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  ESCURSIONI ED ORGANIZZATI DA

Tutte  le iniziative sono riservate agli associati (Euro 15 annui singolo, 20 familiare, associazione   U.I.S.P. consigliata )  che  in questo modo, con la quota associativa, vengono a rendersi partecipi delle spese di gestione....... francobolli, stampati, canone internet, c/c postale, spese varie in occasioni di manifestazioni, eventi.... etc.etc..............rendendo così possibile il funzionamento dell'Associazione. 

l'iscrizione è possibile o in occasione di un'iniziativa oppure con versamento sul c/c postale n° 28804508 intestato a: Agire Verde, via A. Frank 17, 57100 Livorno).

nota: tramite una mailing list vengono effettuate comunicazioni di vario tipo agli associati, dai periodici incontri in sede ad eventi interessanti gestiti da altre associazini etc.etc., chi vuole farvi parte è sufficiente che lo dica ad agireverde@tin.it, comunicando la propria e mail..

regolamento escursioni .......................... chi siamo? "sintesi dell'Associazione"

  programma 2010 (vai a settembre/novembre)

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Venerdi 15 gennaio - gesti della montagna, i gesti dell’uomo: come avvicinarsi alle Alpi Apuane, in sicurezza  

Le Apuane, montagne belle, aspre, a tratti paragonabili ai più arditi scenari dell’arco alpino, tanto da godere dell’appellativo di Alpi, sembrano pretendere ogni anno, e soprattutto in inverno, un doloroso contributo in vite umane. Ed i giornali poi si scatenano con i soliti titoli ad effetto “Montagna assassina”, “La Pania uccide ancora”, come se la montagna fosse un pericolo da evitare per il solo fatto di esistere.

Per saperne di più e cercare di analizzare la questione………………….questo uno degli argomenti che saranno trattati nella serata, grazie anche al contributo di membri del Soccorso Alpino, Alpinisti, Guide Ambientali, Ex cavatori, Pastori, contributo  sapientemente raccolto ed esposto da Marco Marando, con il quale, la domenica dopo, saremo a fare un’esperienza di trenotrekking in Lunigiana.

Un altro argomento su cui M.Marando sta scrivendo un libro e che verrà trattato nella serata è  il modo di raccontare le Apuane ai bambini delle Scuole Elementari e Medie: un progetto che, oltre a valorizzare il nostro territorio, si inserisce perfettamente nel quadro dell'educazione ambientale e in quello delle attività ludiche e sportive inerenti la montagna, rivolto soprattutto ai bambini.

Appuntamento alla sala conferenze della circoscrizione 4, in via Menasci 4 (piazza Damiano Chiesa, di fronte all’Ospedale)  h.21.00/21.15 –dettagli sul sito, al link del programma.

Referente Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali)

dettagli:

Montagna assassina!” - Autore Marco Marando Editore Bandecchi & Vivaldi – Pontedera –

Quante volte abbiamo letto questo titolo sui quotidiani all’indomani di una tragedia. Ma è veramente colpa della montagna se alcune vite vengono spezzate all’improvviso, mentre sono dedite al loro passatempo preferito? Abbiamo cercato di dare risposta a questa domanda coinvolgendo innanzi tutto i familiari o gli amici di alcune vittime; ci siamo poi rivolti agli esperti: alpinisti, guide ambientali, membri del Soccorso Alpino, nel tentativo di sviscerare il tema dell’approccio alla montagna, degli errati comportamenti e delle diverse cause di incidenti. Sono tanti i consigli, le annotazioni, le riflessioni che vanno a comporre un vademecum estremamente utile per tutti gli appassionati delle alte quote e soprattutto delle Alpi Apuane; un gruppo montuoso articolato e complesso, che viene spesso sottovalutato perché è posto vicino al mare e perché le cime non oltrepassano i 2000 metri. Ma è proprio questo mix a renderlo unico, sia in termini di bellezza che di pericolosità, specialmente in inverno, perché in condizioni particolari la neve si trasforma ad una tale  velocità che diventa difficile  saperla interpretare.

Dalle interviste emergono tantissime storie che s’intrecciano all’entusiasmante storia del Soccorso. All’inizio sono i cavatori, le guide e i portatori ad accorrere in aiuto degli alpinisti, che in pratica facevano dell’autosoccorso: per anni gli interventi sono delle vere e proprie gare di solidarietà, attivate con tanta buona volontà e metodi pionieristici. Occorre quasi mezzo secolo per raggiungere gli elevati ed attuali livelli di professionalità; un traguardo che è stato reso possibile grazie alla progressiva comparsa di nuove tecniche e di alcune innovazioni epocali, come l’uso della radio e dell’elicottero. Una volta andava in montagna chi ci viveva e quindi si spostava liberamente quasi ad occhi chiusi, senza bisogno delle carte. Oggi, soprattutto nei fine settimana, c’è un maggiore afflusso di persone, che vengono sempre più spesso da lontano, senza una conoscenza approfondita del territorio e dell’estrema variabilità meteorologica locale: questa è la prima causa degli incidenti, l’elemento su cui si deve riflettere. Ma allora, c’è ancora spazio per ricollocare i gesti dell’uomo in una dimensione adeguata alle mete da raggiungere?

Noi auspichiamo di sì, investendo sulle nuove leve già in età scolare e al tempo stesso sperando che esse trasmettano ai loro genitori il gusto per passatempi antichi. Solo così il tempo potrà recuperare il suo “passo” più naturale e tornare a scandire la vita dell’uomo: in ogni luogo e in ogni ambito, ovviamente ... .....................in sicurezza.

Altro libro, presentato nella serata da noi dedicata alla montagna, è "Raccontando le Apuane", proprio dedicato alle nuove leve, ai bambini cioè in età scolare...............questa ne è una brevissima recensione di Filippo Zole:

Raccontando le Apuane

Marco Marando, Linda Griva, Marco Balestri

Non sono molti i libri di montagna dedicati a bambini ed è un vero peccato, un'occasione perduta per formare gli uomini di domani all'amore di qualcosa che vale molto di più di tante piscine, palestre o campi di calcio.

Questo bel libretto è dedicato alle Alpi Apuane, lo splendido massiccio che tra Liguria e Toscana si erge dal mare, con forme tanto ardite e serie da meritare il titolo di Alpi, pur essendo in pieno Appennino.

Lo fa un gruppo di autori coordinato da Marco Marando, che delle Apuane è un ottimo esperto, del quale ricordiamo Sui sentieri delle Alpi Apuane e anche Gesti della montagna, i gesti dell’uomo come avvicinarsi alle Alpi Apuane, in sicurezza.

Le Apuane sono un piccolo gruppo montuoso che si estende tra le coste della Versilia e l'Appennino Tosco - Emiliano; la natura di questo territorio, il rapporto dell'uomo con un ambiente genericamente ostile come quello della montagna, le tradizioni e le feste attese tutto l'anno da una comunità che dedicava gran parte del proprio tempo al lavoro per sopravvivere, costituiscono un patrimonio culturale da difendere e divulgare.

Un antropologo con gli occhiali, un esperto di montagna e un simpatico esemplare di cinciallegra accompagnano i bambini in questo primo viaggio su e giù per i monti; questo è anche il titolo della nuova collana dedicata ai ragazzi, ma che strizza l'occhio agli adulti ancora capaci di stupirsi di fronte alle piccole e grandi magie della natura.

Il volume è arricchito da fotografie, illustrazioni, giochi, quiz e un vademecum per rispettare l'ambiente e camminare in sicurezza, fornisce notizie di carattere storico e geografico, racconti di animali, curiosità, fiabe inedite, i lettori impareranno a conoscere meglio le Apuane e i suoi segreti; l'età di lettura consigliata parte da 7 anni.

14 marzo, domenica: in Lunigiana con M.Marando (trenotrekking)

questa iniziativa è stata presentata e rinviata già due volte, per il maltempo..........speriamo che questa sia la volta buona 

Gragnola da www.lunigiana.com

Avendo come guida Marco Marando, autore del libro “sui sentieri delle Alpi Apuane” e dopo la fotoproiezione di venerdi 15 gennaio, andremo a fare un’esperienza di trekking, con avvicinanamento in treno.

A Gragnola, una volta, ci si arrivava solo per mulattiere e nei giorni di festa si andava in piazza per un gelato oppure al cinema e, sempre per mulattiere, al buio, si ritornava a casa. Il nostro itinerario prevede una visita a questo borgo dei tempi andati, a prendere coscienza di come sia mutato da allora il nostro modo di vivere. Dal paese prenderemo il sentiero per il castello dell’Aquila, castrum dei Malaspina e via di transumanza per Fosdinovo e Luni ed il mare, inoltrandoci per castagneti prima e per pinete poi, fino a raggiungere un’ampia radura coltivata a vigneto che, quasi all’improvviso, ci rivelerà la parete nord del Pizzo d’Uccello. Uno scenario imponente, veramente splendido in inverno.  Da qui, ripreso il cammino per l’agglomerato semi abbandonato di Fazzano, ma con bellissimi portali in pietra ed oltrepassata una edicola religiosa, incorniciata dai cipressi, si scenderà quindi verso Equi Terme per un’ampia mulattiera. Escursione semplice e di notevole interesse paesaggistico - h-2.50 circa-.(Equi Terme da www.terredilunigiana.com)

Note di viaggio: essendoci varie opzioni verranno comunicate dal referente, al momento del contatto: Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali)

Domenica 31.01 - L’alimentazione: giornata di studio su una errata cultura del cibo  e cena, con assaggi di cucina regionale toscana e vino rosso genuino

L'esperienza dell'economia solidale come soluzione immediata e concreta alla questione dell'accesso al cibo nel mondo; le proposte e le esperienze di slow food, per imparare a godere della diversità delle ricette e dei sapori, riconoscendo la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, nel rispetto dei ritmi delle stagioni e del convivio; la dieta mediterranea, per una alimentazione sana, composta da cibi naturali, senza additivi o conservanti chimici; I frutti della terra nella prospettiva biblica ………………di questo e di altro, sempre inerente una sana alimentazione, verrà illustrato e discusso (dalle h.15.30 in poi) c/o la sala della chiesa Valdese in via Verdi – vicino ex Odeon- . Prima ci sarà la visione di filmati a tema, poi la  presentazione delle relazioni e quindi una cena con piatti tipici regionali.

 

 Domenica 31 Gennaio 2010, 
dalle ore 15.30         

“Tra Terra e uomo”                                      

c/o la Sala della Chiesa Valdese

Via Verdi,15

Livorno (accanto ex Odeon)

Perché un forum sull’alimentazione?

Abbiamo deciso di organizzare un convegno sul tema, perché esso è diventato centrale per un rapporto sostenibile con la terra. L’accesso e il diritto al cibo, come all’acqua, una equa e ecologica filiera agro-alimentare, la cultura per una corretta alimentazione con la valorizzazione delle tradizioni locali, la sovranità alimentare dei singoli distretti economici e non ultimo la ri-scoperta dei valori spirituali degli alimenti, possono essere il mezzo per riaffermare un nuovo e antico modo di essere e di amare la terra.

Programma:

Dalle 15.30 alle 17.00 (stiamo cercando il cd , ma, nel caso non si riuscisse ad avere, perché è recentissimo, le proiezioni alternative saranno qualitative ed altrettanto pregnanti ed inerenti al tema).

 

Paolo Barsotti: ore 17.30

L’accesso al cibo:

la situazione mondiale

Renato Nesi:

Slow food,

una proposta, un’esperienza

Davide Scalise:

La tradizione,

La dieta mediterranea

Klaus Langeeneck (Pastore valdese) :

La spiritualità negli alimenti della Bibbia

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Antipasti :

Bruschetta con olio nuovo,

affettati, pecorini e crostini

Assaggi di minestre:

Ribollita , Zuppa di farro, Bordatino

Secondo:

Arista di maiale

Contorni:

Patate arrosto,rapini e fagioli all’uccelletto

Dolci

Cantuccini e Vin Santo

Castagnaccio

Ponce alla Livornese

ISCRIZIONE ALL’INIZIATIVA -

Telefonare entro il 16 gennaio 2010 a Salvatore Picardi al 3473637538 o al 0586/867563 in orario ufficio, dalle 21 in poi al 0586/861138.

Nota: La cena è riservata ad un massimo di 30 persone ed ha un costo di € 20, che in parte andranno ad autofinanziare l’associazione. I posti saranno riservati in base all’ordine di iscrizione, con prelazione agli iscritti ed è necessario il pagamento anticipato.

info: Salvatore Picardi 0586 867563 in orario ufficio, dalle h.21 in poi al 0586 861138 cell. 347 3637538

07 febbraio: Metato-Casoli-Metato, tra castagneti ed antichi mulini

Dal paese che deve il nome agli essiccatoi di castagne, detti metati, scenderemo per boschi secolari  in un ambiente splendido, ricco di  ampi scorci panoramici, aperti, di volta in volta, ora verso le montagne Apuane ora verso la sottostante piana di Camaiore ed il mare. Con passo lento, dall’ ampia zona dei castagneti guadagneremo il canalone scavato dal rio Lombricese, proprio sotto il paesino di Casoli, arroccato alle propaggini del m.Matanna e risaliremo per un po’ il torrente, a cercare alcuni vecchi mulini, ruderi di un passato non troppo lontano ma ormai perduto per sempre, che vale la pena di riscoprire prima che la natura li faccia scomparire del tutto. Il ritorno sarà poi con una nuova risalita per i castagneti, trovando prima la zona dei coltivi e degli oliveti ed infine ancora il paese di Metato, dopo un trekking di circa 4 ore, non difficile ma da farsi con scarpe robuste (ci sarà anche da guadare il torrente!).

Dislivello Metato mt.414-Casoli 403-Candalla 142- Metato 414.

Info: Luciano Suggi 0586 406468 ore serali o 339 8700530 -

 (foto da versiliainfo.com)

nota: castagne e metato -
Gli antichi Greci chiamavano le castagne “ghiande di Giove” ed i Romani diffusero anche nel Nord Europa il castagno, pianta  di origini antichissime, proveniente dall’Asia. Soprattutto nei tempi andati, visto il loro largo uso alimentare, le castagne erano molto utilizzate per farne farina ma, per essere macinate, dovevano prima essere seccate ed in Toscana questo avveniva appunto nei metati.

Il metato è una costruzione rustica costruita sul posto di raccolta delle castagne,  composto da due piani dove il superiore è separato da una serie di travetti di legno, da una parte all’altra della stanza, a un metro circa di distanza l’uno dall’altro. La preparazione del metato è semplice e consiste nel chiudere lo spazio vuoto esistente fra i travetti, appoggiandovi sopra delle cannicce disposte molto vicine, nell’altro senso, ad evitare che cadano al piano inferiore.
Quando sopra alle cannicce c’è uno strato di castagne sufficiente, a piano terra si accende il fuoco che  però  deve consumarsi lentamente, senza che la fiamma divampi mai.

In Italia la castagna ebbe fin dall'antichità una grandissima diffusione, prevalentemente sull'Appennino, fra i 300 e i 1000 metri di altezza.

Dal medioevo poi e fin quasi ai nostri giorni ha costituito la base del nutrimento delle popolazioni della montagna, come dimostrano i numerosi interventi legislativi succedutisi nei secoli, relativi alla tutela e alla regolamentazione dello sfruttamento dei castagneti ( gli Statuti di Gavinana del 1540, ad esempio, prevedevano che la raccolta delle castagne da parte del proprietario terminasse col mese di novembre, dopo di che i poveri potevano andare liberamente a raccogliere i frutti che restavano). Una volta seccate, riprendendo il discorso, le castagne vengono sgusciate con una energica battitura a triturare i gusci bruciacchiati dentro robusti sacchi oppure in un apposito recipiente detto bigoncia. Oggi questi procedimenti sono stati sostituiti dall'uso di macchine ed i metati rurali sono ormai vestigia del passato, almeno sulle nostre Apuane.

14 febbraio: ad Equi Terme con Marco Marando

Le previsioni meteo per domenica 17gennaio, nella zona di Equi Terme, erano di cielo coperto, possibili piogge e gelate notturne....................in pratica tempo brutto e molto freddo.
L'iniziativa è stata quindi rimandata ad oggi, dopo consultazione con Marco Marando,  meritando la gita, vista la bellezza del percorso,  un tempo bello e soprattutto, fermi restando i paesaggi imbiancati, meno freddo e meno rischio pioggia, almeno secondo la nostra filosofia di viaggio: andare piano, vivere l'ambiente, godersi la natura....................................che mal si sposano col un meteo molto sfavorevole che impedisca di guardarsi intorno col piacere di farlo.
nota: tutto resterà uguale per il 14 02, referente compreso, pertanto vi rimandiamo alle descrizioni precedenti per i dettagli (cliccare qui).

20/21 febbraio: ciaspolata sull’ Appennino pistoiese.

È stupendo camminare sulla neve fresca, avvolti da una natura incontaminata che ad ogni sguardo ti regala paesaggi unici e una quiete incontrastata. 

Anche quest’anno, visto il successo delle iniziative di questo tipo negli anni passati, riproporremo l’esperienza di una ciaspolata dove, senza prestazioni fisiche particolari o l' uso di attrezzature complesse, vivremo un week end un po' particolare e diverso, tra i faggi e gli abeti ammantati di neve della montagna pistoiese a quota 1300 mt.

Nota: Il pernottamento e la cena saranno alla Tana dell’Orso, rifugio già ottimamente sperimentato,  per max 30 persone, con prenotazione obbligatoria entro il 31 gennaio e versamento acconto. 

Referente Mario Chelli cell. 338 5907320 0586 852875 (ore serali)

7 marzo, domenica: La rocca della Verruca, seconda parte

Antica roccaforte della repubblica di Pisa, teatro di cruente battaglie tra Pisani e Fiorentini, fu edificata nel XIII secolo su una precedente fortificazione della fine del 700 e venne abbandonata come struttura militare alla caduta definitiva di Pisa nel 1503. Era il nucleo di un sistema di fortificazioni sparse sul territorio circostante,  come il castello di Caprona e quello di Buti, che comunicavano a vista tra loro con lenzuola, stendardi, fumo, fuochi o colpi di artiglieria attraverso un codice, per informare immediatamente sui movimenti delle truppe nemiche in avvicinamento.

La sua importanza strategica ben la si comprende poiché da lassù si domina tutta la piana d’Arno, ed è un peccato che ai giorni nostri la si lasci divorare da frassini e lecci che le crescono intorno ed addosso.

Vi accederemo tramite una breve ma ripida scalinata scavata nella roccia ed alla fine potremo godere dello splendido panorama che si aprirà al nostro sguardo, col mare ad ovest e la piana pisana sottostante, fin quasi a san Miniato.

