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Tutte le iniziative sono riservate agli associati (Euro 15 annui singolo, 20 familiare, associazione U.I.S.P. consigliata ) che in questo modo, con la quota associativa, vengono a rendersi partecipi delle spese di gestione....... francobolli, stampati, canone internet, c/c postale, spese varie in occasioni di manifestazioni, eventi.... etc.etc..............
rendendo così possibile il funzionamento dell'Associazione stessa.nota: tramite una mailing list vengono effettuate comunicazioni di vario tipo agli associati, dai periodici incontri in sede ad eventi interessanti gestiti da altre associazioni etc.etc., chi vuole farvi parte è sufficiente che lo dica ad agireverde@tin.it, comunicando la propria e mail.
nota 2: per partecipare è necessario leggere ed essere d'accordo col regolamento escursioni e/o iniziative ( vedere a piè pagina) che, diventando soci e partecipando alla gestione dell'associazione sarà sempre possibile, se lo si volesse diverso, modificare. Ricordiamo anche che per partecipare ad una iniziativa, quando non previsto altrimenti, occorre prenotarsi entro il venerdi sera al più tardi, lasciando nome, numero di partecipanti e telefono, per essere avvertiti di eventuali mutamenti di programma anche all'ultimo minuto.
programma 2011
Domenica 13 Marzo: trekking Corbolone/ Sambuca/Infernaccio, per il mulino e le ghiacciaie
Venerdi’ 2 dicembre: verso una Comunita’ del Parco dei Monti livornesi
INIZIATIVE DI PROSSIMA PROGRAMMAZIONE
I DETTAGLI DELLE INIZIATIVE 2011
Domenica 16 gennaio: Fiesole Tra Natura E Cultura (foto Adriana Brontesi)
Paesaggio, arte e storia si
combinano a creare per Fiesole l’occasione per questa escursione
domenicale. Sorta su un colle dominante, la conca fiorentina offre al
visitatore sentieri nel verde, bellissimi punti panoramici e la possibilità
di ammirare strutture architettoniche di notevole interesse. Questa antica
cittadina, fondata dagli etruschi, conserva infatti importanti
resti di tale periodo, monumenti, e di quello romano e medioevale, come pure
chiese, ville e giardini del Rinascimento. Proponiamo quindi una
passeggiata dalle caratteristiche sia urbane, nell’antico impianto
centrale, che extra urbane, nei dintorni collinari e di facile
percorribilità: un approccio ad una zona ricca di stimoli culturali e
ambientali.che meriterà senz’altro altre occasioni di visita.
Info: Adriana Brontesi 0586 406468 ore serali o 328 3786239 // Anna Petrosino 0586856177 – 3202634720 nota: per il treno appuntamento alle h.8 (biglietto già fatto) in stazione. Per chi viene in auto, appuntamento alle 10.30 a Fiesole –p.zza Mino da Fiesole.
itinerario: La strada che dalla chiesa paleocristiana di Santa Maria Primerana porta al Montececeri segue il tracciato delle antiche mura etrusche del lato meridionale con affaccio su Firenze. Vari tipi di abitazione popolare (oggi restaurate) e borghese del secolo XIX, rendono più interessante il primo tratto. Più in alto la strada, con il suo muretto di protezione e cimasa in pietra serena usata come sedile, è luogo amato dai residenti anche in inverno nelle giornate di sole. Lasciando sul lato sinistro le mura etrusche orientali ci si addentra nel parco per via degli scalpellini. Percorso classico per gli amanti di scorci e vedute. Come tutto il mondo sa, Fiesole ha fra le sue principali ricchezze il fatto di essere il luogo dal quale si ha la migliore vista su Firenze, cioè una delle viste più suggestive che l’occhio umano possa godere. In questo la zona del Montececeri rappresenta un punto privilegiato, trovandosi fra le sommità delle colline fiesolane, nel punto più vicino e alto. Ma le vedute su Firenze, sul versante sud, sono numerose, a partire da piazza Mino, la piazza principale di Fiesole, fino al Parco. All’improvviso, verso la valle, si aprono squarci mozzafiato, che in una giornata tersa e soleggiata potrebbero far nascere amori e forse anche provocare quella sindrome di spaesamento che colse, un secolo e mezzo fa, lo scrittore francese Stendhal. L’itinerario prende il via da piazza Mino, la piazza principale di Fiesole, su cui si affacciano il palazzo del Municipio, la Cattedrale di San Romolo, il palazzo del Seminario e la chiesa di Santa Maria Primerana. Lasciandosi alla sinistra questa piccola chiesa, si inizia a salire per via Verdi e si trova poco dopo sulla sinistra una bella villa, chiamata San Michele, con decorazioni risalenti ai primi del ‘900 in tipico stile neogotico, mentre sulla destra si trovano dei piccoli giardini pubblici. La stradina, fra due muri in pietra, è un esempio tipico delle strade dei borghi collinari fiorentini. Una volta superata la prima salita, si apre sulla destra la prima straordinaria veduta su Firenze, che è possibile apprezzare nella sua interezza seguendo perfino il percorso dell’Arno, da Varlungo, sulla sinistra, fino a Scandicci. Sulla destra è ben visibile la Cupola del Brunelleschi, Palazzo Vecchio, Santa Croce, e di fronte lo Stadio Comunale disegnato da Nervi negli anni Trenta. Sotto la “terrazza” si alternano uliveti e cipressi e più in basso il complesso del convento di San Domenico. Si prosegue ancora e poi al bivio si prende a destra per via Doccia, poco dopo la Casa di Riposo per Infermiere, realizzata negli anni Venti dalla Croce Rossa Italiana in memoria delle infermiere morte in guerra. Lungo tutta la strada numerosi giardini ornati di piante dalle diverse essenze (glicini, gelsomini, biancospini) che in primavera riempiono l’aria di profumi. Alla fine della strada ci si addentra in un sentiero stretto, in parte pavimentato in pietra e in parte sterrato, che scende ripido verso il Regresso. Qua e là, fra gli alberi, si aprono squarci di vedute, ed è possibile scorgere la Villa di Maiano e la Torrossa. Andando avanti, superata un’apertura sulla destra da cui parte uno stretto sentiero, si costeggia la splendida Villa San Michele, oggi un hotel extralusso e un tempo convento francescano di proprietà della famiglia Davanzati, con un bellissimo giardino all’italiana ornato di sculture e di alberi di magnolia. La strada comincia a risalire molto ripida, di fronte si vede il Parco di Montececeri, e si passa fra due alti muri a secco camminando su un selciato impervio, in parte pavimentato in pietra e, alla fine, fatto a gradoni. La salita termina nei pressi dell’area verde di Montececeri, dove sorgono le scuole medie. Si volta a destra, percorrendo un largo sentiero che porta all’ingresso del Parco, a quel punto ci si inoltra nel sentiero interno al bosco, sul quale si aprono fra gli alberi punti panoramici, fino ad arrivare alla vera e propria terrazza che offre una veduta straordinaria sulla parte est di Firenze, dove è possibile, nelle giornate limpide, scorgere gli abitati di Bagno a Ripoli e Pontassieve. Proseguendo ancora il percorso si arriva finalmente alla Cava Braschi, una delle cave più suggestive del parco, con la sua colonna centrale e la grande apertura nella montagna. A questo punto il percorso ritorna indietro, fino all’uscita del parco, presso l’area verde di Montececeri. Si prosegue diritto, lasciandosi alla destra il giardino pubblico e alle spalle il profilo di Montececeri punteggiato di cipressi e di lecci. Si entra in via Montececeri, che è una delle più belle strade panoramiche di Fiesole, un continuo susseguirsi di vedute straordinarie sulla vallata di Firenze. Al bivio si segue a destra per via Belvedere, una strada che passa attraverso il borgo e le case che si affacciano su piccole piazzette con tratti originari di lastricato in pietra. La strada scende ripida zigzagando verso piazza Mino. A destra si incontra il Convento delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, contornato da un bellissimo muro con intonaco disegnato a graffito, una tecnica che si diffuse a Firenze e dintorni nelle case signorili della fine dell’800. Scendendo ancora ci si trova di fronte l’altro colle di Fiesole, sovrastato dal Convento di San Francesco e poi, dopo aver superato il Monastero delle Clarisse, un’improvvisa apertura sul campanile della Cattedrale. Si prosegue prendendo via Santa Maria e poco dopo l’itinerario si conclude riportandoci in piazza Mino.Nb: assolutamente da non perdere la visita al Duomo (l'interno in orario non di messa) ed al convento di San Francesco (visitare l'antico eremo e l'esposizione missionaria)
Domenica 30 gennaio 2011: “Itinerario trekking lungo l’anello della Sambuca, per il Mulino di sotto dell’Ugione, le ghiacciaie, Villa Cristina e le cascatelle dell’infernaccio” -Esperto: dott. Roberto Branchetti G. A.- -Responsabile percorso: Davide Orsi AgV - Ritrovo ore 10.30 al Tiro al Volo.
Il percorso è facile ed adatto alla stagione, si snoda attraverso l’alta valle del torrente Ugione e Il bello della passeggiata però, non saranno tanto le emergenze storiche/culturali (i mulini, le ghiacciaie o lo stesso eremo) oppure geologiche (le cave) quanto l’ambiente naturale intorno: pini mediterranei messi a dimora nel dopoguerra, la macchia originaria che sempre rispunta dopo gli incendi a ricostruire il bosco, il pino marittimo che colonizza facilmente scarpate ed aree di cava e poi il ginepro, il cerro, il cisto, il corbezzolo, il mirto, l’alloro, l’agrifoglio tutto un moltiplicarsi di emergenze floreali che meriterebbero sicuramente dei percorsi didattici dedicati. In sintesi: una piacevole giornata all'aria aperta ed in buona compagnia.
Dettagli ed info: Davide Orsi- 329-9754774 (dalle ore 21,15 in poi) o anche e mail: docfd1@virgilio.it
itinerario - attraverso la media ed alta valle del
Torrente Unione, verso la vecchia ed abbandonata Abbazia della Sambuca.
Dalla
Strada provinciale delle Sorgenti (m. 40), nei pressi del vecchio Molino
talco steatite, raggiungeremo in auto, dopo circa un chilometro e 70 metri
di dislivello, il Tiro a Segno di Poggio Corbolone (m. 110). Lasciamo la
macchina nel posteggio e c’incamminiamo oltre la sbarra, sulla strada
bianca, contrassegnata con segnavia n°1 che solca il versante ovest del
Poggio Corbolone con un’ampia veduta sulla città di Livorno ed il suo Porto.
Dopo aver percorso circa 1,5 km incontriamo sulla nostra destra la fornace
abbandonata (m. 190) con i suoi due forni e poco oltre il quadrivio del
Crocione con le indicazioni delle seguenti direzioni: W= La Puzzolente, S=
La Sambuca, E =Cava di talco steatite, N= Tiro a Segno di Poggio Corbolone.
Le Colline Livornesi in questa zona presentano molte cave di talco e
magnesite che poi era macinato nei molini e lavorato
infine in città.
Una breve visita alla Cava di talco steatite, che non ci prende troppo
tempo, e si ritorna sul sentiero principale ora contrassegnato 00 e si segue
fino ad una casa dove si lascia questo segnavia per percorrere il sentiero
in discesa che ci conduce al Molino di Sotto del Torrente Ugione.
Ancora ben identificabile il bottaccio lungo 75 metri con la sua gora
d’alimentazione dal torrente. Sono ancora visibili una parte delle serrande
d’alimentazione e di scarico e la cascatella denota l’ubicazione della
steccaia che sbarrava il Torrente Ugione.
Si
distingue benissimo la bocca di presa che alimentava con l’acqua la ruota,
ormai scomparsa, detta ritrecina posta orizzontalmente al terreno. Questa
era collegata con l’albero alla macina soprana, entrambi non più esistenti,
che facendo gli stessi giri della ritrecina, macinava i grani e produceva
farine, girando sulla macina sottana che era fissa ed ancora in loco.
Poco sopra il Molino c’erano le 3 Ghiacciaie che sono ancora visibili e
recintate per ragioni di sicurezza.Fabbricate in pietra ed intonacate,
sprofondano nel terreno per circa 7-8 metri, sono leggermente coniche ed
hanno un diametro di circa 6 metri. Erano riempite con ghiaccio e neve e
strati di paglia come coibente ed erano coperte con intavolato. Rifornivano
Livorno con ghiaccio nel periodo estivo, nel 1800 ed inizio 1900. Avevano
uno scarico sul fondo, per drenare il ghiaccio, convogliando l’acqua di
scarico nel bottaccio, nei pressi del quale sull’argine a monte della strada
è ancora visibile una buca nel terreno con l’interno in pietra e mattoni.
