le soste necessarie per
tutte le varianti escursionistiche esposte. Domenica 9 novembre La piana fluviale del Magra: da Montemarcello a Tellaro.
Alla
fine della recinzione di una villetta rosa, si tralascia il sentiero che
scende sulla sinistra e si scende invece sulla destra per girare quindi
a sinistra, inoltrandosi in un rimboschimento di pini e cipressi. Il
luogo e' molto ombroso e, in fondo alla discesa, si segue il sentiero a
sinistra fino alla strada asfaltata, in mezzo a prati ed incolti, in
localita' Lizzano, una piccola valle tra Montemarcello e monte Murlo,intensamente
coltivata fino agli anni Sessanta,ma oggi quasi completamente in
abbandono. Si
percorre la strada a destra, in direzione Lerici, per circa 200 metri e,
subito dopo la prima semicurva,quando comincia la salita,si imbocca il
sentiero sulla destra. Il
tracciato e' ben riconoscibile per il selciato in pietra e per i due
muri a secco che lo delimitano. Dopo
alcune fasce con olivi, si ritrova sulla sinistra il rimboschimento a
pini e cipressi mentre sulla destra vi sono olivi abbandonati,
soppiantati nell'ultimo tratto da
una folta macchia mediterranea. In
questa zona e' facile sentire i canti di numerosi uccelli e si possono
osservare fringuelli, pettirossi , allodole, capinere, passeri e
ballerine.
Dopo
un ultimo tratto in mezzo ai pini d'Aleppo e lecci, si attraversa
nuovamente la strada asfaltata e ci si inoltra per un breve tratto in
una lecceta che lascia ben presto il posto ancora a oliveti e quindi
alla pineta d'Aleppo. Il sentiero si snoda poi per un tratto lungo una
recinzione metallica, che delimita una zona molto interessante per le
specie vegetali e per il panorama, la rete poi si interrompe e ci
troviamo in una zona pianeggiante con i resti di postazioni militari.
Vale la pena di fermarsi
qui e di ammirare il panorama delle isole Palmaria, Tino e Tinetto, di
Porto Venere e del promontorio occidentale del Golfo della Spezia.
Ritornati sul sentiero, si percorrono pochi metri in salita e si arriva
in uno spiazzo, in località Gruzza, dove si trova la strada per Lerici. Dopo un brevissimo percorso tra case e muri di recinzione, si giunge in località Quattro strade di Zanego, si attraversa la strada e si prosegue sul sentiero, delimitato da muri a secco, che porta a Tellaro, in comune per un lungo tratto con l'itinerario 2. Giunti al primo bivio, si comincia a scendere sulla sinistra. La discesa si fà ripida e inizia la scalinata in pietra del cosidetto "Piastron", dirupo a strapiombo sul mare. Tra gli scogli sottostanti volano i gabbiani e i marangoni dal ciuffo che pescano i piccoli pesci di scoglio di cui sono ghiotti. A destra del sentiero, estesi oliveti arrivano fino alle prime case del paese, che si superano per entrare nel centro storico, fino al piccolo scalo in mare per le barche dei pescatori. Per il ritorno o si ripercorre a ritroso tutto il percorso oppure si arriva prima ad Ameglia in una mezz’oretta e dopo, in tre quarti d’ora, a Montemarcello, per la strada asfaltata ed un sentiero nel bosco sulla sinistra, dopo la deviazione a sinistra per La Ferrara.
Domenica 30 novembre.
visita all'allevamento ed all'opificio. nella Alta Val di Cecina, ad una distanza di circa 5 Km.da Volterra, sulla Strada Provinciale del Monte Volterrano, visiteremo un'azienda che si estende su 250 ettari di terreno, in parte coltivati a cereali ed in parte destinati al pascolo di circa 1000 pecore di razza sarda. Alimentate con i foraggi propri dell'azienda e allevate allo stato semi brado, quindi non sottoposte a stress psico-fisici particolari, forniscono ottimo latte da cui si ottiene pecorino di varia stagionatura, ricotta, ravaggiolo, tomini e baccellone, formaggi biologici di qualità elevata. La giornata sarà dedicata alla visita della fattoria e dell'annesso caseificio, con particolare riguardo ai processi di lavorazione che portano alla produzione dei formaggi. Splendido il panorama delle balze e dei calanchi, fenomeni naturali di erosione unici al mondo, che osserveremo dai pascoli della fattoria. Dopo pranzo, con assaggi dei prodotti, prenderemo la via del ritorno, fermandoci nella zona dei Soffioni di Larderello. indispensabile la prenotazione (entro il 31 ottobre, telefonando in ore serali al n°0586 861138). Domenica 14 dicembre. incontro con le comunita’ straniere: Il Marocco e la sua gente.Iniziando
una serie di incontri, volti a conoscere realtà, lontane da noi ma
estremamente vicine per il fenomeno dell’immigrazione,ci soffermeremo
sul Marocco.