La fortezza è raggiungibile essenzialmente attraverso tre percorsi, due dei quali si uniscono nel loro tratto finale e l’escursione di oggi integra e completa quella da noi stessi già proposta nello scorso ottobre.

info: Davide Orsi; dopo cena. (ore 21,15  in poi) tel: 329-9754774 o anche e mail: docfd1@virgilio.it

venerdi 12 marzo: le Apuane, fotoproiezione di Marco Marando

Prima dell’escursione di domenica prossima, 14 marzo, Marco Marando ci illustrerà le Apuane, attraverso il suo abile ed esperto occhio fotografico: luoghi incantevoli o caratteristici o particolari che anche noi abbiamo già visitato in anni ed anni di escursioni o che andremo sicuramente a conoscere in un futuro prossimo. Verrà offerto castagnaccio e vin brulè per allietare la serata, anche se  verrà poi richiesto un contributo libero di 2 euro…………………..che comunque saranno accantonati a titolo di autofinanziamento per le prossime iniziative dell’associazione (affitti, materiali etc.etc.). c/o la Sala della Chiesa Valdese - Via Verdi,15 - Livorno (accanto ex Odeon). Per info ci si può rivolgere a tutti i referenti delle iniziative, presenti in questo stesso  link

Domenica 28 marzo: sotto al Roccandagia, dalla frazione di Roggio a Campocatino

Marco Marando, autore del libro “Sui sentieri delle Alpi Apuane” (ediz.Bandecchi e Vivaldi), che vi consigliamo sinceramente, ci guiderà alla scoperta delle Apuane, facendoci andare, passo dopo passo, sui percorsi da lui così ben descritti in dettaglio nella sua sopracitata opera. Non sono escursioni difficili, anche se tuttavia scarponcini e buona attitudine al cammino sono indispensabili, ed in più saranno escursioni accompagnate da descrizioni storico-antropiche di queste regioni, così belle da essere chiamate Alpi……………basterà domandare e Marco non si tirerà certo indietro nel rispondere.

L’esplorazione di oggi ci condurrà in un posto incantato: la conca di Campocatino, proprio sopra al lago di Vagli e proprio sotto il m.Roccandagia. A partire dalla frazione di Roggio, 900 metri s.l.m, e dai suoi castagneti, godremo di uno dei percorsi più belli delle Apuane, specialmente in questo momento dell'anno, quando sulle pareti del Roccandagia indugiano le ultime lingue di neve ghiacciata e nei prati fanno capolino i primi timidi fiori. Ritrovo alle ore 9,30 al Bar Il Pescatore di Borgo a Mozzano. Per arrivare all’appuntamento si va a Lucca, ci si dirige verso la Garfagnana e si arriva a Borgo a Mozzano,

non entrando in paese ma continuando verso la Garfagnana (il bar è sulla nostra destra e davanti c’è una rotonda con il bivio Abetone/Castelnuovo- tempo occorrente in auto circa h.1,30 – in autostrada meno.

Info: si prega di contattare Marco entro il giovedì precedente (max.venerdi), per confermare la propria presenza e/o sentire che difficoltà ci sono, oppure scrivendo a marco.marando@alice.it  (sempre entro giovedì) oppure telefonando al n° 0586 863615 o 338 2136707 (idem).

domenica 11 aprile: Il convento di Nicosia a Calci (a cura del gruppo culturale dell’associazione)

La camelia, da sempre simbolo di bellezza e di esotico, è stata ed è tuttoggi elemento essenziale in molti parchi di ville signorili, come pure in giardini di serene case coloniche sparse nella campagna e in chiostri di conventi e monasteri.

Anche il chiostro del convento di Nicosia, assieme agli agrumi, offre due secolari piante di camelie, una a fiore rosa e l’altra a fiore bianco.
Il chiostro, solitamente chiuso, aprirà per l’occasione il suo cancello ed i suoi spazi per far ammirare queste camelie nel loro magico splendore primaverile. Una festa che vedrà quindi protagonista il convento di Nicosia, le sue camelie, ma anche il territorio calcesano.

info: Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali)

 Storia del Convento

Si era nell'anno 1263 quando iniziarono i lavori per la costruzione del convento di Nicosia.

Fondato da Ugo da Fagiano, secondo la più tarda tradizione erudita egli avrebbe scelto questo "luogo aspro e selvaggio" sulle pendici della Verruca e rifugio di ladri, briganti e meretrici, proprio per bonificarlo e proteggere i viandanti che spesso venivano molestati e talvolta uccisi. Volle chiamarlo Nicosia in ricordo del suo passato vescovado nella lontana Nicosia di Cipro.

La prima pietra fu posta e benedetta, con una solenne cerimonia, il 21 dicembre dall'arcivescovo di Pisa Federico Visconti.

Nel 1267 il convento e la chiesa intitolati a "S.Agostino, alla Vergine e a S. Tommaso apostolo" erano terminati: da subito al complesso, messo sotto la protezione e la difesa del governo della Repubblica, venne accordata l'esenzione fiscale.

L'8 dicembre dello stesso anno l'arcivescovo di Pisa vi celebrò la messa pontificale, durante la quale presero le vesti 11 monaci, tutti pisani, i cui nomi ci sono stati tramandati da un antico codice oggi perduto: Giovanni da Ceppato, Antonio Lambertuccio, Pietro Mosca, Niccolaio Pellegrini, Paolo Pandolfini, Giovanni da Carmignano, Nicolao di ser Geri (speziale), Simone di Betto da Sancasciano, Benedetto d'Antonio, Stefano da Putignano, Agostino di Bonaccorso e Domenico Della Quercia (converso).

Anche se sotto la regola di S. Agostino, il fondatore volle dare un particolare statuto (Constitutiones canonicorum nicosiensium) ai suoi confratelli: stabilì norme relative all'abito e al letto, al numero dei monaci, dei conversi e dei diaconi, e regole come il divieto di fare lavori agricoli e manuali, e di uscire dal chiostro.

Dopo la morte di Ugo da Fagiano (28 agosto 1268) il priorato passò al monaco Guido e nelle sue mani rimase per molto tempo: ancora nel 1301 una bolla papale delegò il priore Guido a giudicare una disputa tra Guelfo di Pandolfino e il monastero di San Felice in Vada.

Il priore Guido venne sepolto a Pisa, nella chiesa di San Paolo all'Orto, dove purtroppo il tempo ha quasi completamente usurato l'iscrizione sepolcrale; questo testimonia l'unione tra le due chiese, documentata in seguito da diversi atti (del 1346, 1357 e 1367 sono infatti dei documenti nei quali viene ricordato il canonico Ugolino, priore di ambedue i monasteri).

Attraverso alterne vicende, il patrimonio e le proprietà del convento crebbero molto negli anni: esistono numerosi scritti che attestano di compere da parte dei monaci e di lasciti da parte di signori, nobildonne, ma anche di gente comune. Solo per citare un esempio, nel 1403 Guiduccia del fu Bencio  da Appiano dispose di erigere una cappella nella chiesa conventuale, assegnando nello stesso tempo tutti i suoi beni al monastero.

Oltre all'acquisto di terreni, case, dell'acquedotto di Sant'Agata e dell'aggregazione al convento di alcune altre chiese del circondario, in questo clima quattrocentesco di floridezza economica furono eseguiti alcuni importanti ampliamenti riguardanti, ad esempio, il chiostro e l'infermeria.

Inoltre, i privilegi e le esenzioni fiscali che avevano contraddistinto la nascita del monastero vennero riconfermati nel XV secolo dalla Signoria di Pisa (nella persona di Gabriello Maria Visconti) e nel XVI secolo dalla Signoria di Firenze.

Risale al 1503 un avvenimento importante per Nicosia: in tale anno infatti il convento si unì con i Canonici regolari della Congregazione Renana del Santissimo Salvatore in Bologna; con tale unione, approvata il 20 ottobre 1504 da papa Giulio II, si ebbe la prima canonica dei Roccettini in Toscana, che veniva governata dall’abate generale eletto ogni tre anni dal Capitolo Generale.

Nel 1778, quando il convento era ancora affidato ai canonici Roccettini di Santa Maria del Reno, vivevano ancora nel monastero cinque sacerdoti, un converso professo, un chierico secolare e tre secolari di servizio. L'anno successivo un decreto del granduca Leopoldo I  ne decise la soppressione, visto che il convento si era "reso scarso". Le sue rendite, detratte pensioni e obblighi, furono donate alle scuole di Pisa.

Nel 1782 il complesso fu affidato ai Francescani delle SS. Stimmate, che postularono fin dal 1783 la necessità di un nuovo cimitero (ancora oggi esistente e funzionante) portato a compimento nel corso dello stesso anno. Risale a questi tempi l'istituzione della parrocchia di S.Agostino di Nicosia (24 ottobre 1782).

Dopo la soppressione dei conventi attuata dal regime napoleonico, nel 1815 il monastero ormai povero venne ripristinato e, in seguito, affidato ai frati della riforma di San Francesco.

Nel 1833 Nicosia contava 463 abitanti: da ciò si può ben comprendere il rimodernamento della chiesa che si rese necessario per il nuovo ruolo che l’edificio si apprestava a svolgere all’interno della comunità calcesana; in tale spirito grande rilevanza ebbero alcune famiglie nobili con il loro supporto economico.

Nel 1881, infine, vi si stabilirono i frati minori riformati, rimasti fino ai primi anni '70 del secolo scorso. Da allora il convento, non più abitato né curato, è caduto in un progressivo stato di abbandono e di degrado. La chiesa, ancora animata dalla comunità parrocchiale, è stata invece restaurata pochi anni orsono.

Le 5 Terre

Un percorso classico e di notevole interesse paesaggistico che verrà rivisitato in questo mese di aprile, non ancora affollato dai turisti come lo è invece d’estate. Il sentiero, comprendendo la famosa via dell’amore, unisce i paesi di Riomaggiore e Monterosso, passando per le altre tre Terre, Manarola, Corniglia, Vernazza e viene percorso in complessive cinque ore, però , essendo ben collegati i diversi borghi da una linea ferroviaria locale, volendo, non sarà necessario farselo tutto a piedi, potendosi interrompere l’escursione per poi riprenderla dal paese successivo, godendosi tranquillamente i diversi panorami ad uno ad uno, che ne vale veramente la pena. PS: a La Spezia sarà necessario acquistare la trenocard, per spostarsi in treno ed accedere al Parco, il costo è di €.8.50.

Il Sentiero si suddivide in quattro segmenti: il primo è conosciuto in tutto il mondo come La Via dell’Amore, che unisce Riomaggiore a Manarola; poi  il Sentiero Azzurro prosegue  e collega Manarola e Corniglia; Corniglia e Vernazza; Vernazza e Monterosso, come sotto specificato.


La Via dell'Amore
Riomaggiore-Manarola
Difficoltà nessuna
Km 1 - Durata 30'
Era il percorso pedonale, scavato nella roccia tra il 1926 e il 1928, usato  dai ferrovieri per spostarsi tra le Stazioni di Riomaggiore e Manarola. Oggi è  una piacevole, romantica passeggiata,  alla portata di tutti. Sul percorso, nei pressi di Manarola, si trova il  Bar dell’Amore, un punto di ristoro molto suggestivo, con balconata a picco sul mare.


Manarola-Corniglia
Difficoltà lieve
Km 2 - Durata 1h
Dalla Stazione di Manarola si percorre il tunnel e poi si svolta a sinistra verso la Marina, dove si può scegliere: o salire per l’antico selciato che passa accanto al cimitero, oppure percorrere la passeggiata a mare Birolli di Punta Bonfiglio, sino allo scalo di Palaedo, e da qui risalire per il nuovo “Sentiero delle Trasparenze Marine”, sino ad incrociare l’originario sentiero n. 2 in località Laghi(alt. mt 35). Qui la via pedonale assume un andamento dolce per tutta la lunghezza del sottostante Spiaggione di Corniglia. Superato il sottopasso ferroviario, il sentiero risale per arrivare in Stazione, dove c’è un punto di ristoro, e poi si arriva ai piedi della scalinata Lardarina, che porta al paese di Corniglia.


Corniglia-Vernazza
Difficoltà lieve
Km 4 - 1h 30'

A Corniglia si attraversa la strada carrozzabile e si imbocca il Ponte del Canale, sotto il quale scorre il Rio della Groppa. Si rasenta le mura di Casa Zattera e poi un uliveto ( da dove parte il sentiero /b che sale a Case Fornacchi) e si raggiunge un suggestivo punto panoramico. a strapiombo sulla spiaggia di Guvano. Si attraversa tutta la conca di Guvano, incontrando una piccola sorgente sotto la strada, e si trova un’area attrezzata. Ci si inerpica quindi sino alla quota più alta del Sentiero Azzurro, ai 208 metri del borgo di Prevo, provvisto di un punto di ristoro. Ha poi inizio la discesa (la prima parte in scalinata) verso Vernazza, tra gli oliveti prima e i vigneti poi.


Vernazza-Monterosso
Difficoltà media
Km 3 - durata 2h

Dalla piazzetta di  Vernazza si sale, passando sotto un arco, per la panoramica Costa Messorano, tra vigneti e ulivi e si prosegue per la valle di Cravarla, tra quota  150 e quota 200 metri, e poi si percorre la Costa Linaro e la piccola valle del Fosso Mulinaro. Si arriva così  alla conca dell’Acquapendente, dove alcune famiglie residenti continuano a coltivare ulivi, viti, limoni e ortaggi. Si attraversa un ponticello, sotto il quale scorre un ruscello che poco dopo va a tuffarsi in mare da un’alta parete rocciosa. Dopo Acquapendente si scende per una ripida scalinata tra vigneti ed orti di limoni protetti da alte mura, e si procede verso Punta Corone e quindi si scende  a Monterosso, con due diramazioni: a destra verso il paese, con sbocco in piazza Garibaldi; a sinistra verso la scogliera Corone e sino al limite della spiaggia. Da piazza Garibaldi il percorso torna unico sino al capolinea di Fegina, davanti alla Stazione.

info: Luciano Suggi 0586 ore serali o 339 8700530

8/9 maggio: La via Vandelli da Resceto

E’ una strada di notevole importanza storica, poichè metteva in comunicazione Modena con Massa, valicando l’Appennino e le Apuane e fu costruita nel 1738 ,  in occasione del matrimonio fra Ercole Rinaldo d’Este, erede del Duca di Modena, e Maria Teresa, figlia del Duca di Massa, Malaspina.

Doveva favorire le comunicazioni tra i due Ducati e soprattutto avrebbe dovuto assicurare uno sbocco sul mare, evitando però l’attraversamento sia dello Stato Pontificio come del Granducato di Toscana e di Lucca  ma la sua frequentazione non fu mai agevole sia per l’asprezza del terreno nel versante apuano che per il clima, soprattutto invernale, come per la presenza di briganti, tant’è progressivamente fu in seguito abbandonata. Sotto: panorama in quota - Davide Orsi -

Da  Modena andava a Pavullo nel Frignano, quindi saliva a Sant’Anna Pelago, valicava l‘Appennino al passo di San Pellegrino in Alpe, scendeva verso la Garfagnana, girava prima di Castelnuovo per andare verso la valle dell’Edron a Fabbriche di Careggine, transitando per il paese di Vagli, proprio quello che oggi è un paese fantasma che emerge dalle acque del lago, ogni 10 anni circa.

Da qui la strada saliva poi verso la Valle di Arnetola, oltre Vagli di Sopra, per affrontare la ascesa al Passo della Tambura  e scendere infine verso Massa.

Il nostro percorso trekking, ovviamente, ne vedrà solo una parte e precisamente quella che da Resceto (485 mt.) porta alla “finestra Vandelli” , a circa 1400 mt, dove adesso sorge il rifugio Nello Conti del CAI di Massa e dove invece, ai tempi del Duca d’Este,  esisteva  uno spiazzo utilizzato sia come area di sosta che come di eventuale scambio delle diligenze.

La strada è  perfettamente agibile, grazie soprattutto alla tecnica di costruzione impiegata dal Vandelli, con massicciate in pietra realizzate a secco che nel tempo hanno superato le infiltrazioni degli agenti atmosferici e le scosse sismiche e verrà seguito il sentiero C.A.I n° 35.

il tempo di percorrenza è di circa 3 ore (dislivello 1000 mt.circa) per andare ed altrettante a scendere e quindi, per rendere agevole l’escursione ed apprezzare il paesaggio come merita, si è deciso di frazionare l’iniziativa in due giorni, con pernottamento al rifugio.

Per maggiori info sulla via Vandelli, con notizie storiche, particolarità, aneddoti ed immagini, vi rimandiamo al sito

http://it.wikipedia.org/wiki/Via_Vandelli

 

Tutto sul rifugio Nello Conti invece, oltre ad interessanti info su escursioni, particolarità, mappe etc.etc., è reperibile invece al link………….. http://www.rifugionelloconti.it/  dove si trovano anche ottimi rimandi specifici.

Nota: l’iniziativa sarà inserita  in calendario per l’ 8/9 maggio allo scopo di permettere di godersi tranquillamente il panorama, che dai Campaniletti è splendido, ma anche per non rendere la passeggiata troppo faticosa, spezzandola in due giorni.

Si prega chi fosse interessato, di prendere contatto con Davide Orsi con ampio anticipo poiché, essendo solo una ventina i posti letto del rifugio, il gestore pretende da noi una prenotazione (acconto 10 euro) almeno entro la fine di marzo.

info: Davide Orsi- dopo cena (ore 21,15  in poi) - tel: 329-9754774 o anche e mail: docfd1@virgilio.it

 

16 maggio 2010
Marcia per la pace Perugia-Assis
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Come ogni volta, condividendone le motivazioni, aderiamo all'iniziativa, invitando gli associati a venire con noi, a quella che, al di là dei temi molto impegnativi è anche e soprattutto una grande festa, colorata da gente di tutta Italia e di tutte le etnie.

Perchè andare alla marcia?

Perchè c’è troppa violenza in giro, nel mondo, in TV, contro gli immigrati, gli “altri”, i diversi, contro le donne  e contro i bambini, nelle nostre città, nei rapporti tra le persone, nel mondo del lavoro, nella politica, nell’informazione, nel rapporto che abbiamo con la natura, gli animali, l’ambiente che ci circonda: la violenza sembra non conoscere limiti e confini. C’è troppa violenza e c’è troppa indifferenza. Che è la forma più alta di violenza. In nome della nostra “pace”, troppo spesso siamo pronti a condonare la violenza sugli altri. E davanti al loro dolore chiudiamo cuore, occhi e orecchi. Il prezzo di tanto cinismo è altissimo. E lo paghiamo tutti, indistintamente. Una società chiusa e insensibile non ha futuro.

Perchè è tempo di reagire,
non potendo permettere che violenze, egoismo, razzismo, mafie, censure, paure e guerre di ogni genere abbiano il sopravvento! . Ci può essere una vita e un’Italia migliore, ci può essere un mondo migliore! Domenica 16 maggio, anche per questo, partecipiamo alla Marcia per la pace Perugia-Assisi ed anche perchè, secondo noi, dobbiamo ri-mettere al centro della nostra vita quei valori condivisi, scolpiti nella nostra bella Costituzione e nel Diritto internazionale dei diritti umani, che soli possono aiutarci a superare positivamente questa profonda crisi e accrescere la qualità civile della nostra società.

Abbiamo bisogno di un’altra cultura e dobbiamo sostituire l’io con il noi, la disoccupazione con il lavoro, l'esclusione con l'accoglienza, lo sfruttamento con la giustizia sociale, l’egoismo con la responsabilità, l'individualismo con l’apertura agli altri, l’intolleranza con il dialogo, il razzismo con il rispetto dei diritti umani, il cinismo con la solidarietà, la competizione selvaggia con la cooperazione, il consumismo con nuovi stili di vita, la distruzione della natura con la sua protezione, l’illegalità con il rispetto delle regole democratiche, la violenza con la nonviolenza, i pregiudizi con la ricerca della verità, l’orrore con la bellezza, i “miei interessi” con il bene comune, la paura con la speranza. Dobbiamo riscoprire il significato autentico di questi valori, approfondirne la conoscenza, rigenerarli in un grande progetto educativo, permettergli di sprigionare tutta l’energia positiva che contengono. Dobbiamo esigere che ad ogni valore, oggi ribadito anche nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, corrispondano atti politici concreti e coerenti a partire dalle nostre città fino all’Europa e all’Onu. Per quanto possa apparire difficile, cambiare è possibile!