Si guada il torrente Ugione poco sopra la steccaia con la sua simpatica
cascatella e si sale verso l’Eremo della Sambuca. Prima di giungere
all’Eremo s’incontra un piccolo deposito di una sorgente,si continua
costeggiando il torrente ed arrivando al ristrutturato Eremo (m. 190) dopo
aver valicato un piccolo ponte. La struttura è stata completamente risanata
e chiusa con lamiere di ferro alle finestre ed alle porte contro eventuali
scassi e deturpazioni. Il torrente, lungo il muro a secco del monastero,
scorre su liscioni e piccole cascatelle in roccia fino ad un altro
ponticello in pietra con arco a tutto sesto. Lasciamo l’Eremo,
oltrepassando questo secondo ponte, salendo dolcemente fino ad incontrare
la strada che scende dalla Valle Benedetta (segnavia 00). Si procede in
direzione nord verso Villa Cristina gestita dai Boys-scaut di Livorno.
Dolcemente si raggiunge prima la casa e poi la località Procione e da qui il
Tiro a segno. Si procede oltre Scendendo fin dove la strada sterrata spiana
, poi si devia verso destra e con il sentiero si scende fino alla Cascata
dell’Infernaccio. Il posto è molto bello e suggestivo e necessita di essere
documentato con foto. Si risale fino al posteggio delle auto e rientrare a
casa.
Febbraio: classica CIASPOLATA il 19 e 20 febbraio-
Lo scenario sarà quello del comprensorio di San Marcello Pistoiese, in un'area montana di media altitudine, particolarmente gradevole in questa stagione e passeggiare nel silenzio dei boschi ammantati di neve, ascoltando solo il nostro ciaspolare, nel mentre ci si allontana dalle piste battute………….. saràl’incanto del week end invernale che proponiamo.
Mario Chelli cell. 338 5907320 0586 852875 (ore serali)......... e Fiorigia.
Venerdì 4 Marzo 2011- terza fotoproiezione, a completare il ciclo di formazione didattica sul Parco dei monti livornesi: Il Parco e la città - relazioni e sinergie.
Relatori -
Prof. arch. Pizziolo Università di Firenze;
Ing. Picardi Salvatore- presidente Ag.V
Nell’ambito del Corso/evento organizzato dall’associazione Agire Verde e cofinanziato dal Comune di Livorno, per una migliore conoscenza e valorizzazione sia del parco dei Monti Livornesi come dei territori circostanti, siamo arrivati ad uno dei momenti centrali di riflessione, con la conferenza sul tema “Il parco dei Monti Livornesi e la città: relazioni e sinergie” del professor Pizziolo dell’Università di Firenze e del presidente di agire Verde ing. Picardi Salvatore.
L’argomento ci è sembrato fondamentale per gli sviluppi futuri dell’urbanistica a Livorno ma anche importante per la protezione della fascia pedecollinare, ed è per questo che è stato inserito nel nostro progetto di valorizzazione del Parco stesso, dove abbiamo abbinato riflessioni di studio a foto-proiezioni di esperti ed a trekking conoscitivi dei luoghi.
Il Parco può diventare sede di turismo didattico, di itinerari ed eventi che siano in armonia col contesto naturale, ma per far questo è necessario progettare le porte di accesso come punti di informazione e di formazione, redigere una vera carta dei sentieri, manutenzionare i percorsi e progettare ed istallare una vera cartellonistica esplicativa delle emergenze storico-architettoniche ed ambientali……………………..comunque sia, non sarà una serata noiosa e vi invitiamo alla partecipazione poiché il Parco è dei livornesi ed è quindi giusto che siano i livornesi stessi a dire la loro sulla questione.
Appuntamento alle sala conferenze della circoscrizione 4, in via Menasci 4 (piazza Damiano Chiesa, di fronte all’Ospedale) alle ore 21.15
Domenica 13 marzo - “Itinerario trekking lungo l’anello della Sambuca, per il Mulino di sotto dell’Ugione, le ghiacciaie, Villa Cristina e le cascatelle dell’infernaccio” -Esperto: dott. Roberto
Branchetti G. A.- -Responsabili percorso: Salvatore Picardi e Davide Orsi AgV - (riproposta da gennaio, rinviata per pioggia) le foto proposte, colte dalla socia Adriana Brontesi sono un minimo esempio di come potrebbe essere illustrata, con percorsi didattici, la grande ricchezza botanica e non solo del Parco. Nella visita guidata di oggi comunque, verranno prese in considerazione le emergenza antropiche menzionate nel descrittivo, altro patrimonio culturale che andrebbe salvaguardato, per evitarne la scomparsa ad opera di pioggia e vegetazione.
Il percorso è facile e si snoda attraverso l’alta
valle del torrente Ugione ma Il bello della passeggiata però, non
saranno tanto le emergenze storiche/culturali (i mulini, le ghiacciaie o
lo stesso eremo) oppure geologiche (le cave) quanto l’ambiente naturale
intorno: pini mediterranei messi a dimora nel dopoguerra, la macchia
originaria che sempre rispunta dopo gli incendi a ricostruire il bosco,
il pino marittimo che colonizza facilmente scarpate ed aree di cava e
poi il ginepro, il cerro, il cisto, il corbezzolo, il mirto, l’alloro,
l’agrifoglio tutto un moltiplicarsi di emergenze floreali che
meriterebbero sicuramente dei percorsi didattici dedicati. In sintesi:
una piacevole giornata all'aria aperta ed in buona compagnia.
Info: Picardi Salvatore- 0586-861138
Domenica 20 marzo 2011: Escursione dal castello di Castelnuovo della Misericordia ai mulini del Gabbro lungo la strada medievale “del Mille”
Responsabile del percorso ed esperto il dott. Roberto Branchetti G. A.
Ritrovo ore 10.30 al Castello di Castelnuovo della Misericordia
I mulini del Gabbro rappresentano una testimonianza fisica, in apprezzabile stato di conservazione e nell’area dei Monti Livornesi di edifici destinati a tale scopo. In altre zone gli stessi manufatti si presentano in uno stato di conservazione molto più fatiscente. Nell’ambito dell’escursione sarà presentato anche il sistema idraulico con derivazione delle acque dal Torrente, collegato ai Mulini, che forniva l’energia idraulica necessaria al funzionamento delle macine e le notevoli opere territoriali, presenti e funzionali all’accumulo delle acque e alla sua canalizzazione. Info: Salvatore Picardi 0586 861138 ore serali o cell. 3473637538
notazioni storiche:
Sul finire del Seicento il vallombrosano Colombino Bassi fonda a Valle Benedetta il monastero di S.Giovanni Gualberto , avviando un processo di messa a coltura della zona ed a quest' epoca si possono far risalire i mulini a vento che dominano il paesaggio, visibili alla Valle Benedetta. Ad epoche più antiche risalgono invece i mulini ad acqua , un tempo presenti in notevole numero lungo i torrenti di Ardenza, Chioma, Sanguigna, Tora, Morra ed Unione…………....................................la nostra visita interessa il complesso molitorio dell’alta valle del Botro Sanguigna al Gabbro e l’ecosistema della zona (ultima testimonianza fisica in apprezzabile stato di conservazione, nell’area dei Monti Livornesi). Abbiamo visto il sistema idraulico collegato ai Mulini, che forniva l’energia necessaria al loro funzionamento e ci farà da guida il dott. Roberto Branchetti, del gruppo archeologico del museo di Storia Naturale che ha illustrato la storia di tali opifici ed il loro sistema di funzionamento.
Per chi volesse autonomamente ripercorrere l’itinerario da noi seguito, ecco il percorso:
una volta al Gabbro, domandare dei mulini (venendo da Livorno si continua a seguire la strada asfaltata continuando sulla destra) e cercare via delle Capanne, poi, da via delle Capanne prendere la strada a destra, indicata con "Impianti sportivi" arrivando subito dopo al parcheggio del campo sportivo. Lasciata l'auto, dobbiamo imboccare una stretta strada asfaltata in leggera discesa che conduce all'impianto di depurazione del paese. Fatti pochi metri, troviamo un bel pannello informativo che illustra lo schema della lavorazione e le principali informazioni sul complesso molitorio. Prendiamo subito dopo il sentiero che sia apre nel bosco (sulla destra) e scendiamo verso il rio Sanguigna e, dopo pochi minuti, fra le chiome degli alberi, già s'intravedono i resti del Mulino di Cima e, poco più a valle, ma più difficilmente accessibili a causa della vegetazione invadente, quelli del Mulino di Mezzo.
Dopo la visita (con attenzione perché non è ancora prevista
la visita pubblica) tornare indietro e riprendere per circa 250m la strada
asfaltata in direzione del depuratore. Un cartello segnaletico con la
dicitura MULINO ci manda a destra su un nuovo sentiero che entra nel bosco e
che ci porterà, dopo una breve discesa, di nuovo al Sanguigna. Dovremo
attraversarlo a guado su alcune pietre, proprio in prossimità dell'antica
serra e subito avremo davanti la gora del mulino. Facendo molta attenzione
ai dislivelli ed ai pericoli di crollo (allo stato, la sicurezza del sito è
carente), possiamo iniziare la visita di un posto suggestivo, oggi
silenzioso e abbandonato, ma un tempo rumoroso e pieno di vita, dove era un
continuo andirivieni di persone e animali (buoi, asini, cavalli e barrocci)
con i loro carichi di grani e farine, il mulino di Bucafonda.
nota: conviene ammirare anche l'ambiente circostante, il bosco innanzi tutto, che vede il pino marittimo (usato, in passato, nei rimboschimenti della zona) resistere tenacemente al ritorno della macchia mediterranea. Nello spazio di pochi metri, con l'avvicinarsi al botro, le conifere sono rapidamente sostituite da sughere e da maestose piante di alloro, segno inequivocabile che il livello di umidità sta aumentando, mentre nel sottobosco sono abbondanti l'edera, il pungitopo ed il ciclamino. Nei mesi caldi, l'equiseto e le grandi foglie del farfaraccio invadono il letto del Sanguigna. Ma è l'acqua la risorsa ambientale che, più di ogni altra, è legata alla storia e all'ecologia del botro. L'ecosistema fluviale in oggetto, proprio nella zona dei mulini, ha rivelato la presenza di Coleotteri acquatici di particolare interesse scientifico. In questo tratto, la qualità delle acque correnti e, più in generale, lo stato ecologico del botro risultano buoni, meno buoni invece a valle dell'impianto di depurazione del paese.
N.B.- l’intero complesso potrebbe essere fruito in
prospettiva ecoturistica (messo quindi in sicurezza) e conservato come
patrimonio storico ambientale del nostro territorio ma attualmente versa in
precarie condizioni, invaso com'è dalla vegetazione e, lasciato a se stesso,
rischia seriamente di scomparire del tutto, degradato dall'incuria e
dall'abbandono……….
Per la descrizione di questa iniziativa è stato utilizzato il sito "lungomare di castiglioncello" , per la precisione il link dedicato ai mulini del Gabbro http://www.lungomarecastiglioncello.it/ITINERARI_EXTRA/MULINI_GABBRO/~Muliniind.htm
Domenica 27 Marzo: pomeriggio insieme
Proiezione del film
“Tra terra e uomo”, questo è il secondo appuntamento sull’alimentazione dopo il forum del 31.01.2010. Stavolta, con la visualizzazione del film Terra Madre di Ermanno Olmi, sarà all’insegna della riflessione e della convivialità tra coloro che sono iscritti e coloro che non ci conoscono. Ritrovo alle ore 16 presso la Chiesa Valdese che ci ospiterà.
Presentato al Festival di Berlino 2009, Terra Madre è opera di Ermanno Olmi, un maestro del cinema mondiale che propone il proprio punto di vista sul grande tema del cibo e sulle implicazioni economiche, ecologiche e sociali ad esso correlate: un film d’inchiesta che fa i conti con il destino del pianeta.
maggiori dettagli su:
1) http://www.terramadre.info/pagine/leggi.lasso?id=3E6E345B0c86d1728BPjlXF526D1
2) http://www.terramadre.info/pagine/leggi.lasso?id=3E6E345B04ef12AD5CSYNTC91FE0
Nota: La serata proporrà poi - con la spesa di 10 euro –una cena a base di pizza, dolci e soprattutto scambi di idee sul tema e di buonumore.
Referente
10 aprile Parco dell'Uccellina (Cala di Forno)
Dal verde della macchia mediterranea al blu del mare
Partenza:
Centro Visite Alberese con bus-navetta per Pratini da dove si prosegue a piedi.
Percorso: 12,8 Km circa.
Durata: 4 ore circa.
Ginestre, cisti e
rosmarini si alternano a macchia e a boschi di ginepri secolari.
Al termine del sentiero, la splendida baia di
Cala di Forno premia la lunga
camminata con un paesaggio ed un mare indimenticabili.
La piccola baia di Cala di Forno ha avuto nel passato un'importanza non secondaria nei riguardi della principale attività produttiva legata alla macchia che copre i Monti dell'Uccellina. Infatti il carbone che veniva prodotto sul versante prospiciente il mare era trasportato da carovane di muli verso questa località e quindi caricato su barche di limitato pescaggio e trasferito ai porti di Talamone e Castiglione della Pescaia, da dove, trasferito su battelli più grandi, veniva avviato verso i mercati. Questa attività aveva sicuramente una consistenza notevole, tanto da giustificare la presenza di una dogana per il pagamento dei balzelli, in considerazione anche del fatto che Cala di Forno si trovava sul confine tra il Granducato mediceo e i Presidios spagnoli.