Alla Valle Benedetta ci troveremo, in una riunione conviviale, con la comunità marocchina livornese: pranzo e scambi di opinioni, informazioni su usi e costumi e tradizioni di un Popolo ed anche sulle sue difficoltà di integrazione.Passeggiata pomeridiana all’eremo della Sambuca.informazioni sul Marocco: clicca qui. Necessaria
prenotazione, entro il 30 novembre:
infoagireverde
0586 801235 ore serali
oppure
338 5907320
passeggiata per la pace e riunione conviviale. Cari
amici di AGIRE VERDE, si chiude il 2003 all’insegna della spirale
guerra-terrorismo, della tuttora irrisolta e tragica questione
palestinese e delle tante guerre dimenticate che insaguinano il mondo,
oggi esattamente come ieri. Ecco
quindi che in tale contesto è fondamentale, per le associazioni di base
come la nostra, mantenere vivo il senso della partecipazione critica ai
movimenti, attivi per un mondo più giusto, più libero, più equo, più
pacifico. “Agire
Verde” promuove per Domenica 21 Dicembre un pranzo associativo come
momento conviviale di scambio nell’ambito di una giornata di relax e
di presa di coscienza eco-pacifista
articolata in vari momenti: -passeggiata
per la pace in mattinata verso l’eremo della Sambuca; -pranzo
auto-gestito secondo le modalità di seguito precisate; -momento
di riflessione collettiva sui temi della pace. Sono invitati a dare il
loro contributo esponenti del mondo religioso, del volontariato, del
movimento no – global, impegnati da sempre nelle battaglie pacifiste; -lettura
di poesie sulla pace da parte dell’attrice Tiziana Foresti. -
contributi di chiunque voglia intervenire. Le
domande, che in ogni caso metteremo alla base della giornata, saranno: Insieme
alla nostra vocazione per l’organizzazione del tempo libero, come
vogliamo mettere in pratica il nostro dire meno e fare di più? Vogliamo
conoscere la rete Lilliputh? Cosa sono nel mondo globalizzato le reti di
economia solidale tra produttori e consumatori, ci interessa inserirci
in questa nuova logica? Programma
: appuntamento
alla Valle Benedetta alle ore 10, per una passeggiata mattutina verso
l’eremo della Sambuca. Alle
13 ritrovo alla ex-scuola di valle Benedetta per il pranzo auto-gestito,
ma chi vuole potrà venire direttamente al pranzo. Nel pranzo
l’Associazione offrirà il primo, il pane ed il vino per il resto,
ognuno porterà qualcosa da condividere insieme. E’ obbligatoria la
prenotazione presso Mario e Fiorigia (Tel. 0586 801235 o 3385907320). Per
AGIRE VERDE, Salvatore,
Mario, Fiorigia e Luciano e……………… Una cenetta improvvisata tra amici, in fretta e furia? Un dolce da portare ad una gita? Voglia di preparare stuzzichini un po' fuori dalla norma, originali e gustosi? Un cuoco ci guiderà nell'arte di preparare originali ricette a base vegetariana e di pesce, introducendoci nei segreti della cucina siciliana ed un esperto erborista farà altrettanto con l'uso delle erbe aromatiche. Tre serate di ricette, con teoria e pratica, nei mesi invernali (novembre/dicembre). nota: nei mesi di novembre e dicembre (più o meno) stiamo preparando una tre giorni di cucina alternativa e non solo: antipasti, primi piatti e dolci, a base vegetariana e di pesce, nel rispetto della tradizione culinaria, regionale siciliana. Chi fosse interessato a partecipare - Numero chiuso (max n° 12 posti)- teoria e dimostrazioni e preparazione dei piatti in loco, dovrà contattare il n° 0586 406468 (ore serali) lasciando nome e recapito telefonico(specificando corso di cucina), per essere successivamente contattati e confermare la prenotazione. 2)
“Apicoltura”
l'arte di allevare le api in maniera razionale con lo scopo di
ricavarne un reddito, un esempio di sviluppo sostenibile.
Numero chiuso (max 15 posti).
3) nel mese di ottobre. Marcia per la pace Perugia/Assisi: coloro che fossero interessati a partecipare, dovranno contattare Fiorigia o Mario 0586 801235 (ore serali) o 338 5907320 per la prenotazione del viaggio in pullman, entro la fine di settembre.
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Tutte le iniziative sono riservate agli associati (Euro 10 annui), associazione U.I.S.P., facoltativa , che comunque avranno la precedenza nelle prenotazioni per iniziative particolari.
c/c postale n° 28804508 intestato a: Agire Verde, via A. Frank 17, 57100 Livorno).
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via Anna
Frank 17 - 57124 - Livorno - Internet : agireverde@tin.it
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