E, in ogni caso, è indispensabile.

Non possiamo disinteressarci del mondo che ci circonda.
Più ce ne disinteressiamo, più ci isoliamo, più saremo colpiti dai suoi drammi e meno riusciremo a cogliere le opportunità che ci offre. Ci sono grandi problemi che non rispettano i confini nazionali e che si aggravano di giorno in giorno. Se continueremo ad essere miopi ed egoisti ci distruggeranno. Siamo ormai parte di una comunità globale. Lottare contro la povertà nel mondo, farla finita con le tante guerre, fermare il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente, promuovere tutti i diritti umani per tutti, ridurre le disuguaglianze, garantire pari opportunità, costruire un’economia sociale di giustizia, costruire l’Europa dei cittadini, rafforzare e democratizzare l’Onu ci conviene! Più di quanto riusciamo ad immaginare. Per questo è urgente che chi gestisce le nostre istituzioni e i nostri soldi, dai Comuni all’Unione Europea, ponga questi programmi al centro del proprio impegno quotidiano. Per questo dobbiamo darci una politica nuova e una nuova agenda politica fondata sui diritti umani.

Stiamo vivendo cambiamenti difficili e profondi, destinati a durare nel tempo. Dobbiamo decidere in quale società vogliamo vivere. Non ci sono abbastanza soldati, né muri abbastanza alti per difenderci dalla sciagurata illusione di poterci salvare da soli. Se davvero desideriamo la pace, per noi e per i nostri figli, non possiamo negarla agli altri. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo imparare a riconoscere e gustare la pluralità umana nella dimensione dell’uguaglianza e della giustizia, della legalità e del rispetto dei diritti umani e della terra madre. Ciascuno faccia i conti con le proprie responsabilità.

appello condiviso da  http://www.perlapace.it

Nota: per organizzare al meglio o direttamente o indirettamente il viaggio a Perugia, ci necessita assolutamente una prenotazione entro e non oltre il 31 aprile, con deposito cauzionale di 10 euro. Info: Salvatore Picardi 0586 861138 ore serali o cell. 3473637538

Venerdi 28 maggio: fotoproiezione di Roberto Branchetti sul Parco dei monti livornesi

Domenica 30 andremo a visitare, insieme al gruppo archeologico ed al wwf livorno, una zona del Parco, quella dell’acquedotto del Poccianti, a partire dalla Valle Benedetta…………ma tanti e tanti sono gli aspetti del Parco che meriterebbero visite e spiegazioni e questa sarà una buona occasione per una veduta d’insieme, tanto più interessante in quanto presentata da un esperto. Dove? Appuntamento alla sala conferenze della circoscrizione 4, in via Menasci 4 (piazza Damiano Chiesa, di fronte all’Ospedale)  h.21.00/21.15 –dettagli sul sito, al link del programma.

ps: maggiori dettagli sull'iniziativa della serata verranno comunicati in seguito per e mail o potranno contare su aggiornamenti in questo stesso spazio del sito.

30 maggio: Dalla valle Benedetta all'acquedotto di Colognole, anello (l'iniziativa sarà sviluppata unitamente al wwf, sezione di Livorno) - Tappa del Tuscany Walking festival 2010 -

Punto di partenza e arrivo: Valle Benedetta
Distanza: 7 km
Durata: 3 ore e mezzo
Tipo di Tracciato: carrarecce e sentieri
Dislivello: 340 metri
Difficoltà: medio facile

note: Itinerario senza difficoltà tecniche che si sviluppa in un’area di grande interesse paesaggistico. Unica criticità dell’itinerario per l’orientamento è il tratto che segue la dorsale dal Calvario al torrente, ma seguendo la descrizione non dovrebbero esserci problemi


 

Da Valle Benedetta si prende la via della Sambuca. Si segue la strada che diventa sterrata e, dopo un primo tratto in salita, nei pressi di un evidente incrocio si piega a sinistra potendo osservare, sulla collina a sinistra i ruderi di un mulino a vento. Dopo circa di mezzora si esce dal bosco in una zona panoramica. In breve si raggiungono, sulla destra, i ruderi (cumulo di pietre) di un vecchio podere in posizione panoramica, in loc. Calvario. Da qui si prosegue il cammino in discesa avendo come riferimento direzionale un grande e unico pino solitario. Dal pino si continua sulla dorsale: non essendoci segnalazioni si seguono all’inizio le tracce dei cacciatori, poi seguendo le incerte tracce si punta al fondovalle mantenendosi leggermente sulla sinistra della dorsale: questo è il tratto dell’itinerario che richiede maggior attenzione per l’orientamento e l’avanzamento attraverso una fitta vegetazione. Alla fine della discesa, dopo circa 10 - 15 minuti, si interseca un evidente sentiero con un incrocio a T: si piega a destra fino al semplice guado del torrente. Quasi subito si raggiunge una baita in legno poco distante da un casale in pietra. Da questo momento si segue l’evidente carrareccia fino ad uno scollinamento che sbuca dalla macchia: si va sinistra in discesa e al successivo vicino bivio si tiene la destra, scendendo nella fitta vegetazione fino ad un vecchio mulino. Oltrepassato il torrente, si gira subito a destra (vernice bianco rossa del C.A.I.), lambendo la struttura del mulino alla nostra sinistra.
L’itinerario prosegue risalendo la valle lungo la struttura in pietra dell’acquedotto di Colognole, fino a una strada sterrata dove si gira a sinistra per giungere nei pressi della strada asfaltata per Collesalvetti che non si attraversa. Sulla destra è ben visibile la traccia di una carrareccia dal fondo sconnesso in salita che raggiunge prima un bivio dove si va a destra proseguendo fino a Casa Pianone. Si percorre il vialetto di cipressi e, giunti al cancello dell’abitazione, si gira a sinistra seguendo la recinzione fino all’immissione su una mulattiera, che, passando nella fitta vegetazione (l’ultimo tratto segue i pali dei cavi elettrici), giunge sulla sterrata, già percorsa all’inizio dell’itinerario, chiudendo l’anello e tornando a Valle Benedetta.

note storiche e brevi cenni sull'acquedotto di Colognole ( nella foto: i "tempietti" del Poccianti):

Molta della documentazione relativa alla costruzione dell’Acquedotto di Colognole, durante la direzione dei lavori dell’ingegnere Giuseppe Salvetti (1793-1801), relativa alla fornitura dei materiali e le prestazioni di lavoro, è  a tutt’oggi  conservata negli archivi e ne permette così una interessante ricostruzione storica.

Alla fine del 1700 la situazione idrica della città di Livorno era molto preoccupante in quanto l’approvvigionamento idrico era del tutto insufficiente.

Sul finire del governo di Pietro Leopoldo in Toscana, il 13 aprile 1790 veniva incaricato l’ingegnere Giuseppe Salvetti di esprimersi su un progetto, effettuato precedentemente dell’ingegnere Francesco Bombici, per il tracciato dei nuovi acquedotti livornesi.

Si intendeva allacciare le sorgenti di acqua rinvenute nelle valle di Popogna alle sorgenti iniziali del rio Ardenza e dei suoi affluenti, per incanalarle lungo la vallata, con un condotto che sarebbe penetrato in città in direzione della via di Salviano. Si prevedeva anche di unire le acque delle sorgenti di Colognole, immettendole nel condotto, con un traforo attraverso il monte Maggiore, proprio in prossimità delle sorgenti stesse.

Questo traforo, lungo più di un chilometro e mezzo, fu valutato imprudente dal Salvetti, sia per il rischio di deviazione delle sorgenti, sia per la pericolosità ed il disagio dei lavori.

Egli propose di fare affidamento solo alle sorgenti di Colognole, più abbondanti, e di seguire un tracciato alle spalle della città, dopo un accurato studio di livellazione.

L’approvazione del progetto del Salvetti e l’incarico della direzione dei lavori, si ebbero sotto FerdinandoIII l’11 novembre 1792.

Con Notificazione Governativa del 23 gennaio 1793 si dava inizio ufficiale ai lavori.

Il tracciato dell’acquedotto, lungo circa diciotto chilometri, fu diviso in undici tronchi.

Punti chiave per lo svolgersi del condotto, oltre che per l’impegno costruttivo, erano gli attraversamenti su archi della valle del Rio dell’Acqua Puzzolente e della fornace vicino a Livorno, della Valle della Tanna prima di Cordecimo, della valle del Rio Corsara o Mulinaccio nelle Parrane. I lavori comincia appunto in queste località.

I lavori procedettero con alacrità e notevoli spese fino al 27 marzo 1799, quando il Granduca Ferdinando III, a causa della complicata situazione politica internazionale, fu costretto ad abbandonare la Toscana.

A quel momento erano state eseguite: le arcate dell’acqua Puzzolente e della valle della Fornace, nei pressi della città; le arcate sul Rio Tanna, quelle sul Botro della Casa, la doppia arcata sul Rio Mulinaccio ed altre due più piccole, queste ultime tutte nelle Parrane.

Restava comunque da costruire una parte notevole del condotto, compreso l’allacciamento alle sorgenti.

I tempi previsti per la costruzione dell’acquedotto erano stati stabiliti in 4 anni e la spesa preventivata in scudi 193.000.

Negli oltre sette anni trascorsi dall’inizio dei lavori, la spesa raggiunta ammontava a 261.575 scudi, molto di più di quanto era stato preventivato.

A causa della scarsità dei finanziamenti, la costruzione dell’acquedotto venne sospesa ed i lavori rimasero sostanzialmente fermi, tranne alcune opere di mantenimento e consolidamento.

Con la sospensione dei lavori e la relativa assenza di personale, iniziarono i furti ed i danneggiamenti. I furti continuarono anche dopo la ripresa dei lavori.

Si deve arrivare al 1806 perche Maria Luisa, reggente di Carlo Ludovica, disponga della ripresa dei lavori ed incarichi l’ingegnere Neri Zocchi ed il matematico Pietro Paoli, per la parte idraulica.

Questi rimasero alla direzione dell’opera sino al 1809.

Nel 1808 la direzione dei lavori venne affidata all’architetto Pasquale Poccianti, che nel ruolo di ingegnere del Comune di Livorno, ebbe l’incarico di occuparsi anche dell’acquedotto portando a termine i lavori dall’allacciamento delle acque.

Nel 1814, dopo la” restaurazione” ed il ritorno di Ferdinando III sul trono granducale, la costruzione dell’acquedotto riprese a pieno ritmo ed il 30 maggio 1816, da una fonte a quattro zampilli, alla cosiddetta Pina d’Oro, sgorga per la prima volta l’acqua dell’imponente acquedotto di Colognole.

La costruzione continuò ancora per molti anni; infatti il Poccianti aveva apportato importanti modifiche al progetto del Salvetti.

Le opere eseguite dal Poccianti, nei primi anni della sua direzione, furono di fatto interamente rivolte al miglioramento della tenuta del sistema idraulico alle sorgenti e lungo il condotto.

Tra le opere ideate in questi anni vi sono anche alcuni “casotti” la cui funzione era quella di ridurre la velocità delle acque e di consentire l’ispezione dei condotti. A lui si devono il Purgatoio o Costernino di Pian di Rota, Il Cisternone ed il Costernino, Oggi in fase di restauro e nuova destinazione d’uso.

L’acquedotto fu terminato dopo circa 590 anni.

Il Poccianti mantenne la direzione dei lavori fino al 1858, quando gli subentrò l’architetto Angiolo Della Valle.

L’ingegnere Pasquale Poccianti, sul percorso dell’acquedotto di Colognole, aveva progettato di costruire una passeggiata, al fine di indurre gli abitanti di Livorno “alla scoperta” della sua opera e, per questo motivo, aveva ampliato la larghezza della fascia di terreno di pertinenza dell’acquedotto, portandola a 24 braccia, con spazi più ampi in prossimità dei pozzetti di areazione e di ispezione.

Il tracciato della nuova via delle Sorgenti venne costruito lungo il percorso dell’acquedotto, come il Poccianti aveva più volte caldeggiato e, ancora oggi, percorrendo questa strada, potremmo ammirare questa splendida opera, se non fosse completamente ricoperta dai rovi.

Nel 1854 il nuovo percorso, in molti punti aderente a quello della vecchia via livornese, venne ultimato dal fiume Tanna fino in località Torciano.

Qui i lavori si fermarono.

Tratto da "Vita civile e religiosa nel territorio di Collesalvetti La Sambuca, le Parrane

ed altri luoghi collinari fra il XVI e il XX secolo"

Clara Errico e Michele Montanelli- Felici Editori .

per ulteriori approfondimenti, vi rimandiamo a http://it.wikipedia.org/wiki/Acquedotto_Leopoldino

Info: Luciano Suggi 0586 406468 ore serali o 339 8700530 -

Domenica 6 giugno: mare/monti nel Parco delle colline livornesi. Il percorso urbano del lungomare labronico termina in prossimità del Castello del Boccale, nella zona più meridionale di Antignano. Da qui, lungo la via Aurelia (che assume la denominazione di via del Littorale), si apre un tratto di costa a strapiombo sul mare particolarmente suggestivo, conosciuto indicativamente come “Il Romito”, dove emergono i segni delle antiche postazioni d'avvistamento (la Torre di Calafuria e il Castello Sonnino) ed è questa la zona che andremo a visitare oggi. Risaliremo per le Colline sovrastanti (di cui la scogliera è parte integrante) a partire dal Marroccone, e, dalla "voltina" , per uno stradello bianco arriveremo fino al "semaforo"  (tempo h. 1-1,30) facendo un percorso non troppo impegnativo e breve che, arrivando sopra Calafuria ed al Catellaccio, ci porterà infine a scendere a Calignaia, per capire, se ci si riesce, godendo dall’alto del bellissimo panorama sulle isole dell'Arcipelago Toscano,  il motivo per cui un territorio di così ampio interesse paesaggistico e ambientale non venga ancora valorizzato, come del resto tutto il Parco delle Colline livornesi, come sen’altro meriterebbe.Info: Luciano Suggi 0586 406468 ore serali o 339 8700530 –

Due iniziative di ampio respiro (Pasqua 2010 a Napoli e settimana verde in Austria , a luglio), non  gestite dall’Associazione ma proposte da Silvana. Essendo Silvana un’associata ed essendo le proposte “un qualcosa in più”, che poi starà ai singoli valutare, le inseriamo in visione nel programma, rimandandovi però, per ogni info in merito a Silvana Malevolti: silvana.malevolti@virgilio.it o 335 7833238.

Pianosa, 20 giugno - domenica

L'Isola di Pianosa, perla del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, permette la balneazione solo su una spiaggia, anche se con dei fondali splendidi e ricchi di pesce, e, grazie al penitenziario ed ai vincoli dati dal Parco, é rimasta praticamente incontaminata da almeno 150 anni. Questo, il territorio, in gran parte a macchia ed in piccolissima parte coltivato ad olivo, che andremo ad esplorare oggi, con sosta e bagno a Cala San Giovanni, gioiellino dalla sabbia bianca e con ancora visibili i ruderi di una villa romana.

Note geografiche: la quinta, per estensione, delle sette isole dell'Arcipelago Toscano, situata a 13 km a Sud-Ovest (SW) dell'isola d'Elba con superficie di 10,3 Km quadrati ed un perimetro costiero di circa 18 km. Attorno all'isola, nel raggio di 1 miglio sono vietati navigazione e pesca e l'accesso è demandato ad un permesso rilasciato dalla Direzione del Parco.

Note storiche: Nel 1858 viene istituita dal Granducato di Toscana "la colonia penale agricola della Pianosa" e vi fu detenuto, nel 1932, per motivi politici, anche il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. In epoca moderna l'isola è nota per aver ospitato un penitenziario di massima sicurezza, dove erano detenuti soprattutto pericolosi esponenti della mafia e appartenenti a organizzazioni terroristiche. Il carcere fu chiuso nell'agosto 1998 ed ha contribuito a conservare l'ambiente naturale marino e terrestre assolutamente intatto.

 

Note di viaggio: imbarco da Piombino, Prenotazione necessaria entro il 30 aprile perché si devono chiedere permessi e garantire il noleggio della guida e dell’imbarcazione, in tempo utile. Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali) .

nb: l'imbarco non sarà a Marina di Campo come normalmente avviene ma a Piombino e quindi tutto sarà semplificato.

 

 

per maggiori info su Pianosa, vi rimandiamo a questi due siti dedicati all'isola:

 http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Pianosa

 http://www.islepark.it/index

in Apuane con Marco Marando

25/    25/4: Vagli Sotto - Maestà del Tribbio - Capricchia (E) Ritrovo ore 9,30 al Bar Il Pescatore di Borgo a Mozzano.

*       1/5: Farnocchia - Pomezzana - Rifugio Forte dei Marmi. (E) Ritrovo Palazzo Mediceo di Seravezza, ore 9,30

*       2/5: TRENO TREKKING: Pieve S. Lorenzo - Santuario Madonna del Soccorso - Minucciano(E) Ritrovo ore 8,00 alla stazione di Lucca o alle 8,23 sul treno.

*       9/5: Poggio - Villetta - Sambuca - Sillicagnana - S. Romano - Verrucole  Ritrovo ore 9,30 al Bar Il Pescatore di Borgo a Mozzano.

*      16/5: Isola Santa - Col di Favilla - Puntato - Rif. La Quiete (E) Ritrovo ore 9,30 al Palazzo Mediceo di Seravezza

*      23/5: Sambuca Pistoiese: sulle tracce degli antichi carbonai (con visita museo e bottega cianfrusaglie) (T) Ritrovo da definire.

*      30/5: Castelpoggio - Rif. Carrara (E) Ritrovo ore 9,30 Autogrill Versilia Est

*        6/6: Foce Pianza - M. Sagro (EE) Ritrovo ore 9,30 Autogrill Versilia Est

*      13/6: Stazzema - Foce delle Porchette - Anello M. Croce (E) Ritrovo ore 9,30 all’Autogrill Versilia est

*      20/6: Arni - Anello M. Fiocca (EE) Ritrovo ore 9,30 Palazzo Mediceo

*      27/6: TRENO TREKKING: Piazza al Serchio - Contra - Agliano -Lago di Gramolazzo -  Piazza al S. (E) Ritrovo ore 8 alla stazione di Lucca o sul treno.

*      3-4/7: Week-end di chiusura in luogo da destinarsi. (EE) Ritrovo da definire.

*      11/7: Alpe S. Antonio - Colle Panestra - M. Rovaio (E) Ritrovo ore 10 al Bar Il Pescatore di Borgo a Mozzano.

*      18/7: Monzone - Aiola - Vinca (E) Ritrovo ore 10 all’Autogrill Magra Est

                                                 Sigle delle difficoltà:

             T = percorso turistico di montagna, quasi per tutti

             E = percorso escursionistico caratterizzato da terreni diversi

            EE = percorso escursionistico caratterizzato da forti dislivelli e terreno accidentato

 

PRANZO AL SACCO

La calzatura da usare per questa tipologia di escursioni, comprese quelle classificate semplicemente con una T, deve sempre avere la suola scolpita.