L'edificio che ancora oggi rimane ospitava appunto la dogana e, in epoca successiva, per una parte la caserma della Guardia di Finanza e altra parte l'abitazione di un colono che lavorava i terreni agricoli circostanti.
nota: per accedere al Parco
occorrerà pagare un biglietto di ingresso:
Intero -€ 9.00
Ridotto -ragazzi dai 6 ai 14 anni e over 60 €
5.50
info
Solfatare e fumarole tra Monterotondo M.mo e Sasso Pisano
Il terreno in questi luoghi emana calore e l’aria è impregnata di zolfo, con colonne di vapore che si dissolvono nell’aria in un ambiente dove i colori sono insoliti a causa delle rocce, gialle e grigie e rosse, e della vegetazione. Bellissimi i fenomeni delle solfatare e delle fumarole, dei geyser e delle mofete e dei soffioni boraciferi, sapientemente spiegati da cartelli illustrativi molto ben fatti. La temperatura elevata del suolo favorisce poi la presenza di specie vegetali inconsuete a questa altitudine come la sughera e l’erica ed Il silenzio, con i colori caldi del paesaggio ed il lento susseguirsi di emissioni di vapore sulfureo,
rende questo luogo particolarmente rilassante. La passeggiata ci porterà da Monterotondo M.mo a Sasso Pisano, dove i fenomeni saranno ancora più imponenti, lungo un sentiero che si inoltra in verdissimi boschi di castagno e cerro.
Info: Luciano Suggi 0586 406468 ( ore serali) o 339 8700530 - note in dettaglio sull'iniziativa, a seguire qui sotto
Il paese: Monterotondo Marittimo
Sperduto nelle Colline Metallifere e nascosto tra boschi di castagni, esiste un piccolo angolo di paradiso, molto poco conosciuto: Monterotondo Marittimo. Le case in pietra di questo piccolo borgo medioevale, arroccato su un colle, si vedono da lontano ma, più che per l’antica rocca, di cui del resto esistono oggi solo dei ruderi, questa zona è famosa per un paesaggio unico al mondo, che esercita sul visitatore un fascino particolare, sorprendendolo con uno spettacolo di rara bellezza: Il Parco delle Biancane.
Il terreno qui emana calore, l’aria è impregnata di zolfo e colonne di vapore si dissolvono nell’aria mentre lo sguardo è attratto dai colori insoliti delle rocce e della vegetazione con fenomeni stupefacenti di solfatare e fumarole, di geyser e mofete e soffioni boraciferi. Il calore del luogo, favorisce poi la presenza di specie vegetali inconsuete a questa altitudine come la sughera e l’erica ed Il silenzio con i colori caldi del paesaggio ed il lento susseguirsi di emissioni di vapore sulfureo che rendono questo luogo estremamente rilassante.
info: Luciano Suggi e Adriana Brontesi 0586 406468 ore serali oppure 339 8700530
Notazioni storiche: questa zona, conosciuta già dai Romani e dagli Etruschi, che avevano imparato a sfruttare le sue peculiarità geologiche costruendo rifugi scaldati per l’inverno e bagni termali e preparando medicinali e smalti, commerciando lo zolfo e l’allume, conobbe un periodo di grande sviluppo nel diciannovesimo secolo, con la nascita dell’industria borica a opera di Francesco de Larderel.
L'energia pulita
La risorsa geotermica è
una fonte naturale di energia pulita. Il calore della terra, insieme al
vento, all'acqua e al sole costituisce una delle fonti di energia
rinnovabile.
Si tratta quindi di energia inesauribile nel tempo e in grado di contribuire
ai nostri crescenti bisogni energetici senza compromettere l'ambiente e le
risorse per le generazioni future.
Oggi, in Toscana, la geotermia copre il 25% del fabbisogno energetico ed il
centro nevralgico dello sfruttamento è nella zona boracifera di Larderello,
oltre che di Monterotondo marittimo, dove l'utilizzo della fonte geotermica
si è dimostrato praticabile ed efficiente: le centrali geotermiche producono
circa 5 miliardi di kWh di energia elettrica, pari al fabbisogno energetico
di circa 2 milioni di famiglie italiane, risparmiandosi in questo modo
1.100.000 tonnellate equivalenti di petrolio, evitando inoltre l'emissione
di 3,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Come nasce la geotermia?
Durante lo sviluppo del nostro pianeta, particolari fenomeni magmatici
fecero risalire i magmi fusi in superficie, in determinate zone della Terra,
come quelle oggi visitate. In questi luoghi la crosta terrestre è più
sottile ed il calore delle rocce del sottosuolo è dieci volte superiore alla
media terrestre e difatti, a circa 2Km di profondità, si possono incontrare
temperature di 300°C, che solitamente si trovano a 7-8Km: questa è l'energia
geotermica, contenuta sotto forma di calore nelle rocce del sottosuolo.
Per poter utilizzare questo calore del sottosuolo, è necessario un mezzo "di
trasporto" che solitamente è l'acqua che circola sotto terra e che, a
contatto con il calore delle rocce, si riscalda e forma serbatoi geotermici,
dove l'alta temperatura è mantenuta da uno spesso strato di rocce
impermeabili.
Per ottenere energia, vengono prodotte artificialmente - o esistono già
naturalmente - delle aperture - "fratture" nel caso siano state create dalla
natura - come i pozzi. Nelle manifestazioni naturali una diminuzione di
pressione e un'immediata fuoriuscita di acqua calda, sotto forma di vapore
dà luogo ai famosi soffioni boraciferi.
La storia
Già nel paleolitico
fumarole, lagoni, geygers, getti di vapore, sorgenti d'acqua calda ed
esalazioni di gas erano noti. Fenomeni suggestivi, attribuiti forse a
divinità sotterranee che successivamente vennero utilizzate da Etruschi e
Romani soprattutto per le cure termali, come vicino a Larderello dove si
trovavano due importanti stabilimenti, le
Aquas Volaternas e le
Aque Populanie o anche come vicino a Sasso Pisano o a Monterotondo
stesso.
Il Medioevo rappresentò un periodo di stasi ma, con l'arrivo dell'anno
Mille, anche l'estrazione e l'uso dei prodotti associati alle manifestazioni
geotermiche ripresero. Un mercato che divenne fiorente nel Rinascimento,
tanto da generare continue dispute tra le varie città toscane per il
possesso delle aree termali. All'epoca venivano studiate e applicate le
proprietà terapeutiche dell'acido borico - acque, fanghi ed esalazioni
gassose - nella cura delle più varie malattie.
Nel 1799 poi, Paolo Mascagni, celebre anatomico, fisiologo e chimico,
descriveva il metodo, da lui brevettato, per l'utilizzazione del calore
naturale a mezzo di caldaie metalliche interrate in aree di "manifestazioni
fumaroliche", e suggeriva la possibilità di utilizzare il calore naturale
per l'evaporazione delle acque dei lagoni.
Si dovette però attendere il 1812 per la costituzione di una società che per
prima tentasse l'utilizzo industriale dei sali borici delle manifestazioni
di Larderello con i metodi proposti da Mascagni, che purtroppo fallì
l'esperimento per ragioni organizzative ed economiche.
L'elettricità dal vapore
In seguito, fu Francesco De Larderel ad avviare l'utilizzo industriale
dell'acido borico e a fondare l'attuale area industriale e lo stesso paese
che ha preso il suo nome: Larderello.
La fabbrica e la vita sociale furono organizzate in funzione dell'attività
industriale e nel 1849 De Larderel elaborò il Regolamento Generale nel quale
si stabiliva l'organizzazione delle attività lavorative e tutte le altre
attività sociali.
Finalmente, nel 1904, il Principe Ginori-Conti riuscì a trasformare la forza
del vapore in energia elettrica accendendo cinque lampadine. Undici anni
dopo, nel 1915, entrò in esercizio la prima centrale geotermica, la N° 1,
con due gruppi da 2570 KW di potenza, con torri di raffreddamento in
legno.Da allora la produzione di energia elettrica da vapore endogeno ha
avuto un grande sviluppo mettendo in esercizio molte centrali geotermiche e
oggi Enel, grazie alla ricerca e all'applicazione di nuove tecniche di
esplorazione del sottosuolo ed all'acquisizione di nuovi impianti di
perforazione, gestisce in Italia 34 centrali geotermiche (26 delle quali
nell'area boracifera tradizionale) per un totale di 700 MW di potenza
installata.
Come funziona
Le centrali geotermiche
utilizzano il calore delle profondità terrestri. La temperatura interna del
nostro pianeta aumenta a mano a mano che si scende verso il centro. Questo
aumento della temperatura è detto gradiente geotermico ed è di circa 3°C per
ogni cento metri di profondità.
La prima fase consiste nell'individuazione del serbatoio geotermico: il
sottosuolo viene investigato mediante apposite prospezioni per valutarne le
caratteristiche. Una volta individuato un sito, con un serbatoio geotermico
promettente, si passa alla fase di esplorazione profonda. Se i pozzi
esplorativi confermano le indicazioni degli studi geoscientifici, si può
passare alla fase di utilizzo, mediante i pozzi di produzione/reiniezione e
le centrali geotermoelettriche. I limiti di profondità che attualmente è
possibile ed economicamente conveniente raggiungere con la perforazione sono
di circa 5000 metri. Dai pozzi, il vapore, tramite vapordotti (tubazioni in
acciaio coibentato), viene trasportato alla centrale geotermoelettrica per
essere immesso nella turbina (una macchina ruotante che trasforma parte del
contenuto energetico del vapore in energia meccanica). È poi compito del
generatore di corrente, o alternatore, trasformare l'energia meccanica di
rotazione della turbina in energia elettrica.
All'uscita della turbina il vapore passa nel condensatore, dove una pioggia
di acqua fredda proveniente dalle torri di refrigerazione lo raffredda
condensandolo. Una frazione del fluido così ottenuto viene reintrodotta nel
sottosuolo mediante appositi pozzi di reiniezione. Il rimanente evapora
nelle torri di refrigerazione ed è immesso nell'atmosfera.
La reiniezione permette di mantenere in equilibrio l'ecosistema grazie alla
restituzione di parte delle sostanze estratte; inoltre, restituendo parte
del fluido, si riesce a prolungare l'efficienza del serbatoio. Dalla
centrale geotermoelettrica escono quindi gli acquedotti che portano i fluidi
al sistema di reiniezione ed i conduttori elettrici che portano
l'elettricità alla stazione di trasformazione.
Itinerario tra i soffioni
"Una raffica repente schiacciava il vapore contro il suolo, lo ricacciava
nelle pozze, lo addensava negli anfratti del monte. Tutto si confondeva
nella nebbia crassa…".
La frase è tratta dal romanzo "Forse che sì, forse che no" di Gabriele
D'Annunzio (1910). Il suo nome, presente sul registro dei visitatori
conservato nel Museo, attesta che il Vate visitò Larderello e i suoi lagoni
il 29 ottobre 1909.
Il paesaggio in un secolo è cambiato, ma non completamente. L'area
conosciuta come la "Valle del diavolo" è ancora caratterizzata dalla
presenza di lagoni, piccoli crateri contenenti acqua calda, e di soffioni
boraciferi che si sprigionano dal sottosuolo, dando vita a uno scenario
lunare, unico in tutta la Penisola.
Un
paesaggio "infernale"
ll fascino di questi luoghi è legato all'attività geotermica e alla sue
manifestazioni naturali, che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora,
l'intera area boracifera con fumarole, lagoni, geysers. L'attività
geotermica ha segnato per secoli quella dell'uomo: qui sorsero le varie
fabbriche per l'estrazione dell'acido borico. Con la perforazione di pozzi
sempre più profondi, questi sono divenuti le vie preferenziali di risalita
dei fluidi: per questo motivo le manifestazioni si sono progressivamente
ridotte come numero e come importanza. Rimangono attive solo lungo il fascio
di faglie che, nell'area tra Sasso e Monterotondo, mettono a contatto i
terreni della copertura impermeabile con quelli del serbatoio. Dal suolo
bianco e crepato, quando i soffioni non sono incanalati, si vedono levarsi
alla temperatura di 100-200 gradi centigradi, bianchi pennacchi di vapore.
In questa zona tra lagoni, sorgenti di acqua calda e fumarole, si trova una
rigogliosa vegetazione costituita da arbusti, castagni e sugheri.
Per approfondimenti, si indirizza a questi indirizzi web (copia e incolla):
http://it.wikipedia.org/wiki/Geotermia
http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_geotermica
http://www.comune.monterotondomarittimo.gr.it/
http://www.comune.monterotondomarittimo.gr.it/default02b.asp?idm=
2 giugno:
S.Anna di Stazzema, il giorno della memoria
( dettaglio cliccando qui)
L'eccidio di Sant'Anna
fu un
crimine contro
l'umanità commesso dai soldati tedeschi della
16.
SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer SS", comandata dal
generale (Gruppenführer)
Max Simon, il
12 agosto
1944 e
continuato in altre località fino alla fine del mese. Per non dimenticare gli orrori della
guerra, di tutte le guerre, vi invitiamo inoltre a collegarvi a questi
siti di approfondimento:
http://www.santannadistazzema.org/sezioni/LA%20MEMORIA/
http://www.santannadistazzema.org/ http://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Sant'Anna_di_Stazzema
http://www.youtube.com/watch?v=luN4mJG1Vkc&feature=related
videoSant’Anna di Stazzema, così ne parla Maurizio Maggiani in “Meccanica
Celeste”.