Quando la partenza avviene col treno, è consigliabile fare il biglietto almeno un giorno prima; in caso di rinuncia dura 2 mesi. Obliterare sempre il biglietto prima di salire sul treno sia all’andata che al ritorno.

IN CASO DI DUBBI TELEFONATE O MANDATE  UN MESSAGGIO (338/2136707)

Questo è un programma di massima: a volte è meglio aspettare la mattina stessa dell’escursione prima di partire!

P. S.

CHI SI ACCODA È IL BENVENUTO, MA SI DECLINANO RESPONSABILITA’ PER EVENTUALI INCIDENTI: CHI VIENE LO FA A PROPRIO RISCHIO E PERICOLO, NON ESSENDO MARCO UNA GUIDA E QUINDI FACENDOCI GIA' UN FAVORE A VOLERSI METTERE A DISPOSIZIONE.

nota agireverde: si prega di contattare Marco Marando entro il giovedì precedente (max.venerdi), per confermare la propria presenza e/o sentire che difficoltà ci sono e/o informarsi che non ci siano stati rinvii o contrattempi, oppure scrivendo a marco.marando@alice.it  (sempre entro giovedì) oppure telefonando al n° 0586 863615 o 338 2136707 (sempre entro giovedi).

PASQUA 2010

NAPOLI SOPRA E SOTTO

Positano e Amalfi

 

Sabato 3 aprile: LIVORNO/CASERTA/NAPOLI

Partenza in prima mattinata da Quercianella e Livorno con Autopullman Gt. Percorso autostradale con brevi soste. Pranzo libero durante il percorso. Arrivo a Caserta e visita guidata del Palazzo Reale e dello splendido Parco . Al termine proseguimento per Napoli Sistemazione in hotel. Cena e pernottamento.

Domenica 4 Aprile: COSTIERA AMALFITANA IN NAVE

Prima colazione in hotel. Partenza in traghetto da Napoli per Positano e visita di questo meraviglioso antico borgo marinaro dalle bianche case pittorescamente scaglionate a terrazze. Partenza per Amalfi. Arrivo  e pranzo Pasquale in ristorante. Visita di Amalfi: il Duomo che domina dall’alto di una scalinata la pittoresca piazza omonima ed il Chiostro del Paradiso. Rientro  in nave a Napoli. Cena e pernottamento.

Lunedi 5 Aprile: NAPOLI SOTTERRANEA/LIVORNO

Prima colazione in hotel. Incontro con la guida e visita della Napoli sotterranea. Un viaggio alla scoperta del sottosuolo napoletano, un’esperienza di grande suggestione che rimane scolpita nella memoria. Pranzo in hotel. Nel pomeriggio partenza per il rientro in sede con arrivo previsto in serata.

Note di viaggio:

Viaggio di a/r in Pullman Gt – Sistemazione in hotel 4 stelle a Napoli  in camere doppie – Trattamento di pensione come da programma incluso bevande – Trasferimento in traghetto Napoli - Positano ed Amalfi – Pranzo in ristorante a Positano il secondo giorno – Guida a disposizione per la visita della Napoli Sotterranea e per la Reggia di Caserta – Ingresso alla Napoli Sotterranea e alla Reggia di Caserta - Ns. accompagnatore – Assicurazione di viaggio.

PER ISCRIZIONI ED INFORMAZIONI SILVANA 335 7833238 oppure: silvana.malevolti@virgilio.it

SETTIMANA VERDE: FULPMES,VALLE DELLO STUBAI – AUSTRIA

24- 31 luglio 2010

Sabato : ITALIA/INNSBRUCK/FULPMES

Ritrovo dei Sigg. Partecipanti  a Quercianella e Livorno e partenza in autopullman GT per Innsbruck. Brevi soste durante il percorso e pranzo libero. Arrivo nel capoluogo del Tirolo, la città che conserva tanti bei monumenti come il celebre “Tettuccio d’Oro” e l’Hofburg. Visita libera della città.

Proseguimento perFulpmes.
Questa località di villeggiatura, situata nel cuore della Valle di Stubai a 930 m, è ideale per vacanze con tutta la famiglia. Qui ai piedi della Schlick 2000 le possibilità per il tempo libero sono infinite. Una piacevole passeggiata per i prati soleggiati permette di godersi lo scenario naturale a pieno.

Sistemazione in hotel. Il gruppo verra’ accolto con un gradevole drink di benvenuto e dopodiche’ verranno assegnate le camere, tutte molto grandi, provviste di  bagno o doccia, TV-color, radio, telefono, cassaforte, phon e accesso internet. La colazione a buffet comprende cibi caldi e freddi mentre la cena è servita al tavolo e offre tre-quattro portate a scelta più menù vegetariano, sempre diverse ogni giorno e con un gran buffet di antipasti e insalate a disposizione. A disposizione gratuita degli ospiti una splendida zona relax con grande piscina coperta, idromassaggio, sauna, bagno turco (gli accappatoi sono forniti dall’hotel e anche gli asciugamani e i teli piscina...). Cena e pernottamento in hotel.

Domenica : FULPMES E DINTORNI

Nella mattina, dopo la prima colazione, tempo a disposizione oppure  partenza in funivia ed escursione facile (a piedi) di circa 1 ora fino al monastero di Maria Waldrast:  e’ uno dei più interessanti monasteri del Tirolo, non solo per la sua meravigliosa posizione a 1641 metri di altitudine, ma sopratutto per la famosa sorgente, nota per le sue virtù curative. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio tempo a disposizione. Cena e pernottamento.

Lunedi : LE BELLEZZE DEL TIROLO

 Prima colazione in hotel e partenza per la miniera d’argento di Schwaz. La visita si svolge su un piccolo trenino che attraversa la miniera, che fu costruita nel 1491, un avventura unica per grandi e piccoli.. Pranzo in  ristorante a Schwaz.

Nel pomeriggio proseguimento per la visita al superbo castello di Tratzberg, un gioiello del Rinascimento nella valle dell’Inn   che venne costruito nel XIII secolo, come una vera e propria fortezza di confine, voluta dall'Imperatore Massimiliano I per difendersi dai Bavaresi. Fu solo nell'anno 1847, quando il Conte Enzenberg ne entrò in possesso, che l'edificio tornò ad essere un vero castello tirolese del XVI secolo, finalmente aperto al pubblico. Al termine rientro in hotel. Cena e pernottamento.

Martedi : FULPMES e INNSBRUCK

Prima colazione in hotel. Partenza partenza con il trenino della Valle dell’Inn che da Fulpmes,  attraverso i boschi, arriva in centro di Innsbruck.  Visita facoltativa dell’ Alpenzoo ed al termine rientro in hotel per il pranzo. Cena e pernottamento.

Mercoledì: SALISBURGO

Dopo la prima colazione escursione a  Salisburgo. Visita guidata dell’incantevole città, situata sul fiume Salzach. Di particolare interesse la Cattedrale, la Casa di Mozart, la Fortezza di Hohensalzburg. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio tempo libero per ulteriori visite individuali dopodiché partenza per il rientro in hotel. Cena e pernottamento.

Giovedi : FULPMES

Prima colazione in hotel. Mattina a disposizione per attivita’ individuali. Pranzo. Nel pomeriggio escursione alla gola di Leutasch. Rientro in hotel, cena e pernottamento.

Venerdi : LINDERHOF – Castello di Ludwig

Prima colazione in hotel e  partenza per la visita del castello di Linderhof ,  residenza fiabesca del famoso re Ludwig II di Baviera. Visita degli appartamenti di gala e del parco. Proseguimento per l’abbazia di Ettal. L'abbazia benedettina di Ettal, a pochi km dal castello di Linderhof, è stata fondata nel 1330   e rappresenta una delle testimonianze più notevoli del barocco bavarese. Appena entrato, il visitatore rimane quasi abbagliato dalla grande ricchezza: stucchi dorati, statue di santi e putti, i dipinti degli altari e la straordinaria cupola affrescata dalla quale pende un lampadario di cristallo. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio proseguimento per la  cittadina di Oberammergau definita la "cartolina della Baviera", questa piccola cittadina deve la sua fama alle case splendidamente affrescate, ai suoi intagliatori, alla rappresentazione della Passione di Cristo e alle piste da sci. Rientro in hotel. Cena e pernottamento.

 Sabato : FILPMES/LIVORNO

Prima colazione in hotel. Al termine inizio del viaggio di ritorno con arrivo alle sedi in serata. Pranzo libero durante il percorso.

Note di viaggio:

Viaggio di a/r in Pullman gt .- Sistemazione in hotel 4 stelle centrale a Fulpmes – Trattamento di pensione completa per tutto il soggiorno - Escursioni e visite come da programma – Pranzi in ristorante ove previsto – Accompagnatore.

Informazioni ed Iscrizioni: Silvana 335 7833238

Week End In Val Di Non: “La Raccolta Delle Mele” Il 18/19 Settembre

Continuando la collaborazione con Silvana, dopo le recenti ed interessanti iniziative a Napoli ed in Austria, vi segnaliamo questo fine settimana in Val di Non.

il programma:

18 settembre – LIVORNO/MALOSCO

Partenza nella prima mattina da Quercianella e Livorno in Autopullman  Gt per la La Val di Non. Percorso autostradale con brevi soste. Arrivo e sistemazione in hotel a Malosco. Pranzo. Nel pomeriggio possibilita’ di escursione al Canyon Rio Sass, uno spettacolo naturale di incomparabile bellezza. Questo è il Canyon di Fondo, profondo orrido che taglia in due l'importante centro dell'Alta Val di Non. Dal 2001 è percorribile grazie a passerelle e scalette, per andare alla scoperta di acque vorticose, cascate e marmitte dei giganti, fossili, stalattiti e stalagmiti. Al termine della visita rientro in hotel. Cena e pernottamento.

                                     19 settembre – RACCOLTA DELLE MELE/RIENTRO

Prima colazione in hotel. Nella mattina il gruppo verra’ accompagnato per la “raccolta delle mele” dove ci sara’ la possibilita’ di portare a casa almeno una cassetta di kg 5 a persona di ottime mele della Val di Non. Rientro in hotel. Pranzo. Nel pomeriggio inizio del viaggio di ritorno con arrivo alle sedi previsto in serata.

note di viaggio: viaggio di a/r in pullman gt – Sistemazione in hotel 3 stelle sup. – Trattamento di pensione completa incluso bevande – Ns acocmpagnatore – Possibilita’ di raccolta delle mele e kg 5 a testa di mele raccolte – Assicurazione di viaggio.

Informazioni ed iscrizioni: Silvana 335 7833238 o silvana.malevolti@virgilio.it (si prega di prendere contatto per tempo, che i posti sono limitati)

Questa iniziativa è nella stessa data di quella in Val di Non, perché tanto l’utente è diverso e magari chi non può andare in Trentino, ben volentieri invece verrebbe a due passi da Livorno…………….. ……………….si tratterebbe poi di un qualcosa di quasi completamente autogestito e quindi meno costoso.

Questo il discorso:  acquisteremmo il necessario per la cena -indispensabile dunque prenotare la presenza almeno entro il 10 settembre- e  “un volontario", già ingaggiato (ma eventuali aiuti non sarebbero sgraditi), confezionerebbe la cena. Dopo cena poi è prevista una lezione sull’orientamento notturno ed in ultimo il pernottamento (però, non obbligatorio)……………la mattina colazione e rientro, salvo che non venga deciso di escursionare lì intorno.

Per i costi, in ogni caso limitati, occorrerà contarsi e ovviamente più saremo e meno si spenderà ………………..proprio per questo sarà necessario dire che ci siamo, entro il 10 setttembre.

Il programma di massima:
ore 16 ritrovo a villa Cristina per i saluti e iniziative varie.
ore 20,30 circa la cena, realizzata dal boyscout Mauro.
dopo cena  lezioni  di  orientamento  notturno  ( facoltativa )  e, per  chi  vuole, c'è  il pernotto con soli 5 euro in più alla spesa della cena (da dividere) ed i 20 euro (da dividere tra tutti) per la cambusa.
per prenotazioni e info, rivolgersi a: Davide Orsi, 329- 9754774 ore serali.

nota importante: è stata abbinata all'iniziativa la convocazione di un'assemblea dell'associazione ................... queste le motivazioni 

 

 

CONVOCAZIONE  ASSEMBLEA   ASSOCIAZIONE AgV  NEL  CONTESTO

DELL’INIZIATIVA  DI   SABATO  18  DOMENICA  19  SETTEMBRE  2010

A VILLA CRISTINA NEL COSTITUENDO PARCO DEI MONTI LIVORNESI

In genere le nostre assemblee si svolgono in modo spontaneo lungo il cammino, tra monti, valli e borghi, nella natura e nella bellezza, a gruppi di due o più persone; siamo abituati a confrontarci nella “lentezza” del tempo libero, nella tranquillità di essere fuori dall’esigenza dell’efficienza  e dalla necessità della produzione obbligata di un risultato  tipiche dei nostri tempi.

Stavolta invece,  pur rispettando il contesto naturale , Villa Cristina è isolata nel parco dei Monti Livornesi, abbiamo voluto dichiararla e invitarvi tutti fortemente ad aderire.

Il direttivo ed il presidente hanno bisogno di voi, delle vostre idee, del vostro incoraggiamento, delle vostre eventuali, anche piccole disponibilità.  Partecipate ,  partecipate !!!!

 L’ordine del giorno sarà il seguente:

 

1-     I VALORI FONDANTI E PROSPETTIVE PER IL FUTURO DELL’ ASSOCIAZIONE;

2-     CENSIMENTO DISPONIBILITA’ PER ORGANIZZARE LA NOSTRA OPERATIVITA’;

3-     DECISIONI TECNICO-ORGANIZZATIVE:

3.1 Gruppi tematici a-natura e città, b-cultura e solidarietà;

3.2 Piccola redazione per foglio informativo e sito internet;

3.3 Tesserina iniziative trimestrale sintetica tascabile.

L’iniziativa sarà così articolata:

Ritrovo ore 15,30 alla Guglia, trasferimento in auto al Tiro a segno sotto al Corbolone dove si parcheggerà; Itinerario a piedi verso Villa Cristina.

 

ASSEMBLEA AgV :                      ore 17,30-19,30 di sabato

Ore 20 Cena vegetariana in allegria, preparata dal gestore. Dopo cena andremo a lezione di orientamento notturno con un esperto. Pernottamento nella villa e colazione condivisa. Domenica liberi…………………. Ci divertiremo ! Ricordarsi della prenotazione entro il 10 settembre

 

  16/17 ottobre: dedicato a Raimondo, week end sulla Pania della Croce

Nello splendido scenario delle Apuane settentrionali, la nostra passeggiata inizierà da Isola Santa (m. 545), borgo dai tetti di ardesia ed abbandonato oramai da molto tempo. Godendoci  l’incantevole scenario del paese, sito proprio in mezzo ad un lago dalle acque verdissime e sormontate dalla cima del monte monte Freddone, risaliremo i castagneti fino a col di Favilla, antico alpeggio di transumanza verso Terrinca. Per una secolare mulattiera che anticamente univa la Garfagnana alla Versilia, arriveremo poi, costeggiando gli orridi del Pizzo delle Saette, alla foce di Mosceta ed al rifugio del Freo. Il giorno seguente, freschi dopo il pernottamento al rifugio,  saliremo quindi verso la  Pania della Croce, regina delle Apuane,  da cui il panorama è veramente indescrivibile, con la Pania Secca ed il Corchia e la Riviera della Versilia e le più alte vette della catena Apuana tutto intorno a noi …………… indescrivibile, da tanto che è emozionante esserci.

Programma: Partenza ore 9,30 dalla Guglia ed arrivo a Isola Santa con escursione al Freo . Cena in mezza pensione. La mattina dopo escursione in Pania. Percorso: x Isola Santa (m. 545) – Col di Favilla (m. 938)– Rif. Del Freo (m. 1180) – circa h.2.30 – x Rif.Freo (1180) - Pania della Croce (m.1.859). circa h.2.30. Si raccomanda di contattare Davide, per la prenotazione al rifugio, entro il 30 settembre.

per prenotazioni e info, rivolgersi a: Davide Orsi, 329- 9754774 ore serali.

L’antico borgo di Isola Santa

piccola ed estrema frazione del comune di Careggine, posta a 550 metri s.l.m, nel cuore del parco delle Alpi Apuane, nel 1950 ha visto salire le acque delle Turrite fino a colmare la diga costruita dalla societa Selt-Valdarno (E.N.E.L.). Per buona fortuna degli abitanti  Isola Santa non fu sommersa come Fabbriche  ma solo il ponte ad arco ed alcuni vecchi edifici, costruiti nelle vicinanze, lo furono. Da dire comunque che il borgo vero e proprio, sta agonizzando sulla riva sinistra del lago artificiale ma che gli insediamenti di questa zona sono molto antichi, tanto è vero che già nel 1260, siamo informati della costruzione dell' "Hospitale di San Jacopo" , eretto per la sussistenza dei viandanti e dei pellegrini, proprio vicino a quelli che erano i confini tra gli stati di Lucca, Modena e Massa , quando ancora Isola Santa era un piccolo borgo fortificato con importanza strategica.  

La Pania della Croce è la quarta cima più alta delle Alpi Apuane e la più alta del Gruppo delle Panie, gruppo di notevole interesse paesaggistico, alpinistico e geologico, che sorge al centro della catena Apuana a pochi chilometri dalla costa tirrenica. È tra le vette apuane più famose e per le sue linee eleganti e la posizione dominante viene spesso chiamata "La Regina delle Apuane".

Il nome Pania viene da "Pietrapana", come veniva chiamata un tempo, che deriva a sua volta da "Pietrae Apuanae" ovvero monti degli Apuani, una antica popolazione ligure che per nove secoli ha abitato questa zona.

Separate da profonde valli dal resto delle Apuane e strapiombanti nel versante sud con una bastionata calcarea, le Panie, sono visibili nelle giornate limpide da tutta la Toscana Nord-Occidentale (da Firenze all'Isola d'Elba). Il versante più pittoresco e fotogenico è quello che guarda verso la Garfagnana (versante Nord) dove sotto il curioso "Puntone di Mezzo al Prato" (per i Garfagnini "Naso dell'Omo Morto"), cima prativa antropomorfa che separa la Pania Secca dalla Pania della Croce, sorge un rifugio alpino del CAI di Lucca.

Notevole il panorama a 360 gradi che si può osservare dalla cima della Pania della Croce, vero e proprio balcone sulla Garfagnana e sulla costa tirrenica. Nelle giornate terse si spazia dal Monviso alla Corsica fino all'Isola d'Elba e al monte Amiata e all'interno con un buon binocolo si può scorgere il campanile di Giotto a Firenze da - http://it.wikipedia.org/wiki/Pania_della_Croce

A Torino per Terra Madre, il 23 e 24 ottobre:

 schema dell’iniziativa –

  • sabato mattina partenza, arrivo a Torino e visita a Terra Madre
  • dopo cena, visita al Museo del cinema c/o la Mole Antonelliana
  • Il giorno successivo visita al museo Egizio e ritorno.

Una breve descrizione degli eventi è proprio qui sotto, con riferimenti web per approfondimenti. Il costo dell’iniziativa è contenuto si prega però di prenotare, con versamento anticipo, tassativamente entro il 24 settembre, contattando Maria Luisa Bonanno 0586-580201 oppure 338 3261176


Terra Madre è una manifestazione che riunisce tutti coloro che fanno parte della filiera alimentare per difendere insieme agricoltura, pesca e allevamento sostenibili e per preservare il gusto e la biodiversità del cibo. L’incontro, per cinque giorni, metterà insieme oltre 5.000 rappresentanti di comunità del cibo, cuochi, docenti, giovani e musicisti provenienti da tutto il mondo e impegnati a promuovere una produzione alimentare locale, sostenibile, in equilibrio con il pianeta e rispettosa dei saperi tramandati di generazione in generazione e caratteristica particolare di questa quarta edizione sarà la centralità delle diversità culturali e linguistiche e dunque la salvaguardia delle etnie, delle lingue autoctone e la valorizzazione dei valori dell’oralità e della memoria.

I lavori dell’incontro verteranno sull’ approfondimento di temi cruciali per il futuro dell’agricoltura e del pianeta (dalla biodiversità alle energie rinnovabili all’educazione, alle conoscenze tradizionali) e si svolgeranno poi incontri nazionali e regionali delle comunità, potendosi anche seguire i Laboratori della Terra dove si potranno ricevere informazioni sui progetti legati all’educazione del gusto, tipo orti o progetti con le mense o quant’altro si voglia a proposito di filiere alimentari.

http://www.terramadre.org/

Museo Nazionale del Cinema di Torino

Tra i più importanti al mondo per la ricchezza del patrimonio e per la molteplicità delle sue attività scientifiche e divulgative è reso unico dalla peculiarità del suo allestimento espositivo: Il museo è ospitato all’interno della Mole Antonelliana, un monumento bizzarro ed affascinante, simbolo della Città di Torinodove, a partire dagli ambienti della Mole, lo scenografo svizzero François Confino ha lavorato d’ingegno e fantasia, moltiplicando i percorsi di visita per dare vita a una presentazione spettacolare, che investe il visitatore di continui e inattesi stimoli visivi e uditivi, proprio come capita quando si assiste alla proiezione di un film capace di coinvolgere ed emozionare.

Il Museo insomma è più di un museo e chi vi entra non è solo un visitatore, ma anche un esploratore, un autore, un attore, uno spettatore…………… a cui il Museo regalerà l’emozione di un’esperienza che ci auguriamo non facilmente dimenticabile.

http://www.museonazionaledelcinema.it/

Il Museo delle Antichità Egizie venne fondato nel 1824 dal re Carlo Felice con l’acquisizione di una collezione di 5628 reperti egizi riunita da Bernardino Drovetti.

La sede del Museo è da allora nel palazzo che nel XVII secolo l’architetto Guarino Guarini aveva costruito come scuola dei Gesuiti, noto come "Collegio dei Nobili", e che nel XVIII secolo era diventato sede dell’Accademia delle Scienze.

Il 6 ottobre 2004 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali conferì in uso per trent’anni i beni del Museo ad una apposita fondazione, la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, di cui fanno parte la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT.

http://www.museoegizio.it/

31 ottobre - Castagnata sopra Camaiore

Dal paese che deve il nome agli essiccatoi di castagne, detti metati, scenderemo per boschi secolari  in un ambiente splendido, ricco di  ampi scorci panoramici, aperti, di volta in volta, ora verso le montagne Apuane ora verso la sottostante piana di Camaiore ed il mare. Con passo lento, dall’ ampia zona dei castagneti guadagneremo poi il canalone scavato dal rio Lombricese, proprio sotto il paesino di Casoli, arroccato alle propaggini del m.Matanna, e risaliremo per un po’ il torrente a cercare alcuni vecchi mulini, ruderi di un passato non troppo lontano ma ormai perduto per sempre, che però vale la pena di riscoprire prima che la natura li faccia scomparire del tutto. Il ritorno sarà poi con una nuova risalita per i castagneti, trovando prima la zona dei coltivi e degli oliveti ed infine ancora il paese di Metato, dopo un trekking di circa 4 ore, non difficile ma da farsi con scarpe robuste , dovendosi anche guadare il torrente.

Dislivello Metato mt.414-Casoli 403-Candalla 142- Metato 414.

Info: Luciano Suggi 0586 406468 ( ore serali) o 339 8700530  (note in dettaglio sull'iniziativa, a seguire qui sotto)

castagne e metati

Gli antichi Greci chiamavano le castagne “ghiande di Giove” ed i Romani diffusero anche nel Nord Europa il castagno, pianta  di origini antichissime, proveniente dall’Asia. Soprattutto nei tempi andati, visto il loro largo uso alimentare, le castagne erano molto utilizzate per farne farina ma, per essere macinate, dovevano prima essere seccate ed in Toscana questo avveniva appunto nei metati.

Il metato è una costruzione rustica costruita sul posto di raccolta delle castagne,  composto da due piani dove il superiore è separato da una serie di travetti di legno, da una parte all’altra della stanza, a un metro circa di distanza l’uno dall’altro. La preparazione del metato è semplice e consiste nel chiudere lo spazio vuoto esistente fra i travetti, appoggiandovi sopra delle cannicce disposte molto vicine, nell’altro senso, ad evitare che cadano al piano inferiore.
Quando sopra alle cannicce c’è uno strato di castagne sufficiente, a piano terra si accende il fuoco che  però  deve consumarsi lentamente, senza che la fiamma divampi mai.

In Italia la castagna ebbe fin dall'antichità una grandissima diffusione, prevalentemente sull'Appennino, fra i 300 e i 1000 metri di altezza.

Dal medioevo poi e fin quasi ai nostri giorni ha costituito la base del nutrimento delle popolazioni della montagna, come dimostrano i numerosi interventi legislativi succedutisi nei secoli, relativi alla tutela e alla regolamentazione dello sfruttamento dei castagneti ( gli Statuti di Gavinana del 1540, ad esempio, prevedevano che la raccolta delle castagne da parte del proprietario terminasse col mese di novembre, dopo di che i poveri potevano andare liberamente a raccogliere i frutti che restavano). Una volta seccate, riprendendo il discorso, le castagne vengono sgusciate con una energica battitura a triturare i gusci bruciacchiati dentro robusti sacchi oppure in un apposito recipiente detto bigoncia. Oggi questi procedimenti sono stati sostituiti dall'uso di macchine ed i metati rurali sono ormai vestigia del passato, almeno sulle nostre Apuane.

Per approfondimenti, si indirizza a questi indirizzi web:

http://it.wikipedia.org/wiki/Metato

http://www.arsia.toscana.it/antichimestieri/ita/PP1.asp?attivita=PP1

       7 novembre – Pruno, la cascata dell’Acquapendente e il mondo della castagna

Pruno e' un bellissimo borgo dell'Alta Versilia, dominato dalla mole della Pania della Croce, proprio di fronte al Procinto ed al Forato, ed è uno dei migliori luoghi per osservare il fenomeno del sole che sorge, proprio attraversandone l'arco. Da qui la passeggiata ci porterà poi alla Cascata

dell'Acquapendente, un salto d’acqua che si origina ed è alimentato dalle falde sotterranee che provengono dal complesso carsico del Monte Corchia e che regala, illuminata dal sole, bellissimi giochi di luce dalle sfumature rosse grazie ad una roccia ricca di materiali ferrosi. A rendere però ancora più bella questa semplice escursione, abbiamo deciso di intraprendere contemporaneamente un percorso di didattica ambientale “sul mondo della castagna”: dalla raccolta alla essiccazione, fino alla macinazione che porta alla farina, in un mulino tutt’ora attivo. Proprio al mulino avremo la poi la sosta pranzo ed una guida dell’Associazione Belen, specializzata nella valorizzazione del territorio dell’Alta Versilia e nella attività di didattica ambientale relativa alla castagna di questi paesi, ci condurrà ad apprezzare al meglio una giornata tutta da vivere.

Nota: l’iniziativa è riservata ai soci, fino ad un massimo possibile di 25 e fino ad esaurimento quota. La prenotazione è gradita entro il 31 ottobre (data della nostra castagnata a Metato) con rimessa del contributo/guida richiesto di 6 euro pro capite.

Programma: arrivo a Volegno in mattinata, dove la guida ci mostrerà prima la coltivazione del bosco e la raccolta dei frutti, quindi il metato acceso e fumante,  dove si procede alla essiccazione e infine, risalendo per il castagneto, a Pruno, per assistere alla macinatura. Sosteremo per il pranzo (al sacco) al mulino e da qui partiremo per la cascata. In ultimo, è prevista anche una visita alle particolarità del paese, sempre guidata: campanile, pieve, Opera Pia ed ecomuseo ………………….e ne vale la pena.

Info: Luciano Suggi 0586 406468 ( ore serali) o 339 8700530 

21 novembre - Colline metallifere di Monterotondo M.no

Il terreno qui emana calore, l’aria è impregnata di zolfo e colonne di vapore si dissolvono nell’aria mentre lo sguardo è attratto dai colori insoliti delle rocce e della vegetazione, con fenomeni stupefacenti di solfatare e fumarole, di geyser e mofete e soffioni boraciferi. Il calore del luogo  favorisce poi la presenza di specie vegetali inconsuete a questa altitudine come la sughera e l’erica ed Il silenzio, con i colori caldi del paesaggio ed il lento susseguirsi di emissioni di vapore sulfureo, rende inoltre questo luogo estremamente rilassante. Molto bella sarà anche la passeggiata che ci porterà da Monterotondo M.mo a due passi da Sasso Pisano, lungo un sentiero che si inoltra in lussureggianti boschi di castagno e cerro e sempre ottimamente illustrato a spiegare ogni fenomeno naturale di cui questa zona è ricca. Nel pomeriggio invece, visita al borgo medioevale ed alla rocca degli Alberti.

Info: Luciano Suggi 0586 406468 ( ore serali) o 339 8700530  (note in dettaglio sull'iniziativa, a seguire qui sotto)

Il paese: Monterotondo Marittimo

Sperduto  nelle  Colline  Metallifere  e nascosto  tra boschi  di castagni,  esiste  un  piccolo angolo di paradiso, molto poco conosciuto: Monterotondo Marittimo. Le case in pietra di questo piccolo borgo medioevale, arroccato su un colle, si vedono da lontano ma, più che per l’antica rocca, di cui del resto esistono oggi solo dei ruderi, questa zona è famosa per un paesaggio unico al mondo, che esercita sul visitatore un fascino particolare, sorprendendolo con uno spettacolo di rara bellezza: Il Parco delle Biancane. Il terreno qui emana calore, l’aria è impregnata di zolfo e colonne di vapore si dissolvono nell’aria mentre lo sguardo è attratto dai colori insoliti delle rocce e della vegetazione con fenomeni stupefacenti di solfatare e fumarole, di geyser e mofete e soffioni boraciferi. Il calore del luogo, favorisce poi la presenza di specie vegetali inconsuete a questa altitudine come la sughera e l’erica ed Il silenzio con i colori caldi del paesaggio ed il lento susseguirsi di emissioni di vapore sulfureo che rendono questo luogo estremamente rilassante.

Notazioni storiche: questa zona, conosciuta già dai Romani e dagli Etruschi, che avevano imparato a sfruttare le sue peculiarità geologiche  costruendo rifugi scaldati per l’inverno e bagni termali e preparando medicinali e smalti, commerciando lo zolfo e l’allume, conobbe un periodo di grande sviluppo nel diciannovesimo secolo, con la nascita dell’industria borica a opera di Francesco de Larderel.   

Le fonti energetiche alternative al petrolio: il calore della terra, genesi, storia e brevi cenni sul suo concreto utilizzo

L'energia pulita
La risorsa geotermica è una fonte naturale di energia pulita. Il calore della terra, insieme al vento, all'acqua e al sole costituisce una delle fonti di energia rinnovabile.
Si tratta quindi di energia inesauribile nel tempo e in grado di contribuire ai nostri crescenti bisogni energetici senza compromettere l'ambiente e le risorse per le generazioni future.
Oggi, in Toscana, la geotermia copre il 25% del fabbisogno energetico ed il centro nevralgico dello sfruttamento è nella zona boracifera di Larderello, oltre che di Monterotondo marittimo, dove l'utilizzo della fonte geotermica si è dimostrato praticabile ed efficiente: le centrali geotermiche producono circa 5 miliardi di kWh di energia elettrica, pari al fabbisogno energetico di circa 2 milioni di famiglie italiane, risparmiandosi in questo modo 1.100.000 tonnellate equivalenti di petrolio, evitando inoltre l'emissione di 3,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Come nasce la geotermia?
Durante lo sviluppo del nostro pianeta, particolari fenomeni magmatici fecero risalire i magmi fusi in superficie, in determinate zone della Terra, come quelle oggi visitate. In questi luoghi la crosta terrestre è più sottile ed il calore delle rocce del sottosuolo è dieci volte superiore alla media terrestre e difatti, a circa 2Km di profondità, si possono incontrare temperature di 300°C, che solitamente si trovano a 7-8Km: questa è l'energia geotermica, contenuta sotto forma di calore nelle rocce del sottosuolo.
Per poter utilizzare questo calore del sottosuolo, è necessario un mezzo "di trasporto" che solitamente è l'acqua che circola sotto terra e che, a contatto con il calore delle rocce, si riscalda e forma serbatoi geotermici, dove l'alta temperatura è mantenuta da uno spesso strato di rocce impermeabili.
Per ottenere energia, vengono prodotte artificialmente - o esistono già naturalmente - delle aperture - "fratture" nel caso siano state create dalla natura - come i pozzi. Nelle manifestazioni naturali una diminuzione di pressione e un'immediata fuoriuscita di acqua calda, sotto forma di vapore dà luogo ai famosi soffioni boraciferi.

La storia
Già nel paleolitico fumarole, lagoni, geygers, getti di vapore, sorgenti d'acqua calda ed esalazioni di gas erano noti. Fenomeni suggestivi, attribuiti forse a divinità sotterranee che successivamente vennero utilizzate da Etruschi e Romani soprattutto per le cure termali, come vicino a Larderello dove si trovavano due importanti stabilimenti, le Aquas Volaternas e le Aque Populanie o anche come vicino a Sasso Pisano o a Monterotondo stesso.
Il Medioevo rappresentò un periodo di stasi  ma, con l'arrivo dell'anno Mille, anche l'estrazione e l'uso dei prodotti associati alle manifestazioni geotermiche ripresero. Un mercato che divenne fiorente nel Rinascimento, tanto da generare continue dispute tra le varie città toscane per il possesso delle aree termali. All'epoca venivano studiate e applicate le proprietà terapeutiche dell'acido borico - acque, fanghi ed esalazioni gassose - nella cura delle più varie malattie.
Nel 1799 poi, Paolo Mascagni, celebre anatomico, fisiologo e chimico, descriveva il metodo, da lui brevettato, per l'utilizzazione del calore naturale a mezzo di caldaie metalliche interrate in aree di "manifestazioni fumaroliche", e suggeriva la possibilità di utilizzare il calore naturale per l'evaporazione delle acque dei lagoni.
Si dovette però attendere il 1812 per la costituzione di una società che per prima tentasse l'utilizzo industriale dei sali borici delle manifestazioni di Larderello con i metodi proposti da Mascagni, che purtroppo fallì l'esperimento per ragioni organizzative ed economiche.

L'elettricità dal vapore
In seguito, fu Francesco De Larderel ad avviare l'utilizzo industriale dell'acido borico e a fondare l'attuale area industriale e lo stesso paese che ha preso il suo nome: Larderello.
La fabbrica e la vita sociale furono organizzate in funzione dell'attività industriale e nel 1849 De Larderel elaborò il Regolamento Generale nel quale si stabiliva l'organizzazione delle attività lavorative e tutte le altre attività sociali.
Finalmente, nel 1904, il Principe Ginori-Conti riuscì a trasformare la forza del vapore in energia elettrica accendendo cinque lampadine. Undici anni dopo, nel 1915, entrò in esercizio la prima centrale geotermica, la N° 1, con due gruppi da 2570 KW di potenza, con torri di raffreddamento in legno.Da allora la produzione di energia elettrica da vapore endogeno ha avuto un grande sviluppo mettendo in esercizio molte centrali geotermiche e oggi Enel, grazie alla ricerca e all'applicazione di nuove tecniche di esplorazione del sottosuolo ed all'acquisizione di nuovi impianti di perforazione, gestisce in Italia 34 centrali geotermiche (26 delle quali nell'area boracifera tradizionale) per un totale di 700 MW di potenza installata.


Come funziona Le centrali geotermiche utilizzano il calore delle profondità terrestri. La temperatura interna del nostro pianeta aumenta a mano a mano che si scende verso il centro. Questo aumento della temperatura è detto gradiente geotermico ed è di circa 3°C per ogni cento metri di profondità.
La prima fase consiste nell'individuazione del serbatoio geotermico: il sottosuolo viene investigato mediante apposite prospezioni per valutarne le caratteristiche. Una volta individuato un sito, con un serbatoio geotermico promettente, si passa alla fase di esplorazione profonda. Se i pozzi esplorativi confermano le indicazioni degli studi geoscientifici, si può passare alla fase di utilizzo, mediante i pozzi di produzione/reiniezione e le centrali geotermoelettriche. I limiti di profondità che attualmente è possibile ed economicamente conveniente raggiungere con la perforazione sono di circa 5000 metri. Dai pozzi, il vapore, tramite vapordotti (tubazioni in acciaio coibentato), viene trasportato alla centrale geotermoelettrica per essere immesso nella turbina (una macchina ruotante che trasforma parte del contenuto energetico del vapore in energia meccanica). È poi compito del generatore di corrente, o alternatore, trasformare l'energia meccanica di rotazione della turbina in energia elettrica.
All'uscita della turbina il vapore passa nel condensatore, dove una pioggia di acqua fredda proveniente dalle torri di refrigerazione lo raffredda condensandolo. Una frazione del fluido così ottenuto viene reintrodotta nel sottosuolo mediante appositi pozzi di reiniezione. Il rimanente evapora nelle torri di refrigerazione ed è immesso nell'atmosfera.
La reiniezione permette di mantenere in equilibrio l'ecosistema grazie alla restituzione di parte delle sostanze estratte; inoltre, restituendo parte del fluido, si riesce a prolungare l'efficienza del serbatoio. Dalla centrale geotermoelettrica escono quindi gli acquedotti che portano i fluidi al sistema di reiniezione ed i conduttori elettrici che portano l'elettricità alla stazione di trasformazione.

Itinerario tra i soffioni
"Una raffica repente schiacciava il vapore contro il suolo, lo ricacciava nelle pozze, lo addensava negli anfratti del monte. Tutto si confondeva nella nebbia crassa…".
La frase è tratta dal romanzo "Forse che sì, forse che no" di Gabriele D'Annunzio (1910). Il suo nome, presente sul registro dei visitatori conservato nel Museo, attesta che il Vate visitò Larderello e i suoi lagoni il 29 ottobre 1909.
Il paesaggio in un secolo è cambiato, ma non completamente. L'area conosciuta come la "Valle del diavolo" è ancora caratterizzata dalla presenza di lagoni, piccoli crateri contenenti acqua calda, e di soffioni boraciferi che si sprigionano dal sottosuolo, dando vita a uno scenario lunare, unico in tutta la Penisola.