“Quel posto così lontano e ignoto era parso un buon rimedio; i tedeschi
stessi
lo avevano classificato come zona di sfollamento.
Così che erano più o meno in mille stretti tra le case, le stalle e i
fienili,
a passare l’estate, a passare la guerra. E le donne con i figlioli
piccoli
erano contente di farli scavallare nei boschi e le puerpere erano
contente di
avere un po’ di latte di capra e le gravide dell’aria buona e delle
fette di
lardo che riuscivano a mettere nel pane. Ci andarono quattro reparti di
SS e un
generale, uomini scelti della divisione Reichsfűhrer, la divisione
personale di
Adolf Hitler, per ammazzarne cinquecentosessanta.
Pratici del mestiere com’erano, cominciarono alle sette di mattina, e
alle
dieci avevano già finito. Un lavoro eseguito con il dovuto scrupolo:
prima
mitraglia per sgrossare, poi pistola per rifinire, infine bomba a mano e
lanciafiamme per ripulire….. “
Si tenga inoltre presente che nelle primavera-estate del ‘44 i nazisti
operarono in Toscana 280 stragi, toccando 83 comuni e lasciando sul
terreno più
di 4000 vittime civili (fonte: Marco Marando. Sui sentieri delle Alpi
Apuane
per riscoprire il cammino dell’uomo).
Per me, ora …. Ecco, penso ai tanti bambini, ai loro nomi incisi sulla
lapide
dell’ossario. Ora potrebbero avere press’a poco la mia età, potrei
incontrarli
al baretto del paese o quando si va a scarpinare con godimento sui
sentieri
delle Apuane, buon giorno….. buon giorno! A loro questa gioia è stata
brutalmente negata il 12 agosto 1944. Più che commemorare con discorsi e
conferenze, mi piace il verbo ricordare, nella mente e nel cuore. (
Adriana Brontesi)
l'ossario
di S.Anna
programma dettagliato della giornata:
GIOVEDI’ 2 GIUGNO “VISITA AI LUOGHI DELLA LINEA GOTICA E AL MUSEO DI S.ANNA DI STAZZEMA”.
AGIRE VERDE propone di celebrare la ricorrenza della nascita della repubblica (2 giugno 1946), con una visita ai luoghi della linea gotica, teatro della più brutale occupazione tedesca responsabile di innumerevoli crimini contro la popolazione civile.
Questi luoghi ci ricordano il contributo della lotta partigiana alla liberazione dell’italia dalla oppressione nazifascista.
Grazie alla “RESISTENZA” L’Italia potè riscattarsi da 20 anni di dittatura fascista e dalla partecipazione alla guerra a fianco di HITLER.
In quello spirito di ritrovata libertà il popolo italiano seppe darsi un nuovo assetto democratico basato sulla “costituzione” , promulgata nel 1948, che oggi molti purtroppo vogliono stravolgere e che invece secondo noi va difesa e ancora realizzata.
Programma:
Sosta in località Riomagno, presso il monumento in memoria del partigiano Amos Paoli, Medaglia d’Oro al Valor Militare, e presso il monumento ai Caduti della Linea Gotica, nella frazione di Ripa, interamente rasa al suolo nel 1944 (2 Km. da Seravezza)
Si prosegue per Strettoia,(1 Km. da Ripa), punto nevralgico delle difese tedesche : vista panoramica del Monte Folgorito, Cerreta e Monte di Ripa, dove erano dislocate le postazioni tedesche.
Attraverso le alture circostanti il paese si arriva al Castello Aghinolfi (Montignoso),(3 km. da Strettoia), risalente all’Alto Medio Evo, che fu teatro dello scontro finale per lo sfondamento della Linea Gotica.
Attraversando il centro di Montignoso (Comune decorato di Medaglia d’Oro al Merito Civile per le sofferenze patite durante la dominazione nazifascista),si raggiunge la foce del fiume Versilia, dove sorge il Monumento alle vittime della Linea Gotica, in località Cinquale.
Da questo luogo si ha una vista panoramica completa del tracciato della Linea Gotica in territorio apuoversiliese(5 Km. da Montignoso)
Si raggiunge Pietrasanta, con sosta al Monumento al Soldato Alleato in località Ghiare (viale Apua) .
Per informazioni e prenotazioni : Mario Chelli 3385907320 o 0586 852875
domenica 1°maggio:
L’agricoltura biologica e biodinamica a
Camporbiano
Immersa nel cuore della Toscana, sulle boscose colline tra Gambassi Terme (Fi) e San Gimignano (Si), a quasi 500 metri sul livello del mare, l'azienda agricola Poggio di Camporbiano si affaccia da un lato sul Chianti, coronato dalla dorsale appenninica e dall'altro sul territorio di Volterra oltre il quale, in lontananza, è possibile scorgere il Mar Tirreno.
I coltivi della tenuta sono incastonati in vasti boschi di querce, lecci, frassini e altre essenze mediterranee e sono frequentati da daini, caprioli e cinghiali. Olivi e piante da frutto oltre ai classici cipressi, completano il paesaggio.
L’azienda è
completamente autosufficiente e produce biologico, con tecniche
biodinamiche, sia gli ortaggi che i cereali, avendo l’intero ciclo di
semina e coltivazione come la lavorazione della farina e della pasta in
completa autogestione. Identico
atteggiamento viene mantenuto anche per l’allevamento di mucche, pecore
e capre, utilizzando foraggi rigorosamente autoprodotti, e per la
produzione di formaggi, che non contengono additivi ed utilizzano un
caglio vegetale, da piante di coltivazione propria. Durante la
visita della tenuta verremo accompagnati da esperti sia nelle tecniche
dell’agricoltura che dell’allevamento biologico ed in particolare
Info:
M.Luisa tel: 0586 580201
domenica 5 giugno: Metato ed i mulini di Candalla
Dislivello Metato mt.414-Casoli 403-Candalla 142- Metato 414.
dettaglio:
Il percorso odierno ci porterà a chiudere un anello, passando
per Casoli ed i mulini di Candalla, lungo
il rio Lombricese. Da Metato
(paese anticamente famoso per la presenza dei metati -essiccatoi delle
castagne- da cui il nome) lasciata l’auto, si prende a destra per il
sentiero 104 e, percorso lo stradello in salita, per circa 10/15 minuti,
troviamo, sulla sinistra ed a scendere, un viottolo contrassegnato da un
segno bianco/giallo. Iniziamo adesso un piacevole saliscendi nei boschi di
castagno, sotto il monte Penna, un cammino non impegnativo, in mezzo ad un
verde assolutamente rigoglioso e riposante ed in un’ora e mezza arriviamo
così a Casoli, paesino arroccato alle pendici del m.Matanna.
Breve sosta per rifornirci di acqua e scendiamo adesso verso il rio Lombricese, già comunque incontrato in precedenza, per uno sterrato in discesa di circa 40 minuti. Giunti quasi a toccarne le sponde, giriamo poi a sinistra, in direzione mulini (targhetta in ceramica) ed in dieci minuti arriviamo ai ruderi di un pastificio in disuso dai primi ‘900.
Per apprezzare pienamente un ambiente carico di memorie, ci fermeremo quindi qui per il pranzo, accanto ai ruderi, abbandonati da molti anni che è un peccato vederli così in rovina, ed allo scorrere dell'acqua del torrente, che ne aumenta il fascino antico.
Il rio Lombricese, lungo il quale sosteremo, ha l'aspetto tipico di un torrente appenninico, con buche molto profonde e, benchè molto fredde, le sue acque consentirebbero anche il bagno, proprio per questo. Durante la sosta pranzo, potremo dedicarci alla ricerca degli altri mulini diroccati vicini, a monte del pastificio e sull’altra sponda del rio. La via del ritorno quindi, ci porterà al borgo sottostante di Candalla, dove troveremo un mulino altrettanto antico ma ancora ben conservato e con delle cascatelle estremamente suggestive.Il sentiero poi ci riporterà a Metato, prima per la zona dei castagneti (uno stradello in salita), poi per un sentiero a sinistra nel bosco ed infine, arrivati nella zona dei coltivi (soprattutto ulivi) per un largo tratturo, ancora a sinistra, per 20 minuti di salita, un po’ faticosa, saremo di nuovo a Metato, in circa un’ora e 15. E’ possibile anche seguire solo la sterrata, risparmiando circa 30 minuti di salita.
Note: la zona è particolarmente interessante in autunno, poiché le castagne che vi si trovano sono particolarmente buone e presenti già da metà settembre, ma lo splendore della natura in fiore a maggio, lo sarà altrettanto.
all’oasi Lipu Massaciuccoli, visiteremo il centro ed assisteremo alla liberazione dei volatili, feriti dai bracconieri e curati al centro L.I.P.U di Livorno.info: M.Luisa, al numero di telefono: 0586 580201 oppure cellulare 3383261176.
Domenica 15 maggio: a villa Demidoff
in località Pratolino, nel Mugello vicino a Firenze, visiteremo una tenuta acquistata nel 1568 dal Granduca Francesco I de' Medici e trasformata in villa dal Buontalenti, il quale si occupò anche dei giardini, dotandoli di fontane con giochi d'acqua, grotte, anfratti e statue, tra cui quella famosissima e colossale del Gigante dell'Appennino, di Giambologna. Il complesso, lasciato in seguito in abbandono, prima dai Medici e quindi dai Lorena, fu infine ristrutturato da Ferdinando III Lorena che demolì l'antica villa e trasformò il giardino all'italiana in un giardino all'inglese, con evidente modifica estetica.
La Villa fu poi venduta al principe Demidoff che vi fece costruire la sua residenza.
Oggi appartiene invece alla Provincia di Firenze con buona parte dell'antico impianto rinascimentale, giunto fino a noi: oltre alla statua del Gigante, la statua del Mugnone e la cappella esagonale, retta da 14 colonne di pietra.
Nel parco sarà possibile camminare per chilometri, lungo strade bianche, stradelle e sentieri, immersi in un ambiente naturale estremamente suggestivo e francamente bello.Nota: per rendere il trasferimento più confortevole è stato deciso di avvalersi dell'uso di un pulman ma per coprire i 40/50 posti ( da soli non ci saremmo riusciti) era indispensabile appoggiarsi ad un'altra associazione, nel caso specifico all'ENDAS, che di viaggi ne organizza tutte le settimane ed i contatti giusti li ha.
Per chi fosse interessato…….info: Antonio e M. Luisa, al numero di telefono: 0586 580201, oppure cellulare 3383261176. Il costo previsto sarà di circa 40 € (con pranzo incluso) e ovviamente si prega di mettersi in contatto al più presto, entro il 15 aprile, perche si possa confermare il noleggio del pullman.
Fotoconferenza – venerdi 27 maggio:
nota: siamo spiacenti
perchè era una serata molto interessante ma, a motivo dei referendum, la sala
conferenze della circ.4 viene utilizzata diversamente e
Testimonianze del passato: dalla preistoria all’età contemporanea, emergenze da tutelare e valorizzare.
Appuntamento alle ore 21.15 alla
circoscrizione 4, via Menasci 4 (p.zza Damiano Chiesa) info -
Relatori: preistoria (F.Sammartino)
Medioevo, età moderna e contemporanea (R.Branchetti)
Per una conoscenza migliore del gruppo relatore della serata, ecco una breve presentazione:
Il Gruppo Archeologico e quello
Paleontologico, sono stati fondati nel 1976 e successivamente, nel 1997,
uniti in un'unica Associazione formata da cultori degli aspetti storici
e naturalistici del territorio livornese e delle aree limitrofe. La sede
è in Via Roma, 230. Lo scopo principale è quello di collaborare con il
Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, con la Soprintendenza
Archeologica per la Toscana, con le Universià e con altri Enti, per
tutelare nel presente e per il futuro, il paesaggio intorno alla città
di Livorno e nella sua Provincia, in tutti i suoi aspetti archeologici,
storici e naturalistici, per scoprirne le meraviglie e farle conoscere
sia al mondo scientifico che alla cittadinanza ed alle Amministrazioni
provinciali e comunali, per conservarle e renderle fruibili.
Tutti i materiali raccolti durante le campagne di ricerca vanno ad
arricchire le collezioni del Museo.Il Gruppo è formato da semplici
appassionati nonchè specialisti in geologia, mineralogia, paleontologia,
preistoria, agronomia, archeologia industriale, fotografia ecc.. Grazie
agli studi di gruppi di lavoro o di singoli membri. ha all’attivo oltre
100 pubblicazioni (libri, guide, pubblicazioni scientifiche e didattiche
su temi: Preistoria, Archeologia,
Archeologia
Industriale,
Paleontologia, Mineralogia e
Territorio).
Presidente:
Roberto Branchetti, tel. 328.2744079,
roberto.branchetti@alice.it
Vicepresidente: Franco Sammartino,
tel.