Un paesaggio "infernale"
ll fascino di questi luoghi è legato all'attività geotermica e alla sue manifestazioni naturali, che hanno caratterizzato  e caratterizzano tuttora, l'intera area boracifera con fumarole, lagoni, geysers. L'attività geotermica ha segnato per secoli quella dell'uomo: qui sorsero le varie fabbriche per l'estrazione dell'acido borico. Con la perforazione di pozzi sempre più profondi, questi sono divenuti le vie preferenziali di risalita dei fluidi: per questo motivo le manifestazioni si sono progressivamente ridotte come numero e come importanza. Rimangono attive solo lungo il fascio di faglie che, nell'area tra Sasso e Monterotondo, mettono a contatto i terreni della copertura impermeabile con quelli del serbatoio. Dal suolo bianco e crepato, quando i soffioni non sono incanalati, si vedono levarsi alla temperatura di 100-200 gradi centigradi, bianchi pennacchi di vapore. In questa zona tra lagoni, sorgenti di acqua calda e fumarole, si trova una rigogliosa vegetazione costituita da arbusti, castagni e sugheri.

Per approfondimenti, si indirizza a questi indirizzi web (copia e incolla):

http://it.wikipedia.org/wiki/Geotermia

http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_geotermica

http://www.comune.monterotondomarittimo.gr.it/

http://www.comune.monterotondomarittimo.gr.it/default02b.asp?idm=

Venerdì 26 Novembre - fotoproiezione di R. Branchetti e F.Sammartino sul Parco dei monti livornesi - Il Parco Provinciale dei Monti Livornesi comprende territori situati nei Comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo  ed è contiguo alle A.N.P.I.L. di istituzione comunale: la Foresta della Valle Benedetta, la Foresta di Montenero, Poggio Corbolone, Parrana San Martino, le Sorgenti di Colognole e la Valle del Chioma. Questo insieme crea il Sistema dei Monti Livornesi e, nell’ambito del nostro corso di formazione sul Parco, articolato in lezioni con foto-proiezioni e trekking di conoscenza ambientale, oggi, verrà sviluppata la tematica relativa alla mineralogia, alla geologia, alla botanica ed a parte delle architetture antropiche del Parco, secondo questo schema:

1. Minerali e paesaggi geologici del parco - Relatore : F. Sammartino;

2. Botanica e architetture Valle del Fortulla -Relatore : R. Branchetti.

Appuntamento alle sala conferenze della circoscrizione 4, in via Menasci 4 (piazza Damiano Chiesa, di fronte all’Ospedale) alle ore 21.15.

dettagli:

Geologia dei Monti Livornesi (dal sito - http://www.associazionegaia.net/geologia.htm )

La “storia geologica” dei M.ti Livornesi è molto affascinante e comincia circa 300 milioni di anni fa, quando i continenti erano uniti in una sola grande massa detta Pangea ed erano circondati dalla Panthalassa, il grande oceano che riuniva la quasi totalità delle acque marine del pianeta. In questo scenario, due porzioni del grande continente cominciarono ad allontanarsi l’una dall’altra, finché si ebbe una frattura della Pangea e la formazione di due “tessere” distinte, quella Africana a Sud e quella Europea a Nord. Nello spazio che separava le due placche continentali si formò un oceano, la cui profondità raggiunse circa 4.000 metri. Sul fondale di questo oceano, tra 185 e 160 milioni di anni fa, cioè quando sulla terra ferma dominavano i dinosauri, ci furono risalite di magmi che, raffreddandosi, originarono le cosiddette "rocce verdi" (Serpentiniti, Gabbri e Basalti).

Queste rocce di colore verde, in tonalità variabili dal giallo al blu, ricordano la pelle dei serpenti e per questo vengono anche chiamate ofioliti, termine che deriva, infatti, dal latino lithos = roccia, pietra ed ophis = serpente. E’ nella porzione sud-occidentale del territorio comunale (in particolare presso la Fociarella) che possiamo osservare i migliori affioramenti di queste rocce.

Circa 70 milioni di anni fa la placca africana e quella europea cominciarono ad avvicinarsi, fino a quando (circa 30 milioni di anni fa) si scontrarono formando una sorta di primitivo Appennino. Successivamente, circa 20 milioni di anni fa, ci furono grandi sprofondamenti che originarono il mar Tirreno, dal quale emersero la Corsica, i Monti Livornesi ed i Monti di Casciana.

I rilievi dei Monti Livornesi, per la natura lapidea delle litologie presenti, la scarsità di depositi alluvionali e la continua copertura boschiva, si presentano in netto contrasto rispetto al circostante paesaggio delle colline.

Le Colline

Le Colline comprendono la porzione centro-orientale del Comune e sono rappresentate da deboli rilievi collinari, su cui si sviluppano alcuni dei principali centri abitati. Sono costituite da depositi sabbiosi, conglomeratici ed argillosi di origine marina e terrestre, depositatisi a partire da 10 milioni di anni fa.

Gli spettacolari cristalli di gesso che possiamo trovare nelle argille delle nostre colline sono la testimonianza del paesaggio miocenico, dominato da grandi bacini marini, ricchi di scogliere coralline, bacini salmastri e zone lagunari. Dopo questa fase, circa 5 milioni di anni fa (Pliocene), il livello del mare subì un forte innalzamento ed i Monti Livornesi diventarono una sorta di arcipelago.

E’ proprio durante il Pliocene e le successive trasgressioni del Pleistocene inferiore che avviene la deposizione di numerosi giacimenti fossiliferi ricchi di Gasteropodi (Nassa sp., Murex sp., Natica sp., Turritella sp. ...), Lamellibranchi (Pecten sp., Amusium sp., Chlamys sp., Arca sp. ...), Coralli, Scafopodi e Serpulidi.

Dal Pleistocene medio in poi (circa un milione di anni fa) si depositano i più giovani sedimenti continentali costituiti da limi, sabbie e conglomerati, affioranti nelle porzioni più settentrionali delle colline.

 La Pianura

La Pianura occupa il settore settentrionale del territorio comunale e ricade nellla porzione meridionale della Pianura di Pisa. La storia della pianura è legata ai grandi apporti alluvionali quaternari del Serchio e dell’Arno ed alle variazioni del livello marino. E’ costituita per la quasi totalità da sedimenti alluvionali, palustri o di colmata, rappresentati prevalentemente da depositi argillo-limosi nella zona settentrionale e sabbioso-conglomeratici nelle valli dei corsi d’acqua.

Tutta la pianura è caratterizzata dalla quasi totale assenza di elementi geomorfologici naturali, i pochi presenti sono essenzialmente legati al reticolo idrografico o di origine antropica (chiari, arginature, aree umide soggette a ristagno) per la presenza di una fitta rete di canali e fossi di bonifica. E’ infatti in questa porzione di territorio che si trovano le aree che fino al XVIII-XIX secolo erano caratterizzate dalla presenza di numerosi paduli nel tempo prosciugati e bonificati.

Botanica del Parco - dal sito http://www.provincia.livorno.it/territorio 

Aree di maggior valore naturalistico

Sono ricomprese nel Parco le zone di maggiore interesse naturalistico dell’area, di proprietà demaniale e che costituiscono gli elementi che caratterizzano il Parco:

la foresta demaniale di Montenero;

la foresta demaniale di Valle Benedetta;

la bassa valle del Chioma e il promontorio del Romito;

la riserva biogenetica di Calafuria;

il padule della Contessa.

la foresta demaniale di Montenero: si tratta di una zona individuata, prevalentemente boscata, si allunga nella parte Sud-occidentale dell’area, dal Rio Popogna sino al torrente Chioma.Geologicamente l’area è costituita da argilloscisti, con presenza di masse di serpentina, di gabbro che si presenta nella sua natura cristallina, e affioramenti di diabase e di granito. La morfologia accidentata, dalle altezze modeste con la quota maggiore di 316 m .raggiunta nel Poggio Castello, e la fitta vegetazione rendono l’area difficilmente accessibile, permettendo il costituirsi di un habitat naturale interessante. L’area, per la maggior parte di proprietà del demanio ex A.S.F.D., è coperta da un bosco ceduo a macchia mediterranea, con prevalenza di leccio, pino marittimo e d’Aleppo. Su vaste aree da alcuni anni è stato avviato un programma di conversione dei boschi cedui in boschi d’alto fusto.

la foreste demaniale della Valle Benedetta: la zona individuata, posta nella parte centro-settentrionale si divide in quattro rami: uno in direzione Nord compreso tra il Botro dell’Arnia e il Torrente Ugione con al centro il Monte Corbolone. Il secondo che si prolunga in direzione Ovest, tra il Rio delle Basse e la via del Limone. Il terzo in direzione Sud si sviluppa intorno al Poggio Cancellaia; e l’ultimo in direzione Sud-Est, a cavallo del Torrente Ugione che segue il confine tra i Comuni di Livorno e Collesalvetti, con una propaggine terminale che comprende il Poggio delle Vaccaie e il Poggio Supeto. I rilievi sono di modesta altezza, con una morfologia piuttosto aspra per le profonde incisioni determinate dai corsi d’acqua a carattere torrentizio. Da un punto di vista geologico presenta un particolare interesse il Poggio Corbolone, che tra le sue rocce annovera la Phillipsite e alcune varietà di graniti (Tapazzolite). L’area di proprietà demaniale ex A.S.F.D. è coperta da macchia mediterranea con ampie zone a boscaglia costituita da leccio, pino marittimo, pino d’Aleppo e sughera. Nella zona della Sambuca interessante è la presenza di estesi lembi di bosco mesofilo con carpino nero, carpino bianco, nocciolo ed alloro. Da un punto di vista faunistico è significativa la presenza di uccelli nidificanti tra i quali il codirossone, la poiana e l’allocco.

la Bassa Valle del Chioma e promontorio del Romito: la zona, localizzata nell’estremità meridionale dell’area, si estende sulla riva destra del Torrente Chioma. La vegetazione è costituita da bosco ceduo nella parte più interna, sostituito da conifere nella parte più vicina alla costa. Da un punto di vista botanico è segnalata la presenza di una ricca varietà di piante arbustive ed erbacee tipiche delle rocce ofiolitiche. La zona del Romito si sviluppa sulla costa tra il botro Calignaia, a Sud del promontorio di Calafuria, e l’abitato di Quercianella. Il paesaggio dell’area è caratterizzato dalla costa, che al centro dell’area degrada il mare con forti pendenze, mentre nella parte settentrionale e meridionale, in corrispondenza dei due torrenti che ne segnano il confine, l’altezza del rilievo è più contenuta, e la costa assume un carattere meno aspro. La vegetazione è rappresentata da macchia mediterranea. Date le caratteristiche morfologiche l’area non è stata interessata da uno specifico insediamento. Per posizione strategica vi fu costruita la Torre del Romito, che faceva parte del sistema di avvistamento per la difesa del territorio e in particolare del porto di Livorno, all’epoca in cui i Saraceni rappresentavano un pericolo per la costa. All’Ottocento risalgono alcune abitazioni poste più avanti di Belvedere tra le quali la villa di Romito, appartenente allo statista pisano Giorgio Sidney Sonnino.

la riserva biogenetica e promontorio di Calafuria: è situata sulla costa livornese tra il Rio Maroccone, che ne segna il confine settentrionale, e il Botro Calafuria, comprende il promontorio di Calafuria e la zona retrostante sino al rilievo del poggio Montaccio che con i suoi 246 m è la quota più elevata. Da un punto di vista geologico si presenta come un’isola dove prevale la formazione del macigno, costituito da un’alternanza di arenaria e interstrati argilloscistosi con affioramenti di rocce eruttive ofiolitiche, per lo più gabbro, circondata dalle formazioni di argille scagliose oligocentriche e mioceniche dei Monti Livornesi. La costituzione con l’arenaria, roccia assai dura e compatta, difficilmente sfaldabile, rappresenta una valida resistenza alla forte erosione che interessa tutta la costa. È presente una cava ora dismessa, da dove veniva estratto il bario, e una miniera abbandonata di magnesio. Il pregio paesaggistico dell’area è dato dai rilievi collinari dell’entroterra, privi di abitazioni e di colture agrarie, ricoperti da bosco ceduo, che scendono dolcemente verso il mare e dalle singolarità morfologiche della fascia costiera.

La vegetazione è costituita da forteto mediterraneo con prevalenza di piante aromatiche, arbusti e piccoli alberi e una presenza diffusa di piante d’alto fusto: lecci, pini d’Aleppo e pini marittimi.

Da un punto di vista faunistico è segnalata la nifidicazione della magnanina, del passero solitario, della rondine rossiccia. Sono inoltre numerosi i silvidi di macchia. Transitano il colombaccio, la colomba, il tordo bottaccio e il marangone dal ciuffo.

L’ambiente ipersalino delle pozze di scogliera ospita specie vegetali ed animali (coleotteri e crostacei) di notevole interesse scientifico in quanto presentano particolari forme di adattamento in questo ambiente limite.

L’area, più abitata in epoche remote, come dimostrano i ritrovamenti di stazioni preistoriche risalenti da Paleolitico, non è stata interessata da fenomeni insediativi di rilievo dovuti alla difficile accessibilità. La realizzazione della viabilità costiera (Aurelia e ferrovia) ha favorito un uso turistico della zona che si è tradotto in una episodica localizzazione di ristoranti e di qualche villa. L’importanza strategica del promontorio di Calafuria nel sistema difensivo granducale è testimoniata dalla torre del boccale e da quella di Calafuria, fatte costruire nel XVI secolo dai Medici per difendere la costa dai Barbareschi.

La "Riserva Biogenetica" occupa la parte occidentale dei Monti Livornesi, comprendendo l’intero promontorio di Calafuria e prolungandosi all’interno nella parte settentrionale sino ad includere per intero il bosco demaniale che prende il nome dal promontorio.

Dal punto di vista paesaggistico è caratterizzata da rilievi collinari che degradano verso il mare coperti da una ricca vegetazione, la cui densità rende praticamente impenetrabile il bosco, e da una costa dalle interessanti emergenze morfologiche. Tra queste la più significativa è l’erosione alveolare dell’arenaria macigno, causata dai venti marini nella zona, che per questo ha preso il nome di Sassoscritto. Da un punto di vista botanico è segnalata la diffusione della Barba di Giove, un arbusto dalle caratteristiche foglie argentate, nei versanti rocciosi ed aspri della costa; della Frankenia laevis sulle scogliere prospicienti la torre del Boccale, e la stazione di Brugno sulle pendici settentrionali del Monte Telegrafo. La fauna è costituita, tra i mammiferi, da cinghiale, volpe, martora, faina, istrice, riccio occidentale, mentre nell’avifauna si registra un’abbondanza di magnanina nidificante e di silvidi di macchia. Non sono presenti insediamenti consistenti la cui diffusione ha trovato un ostacolo nell’asperità dei luoghi e nella densità della vegetazione. La costa è interessata dalla viabilità di scorrimento (Aurelia) e dalla ferrovia Genova-Roma, nonché dalla presenza delle storiche torri del Boccale e di Calafuria, elementi del sistema difensivo costiero del Granducato, alle quali si sono aggiunte alcune ville nell’Ottocento, e dei ristoranti-bar in questo secolo.

L’area del Sassoscritto è stata classificata come biotopo dal (C.N.R.) Consiglio Nazionale delle Ricerche Programma di ricerca territoriale sulle aree naturali da proteggere 1 Carta dei biotopi, 1971). È stata inoltre consentita dall’Ispettorato Regionale delle Foreste per la Toscana (Ministero Agricoltura e Foreste-Ispettorato Regionale delle Foreste della Toscana.elenco dei biotopi censiti in Toscana 1971).

L’area è stata censita dal Gruppo dei lavori per i Parchi in Toscana quale comprensorio di notevole interesse floristico e vegetazionale meritevole di conservazione (Consiglio Regionale Toscano-Commissione speciale per i problemi dell’ecologia, Relazione del Gruppo di lavoro per i Parchi in Toscana 1975).

L’area di Calafuria è stata istituita a riserva naturale statale con decreto del Ministero Agricoltura e Foreste del 13.07.1977. Nell’area ricade una zona censita nell’inventario del patrimonio minerario e mineralogico in Toscana, edito dal Dipartimento ambiente nel 1991 (scheda n. 30).

Il padule della contessa: si tratta di un’area umida residua della grande zona palustre di Stagno, ormai bonificata. La palude della Contessa è collocata tra il Fosso dell’Acqua Salsa, le Colline Livornesi e la frazione di Stagno dalla quale è separata da due tratti paralleli di raccordo stradale a servizio dell’Autostrada A12 Rosignano M.mo-Genova e della S.G.C. FI-PI-LI-Porto. Da un punto di vista geologico l’area è costituita da depositi alluvionali risalenti all’Olocene. Il paesaggio è caratterizzato dall’ambiente residuo dell’antica palude che ricopriva, fino agli inizi del secolo, la pianura alluvionale dell’Arno tra Pisa e Livorno. Pertanto l’ambiente palustre ed i paesaggio circostante è da considerarsi una pagina di storia del territorio, meritevole di essere conservata per le future generazioni.

L’area non fu bonificata perché utilizzata dai proprietari come riserva di caccia per gli uccelli acquatici, anzi l’ambiente palustre fu mantenuto tale perché venne realizzato un sistema di canali e dighe per il convogliamento ed il deflusso delle acque ed attrezzato con lunghi camminamenti e vari capanni.

Il Padule è ancora oggi dotato di parte delle residue strutture ed opere murarie necessarie alla regimazione delle acque.

A Sud-Est della zona umida iniziano i dolci pendii dei rilievi dei Monti Livornesi, ricoperti da una fitta vegetazione di macchia mediterranea.

Dal 1976 la palude è stata oggetto di studi e ricerche del gruppo ornitologico livornese del Museo di Storia Naturale provinciale, e vi fu realizzata la prima stazione di inanellamento del territorio livornese.

L’importanza di questa zona umida si desume dai risultati delle osservazioni effettuate e dai botanici e dagli ornitologi.

La vegetazione

La vegetazione è quella delle fitocenosi palustri, tipiche delle zone umide di acqua dolce di fiume, con un Fragmiteto fitto e rigoglioso, circondato da una larga fascia di Carice con agglomerati sparsi di Giunchi (Juncus conglomeratos). Sono presenti la Tife (Typha latifolia), la Salcerella (Lythrum salicaria) e il Giaggiolo giallo (Iris).

Nell’acqua le piante natanti e sommerse sono rappresentate da Pantamogeton, Utricularia e Chara.

Tra le piante palustri è presente l’Erba vescica (Utricularia vulgaris) che Pignatti, 1982, considera rara e ormai scomparsa in molte zone umide.

Tra le essenze arboree sono presenti le Tamerici (Tamarix gallica) e Frassini ossi filli (Fraxnus).

Domenica 28 Novembre: trekking nella valle della Fortulla Dopo averne sentito parlare venerdi, oggi faremo un trekking alla scoperta di questa valle, in compagnia del dott.Branchetti, esperto e presidente gruppo archeologico del Museo Storia Naturale del Mediterraneo.

Il percorso ci porterà dal mare fino alla sommità del Monte Carvoli a quota 352 m/s.l.m, lungo l’itinerario sorgente Padula, S. Quirico, miniera Escafrullina, diga del Muraglione, Monte Carvoli”. Maggiori dettagli, per motivi di spazio, li troverete sul sito www.agireverde.it al link relativo alle escursioni. Responsabile percorso ed esperto dott. Roberto Branchetti. Appuntamento h.10 al Fortullino – info Info: Salvatore Picardi 0586 861138 ore serali o cell. 3473637538

dettaglio:

Il percorso, che ha una lunghezza totale di circa 11 km, si snoda attraverso la valle del torrente Fortulla e ci porta dal mare fino alla sommità del Monte Carvoli a quota 352 m/s.l.m.