335.5904624
fsammartino@alice.it
Segretario:
Alessandtro Ciampalini
Tesoriere: Antonio Petrillo
Consigliere: Roberto Tessari
Consigliere: Romano Galoppini
Consigliere: Luigi Viresini
Sede: c/o Museo di Storia Naturale del Mediterraneo,
Via Roma, 230 - 57127 Livorno
Orario: martedì e giovedì 17,30 - 19,30
Dettagli su: http://www.provincia.livorno.it/attivita/museo/Associa/archeo/arc1.htm
Domenica 29 maggio - trekking nella valle della Fortulla Dopo averne sentito parlare nella fotoconferenza di novembre, oggi faremo un trekking alla scoperta di questa valle, in compagnia del dott.Branchetti, esperto e presidente gruppo archeologico del Museo Storia Naturale del Mediterraneo.
Il percorso ci porterà dal mare fino alla sommità del Monte Carvoli a quota 352 m/s.l.m, lungo l’itinerario sorgente Padula, S. Quirico, miniera Escafrullina, diga del Muraglione, Monte Carvoli”. Responsabile percorso ed esperto dott. Roberto Branchetti. – info Info: Salvatore Picardi 0586 861138 ore serali o cell. 3473637538
Il percorso, che ha una lunghezza totale di circa 11 km, si snoda attraverso la valle del torrente Fortulla e ci porta dal mare fino alla sommità del Monte Carvoli a quota 352 m/s.l.m.
Lasciare le macchine nei pressi del Residence "Il Boschetto" in località FORTULLINO fra la vecchia Aurelia e la variante. Si incomincia risalendo la valle lungo una vecchia mulattiera che ci porterà ad incrociare la sorgente sulfurea detta “Padula” che pare fosse usata dai romani per le sue caratteristiche oligominerali e la sua temperatura costante di 24° per un impianto termale, del quale sono stati trovate le tracce consistenti in frammenti di ceramica d’epoca. Nella zona è presente anche un’interessante gruppo di lecci ultracentenari. La sorgente si trova presso uno di questi a pochi metri dalla strada. Subito dopo raggiungeremo, con una brevissima deviazione, la sorgente ipotermale detta di “Occhi Bolleri”, nei campi bassi di S.Quirico in mezzo ad un campo. Questa piccolissima sorgente fuoriesce con manifestazioni rumorose, con un gorgoglio come di acqua in ebollizione ed è ricca di anidride carbonica e solfidrato, (acido solfidrico dal caratteristico odore di uova marce), uno “spettacolo” crudele che potremo osservare sarà dato dai numerosissimi insetti che scendendo a bere nelle pozze sono rimasti asfissiati dalle esalazioni venefiche.
Continueremo sul sentiero per incrociare le tracce della miniera “Escafrullina” dalla quale veniva estratto ferro e magnesite e della quale potremo vedere numerose tracce di gallerie e lavori minerari. La macchia Escafrullina prende questo nome da una leggenda medievale che riportava in questi boschi la presenza di una maga con questo nome.
Percorrendo la valle incontreremo “Il Muraglione” una vecchia diga usata come invaso di acqua per la lavorazione dei minerali estratti nei primi decenni del 1900 posto a poche decine di metri dalla confluenza dei due torrenti.
Ancora salendo, adesso in discreta pendenza, attraverso il bosco fino ad incrociare, a quota 260 m/s.l.m., la strada Castelnuovo-Nibbiaia (Via del Vaiolo) che attraverseremo per giungere, con un ultimo strappo, sulla sommità di Monte Calvoli dove sono presenti due cerchie di cinte murarie di ignota origine.
Scendendo
di nuovo verso la valle, passando da casa “Pian dei Lupi”, e dalla
necropoli ubicata nei pressi, verso il Poggio di San Quirico, si
raggiunge la miniera di Campolecciano, da dove veniva estratta la
magnesite e, volendo, potremo entrare in una breve galleria ancora
agibile.
Nella zona costiera fra Fortullino e Chioma, alla metà dell'800, l'avv.
Gaetano Lami costituiva la fattoria di Campolecciano e la dotava di un
mulino da grano azionato con le acque del Botro Fortulla.
Seguiamo ora il corso della Fortulla fino allo sbocco in mare passando
sotto i ponti della ferrovia e della strada. Raggiungeremo infine le
auto in località il Boschetto.
Il percorso può anche essere abbreviato alla metà seguendo il corso del
botro senza arrivare fino a Monte Carvoli e tornando indietro per lo
stesso sentiero.
Nota: Ritrovo e partenza da Antignano al Metamare alle ore 10 per essere alle 10.30 all’Aia della Vecchia a Nibbiaia; Responsabile del percorso ed esperto dott. Roberto Branchetti G.A. (l'orario è indicativo e pertanto si invita, come sempre, a contattare il referente dell'iniziativa).
Referente Picardi Salvatore
info -
Prenotazione entro 27.05.2011
a margine: una documentazione approfondita della zona, con ampia documentazione fotografica e argomentazioni storiche, è reperibile sull'ottimo sito www.lungomarecastiglioncello.it ed in modo specifico al link
http://www.lungomarecastiglioncello.it/ITINERARI_EXTRA/FORTULLA/~Fortulla.htm
12 giugno: Pania della Croce (RIMANDATA AL 19.06 PER NON OSTACOLARE LA PARTECIPAZIONE AI REFERENDUM )
Il ritrovo sarà alla Guglia verso le ore 8,30 e da qui partiremo alle ore 9,00 per dirigerci verso Fociomboli, dove parcheggeremo le auto.
Ci incammineremo immergendoci per il bosco ed arriveremo presso il rifugio G. del Freo (1180mt) - i dettagli sotto- , chi non vorrà effettuare la salita sul Monte Pania (1858mt) potrà godersi il sole e ristorarsi al rifugio. Il gruppo che prosegue invece, intraprenderà i sentieri che portano in vetta, dove consumeremo il pranzo davanti a un bellissimo panorama.
Per prenotazioni e info, soprattutto sulle eventuali difficoltà del percorso, relative alla sulla possiblità di lunghezza, SI RACCOMANDA DI SENTIRE PRIMA DI PARTECIPARE Davide Orsi: 329-9754774 (ore serali).
NOTA: Dislivello complessivo di 900 m e durata del percorso circa 6 ore
Equipaggiamento: Scarpe da trekking obbligatoriamente
Percorso Stradale: da Livorno, dopo Viareggio, seguire le indicazioni per Pietrasanta - Seravezza - Levigliani. Da Levigliani, seguendo la strada provinciale in direzione Castelnuovo Garfagnana, la strada sale lasciando a sinistra il bivio per Terrinca mentre noi, poco dopo il bivio, svoltiamo a destra per una larga strada asfaltata che risale le pendici del Corchia attraversando una zona chiamata Pian del Lago fino a giungere ai 1.160 m. del Passo Croce. La strada diventa sterrata e si biforca. Parcheggiare e seguire quella di sinistra.
Fabio Frigeri (http://www.escursioniapuane.com)
Escursione: Dal Passo Croce parte a destra la camionabile per le cave del Corchia mentre noi proseguiamo a sinistra a piedi lungo la strada sterrata passando proprio al di sotto dei Torroni del Corchia fino a giungere al valico di Fociomboli (m. 1260) (in circa ½ h), posto fra il Freddone e il Corchia. Da Fociomboli si percorre sulla destra un breve tratto della camionabile di retro Corchia fino a notare sulla sinistra i segnali di un sentiero (CAI n. 129) che entra subito nella faggeta e che ci porta in circa 45 minuti alle splendide praterie di Foce di Mosceta dove si trova il rifugio "Del Freo" (m. 1195) del CAI di Viareggio. Dal rifugio seguiamo il sentiero CAI n. 126 che si dirige alla vicina Foce di Mosceta e comincia a salire in diagonale sulla sinistra il pendio della montagna fino a pervenire a quota 1407 al ripiano delle Gorfigliette dove si trova una piazzola per l'atterraggio degli elicotteri di soccorso. Si continua poi a destra e a sinistra lungo il pendio su un tratto più erto attraversando un breve canale e giungendo ad una zona più dolce detta Il Tavolino per poi risalire seccamente fino a sbucare al Callare della Pania, quota 1745, dove ci si può affacciare sul versante garfagnino. Da qui parte a sinistra il sentiero per il Pizzo delle Saette (m. 1720) e, mentre il sentiero 126 procede verso il Rifugio "Rossi", noi prendiamo a destra il sentiero di vetta che prima incontra la Spalla settentrionale (m. 1835) , poi l'antecima nord (m. 1854) e infine perviene a quota 1859 in vetta alla Pania alla Croce, la regina delle Apuane, dove ci attende la grande croce: sono passate circa 2 h. dalla partenza dal rifugio "Del Freo" e 3 h. e 15 m. da quando abbiamo lasciato il Passo Croce. Da qui il panorama è stupendo e spazia dalla Versilia fino a tutta la catena appenninica e a tutte le vette delle Apuane e, tempo permettendo, fino alle Alpi Liguri. Dalla vetta della Pania, come detto, si gode di un panorama fra i più belli che sia possibile ammirare: la Pania Secca, il Corchia, la Riviera della Versilia, le vette della catena Apuane sono di fronte a noi. Dopo aver sostato sulla vetta della regina delle Apuane possiamo intraprendere il percorso inverso che ci porterà in circa 2 h. 45 m. al punto di partenza del Passo Croce; si può pertanto dire che l'intero itinerario richieda circa 6 h. di cammino
La Pania della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un tempo questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica: un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana" in quanto questi monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel suo "De Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30 quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era così spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525, afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria noto".Tra i primi scienziati e personalità importanti a salire sulle pendici della montagna vetta ricordiamo il botanico Bacone nel 1600, il naturalista e medico Antonio Vallisneri, nativo di Trassilico paese della valle della Turrite di Gallicano, che nel 1705 la definì "Un monte asprissimo, sterile, nudo, noto appena alle fiere" (tanto per avere un'idea di cosa si pensasse a quei tempi!), l'abate Leonardo Ximenes, geografo, matematico e fondatore dell'osservatorio astronomico fiorentino a lui intitolato (l'Osservatorio Ximeniano), nel 1747 raffigurò in una incisione in rame la neve da lui osservata nella Buca della Neve della Valle dell'Inferno, Augusto di Sassonia che tenta di salirvi nel 1853, Utterson Kelso nel 1871 e l'inglese Douglas W. Freshfield" che vi sale nel 1883 e in un "Alpin Journal" cita la meravigliosa esperienza fatta nel mese di maggio di quell'anno salendo in vetta alla montagna.
(Testo di Aldo Innocenti tratto dal sito www.alpiapuane.com)
sabato 25 giugno e domenica 26: al rifugio Battisti nel parco del Gigante (PRENOTAZIONE CHIUSA)
Ritrovo alle ore 9.00 dalla Guglia, si giungerà al paese
di Civago, dove inizierà la nostra escursione naturalistica. Durante il
cammino ci porteremo in diversi rifugi e laghetti ,molto simili a quelli
alpini, che ci permetteranno di apprezzare meglio questo stupendo
territorio.
Prenotazione entro il 15 maggio
Info: Davide Orsi 329 9754774 (ore serali).
Dettagli sul rifugio Battisti:
Il rifugio Cesare Battisti è di proprietà della sezione C.A.I. di Reggio Emilia e sorge a 1761 metri di quota presso la località Lama Lite, sullo spartiacque tra le valli del Dolo e dell’Ozola, essendo racchiuso fra il monte Cusna (2121m) e il monte Prado (2054m). Siamo quindi nel cuore del Parco del Gigante, al confine superiore del Parco dell’Orecchiella e, grazie alla sua collocazione particolarmente favorevole, il rifugio è un posto tappa importante sia del SI (Sentiero Italia), come del G.E.A. (Grande Escursione Appenninica) e del G.T. (Garfagnana Trekking). Facilmente accessibile da Civago (borgo da cui cominceremo la passeggiata), come da Febbio e Ligonchio e dal Passo di Pradarena e dal Passo delle Radici, Casone di Profecchia e dal Parco dell’Orecchiella, è stato costruito originariamente negli anni ’20, distrutto durante il secondo conflitto mondiale e ricostruito nel 1970 ad opera dei volontari del Club Alpino Italiano di RE : una solida costruzione in sasso, armonicamente inserita nell’ambiente, rappresentando uno dei luoghi più suggestivi dell’Appennino Settentrionale.
L’ambiente presenta vaste foreste di faggio e abete bianco, con la particolarità della ricomparsa di animali quali i caprioli, i cinghiali, le marmotte, i cervi e conseguentemente dei loro predatori, quali il lupo e l’aquila reale, facilmente avvistabile dal rifugio.
L’escursionista in visita a questi luoghi, diventerà dunque un gradito ospite della foresta, delle montagne e di tutti gli esseri viventi che qui dimorano…………in un ambiente certamente da vivere e che, andandoci, anche noi avremo la possibilità di apprezzare.