Lasciare le macchine nei pressi del Residence "Il Boschetto" in località FORTULLINO fra la vecchia Aurelia e la variante. Si incomincia risalendo la valle lungo una vecchia mulattiera che ci porterà ad incrociare la sorgente sulfurea detta “Padula” che pare fosse usata dai romani per le sue caratteristiche oligominerali e la sua temperatura costante di 24° per un impianto termale, del quale sono stati trovate le tracce consistenti in frammenti di ceramica d’epoca. Nella zona è presente anche un’interessante gruppo di lecci ultracentenari. La sorgente si trova presso uno di questi a pochi metri dalla strada. Subito dopo raggiungeremo, con una brevissima deviazione, la sorgente ipotermale detta di “Occhi Bolleri”, nei campi bassi di S.Quirico in mezzo ad un campo. Questa piccolissima sorgente fuoriesce con manifestazioni rumorose, con un gorgoglio come di acqua in ebollizione ed è ricca di anidride carbonica e solfidrato, (acido solfidrico dal caratteristico odore di uova marce), uno “spettacolo” crudele che potremo osservare sarà dato dai numerosissimi insetti che scendendo a bere nelle pozze sono rimasti asfissiati dalle esalazioni venefiche.

Continueremo sul sentiero per incrociare le tracce della miniera “Escafrullina” dalla quale veniva estratto ferro e magnesite e della quale potremo vedere numerose tracce di gallerie e lavori minerari. La macchia Escafrullina prende questo nome da una leggenda medievale che riportava in questi boschi la presenza di una maga con questo nome.

Percorrendo la valle incontreremo “Il Muraglione” una vecchia diga usata come invaso di acqua per la lavorazione dei minerali estratti nei primi decenni del 1900 posto a poche decine di metri dalla confluenza dei due torrenti.

Ancora salendo, adesso in discreta pendenza, attraverso il bosco fino ad incrociare, a quota 260 m/s.l.m., la strada Castelnuovo-Nibbiaia (Via del Vaiolo) che attraverseremo per giungere, con un ultimo strappo, sulla sommità di Monte Calvoli dove sono presenti due cerchie di cinte murarie di ignota origine. 

Scendendo di nuovo verso la valle, passando da casa “Pian dei Lupi”, e dalla necropoli ubicata nei pressi, verso il Poggio di San Quirico, si raggiunge la miniera di Campolecciano, da dove veniva estratta la magnesite e, volendo, potremo entrare in una breve galleria ancora agibile.
Nella zona costiera fra Fortullino e Chioma, alla metà dell'800, l'avv. Gaetano Lami costituiva la fattoria di Campolecciano e la dotava di un mulino da grano azionato con le acque del Botro Fortulla.
Seguiamo ora il corso della Fortulla fino allo sbocco in mare passando sotto i ponti della ferrovia e della strada. Raggiungeremo infine le auto in località il Boschetto.
Il percorso può anche essere abbreviato alla metà seguendo il corso del botro senza arrivare fino a Monte Carvoli e tornando indietro per lo stesso sentiero.    
                  

nota: una documentazione approfondita della zona, con ampia documentazione fotografica e argomentazioni storiche, è reperibile sull'ottimo sito www.lungomarecastiglioncello.it ed in modo specifico al link

http://www.lungomarecastiglioncello.it/ITINERARI_EXTRA/FORTULLA/~Fortulla.htm

                                           Mercatini natale 2010 - 4.5.6.7 dicembre

Non gestita da Agireverde ma proposte da Sivana Malevolti, viene inserita in programma, come opzione in più.

info:Silvana 335 7833238 o silvana.malevolti@virgilio.it  

BREGENZ -ULMA-STOCCARDA-AUGUSTA

1 giorno sabato 4 dicembre  ritrovo dei partecipanti a Quercianella (fermata sottopasso) e Livorno (Ipercoop Porta a Terra) e partenza in Pullman GT. Brevi soste durante il percorso. Arrivo a Bregenz sul lago di Costanza. Il centro storico della  città: il vecchio palazzo cittadino, la Torre di Martino che è considerata il punto di riferimento di Bregenz, con il più grande campanile barocco a forma di bulbo dell'Europa centrale; la chiesa parrocchiale gotica di San Gallo, la chiesa parrocchiale del Cuore di Gesù,  il monastero cistercense di Mehrerau. Sulla rocca di Gebhardsberg, si trovano i resti della fortezza di Hohenbregenz, distrutta dagli svedesi nel 1647. Tempo libero a disposizione, imperdibile la visita ai mercatini di Natale locali, semplicemente bellissimi, circa 60 bancarelle, in cui si possono acquistare dolci tipici, vin brulé, miele, formaggi, vino, salumi e tantissime altre specialità gastronomiche, oltre a splendidi oggetti artigianali, addobbi per l’albero in vetro o in legno, statuine per il presepe e tanti altri prodotti. Nel pomeriggio partenza per Ulm, cena e pernottamento. 2  giorno domenica 5 dicembre  Dopo la prima colazione partenza per Stuttgart (Stoccarda).  La principale attrazione della città in questo periodo è il famoso Weihnachtsmarkt che con quasi 250 stand meravigliosamente decorati rappresenta uno dei più antichi, grandi e bei mercati natalizi d'Europa. Le decorazioni e le luci di Natale, il delizioso aroma di cannella e vaniglia, i concerti natalizi nell'antica corte rinascimentale della Rocca, le facciate a traliccio delle case del centro adornate di angeli e figure natalizie, rami di abete addobbati e palle di natale creano uno scenario fiabesco e un'atmosfera natalizia da sogno che ogni anno incanta milioni di turisti e visitatori. Tutt'intorno alla vecchia Rocca, sulla Schillerplatz e sulla Marktplatz  un'infinità di casette di legno sontuosamente addobbate mettono in mostra tantissimi oggetti e idee regalo. Pranzo libero. Nel pomeriggio rientro in hotel cena e pernottamento.  3 giorno lunedi 6 dicembre  Dopo la prima colazione partenza  per la visita della città di Augsburg (Augusta)   conosciuta come la Firenze della Germania.  Il Mercatino di Natale di Augusta si tiene nella centrale Rathausplatz, la piazza dove si affaccia l’edificio più interessante della città, il Rathaus, un bellissimo palazzo rinascimentale sede del Municipio. Oltre alle classiche e onnipresenti bancarelle il mercatino è davvero bello per l’atmosfera che si respira in questa storica città tedesca, in occasione dell’“Augsburger Engelsspiel”, la facciata del Municipio illuminata diventa un grande calendario dell’avvento.  Pranzo libero. Nel pomeriggio rientro in hotel cena e pernottamento. 4 giorno martedi 7 dicembre  Dopo la prima colazione partenza  per la visita della città di Ulm (Ulma) , città natale di Albert Einstein,  situata lungo le sponde del Danubio, ospita nella piazza della cattedrale di Ulm (Münsterplatz), una chiesa luterana con il campanile in pietra più alto del mondo che supera i 161 metri d’altezza, un romantico Mercatino di Natale. Le settimane dell’Avvento a Ulm non sono solo mercatini, ma anche concerti e spettacoli natalizi, nella cattedrale ogni pomeriggio si tengono concerti e cori dedicati al Natale.  I negozi della città sono illuminati e addobbati a festa.  Il mercatino si svolge nella piazza della Cattedrale ed ospita oltre 120 chalet e bancarelle di legno stracolme di oggetti dell’artigianato locale, giocattoli e specialità gastronomiche tedesche. Pranzo libero. Dopo il pranzo inizio del viaggio di ritorno. Rientro a Livorno in tarda serata   

note: viaggio in pullman GT - sistemazione in hotel in camere doppie con servizi privati - accompagnatore esperto- assicurazione medico/bagaglio. Ovviamente i 3 giorni a 1/2 pensione sono contemplati.

ps: l'iniziativa non è gestita da Agireverde ma proposta dalla socia Silvana, come altre in questo stesso anno ..........una possibilità in più!

Informazioni ed iscrizioni: Silvana 335 7833238 o silvana.malevolti@virgilio.it  

08/dicembre: Pomeriggio alla Mostra “ Joan Miró ,  i miti del Mediterraneo” - Pisa

Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni” (Jacques Prévert.)

Le sale di Palazzo Blu, edificio storico che si affaccia sui Lungarni, ospiteranno un percorso espositivo con le più belle opere del pittore catalano Joan Miró (1893 – 1983), uno dei più significativi artisti del Surrealismo. La mostra raccoglie 110 opere tra dipinti, sculture, litografie, disegni e illustrazioni e seguirà l'opera di Mirò attraverso i miti poetici ed epici del Mediterraneo che l'artista vide come la patria d'origine della sua gente: i catalani. Infatti, dal '33 in poi egli prese a rivisitare i miti del Mediterraneo attraverso una serie di opere eseguite con materie diverse, dalla pittura, all'incisione, alla scultura, alla poesia che Miró considerava come l’attività più seria cui un uomo potesse dedicarsi.

Dopo la visita potremo fare una passeggiata nel centro storico di Pisa.

Partenza: ore 15.05 con treno regionale dalla stazione di Livorno.

Per il rientro ci sono diversi treni regionali: ore 19.32; 19.56; 20.32.

Tariffe: intero € 8.00 – ridotto € 6.50 – ridotto convenzioni € 6.

Info: Anna Petrosino  0586856177 - 3202634720

per maggiori info e dettagli: www.miropisa.it

12 dicembre, in visita all'Antro del Corchia

Incastonato tra i monti dell'Alta Versilia all'interno del Parco delle Alpi Apuane e in prossimità dei paesi di Levigliani e Terrinca, nel territorio del Comune di Stazzema, il monte Corchia (mt.1677) ospita il sistema carsico più vasto esistente in Italia con circa 155 km di cunicoli, grotte e gallerie, fino ad oggi solo parzialmente esplorato. La prima grotta fu scoperta nel 1840, conosciuta come

Buca di Eolo per il forte vento e l’ Antro del Corchia è la parte turisticamente visitabile di queste grotte, con maestose stalattiti e stalagmiti, colate, crostoni, concrezioni subacquee multicolori e concrezioni fossili, specchi d’acqua e cascatelle che scendono lungo camini. La grotta è stata attrezzata a basso impatto ambientale, con uso limitato della luce e passerelle, ponti e rampe in acciaio che  evitano accuratamente il contatto con la superficie. La temperatura è di 8 gradi, costante tutto l’anno. E’ necessaria una prenotazione poiché a nostra volta dovremo prenotare la visita, ben sapendo chi siamo e quanti.

info: Davide Orsi- 329-9754774 (dalle ore 21,15  in poi) o anche e mail:  docfd1@virgilio.it

 Prossimamente:

Domenica 16 gennaio: Fiesole Tra Natura E Cultura

Paesaggio, arte e storia si combinano a creare per Fiesole l’occasione per  questa escursione domenicale. Sorta su un colle dominante, la conca fiorentina  offre al visitatore sentieri  nel verde, bellissimi punti panoramici e la possibilità di ammirare strutture  architettoniche di notevole interesse. Questa antica cittadina, fondata dagli etruschi, conserva infatti importanti
resti di tale periodo, monumenti, e di quello romano e medioevale, come pure
chiese, ville e giardini del Rinascimento.  Proponiamo quindi una passeggiata dalle caratteristiche sia urbane, nell’antico impianto centrale,  che extra urbane, nei dintorni collinari e di facile  percorribilità: un approccio ad una zona ricca di stimoli culturali e ambientali.che meriterà senz’altro altre occasioni di visita. 

Info: Adriana Brontesi 0586 406468 ore serali o 328 3786239 // Anna Petrosino  0586856177 – 3202634720 nota: per il treno appuntamento alle h.8 (biglietto già fatto) in stazione. Per chi viene in auto, appuntamento alle 10.30 a Fiesole –p.zza Mino da Fiesole.

itinerario: La strada che dalla chiesa paleocristiana di Santa Maria Primerana porta al Montececeri segue il tracciato delle antiche mura etrusche del lato meridionale con affaccio su Firenze. Vari tipi di abitazione popolare (oggi restaurate) e borghese del secolo XIX, rendono più interessante il primo tratto. Più in alto la strada, con il suo muretto di protezione e cimasa in pietra serena usata come sedile, è luogo amato dai residenti anche in inverno nelle giornate di sole. Lasciando sul lato sinistro le mura etrusche orientali ci si addentra nel parco per via degli scalpellini. Percorso classico per gli amanti di scorci e vedute. Come tutto il mondo sa, Fiesole ha fra le sue principali ricchezze il fatto di essere il luogo dal quale si ha la migliore vista su Firenze, cioè una delle viste più suggestive che l’occhio umano possa godere. In questo la zona del Montececeri rappresenta un punto privilegiato, trovandosi fra le sommità delle colline fiesolane, nel punto più vicino e alto. Ma le vedute su Firenze, sul versante sud, sono numerose, a partire da piazza Mino, la piazza principale di Fiesole, fino al Parco. All’improvviso, verso la valle, si aprono squarci mozzafiato, che in una giornata tersa e soleggiata potrebbero far nascere amori e forse anche provocare quella sindrome di spaesamento che colse, un secolo e mezzo fa, lo scrittore francese Stendhal. L’itinerario prende il via da piazza Mino, la piazza principale di Fiesole, su cui si affacciano il palazzo del Municipio, la Cattedrale di San Romolo, il palazzo del Seminario e la chiesa di Santa Maria Primerana. Lasciandosi alla sinistra questa piccola chiesa, si inizia a salire per via Verdi e si trova poco dopo sulla sinistra una bella villa, chiamata San Michele, con decorazioni risalenti ai primi del ‘900 in tipico stile neogotico, mentre sulla destra si trovano dei piccoli giardini pubblici. La stradina, fra due muri in pietra, è un esempio tipico delle strade dei borghi collinari fiorentini. Una volta superata la prima salita, si apre sulla destra la prima straordinaria veduta su Firenze, che è possibile apprezzare nella sua interezza seguendo perfino il percorso dell’Arno, da Varlungo, sulla sinistra, fino a Scandicci. Sulla destra è ben visibile la Cupola del Brunelleschi, Palazzo Vecchio, Santa Croce, e di fronte lo Stadio Comunale disegnato da Nervi negli anni Trenta. Sotto la “terrazza” si alternano uliveti e cipressi e più in basso il complesso del convento di San Domenico. Si prosegue ancora e poi al bivio si prende a destra per via Doccia, poco dopo la Casa di Riposo per Infermiere, realizzata negli anni Venti dalla Croce Rossa Italiana in memoria delle infermiere morte in guerra. Lungo tutta la strada numerosi giardini ornati di piante dalle diverse essenze (glicini, gelsomini, biancospini) che in primavera riempiono l’aria di profumi. Alla fine della strada ci si addentra in un sentiero stretto, in parte pavimentato in pietra e in parte sterrato, che scende ripido verso il Regresso. Qua e là, fra gli alberi, si aprono squarci di vedute, ed è possibile scorgere la Villa di Maiano e la Torrossa. Andando avanti, superata un’apertura sulla destra da cui parte uno stretto sentiero, si costeggia la splendida Villa San Michele, oggi un hotel extralusso e un tempo convento francescano di proprietà della famiglia Davanzati, con un bellissimo giardino all’italiana ornato di sculture e di alberi di magnolia. La strada comincia a risalire molto ripida, di fronte si vede il Parco di Montececeri, e si passa fra due alti muri a secco camminando su un selciato impervio, in parte pavimentato in pietra e, alla fine, fatto a gradoni. La salita termina nei pressi dell’area verde di Montececeri, dove sorgono le scuole medie. Si volta a destra, percorrendo un largo sentiero che porta all’ingresso del Parco, a quel punto ci si inoltra nel sentiero interno al bosco, sul quale si aprono fra gli alberi punti panoramici, fino ad arrivare alla vera e propria terrazza che offre una veduta straordinaria sulla parte est di Firenze, dove è possibile, nelle giornate limpide, scorgere gli abitati di Bagno a Ripoli e Pontassieve. Proseguendo ancora il percorso si arriva finalmente alla Cava Braschi, una delle cave più suggestive del parco, con la sua colonna centrale e la grande apertura nella montagna. A questo punto il percorso ritorna indietro, fino all’uscita del parco, presso l’area verde di Montececeri. Si prosegue diritto, lasciandosi alla destra il giardino pubblico e alle spalle il profilo di Montececeri punteggiato di cipressi e di lecci. Si entra in via Montececeri, che è una delle più belle strade panoramiche di Fiesole, un continuo susseguirsi di vedute straordinarie sulla vallata di Firenze. Al bivio si segue a destra per via Belvedere, una strada che passa attraverso il borgo e le case che si affacciano su piccole piazzette con tratti originari di lastricato in pietra. La strada scende ripida zigzagando verso piazza Mino. A destra si incontra il Convento delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, contornato da un bellissimo muro con intonaco disegnato a graffito, una tecnica che si diffuse a Firenze e dintorni nelle case signorili della fine dell’800. Scendendo ancora ci si trova di fronte l’altro colle di Fiesole, sovrastato dal Convento di San Francesco e poi, dopo aver superato il Monastero delle Clarisse, un’improvvisa apertura sul campanile della Cattedrale. Si prosegue prendendo via Santa Maria e poco dopo l’itinerario si conclude riportandoci in piazza Mino.

Domenica 30 gennaio 2011: “Itinerario trekking lungo l’anello della Sambuca, per il Mulino di sotto dell’Ugione, le ghiacciaie, Villa Cristina e le cascatelle dell’infernaccio” -Esperto: dott. Roberto Branchetti G. A.- -Responsabile percorso: Davide Orsi AgV - Ritrovo ore 10.30 al Tiro al Volo.  

Il percorso è facile ed adatto alla stagione, si snoda attraverso l’alta valle del torrente Ugione e Il bello della passeggiata però, non saranno tanto le emergenze storiche/culturali (i mulini, le ghiacciaie o lo stesso eremo) oppure geologiche (le cave) quanto l’ambiente naturale intorno: pini mediterranei  messi a dimora nel dopoguerra, la macchia originaria che sempre rispunta dopo gli incendi a ricostruire il bosco, il pino marittimo che colonizza facilmente scarpate ed aree di cava e poi il ginepro, il cerro, il cisto, il corbezzolo, il mirto, l’alloro, l’agrifoglio tutto un moltiplicarsi di emergenze floreali che meriterebbero sicuramente dei percorsi didattici dedicati. In sintesi: una piacevole giornata all'aria aperta ed in buona compagnia.

Dettagli ed info: Davide Orsi- 329-9754774 (dalle ore 21,15  in poi) o anche e mail:  docfd1@virgilio.it

itinerario - attraverso la media ed alta valle del Torrente Unione, verso la vecchia ed abbandonata Abbazia della Sambuca.