Domenica 3 Luglio: a villa Cristina
saltata la cena e pernottamento a villa Cristina, a conclusione delle attività estive, per indisponibilità dei locali, viene tuttavia messa in programma la ripetizione del trekking del 13 marzo, escursione non potuta effettuare per la pioggia e meritevole comunque di essere fatta. la Sambuca è a due passi ed i mulini ad acqua e le ghiacciaie anche............(per una visione d'insieme del percorso, cliccare qui).
Info: Mario Chelli
Cell: 338 5907320
non gestita dall'associazione Agireverde ma proposta da Silvana, ve la giriamo, restando intesi che per ogni info sull'iniziativa è a lei che dovrete rivolgervi.
Settimana verde a GASCHURN nel Vorarlberg - Austria
Dal 16 al 23 luglio
Gaschurn è situato a 979 m sul livello del mare, nella parte più occidentale
dell'Austria tra St. Gallenkirch e il villaggio di Partenen.
A Gaschurn è possibile trascorrere una vacanza rilassante.
La rete dei sentieri è molto ben sviluppata, in modo che si può scegliere tra
diversi tour e godere di un paesaggio multiforme . Premiata come prima regione
per l'escursionismo, per Sport e divertimento :
- 500 km Sentieri escursionistici, lungo prati verdi, attraverso la foresta di
rifugio in rifugio,
- 860 km di tour in mountain bike ben segnalati
- Canyoning
- Arrampicata in tutte le forme: Arrampicata di difficoltà da 3 a 8, Corso di
Alta Corda,
- Alpine-Coaster-Golm
- Flying Fox - un volo sopra il lago su una corda
- Minigolf
- Parapendio
- Parco Montafon attività a Schruns-Tschagguns
- Molte altre attività come nuoto, golf e pesca
Valutazione 2010/2011:
"5 stelle” per escursioni a piedi e montagna" e
per sport e divertimento".
Sistemazione in ottimo hotel 4 stelle situato nel centro della località. L’hotel dispone di piscina coperta e scoperta, centro benessere, caratteristica Stube e rinomato ristorante.
16 luglio sabato: partenza in pullman GT per Gaschurn, località
turistica del Vorarlberg. Pranzo libero durante il viaggio. Arrivo e
sistemazione in hotel 4****. Cena e pernottamento.
17 luglio domenica: colazione a buffet. Pensione completa in hotel, giornata libera di “acclimatamento“. Il modo migliore per vivere questo magnifico panorama di monti è sicuramente durante un’escursione attraverso pittoresche vallate, boschi silenziosi e belle malghe dove si può godere ancora e ancora panorami mozziafiato. Nel pomeriggio visita della cittadina di Bludenz con la Chiesa “Laurentius Kirche”, il castello principesco “Schloss Gayenhofen”, la Chiesa “Heilig Kreuz Kirche” e le fabbriche di cioccolato.
Rientro in hotel. Cena e pernottamento.
18 luglio lunedi: colazione a buffet. Partenza per Feldkirch (47 km.), visita della città raccolta ai piedi del castello di Schattenburg, le piazze, le porte della città, dotate di fossati, la Cattedrale del XV sec., la Markplatz con le locande dalle facciate dipinte. Pranzo in hotel. Pomeriggio a disposizione. Cena e pernottamento
19 luglio martedi: colazione a buffet. Escursione a Lech eletto 2004 “il più bel paese d’Europa“.Qui vivono ca. 1500 persone che godono del meraviglioso paesaggio montano sia d‘estate che d‘inverno. E' un luogo che offre “più tempo e più spazio“ a tutti coloro che trascorrono le proprie vacanze. Questa miscela unica di tradizione e modernità offre ai visitatori, agli abitanti del luogo e a chi vi lavora una qualità di vita che non si trova facilmente altrove. Visita alla chiesa parrocchiale in stile rococò, nel cui coro si trovano affreschi risalenti al XVI° sec.
Pranzo in hotel. Pomeriggio a disposizione. Cena e pernottamento.
20 luglio mercoledi: colazione a buffet. Escursione di tutta la giornata a Costanza e all’isola di Mainau. Visita di Costanza della "Altstadt" (Città Vecchia): la maestosa cattedrale Münster, Niederburg (Basso Castello) dove gli edifici sono i più vecchi e le strade le più strette. L'area attorno alla Marktstätte (la piazza del mercato) è la parte più vitale della Altstadt.
L'isola di Mainau, nota come l’isola dei fiori, è il capolavoro realizzato dal principe Lennart Bernadotte, conte di Wisborg che ricevette dal padre l’isola di 45 ettari nel Lago di Costanza e, da terreno incolto la trasformò in un autentico paradiso di fiori e piante, tanto da farla diventare una delle mete più note e amate di tutta la Germania. La più grande casa delle farfalle di tutta la Germania è un’ulteriore chicca offerta da Mainau. Pranzo in ristorante in corso di visita. Rientro in hotel cena e pernottamento
21 luglio giovedi: colazione a buffet. Escursione al rifugio Nova Stoba a 2010 m. con una meravigliosa vista panoramica. Per gli escursionisti cestino fornito dall'hotel. Pranzo in hotel per gli altri. Pomeriggio a disposizione. Cena e pernottamento.
22 luglio venerdi: colazione a buffet. Escursione a Dornbirn (71 km), visita della città: la piazza del mercato uno dei luoghi più interessanti e divertenti del Vorarlberg, la chiesa neoclassica parrocchiale di San Martino, la Banca Quader , "Hirschen-Haus" , La "Rote Haus" e le vecchie ville nei parchi vicino alle strade trail Markt e Oberdorf, Kapuzinerkloster e Stadtmuseum. Pranzo in hotel. Pomeriggio a disposizione. Cena e pernottamento
23 luglio sabato: colazione a buffet. Partenza per il rientro in Italia. Visita a Caslano nei pressi di Lugano della fabbrica di cioccolato Alprose con degustazione gratuita per tutti i partecipanti. Pranzo libero. Nel pomeriggio rientro in sede con arrivo previsto in serata
Per informazioni e prenotazioni SILVANA 335 7833238 mail: silvana.malevolti@virgilio.it
DOMENICA 11 SETTEMBRE ORE 16.30 P.ZZA J. MONNET:
Assemblea annuale degli iscritti AgV :
LE RAGIONI DEL NOSTRO “AGIRE ….”
Appuntamento in bottega alle ore 16.30 per un pomeriggio di riflessione davanti ad un tè del commercio “equo e solidale” in piazza J. Monnet presso l’associazione Italia-Nicaragua alla Scopaia o in luogo che verrà comunicato.
Siamo convinti della che i criteri ispiratori della nostra associazione siano fecondi ai fini di una liberazione personale. Il rapporto con la natura tramite l’escursionismo, il tempo libero come strumento di creatività e socializzazione, la battaglia culturale per la sostenibilità dello sviluppo in un contesto di pace internazionale sono valori che vanno declinati nella nostra quotidianità.
E’ per questo che il presidente ed il direttivo AgV invitano tutti gli iscritti a partecipare per poter ascoltare le richieste e trovare le strade per una maggiore condivisione dei compiti alla luce del motto “lavorare meno, lavorare tutti per una maggiore visibilità,attività e partecipazione”.
Chiunque si faccia carico di portare gli iscritti e simpatizzanti. Da prenotare entro l’8 sera.
Referente Salvatore Picardi 3473637538
25 settembre:
Itinerari apuani,
Quest’anno, con una serie di escursioni, andremo a cercare i rifugi più noti delle Alpi Apuane, il primo dei quali sarà il rif. Alto Matanna. Dal borgo di Palagnana (m.764), isolato nel verde della valle della Turrite Cava e dove l’aria che vi si respira è tersa e sa di antico, saliremo con tutta calma - in h.1/1.30 – per una faggeta, portandoci alla foce delle Porchette (m.982), trovando il crocevia per il m.Forato, tra il m.Nona ed il m.Croce. A questo punto, rimanendo in quota per larghi tratti, tra chiazze di faggi e cespugli ed ancora boschi, scenderemo per portarci al rifugio. La via del ritorno taglierà poi zone boschive, sempre in discesa. Dislivello mt.250 in salita e discesa con tempo di percorrenza h.3.30/4 c.a. Portare scarponcini robusti.
Referente Luciano Suggi, 0586 406468 o 339 8700530
dettaglio:
Da Palagnana, proprio in fondo al paese, si percorre un breve tratto asfaltato, fino a trovare le indicazioni per i sentieri 3, 8, 135. Prendiamo il n°8 e saliamo facilmente nei boschi che ci portano alla foce delle Porchette, per una mulattiera medioevale, antica via di comunicazione per traffici e greggi, tra la Versilia e la Garfagnana. Arrivati qui, dopo una sosta per ammirare lo stupendo panorama, con il m.Croce in primo piano, la Pania della Croce a sinistra, quella Secca a destra e l’Appennino, decisamente ad est imbocchiamo il sentiero 109, a sinistra e verso sud.
Rimanendo in quota per larghi tratti, tra chiazze di faggi e cespugli ed ancora boschi, scendiamo infine per questo sentiero, arrivando sotto il callare del Matanna, tra salti di roccia alternati ad altre zone boschive.
Abbiamo impiegato un’ora per arrivare alla foce delle Porchette e un’altra ora ci metteremo per il rifugio Matanna. Dal rifugio poi, percorso un breve tratto su asfalto, dopo il parcheggio auto, sulla sinistra prendiamo per il sentiero 3 (indicato) ed in un’ora arriviamo alla deviazione iniziale di inizio escursione e quindi al paese.
Domenica 25 settembre: Perugia/Assisi 2011
Domenica 2 ottobre: ” Salviamo le foreste” e presentazione del progetto “gli occhi sulle colline”
L’edizione 2011 della Giornata
mondiale dell’ambiente è dedicata alle foreste. Negli ultimi 10 anni si sono
persi 5,4 milioni di ettari l’anno di foreste tropicali e moltissimi ecosistemi
sono sempre più a rischio, in particolare i bacini dell’Amazzonia, del Congo e
del Borneo Mekong, dove, qualora non si riuscisse a favorire una cooperazione
nella prospettiva della gestione sostenibile degli ecosistemi forestali, oltre
alla biodiversità terrestre, sarebbe a rischio il sostentamento di oltre un
miliardo di persone. Per evidenziare questa giornata, ma anche per presentare il
progetto “gli occhi sulle colline”,
cui l’associazione Agireverde partecipa, unitamente al wwf ed a molte altre
associazioni livornesi, ci troveremo c/o un’azienda agricola che ha sede vicino
alla Sambuca, che ospiterà le discussioni sul tema e ci guiderà in ricognizioni
esplorative sul territorio, vòlte anche a rivisitare gli antichi mestieri del
bosco.
dettaglio della giornata:
Domenica 2 ottobre 2011
In occasione dell’anno internazionale delle foreste indetto dall’ONU
La AALSciTec (Associazione delle Associazioni Livornesi per la Scienza e la Tecnologia) e il Teatro Agricolo organizzano, nell’incantevole scenario dei boschi di Valle Benedetta, una giornata interamente dedicata alla tutela del patrimonio boschivo. Questo il programma:
Ore 9.30 ritrovo e visita guidata di parte delle zone boschive di Valle Benedetta.
Durante la visita guidata Giovanni Balzaretti metterà in scena e rivisiterà i vecchi mestieri delle persone che vivevano del bosco e dei suoi prodotti.
Ore 12.30 pranzo. I partecipanti possono portarsi il pranzo al sacco oppure fare, a prezzi modici, un assaggio di alcuni prodotti locali (formaggi, prosciutto, vino).
Ore 15.00 Tre brevi conferenze (mezz’ora l’una) su temi concernenti l’importanza e la salvaguardia del patrimonio forestale. Le conferenze saranno tenute all’aperto negli stessi luoghi ove si è pasteggiato.
Ritrovo: Capolinea dell’autobus n. 12 sul piazzale tra via della Valle Benedetta e via del Radar ore 9.15-9.30.
Come specificato sopra, si prega di contattare il referente comunicando la propria adesione e presenza
Conferenze:
1) Michele Montanelli (AALSciTec): Le attività economiche nel bosco durante il XVII secolo.
2) Diego Guerri (WWF) - Franco Sammartino (Gruppo Archeologico Paleontologico): Alla ri-scoperta del Parco dei Monti Livornesi: il progetto Occhi sulle Colline.
3) Gianfranco Barsotti (Museo Provinciale di Storia Naturale): La storia naturale dei Monti Livornesi
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Domenica 9 ottobre: I castagneti di Stazzema
Percorrendo una bella mulattiera medioevale, quella stessa che anticamente permetteva i traffici e le transumanze tra la Versilia e la Garfagnana, da Stazzema saliremo prima nel verde di folti castagneti e quindi nella zona delle faggete, più in alto, fino a fonte Moscoso, al bivio per scendere a Cardoso e salire al m.Croce. Pregevoli i panorami che spazieranno sia sul mare in lontananza che sulle rupi del monte Nona e del Procinto ad est, come sul gruppo delle Panie ad ovest, strapiombanti e verticali sulla sottostante vallata. Al ritorno poi, chiudendo un anello termineremo la giornata con la raccolta delle castagne sul sentiero delle scalette, così detto perchè le radici dei castagni, affiorando, formano appunto quasi una scala. Escursionismo di montagna e quindi calzare scarpe robuste.
Dislivello mt.400 c.a salita/discesa - percorrenza h 2 salita- h. 1.30 discesa
Referente Luciano Suggi, 0586 406468 o 339 8700530
dettaglio:
Prima di arrivare a Stazzema
troviamo una strada sulla destra con ben indicato che troveremo i sentieri per
il rifugio Forte dei Marmi, proseguiamo con l’auto ed arriviamo all’inizio dei
sentieri 5 e 6
, mentre salendo più in alto, a destra, saremo proprio sotto le strapiombanti pareti, prima del Procinto e poi del m. Nona. Andando ancora avanti si arriva al bivio, a scendere c’è il sentiero 8 per Cardoso e qui troviamo fonte Moscoso, a salite invece il sentiero sale verso il m.Forato per la foce di Petrosciana. Oggi noi, dopo altri h.0,40 da casa Giorgini, ci fermiamo a fonte Moscoso,. Se volete andare al rifugio F.Marmi, oltre che per il 5A trovato prima, sentiero un po’ stretto, potete arrivarci anche andando prima alla baia degli scoiattoli, sempre lungo il sentiero che stiamo percorrendo (trovate un’indicazione sulla sinistra h.0,15) e da lì si può poi fino al rifugio. Il ritorno sarà per a ritroso fino a Casa Giorgini h.0,50 e quindi per il sentiero delle Scalette, a diritto e non prendendo nuovamente il sentiero fatto all’andata ed in h.0,30 siamo fuori dal bosco, quindi giriamo per la sterrata a sinistra ed in h.0,20 siamo di nuovo alle auto.
16 ottobre 2011 - Appuntamento a Palazzuolo sul Senio con il principe dell'autunno: il Marrone
Nota: le iniziative della socia Silvana non sono gestite dall’associazione e quindi, per ogni info in merito, sarà a lei che dovrete indirizzarvi.
Dettaglio: Ritrovo dei partecipanti e partenza per Palazzuolo sul Senio, uno splendido paese dell’Alto Mugello (sorge lungo il fiume Senio, fiume che prosegue il suo cammino in Romagna per andare a sfociare nel mare Adriatico). Il borgo è antico e nel 1991 è stato dichiarato Villaggio ideale d’Italia.
Tra gli edifici più importanti
merita sicuramente la copertina il Palazzo dei Capitani del Popolo,
costruito alla fine del '300, contraddistinto da un portico d'angolo e da un
ingresso sopraelevato e sulla cui facciata sono murati numerosi stemmi
appartenenti ai Capitani del Popolo. Il complesso del Palazzo e' sovrastato
dalla Torre dell'Orologio.
Palazzuolo sul Senio è grande produttore, da sempre, del Marrone IGP del Mugello
una delle qualità più pregiate, da cui nascono dolci appetitosi come
castagnaccio, budino, torta e topini e che può essere trasformato in farina
utile per la creazione di prodotti da forno e per la famosissima polenta.
Prodotto nei nostri meravigliosi castagneti, è stato per molti secoli
protagonista di una vera e propria CIVILTA' del CASTAGNO.
Coltivato ancora oggi come nei secoli scorsi, senza l'ausilio di fitofarmaci e
concimi chimici, è uno dei prodotti più genuini presenti sul mercato, e frutto
ricercato in tutti i paesi del mondo. Raccolta Marroni in uno splendido e
suggestivo castagneto poco distante da Palazzuolo, senza limiti. Pranzo in
ristorante con menù tipico. Dopo il pranzo partecipazione alla SAGRA DEL
MARRONE E DEI FRUTTI DEL SOTTOBOSCO . Nel pomeriggio partenza per il
rientro a Livorno.
Info: Silvana Malevolti 335 7833238 - e mail: silvana.malevolti@virgilio.it
Domenica 23 ottobre: Firenze - Villa Bardini
Ci recheremo presso la seicentesca Villa Bardini, conosciuta anche come Villa Belvedere, per la sua splendida posizione panoramica. Nel corso della sua storia, la villa ha subito numerose trasformazioni e restauri ed è appartenuta a famiglie diverse. Nel 1913 passò a Stefano Bardini, famoso antiquario e collezionista di opere d’arte . Dopo decenni di degrado è stata restaurata e aperta al pubblico.
La villa ospita la mostra “ Macchiaioli a Villa Bardini” con una bellissima raccolta di tele di artisti famosi tra cui : Fattori, Signorini, Lega, Nomellini. Si tratta di quarantotto opere appartenenti a una collezione privata, sconosciuta al grande pubblico, tra le quali alcune vedute di Firenze, vista proprio dal parco della villa.
Avremo così l’opportunità di conoscere meglio l’arte dei Macchiaioli, artisti capaci di rendere le impressioni della realtà con l’utilizzo di macchie di colori di chiari e di scuri.
Visiteremo anche, sempre nelle sale della villa, il Museo Pietro Annigoni (1910-1988), con la maggiore collezione esistente delle opere del pittore fiorentino, erede della tradizione dei grandi ritrattisti del Rinascimento e per gli amanti della moda, il Museo “ Roberto Capucci” dedicato alle creazioni di uno dei più famosi stilisti italiani, artista – architetto, che con i suoi “ abiti- scultura”, vere opere d’arte, ha creato forme complesse da esposizione, realizzate con le tecniche dell’abito ma concepite come sculture.
Costo del biglietto: € 6
Partenza: Stazione di Livorno - treno R delle ore 8.10 -
Ritorno: Stazione di Firenze SMN- treno R ore 17.28 o 18.28
Info: Anna Petrosino tel. 0586 856177 o cell 3202634720
dettaglio
E' una bellissima raccolta quella che viene presentata nelle sale di Villa Bardini. Paesaggi assolati e agresti, marine, ritratti di giovani donne e di fanciulli sono i soggetti delle tele di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, fino ai trionfi di colore di Plinio Nomellini. Un tuffo nelle acque de L’Arno alla Bellariva dipinte da Borrani, le passeggiate lungo i filari di pioppi immortalate da Fattori e Gelati, l’aria tersa di Una bella mattina d’inverno di Cecconi, non rappresentano soltanto capolavori di tecnica pittorica, ma vere e proprie espressioni dell’animo che invitano a condividere la bellezza di luoghi incantevoli quali a buon titolo partecipa Villa Bardini con il suo splendido giardino e i suoi scorci emozionanti su Firenze.
Domenica 6 novembre: Le Biancane a Monterotondo M.mo. Arroccato su un colle e nascosto tra i boschi di castagni delle Colline Metallifere, già da lontano si nota per gli sbuffi di vapore che escono dal sottosuolo. Il terreno qui emana calore e l’aria è impregnata di zolfo e le rocce, alterate dalla circolazione dei fluidi geotermici, perdono le loro tonalità originarie per assumerne delle altre, dal giallo ocra al rosso intenso ed al grigio ma soprattutto al bianco, dovuto alle emissioni di idrogeno solforato che, interagendo con il calcare, lo trasformano in gesso. Questo è il Parco naturalistico delle Biancane a Monterotondo M.mo, un luogo che non mancherà di esercitare sul visitatore un fascino tutto particolare, sorprendendolo con uno spettacolo di rara bellezza. Nota: questa iniziativa ripercorre quella rimandata per maltempo il 17 aprile .
Info: Luciano Suggi 0586 406468 o 339 8700530
L'energia pulita
La risorsa geotermica è una
fonte naturale di energia pulita. Il calore della terra, insieme al vento,
all'acqua e al sole costituisce una delle fonti di energia rinnovabile. Si tratta quindi di energia
inesauribile nel tempo e in grado di contribuire ai nostri crescenti bisogni
energetici senza compromettere l'ambiente e le risorse per le generazioni
future.
Oggi, in Toscana, la geotermia copre il 25% del fabbisogno energetico ed il
centro nevralgico dello sfruttamento è nella zona boracifera di Larderello,
oltre che di Monterotondo marittimo, dove l'utilizzo della fonte geotermica si è
dimostrato praticabile ed efficiente: le centrali geotermiche producono circa 5
miliardi di kWh di energia elettrica, pari al fabbisogno energetico di circa 2
milioni di famiglie italiane, risparmiandosi in questo modo 1.100.000 tonnellate
equivalenti di petrolio, evitando inoltre l'emissione di 3,8 milioni di
tonnellate di anidride carbonica.
Come nasce la geotermia?
Durante lo sviluppo del nostro pianeta, particolari fenomeni magmatici fecero
risalire i magmi fusi in superficie, in determinate zone della Terra, come
quelle oggi visitate. In questi luoghi la crosta terrestre è più sottile ed il
calore delle rocce del sottosuolo è dieci volte superiore alla media terrestre e
difatti, a circa 2Km di profondità, si possono incontrare temperature di 300°C,
che solitamente si trovano a 7-8Km: questa è l'energia geotermica, contenuta
sotto forma di calore nelle rocce del sottosuolo.
Per poter utilizzare questo calore del sottosuolo, è necessario un mezzo "di
trasporto" che solitamente è l'acqua che circola sotto terra e che, a contatto
con il calore delle rocce, si riscalda e forma serbatoi geotermici, dove l'alta
temperatura è mantenuta da uno spesso strato di rocce impermeabili.
Per ottenere energia, vengono prodotte artificialmente - o esistono già
naturalmente - delle aperture - "fratture" nel caso siano state create dalla
natura - come i pozzi. Nelle manifestazioni naturali una diminuzione di
pressione e un'immediata fuoriuscita di acqua calda, sotto forma di vapore dà
luogo ai famosi soffioni boraciferi.
La storia
Già nel paleolitico fumarole,
lagoni, geygers, getti di vapore, sorgenti d'acqua calda ed esalazioni di gas
erano noti. Fenomeni suggestivi, attribuiti forse a divinità sotterranee che
successivamente vennero utilizzate da Etruschi e Romani soprattutto per le cure
termali, come vicino a Larderello dove si trovavano due importanti stabilimenti,
le Aquas Volaternas e le
Aque Populanie o anche come vicino a
Sasso Pisano o a Monterotondo stesso.
Il Medioevo rappresentò un periodo di stasi ma, con l'arrivo dell'anno Mille,
anche l'estrazione e l'uso dei prodotti associati alle manifestazioni
geotermiche ripresero. Un mercato che divenne fiorente nel Rinascimento, tanto
da generare continue dispute tra le varie città toscane per il possesso delle
aree termali. All'epoca venivano studiate e applicate le proprietà terapeutiche
dell'acido borico - acque, fanghi ed esalazioni gassose - nella cura delle più
varie malattie.
Nel 1799 poi, Paolo Mascagni, celebre anatomico, fisiologo e chimico, descriveva
il metodo, da lui brevettato, per l'utilizzazione del calore naturale a mezzo di
caldaie metalliche interrate in aree di "manifestazioni fumaroliche", e
suggeriva la possibilità di utilizzare il calore naturale per l'evaporazione
delle acque dei lagoni.
Si dovette però attendere il 1812 per la costituzione di una società che per
prima tentasse l'utilizzo industriale dei sali borici delle manifestazioni di
Larderello con i metodi proposti da Mascagni, che purtroppo fallì l'esperimento
per ragioni organizzative ed economiche.
L'elettricità dal vapore
In seguito, fu Francesco De Larderel ad avviare l'utilizzo industriale
dell'acido borico e a fondare l'attuale area industriale e lo stesso paese che
ha preso il suo nome: Larderello.
La fabbrica e la vita sociale furono organizzate in funzione dell'attività
industriale e nel 1849 De Larderel elaborò il Regolamento Generale nel quale si
stabiliva l'organizzazione delle attività lavorative e tutte le altre attività
sociali.
Finalmente, nel 1904, il Principe Ginori-Conti riuscì a trasformare la forza del
vapore in energia elettrica accendendo cinque lampadine. Undici anni dopo, nel
1915, entrò in esercizio la prima centrale geotermica, la N° 1, con due gruppi
da 2570 KW di potenza, con torri di raffreddamento in legno.Da allora la
produzione di energia elettrica da vapore endogeno ha avuto un grande sviluppo
mettendo in esercizio molte centrali geotermiche e oggi Enel, grazie alla
ricerca e all'applicazione di nuove tecniche di esplorazione del sottosuolo ed
all'acquisizione di nuovi impianti di perforazione, gestisce in Italia 34
centrali geotermiche (26 delle quali nell'area boracifera tradizionale) per un
totale di 700 MW di potenza installata.
Come funziona
Le centrali geotermiche
utilizzano il calore delle profondità terrestri. La temperatura interna del
nostro pianeta aumenta a mano a mano che si scende verso il centro. Questo
aumento della temperatura è detto gradiente geotermico ed è di circa 3°C per
ogni cento metri di profondità.