Dalla Strada provinciale delle Sorgenti (m. 40), nei pressi del vecchio Molino talco steatite, raggiungeremo in auto, dopo circa un chilometro e 70 metri di dislivello, il Tiro a Segno di Poggio Corbolone (m. 110). Lasciamo la macchina nel posteggio e c’incamminiamo oltre la sbarra, sulla strada bianca, contrassegnata con segnavia n°1 che solca il versante ovest del Poggio Corbolone con un’ampia veduta sulla città di Livorno ed il suo Porto. Dopo aver percorso circa 1,5 km incontriamo sulla nostra destra la fornace abbandonata (m. 190) con i suoi due forni e poco oltre il quadrivio del Crocione con le indicazioni delle seguenti direzioni: W= La Puzzolente, S= La Sambuca, E =Cava di talco steatite, N= Tiro a Segno di Poggio Corbolone. Le Colline Livornesi in questa zona presentano molte cave di talco e magnesite che poi era macinato nei molini e lavorato infine in città.
Una breve visita alla Cava di talco steatite, che non ci prende troppo tempo, e si ritorna sul sentiero principale ora contrassegnato 00 e si segue fino ad una casa dove si lascia questo segnavia per percorrere il sentiero in discesa che ci conduce al Molino di Sotto del Torrente Ugione.
Ancora ben identificabile il bottaccio lungo 75 metri con la sua gora d’alimentazione dal torrente. Sono ancora visibili una parte delle serrande d’alimentazione e di scarico e la cascatella denota l’ubicazione della steccaia che sbarrava il Torrente Ugione.

Si distingue benissimo la bocca di presa che alimentava con l’acqua la ruota, ormai scomparsa, detta ritrecina posta orizzontalmente al terreno. Questa era collegata con l’albero alla macina soprana, entrambi non più esistenti, che facendo gli stessi giri della ritrecina, macinava i grani e produceva farine, girando sulla macina sottana che era fissa ed ancora in loco.
Poco sopra il Molino c’erano le 3 Ghiacciaie che sono ancora visibili e recintate per ragioni di sicurezza.Fabbricate in pietra ed intonacate, sprofondano nel terreno per circa 7-8 metri, sono leggermente coniche ed hanno un diametro di circa 6 metri. Erano riempite con ghiaccio e neve e strati di paglia come coibente ed erano coperte con intavolato. Rifornivano Livorno con ghiaccio nel periodo estivo, nel 1800 ed inizio 1900. Avevano uno scarico sul fondo, per drenare il ghiaccio, convogliando l’acqua di scarico nel bottaccio, nei pressi del quale sull’argine a monte della strada è ancora visibile una buca nel terreno con l’interno in pietra e mattoni.
Si guada il torrente Ugione poco sopra la steccaia con la sua simpatica cascatella e si sale verso l’Eremo della Sambuca. Prima di giungere all’Eremo s’incontra un piccolo deposito di una sorgente,si continua costeggiando il torrente ed arrivando al ristrutturato Eremo (m. 190) dopo aver valicato un piccolo ponte. La struttura è stata completamente risanata e chiusa con lamiere di ferro alle finestre ed alle porte contro eventuali scassi e deturpazioni. Il torrente, lungo il  muro a secco del monastero, scorre su liscioni e piccole cascatelle in roccia fino ad un altro ponticello in pietra  con arco a tutto sesto. Lasciamo l’Eremo, oltrepassando questo secondo  ponte, salendo dolcemente fino ad incontrare la strada che scende dalla Valle Benedetta (segnavia 00). Si procede in direzione nord verso Villa Cristina gestita dai Boys-scaut di Livorno. Dolcemente si raggiunge prima la casa e poi la località Procione e da qui il Tiro a segno. Si procede oltre Scendendo fin dove la strada sterrata spiana , poi si devia verso destra e con il sentiero si scende fino alla Cascata dell’Infernaccio. Il posto è molto bello e suggestivo e necessita di essere documentato con foto. Si risale fino al posteggio delle auto e rientrare a casa.

Febbraio: classica CIASPOLATA, ancora da definirsi nei dettagli ma che verrà proposta completamente sul sito www.agireverde.it appena presi gli accordi necessari. Info: Mario Chelli cell. 338 5907320 0586 852875 (ore serali)

Venerdì 4 Marzo 2011- terza  fotoproiezione, a completare il ciclo di formazione didattica sul Parco dei monti livornesi: Il Parco e la città - relazioni e sinergie.

Relatori -

Prof. arch. Pizziolo Università di Firenze;

Ing. Picardi S. presidente Ag.V

Appuntamento alle sala conferenze della circoscrizione 4, in via Menasci 4 (piazza Damiano Chiesa, di fronte all’Ospedale) alle ore 21.15

Domenica 6 marzo 2011: Escursione dal castello di Castelnuovo della Misericordia ai mulini del Gabbro lungo la strada medievale “del Mille”

Responsabile del percorso ed esperto il dott. Roberto Branchetti G. A.

Ritrovo ore 10.30 al Castello di Castelnuovo della Misericordia

I mulini del Gabbro rappresentano una testimonianza fisica, in apprezzabile stato di conservazione e nell’area dei Monti Livornesi di edifici destinati a tale scopo. In altre zone gli stessi manufatti si presentano in uno stato di conservazione  molto più fatiscente. Nell’ambito dell’escursione sarà presentato anche il sistema idraulico con derivazione delle acque dal Torrente, collegato ai Mulini, che forniva l’energia idraulica  necessaria al funzionamento  delle macine e le notevoli opere territoriali, presenti e funzionali all’accumulo delle acque e alla sua canalizzazione. Info: Salvatore Picardi 0586 861138 ore serali o cell. 3473637538

notazioni storiche:

Sul finire del Seicento il vallombrosano Colombino Bassi fonda a Valle Benedetta il monastero di S.Giovanni Gualberto , avviando un processo di messa a coltura della zona ed a quest' epoca si possono far risalire i mulini a vento che dominano il paesaggio, visibili alla Valle Benedetta. Ad epoche più antiche risalgono invece i mulini ad acqua , un tempo presenti in notevole numero lungo i torrenti di Ardenza, Chioma, Sanguigna, Tora, Morra ed Unione…………....................................la nostra visita interessa il complesso molitorio dell’alta valle del Botro Sanguigna al Gabbro e l’ecosistema della zona (ultima testimonianza fisica in apprezzabile stato di conservazione, nell’area dei Monti Livornesi). Abbiamo visto il sistema idraulico collegato ai Mulini, che forniva l’energia necessaria al loro funzionamento e ci farà da guida il dott. Roberto Branchetti, del gruppo archeologico del museo di Storia Naturale che ha illustrato la storia di tali opifici ed il loro sistema di funzionamento.

Per chi volesse autonomamente ripercorrere l’itinerario da noi seguito, ecco il percorso:

una volta al Gabbro, domandare dei mulini  (venendo da Livorno si continua a seguire la strada asfaltata continuando sulla destra) e cercare via delle Capanne, poi, da via delle Capanne prendere la strada a destra, indicata con "Impianti sportivi" arrivando subito dopo al parcheggio del campo sportivo. Lasciata l'auto, dobbiamo imboccare  una stretta strada asfaltata in leggera discesa che conduce all'impianto di depurazione del paese. Fatti pochi metri, troviamo un bel pannello informativo che illustra lo schema della lavorazione e le principali informazioni sul complesso molitorio. Prendiamo subito dopo il sentiero che sia apre nel bosco (sulla destra) e scendiamo verso il rio Sanguigna e, dopo pochi minuti, fra le chiome degli alberi, già s'intravedono i resti del Mulino di Cima e, poco più a valle, ma più difficilmente accessibili a causa della vegetazione invadente, quelli del Mulino di Mezzo.

Dopo la visita (con attenzione perché non è ancora prevista la visita pubblica) tornare indietro e riprendere per circa 250m la strada asfaltata in direzione del depuratore. Un cartello segnaletico con la dicitura MULINO ci manda a destra su un nuovo sentiero che entra nel bosco e che ci porterà, dopo una breve discesa, di nuovo al Sanguigna. Dovremo attraversarlo a guado su alcune pietre, proprio in prossimità dell'antica serra e subito avremo davanti la gora del mulino. Facendo molta attenzione ai dislivelli ed ai pericoli di crollo (allo stato, la sicurezza del sito è carente), possiamo iniziare la visita di un posto suggestivo, oggi silenzioso e abbandonato, ma un tempo rumoroso e pieno di vita, dove era un continuo andirivieni di persone e animali (buoi, asini, cavalli e barrocci) con i loro carichi di grani e farine, il mulino di Bucafonda.

nota: conviene ammirare anche l'ambiente circostante, il bosco innanzi tutto, che vede il pino marittimo (usato, in passato, nei rimboschimenti della zona) resistere tenacemente al ritorno della macchia mediterranea. Nello spazio di pochi metri, con l'avvicinarsi al botro, le conifere sono rapidamente sostituite da sughere e da maestose piante di alloro, segno inequivocabile che il livello di umidità sta aumentando, mentre nel sottobosco sono abbondanti l'edera, il pungitopo ed il ciclamino. Nei mesi caldi, l'equiseto e le grandi foglie del farfaraccio invadono il letto del Sanguigna. Ma è l'acqua la risorsa ambientale che, più di ogni altra, è legata alla storia e all'ecologia del botro. L'ecosistema fluviale in oggetto, proprio nella zona dei mulini, ha rivelato la presenza di Coleotteri acquatici di particolare interesse scientifico. In questo tratto, la qualità delle acque correnti e, più in generale, lo stato ecologico del botro risultano buoni, meno buoni invece a valle dell'impianto di depurazione del paese. 

N.B.- l’intero complesso potrebbe essere fruito in prospettiva ecoturistica (messo quindi in sicurezza) e conservato come patrimonio storico ambientale del nostro territorio ma attualmente versa in precarie condizioni, invaso com'è dalla vegetazione e, lasciato a se stesso, rischia seriamente di scomparire del tutto, degradato dall'incuria e dall'abbandono………. 

 

SETTIMANA BIANCA

SAN CASSIANO IN VAL BADIA

22-29 GENNAIO 2011

Dolomiti Superski: 1.200 km di piste

sciare sulle Dolomiti patrimonio dell'umanità UNESCO

Non gestita da Agireverde ma proposta da Sivana Malevolti, viene inserita in programma, come opzione in più.

info:Silvana 335 7833238 o silvana.malevolti@virgilio.it

San Cassiano in Val Badia è un bel paese nel cuore delle Dolomiti Altoatesine, con il suo clima mite è un paradiso per gli amanti della montagna. Per gli appassionati di sci San Cassiano offre numerosi vantaggi: innevamento artificiale di quasi tutte le piste, piste facili, medie e veloci inserite nel famoso itinerario della “Sellaronda” che è parte del promontorio del “Dolomiti Superski”. Le aree sciistiche del comprensorio Dolomiti Superski tra cui l'Alta Badia, si trovano in zone innevate naturalmente, tra 1.500 e 3.269 metri. Il tasso di umidità estremamente basso secondo gli esperti rende la neve particolarmente farinosa; si scia da novembre ad aprile. Per gli amanti di sci e snowboard l'Alta Badia e l'intera area sciistica delle Dolomiti con oltre 1.200 km di piste, neve fresca, cielo azzurro e splendide giornate di sole  sono un vero paradiso invernale.

Anche l’appassionato dello sci di fondo a San Cassiano (località Armentarola-Sarè) trova un nuovo centro che soddisfa tutte le esigenze della categoria. Il Centro Fondo inaugurato nel gennaio 1998 comprende: bar-terrazza, scuola di sci e noleggio attrezzatura per praticare questo sport sempre più in voga. Il percorso su ben tracciate piste è di circa 26 km. tra boschi e prati in uno scenario incantevole ai piedi delle Dolomiti che circondano il tutto.

All’Hotel Tofana, dall’atmosfera tranquilla, accogliente ed invitante, troverete un servizio improntato alla gentilezza ed attenzione individuale. Rinomata cucina tradizionale ed internazionale servita con ottimi vini locali e nazionali il tutto in un ambiente familiare.

A colazione troverete un vasto buffet con affettati misti, pane di diverso tipo, cornflakes, burro, scelta di marmellate, miele, succhi di frutta, caffè, latte, the, cioccolata calda,  il tutto a volontà. Lo chef di cucina vi stupirà con due menù a scelta, un grande buffet d’insalate e naturalmente con uno dei suoi dessert straordinari. Cena ladina. Una volta la settimana serata dedicata alla cucina e tradizione ladina con aperitivi e pietanze locali

Informazioni ed iscrizioni: Silvana 335 7833238 o silvana.malevolti@virgilio.it  

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L’Associazione Agireverde :

Chi siamo?

Possiamo sentirci di affermare di non essere un’associazione per il turismo, almeno non come comunemente la si potrebbe intendere, perché non avendo finalità di guadagno non siamo interessati “a far cassa” , pensandoci piuttosto -ma non solo-  come un gruppo di amici che si ritrovano per uscire insieme ma anche per confrontarsi e per discutere e riflettere...........riportando poi il tutto nei forum, nelle iniziative non solo gite, nei dibattiti, nelle iniziative nazionali etc.etc..........tempo libero ed idee, insomma.

Essere un punto d’incontro è dopotutto la nostra ambizione, un modo per trascorrere una domenica ma anche un mezzo per esprimersi liberamente, su tematiche ambientali o quant’altro ci interessi, aperti e favorevoli alla circolazione delle idee, potendo ciascun associato proporre problematiche ed iniziative e  diventare da iniziale utente a parte attiva e dirigente dell’Associazione stessa, con la massima agilità.

Un Direttivo esiste, è vero, ma solo per rendere esecutiva la progettazione e tale Direttivo viene comunque eletto in modo partecipato, come pure partecipate e concordate in regolari incontri associativi, ai quali ciascun socio è invitato, sono le linee guida stesse del programma portato avanti annualmente.

In “un’ottica di gestione dalla base”, queste le linee guida di ogni programma :

Seguendo queste linee di tendenza, a parte l'escursionismo e tutte le attività in programma, 

abbiamo preso posizione sulle tematiche no gas offshore, Camp Darby, Porta a   Mare, Ripubblicizzazione dell’acqua. Per approfondire, potete visionare i  link dedicati, su questo stesso sito:

No gas offshore: indipendentemente da ogni considerazione in merito (sicurezza, il gas come fonte di energia, esauribile anch’essa, o fonti alternative etc.etc.etc.) ci sarebbe piaciuto, in una democrazia, lasciare che fosse la gente a dire se il bene pubblico (il territorio) può o meno essere utilizzato per un determinato scopo o meno (e per la T.A.V il concetto è analogo). Vero che poi devono essere gli amministratori ad essere operativi ma almeno tener conto dell'opinione della gente, ci sembra davvero il minimo.( vedi link).Nota: il nostro ricorso oppositivo al T.A.R, è stato accolto in data  30.07.08 (vedere dettaglio in spazio opinioni).

Camp Darby: non pensiamo che le guerre possano essere la soluzione per risolvere i conflitti, anche perché generalmente si fanno per motivi economici ed il diritto della forza, nel terzo millennio, dovrebbe essere sostituito dalla forza del diritto. Proprio per questo però, siamo favorevoli alla riconversione delle basi militari ad usi civili, restituendo il territorio a questi scopi. (vedi link)

Ampliamento base militare di Vicenza (Dal Molin)

Se partecipiamo alla marcia della Pace Perugina/Assisi, siamo evidentemente contrari alle logiche di guerra sul Territorio.

L'allargamento della base Usa a Vicenza, oltretutto, negherebbe tout court la riconversione ad usi civili di tutte le basi militari Usa e Nato dislocate sul nostro territorio, quella di Camp Darby compresa, il più grande insediamento americano in Europa, con buona pace dell’ utilizzo di questi spazi a favore dello sviluppo, culturale e soprattutto economico, del nostro territorio.

Porta a mare: non siamo contrari per principio ad ogni novità che porti lavoro e benessere alla città di Livorno, un nuovo quartiere con centro commerciale non ci sembra tuttavia la soluzione migliore, lasciando tutto il resto com’è adesso: il piccolo commercio che va in malora, gli arredi urbani fatiscenti ed una città brutta e non turistica, l’ATL allo sbando etc.etc……………fermo restando che se la Porta a Mare non è prevalentemente una grande opera di speculazione edilizia ma un’iniezione di benessere per tutti, ben venga ma…………….quali sono i “dati alla mano” e i prospetti economici in proiezione che lo dimostrano? In attesa di avere informazioni dettagliate su questo...... non siamo favorevoli. (vedere link)

ripubblicizzazione dell’acqua:

L'acqua è una risorsa vitale per le persone ed indispensabile per l'ecosistema, al centro di un enorme processo di privatizzazione che la sta portando nelle mani di tre - quattro multinazionali. Questo processo ha portato e sta portando l'aumento degli sprechi, la negazione dell'accesso all'acqua per le fasce più povere, l'aumento delle tariffe, la riduzione degli investimenti in manutenzione e controlli di qualità e, infine, l'aumento dello sfruttamento e della precarietà dei lavoratori. Per questo siamo contrari ad una privatizzazione (vedere link).  

Queste comunque sono solo alcune delle tematiche partecipate e condivise, scaturite da sollecitazioni degli associati, nulla vietando che se ne possa investigare altre........

E questo è tanto vero che esiste uno spazio aperto nel sito ( e ovviamente nell'Associazione) per coloro che comunque vogliano esprimersi o con le iniziative escursionistiche o con le foto o con poesie o con opinioni.  

Per maggiori dettagli sul chi siamo, vi rimandiamo in ogni caso anche ad una nota più ampia reperibile sia in spazio soci al" chi siamo",  come anche ai link in home page (attività, obbiettivi, la nostra storia – proprio dagli inizi.

x regolamento escursioni: al fine di razionalizzare la partecipazione alle iniziative e sapere chi viene e quanti siamo, quando ci si iscrive ad una iniziativa, occorre lasciate nome, numero partecipanti ed eventuale recapito telefonico, entro il venerdi precedente, per essere comunque avvertiti anche all’ultimo momento qualora l’iniziativa si dovesse rimandare per maltempo o contrattempi vari. Per partecipare poi, occorre essere in regola con il tesseramento (controllate quindi la data di scadenza sul tesserino o anche sull'indirizzo in busta) perchè la quota del tesseramento serve a coprire le spese vive di gestione....... francobolli, stampati, canone internet, c/c postale, spese varie in occasioni di manifestazioni, etc.etc…. ).

In ultimo, si ricorda anche che non essendoci un guadagno da parte di nessuno, né l’Associazione né i referenti occasionali - del resto anch'essi soci e non accompagnatori professionali -  saranno mai da considerarsi responsabili per eventuali incidenti ( anche se improbabili) che possano verificarsi in occasione delle diverse iniziative, essendo le medesime da considerarsi come un fatto tra amici e potendo ciascun socio indistintamente trovarsi egli stesso ad essere accompagnatore, senza una particolare o specifica delega in merito.

NB: L’accettazione di questo regolamento è condizione indispensabile per poter partecipare alle diverse attività e partecipando se ne diviene di fatto e consapevoli e d’accordo. Si raccomanda comunque di verificare sempre le proprie condizioni fisiche prima di ogni iniziativa, se ci si considera a rischio, benchè le singole iniziative siano comunque verificate per essere alla portata di tutti.

La quota associativa, per coprire i costi di gestione che esistono, indipendentemente da tutto, è per il 2010 di 15 euro (20 la quota familiare) e può essere corrisposta contestualmente alla partecipazione ad una iniziativa o con versamento su c/c 28804508 intestato ad Agireverde Livorno via A.Frank 17 57124 Livorno

A margine si ricorda che vengono tenuti regolarmente degli incontri in cui si discute dell’Associazione ed altro e per partecipare, per essere informato quindi di date ed orari, è sufficiente o che  scriva ad agireverde@tin.it oppure che telefoni ad uno qualsiasi dei referenti delle diverse iniziative.

AGIREVERDE Associazione per l'Ambiente,  

via Anna Frank 17  57124 Livorno

www.agireverde.it    mail: agireverde@tin.it

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