La prima fase consiste nell'individuazione del serbatoio geotermico: il
sottosuolo viene investigato mediante apposite prospezioni per valutarne le
caratteristiche. Una volta individuato un sito, con un serbatoio geotermico
promettente, si passa alla fase di esplorazione profonda. Se i pozzi esplorativi
confermano le indicazioni degli studi geoscientifici, si può passare alla fase
di utilizzo, mediante i pozzi di produzione/reiniezione e le centrali
geotermoelettriche. I limiti di profondità che attualmente è possibile ed
economicamente conveniente raggiungere con la perforazione sono di circa 5000
metri. Dai pozzi, il vapore, tramite vapordotti (tubazioni in acciaio coibentato),
viene trasportato alla centrale geotermoelettrica per essere immesso nella
turbina (una macchina ruotante che trasforma parte del contenuto energetico del
vapore in energia meccanica). È poi compito del generatore di corrente, o
alternatore, trasformare l'energia meccanica di rotazione della turbina in
energia elettrica.
All'uscita della turbina il vapore passa nel condensatore, dove una pioggia di
acqua fredda proveniente dalle torri di refrigerazione lo raffredda
condensandolo. Una frazione del fluido così ottenuto viene reintrodotta nel
sottosuolo mediante appositi pozzi di reiniezione. Il rimanente evapora nelle
torri di refrigerazione ed è immesso nell'atmosfera.
La reiniezione permette di mantenere in equilibrio l'ecosistema grazie alla
restituzione di parte delle sostanze estratte; inoltre, restituendo parte del
fluido, si riesce a prolungare l'efficienza del serbatoio. Dalla centrale
geotermoelettrica escono quindi gli acquedotti che portano i fluidi al sistema
di reiniezione ed i conduttori elettrici che portano l'elettricità alla stazione
di trasformazione.
Itinerario tra i soffioni
"Una raffica repente schiacciava il vapore contro il suolo, lo ricacciava nelle
pozze, lo addensava negli anfratti del monte. Tuttosi confondeva nella nebbia crassa…".
La frase è tratta dal romanzo "Forse che sì, forse che no" di Gabriele
D'Annunzio (1910). Il suo nome, presente sul registro dei visitatori conservato
nel Museo, attesta che il Vate visitò Larderello e i suoi lagoni il 29 ottobre
1909.
Il paesaggio in un secolo è cambiato, ma non completamente. L'area conosciuta
come la "Valle del diavolo" è ancora caratterizzata dalla presenza di lagoni,
piccoli crateri contenenti acqua calda, e di soffioni boraciferi che si
sprigionano dal sottosuolo, dando vita a uno scenario lunare, unico in tutta la
Penisola.
Un paesaggio
"infernale"
ll fascino di questi luoghi è legato all'attività geotermica e alla sue
manifestazioni naturali, che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora,
l'intera area boracifera con fumarole, lagoni, geysers. L'attività geotermica ha
segnato per secoli quella dell'uomo: qui sorsero le varie fabbriche per
l'estrazione dell'acido borico. Con la perforazione di pozzi sempre più
profondi,
Per approfondimenti, si indirizza a questi indirizzi web :
http://it.wikipedia.org/wiki/Geotermia
http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_geotermica
http://www.comune.monterotondomarittimo.gr.it/
http://www.comune.monterotondomarittimo.gr.it/default02b.asp?idm=
http://www.youtube.com/watch?v=VfmaYV9Q4_4&feature=related video
http://www.youtube.com/watch?v=luN4mJG1Vkc&feature=related
video
Domenica 20 novembre:
Passeggiata pomeridiana nella
Livorno “ città delle nazioni”
Tra il 1591 e il 1593, il granduca di Toscana Ferdinando I, per popolare la
nuova città di Livorno, emanò le “Livornine”, bandi o Lettere patenti che
sancivano la franchigia, cioè l’esenzione del porto da dazi e imposte e
concedevano il privilegio di non poter essere perseguiti per debiti contratti
con sudditi toscani all’estero e con stranieri nel Granducato. Bandi successivi
ponevano al riparo da accuse di maleficio i mercanti che si stabilivano a
Livorno, soprattutto mosse a ebrei e musulmani e concedevano libertà di culto
nelle loro comunità. Nasceva così la città delle nazioni, cosmopolita per
commercio, religione, cultura. Andremo a scoprire i segni di questo tratto
unico della storia di Livorno, che ancora restano in alcuni edifici.
Ritrovo:
ore 15.00 in Piazza della Repubblica, sotto il monumento di
Leopoldo II di Lorena.
Info: Anna Petrosino tel. 0586 856177 o cell 3202634720
Nota: ampia panoramica di riferimento è il sottostante link, dettagliato nei particolari con breve descrizione degli edfici:
http://www.costadeglietruschi.it/toscana_mediterranea/livorno_intreccio_di_culture_diverse.pdf
VENERDI’ 2 DICEMBRE 2011 ALLE ORE 21.15 TAVOLA ROTONDA
c/o circoscrizione 4 - piazzoa Damiano Chiesa
VERSO UNA COMUNITA’ DEL PARCO DEI MONTI LIVORNESI
TAVOLA ROTONDA CON LA PARTECIPAZIONE DI :
Picardi Salvatore presidente Agv
Roberto Branchetti presidente G.A.
Diego Guerri presidente WWF Livorno
Da designarsi AS.L.TEC.
VERRA’ RICHIESTA LA PARTECIPAZIONE DELL’ASSESSORE
DEL COMUNE DI LIVORNO GABRIELE CANTU’ P. D .
In tempi di crisi economica e di prospettive incerte a molti sembra quasi ozioso parlare di progetto parco, di aree protette, di sentieri ed escursioni, ma noi di AGIRE VERDE e tutti gli ambientalisti livornesi rivendichiamo l’attualità di tali contenuti.
Infatti dalla crisi si esce anche concretizzando nuove idee e prospettive, riducendo la nostra impronta ecologica e attribuendo valenze nuove al nostro Territorio Comunale e Provinciale, che il nuovo Piano Strutturale del Comune di Livorno possa recepire.
Allora parlare di Comunità del Parco dei Monti Livornesi e del ruolo delle Associazioni e del Volontariato può anche essere, non un esercizio retorico, ma di democrazia, un dare centralità ad un territorio libero da speculazioni, abusivismi ed una elaborazione di idee di sviluppo sostenibile che possano anche migliorare il nostro sistema economico locale (s.e.l.).
E’ per questo che l’anno scorso abbiamo organizzato il per-corso sul parco e abbiamo aderito al progetto “Occhi sulle Colline” ed è per questo che con questa iniziativa vogliamo fare il punto e rilanciare.
Referente Salvatore Picardi 3473637538
VENERDI’ 16 DICEMBRE
2011 ORE 19.30 CENA E ESITO LOTTERIA
RITROVO ALLA GUGLIA PER RECARSI INSIEME IN UN LOCALE (DA SCEGLIERSI)
LE RAGIONI DELL’APPARTENENZA
L’inverno scorso lanciammo l’idea di una lotteria per poter acquistare un proiettore, strumento oltremodo utile per la ns. associazione per poter proiettare films, fotografie, resoconti di viaggi e in generale per poter preparare momenti di socialità. In questa occasione estrarremo i 3 vincitori cui andranno i premi proposti.
Tale estrazione sarà inserita in una serata dedicata oltre che alla convivialità, a base di pizza e dolce, ai saluti del Presidente e del Direttivo agli iscritti ed agli auguri per le feste. Costo serata 15-20 euro a persona il cui avanzo sarà ovviamente investito insieme ai soldi della lotteria per l'acquisto programmato, che sarà poi a disposizione di tutti gli iscritti secondo un regolamento per l’uso collettivo.
Nella serata vogliamo rimotivare le ragioni e il senso dell’appartenenza ad una associazione di volontariato come AgV.
Invitiamo tutti a prenotarsi entro il 9 Dicembre al fine di fissare il locale, cogliendo anche l’importanza della partecipazione e dell’incontro nel quale potranno essere recepite le Vs proposte.
Referente
INIZIATIVE DI PROSSIMA PROGRAMMAZIONE
Dal Passo Croce, per Fociomboli, al rif.del Freo (anello)
(In auto) Si seguono le indicazioni per Seravezza,
raggiunta la quale si prosegue lungo la SP10 del Cipollaio, fino ad oltrepassare
le deviazioni per Levigliani e per Terrinca, poi, poco dopo (1Km circa), si
prende la strada sulla destra, che, salendo tortuosamente, ci porta in circa 6
km, dapprima, al Passo Croce, e quindi allo sterrato, dove, in uno degli spiazzi
che si trovano ogni tanto sulla sinistra, si può lasciare l'auto. h.1.45 da
Livorno. Dal traliccio, se non si vedono troppe auto, si può percorrere lo
strabello fin dove è possibile.
escursione:
Si sale lungo lo sterrato dove si è parcheggiato la
macchina, sotto le guglie del Monte Corchia ed in breve si arriva al passo
Croce (mt.1147).
Un palo con le indicazioni dei sentieri ed i tempi di percorrenza ci indica
sulla sinistra lo stradello della forestale che scende in comune con il sentiero
nr.11, tra il versante Sud-Est del Monte Freddone e quello Nord del Corchia.
Si percorrono alcune decine di metri, finchè, appena oltrepassata una marginetta
sulla sinistra, notiamo, sulla destra, il segnale biancorosso del sentiero 11,
una scorciatoia per evitare i tornanti dello stradello. Poco più in basso si
trova ,sulla nostra destra, una seconda marginetta ed a questo punto
abbandoniamo definitivamente lo sterrato che prosegue dritto e prenderemo al
ritorno, per scendere sulla sinistra, sempre seguendo il segnavia nr.11,
arrivando alla torbiera di Fociomboli (m.1150), unica area umida delle Apuane
che, grazie agli strati impermeabili del suo sottosuolo, raccoglie e trattiene
le acque reflue dai monti intorno. Sempre seguendo il sentiero 11, scendiamo
ancora fino ai prati di Puntato (m.1050), borgo ora abbandonato ed un tempo
pascolo estivo dei pastori di Terrinca, vasto declivio erboso e soleggiato da
cui si gode la vista del Pizzo delle Saette, della Pania della Croce e del
Corchia. Arrivati alla chiesina del Puntato si svolta a destra e, percorso un
sentiero alberato per circa 10 minuti e lasciato definitivamente il sentiero 11,
che prosegue per col di Favilla e poi per Isola Santa, prendiamo il 128 in
salita, arrivando al rifugio del Freo (mt.1180).
Una volta al rifugio, dove è splendida la vista sulla Pania della Croce, dopo una meritata sosta, torneremo per il sentiero 129 e quindi, seguendo delle tracce di vernice gialla, ben evidenti e frequenti, saremo di nuovo ai declivi erbosi di Fociomboli prima e allo sterrato della forestale, che avevamo lasciato prima di scendere per il sentiero 11, poi.
Tempi di percorrenza: la salita al passo Croce, dalle auto, 0.30/0.45 minuti (variabile per dove si lascia l’auto).
Dal Passo Croce a Puntato h.1.30 (discesa). Da Puntato al rifugio x il n°128 h.1.15 (salita). Dal rifugio ai prati di Fociomboli h.0.30 (discesa).Per lo sterrato fino alla marginetta (leggera salita) h.0.45 poi, dalla marginetta, per lo sterrato, al Passo Croce (salita) h.0.30 e h.0.30 (discesa) per arrivare alle auto (variabile). Tot. circa 4 ore, da passo Croce a passo Croce.
Il sentiero dei mufloni, da Piglionico al rifugio Rossi
Un bel percorso in un’ampia faggeta che ci porterà al rifugio Rossi (proprio sull’Omo morto”, il profilo dell’uomo disteso che tante volte abbiamo notato nelle nostre escursioni nella zona di Cardoso e Pruno. La salita è di circa h.2/2.30 e dalla foce di Piglionico (mt.1120) ci porta alle praterie di altitudine (mt.1609), dove pascolano i mufloni che danno il nome al sentiero. Da apprezzare anche, sia le aree di carsismo superficiale che incontriamo lungo il cammino, benissimo spiegate da cartelli posti dall’ente parco, come il panorama in vetta, entusiasmante, col rifugio incastonato tra le due Panie della Croce e Secca ed il Pizzo delle Saette. Il ritorno sarà in circa h.1.30. Nota: scarponcini obbligatori.
dettaglio: Il percorso si sviluppa nel bosco ed è molto bello, arrivando al rifugio Rossi dopo una salita di circa h.2.30. Splendido il panorama, già notevole all’inizio della nostra passeggiata, che si aprirà poi in quota con una vista mozzafiato sia sulla Pania della Croce, davanti a noi, che sul Pizzo delle Saette a destra e sulla Pania Secca a sinistra……..
A Piglionico, a 1120 metri tra il monte Piglionico ed il monte Rovaio, si arriva da Gallicano, passando per Molazzana (circa h.2.00 da Livorno), arrivati alla Foce, seguendo le indicazioni stradali, troviamo una cappella votiva che ricorda il sacrificio di un gruppo di partigiani che combatterono con i tedeschi il 29 agosto 1944 sul Monte Rovaio. Da qui prenderemo per il sentiero n°7, inoltrandoci per una vasta faggeta con scorci suggestivi su aree rocciose di natura calcarea, profondamente segnate da carsismo superficiale (la pioggia che scava il calcare e solca la pietra).
La salita è dolce ma continua e ci accompagna fino al rifugio Rossi, dove il bosco cede il passo alle prateria di altitudine, luogo abituale di pascolo estivo dei mufloni, tant’è che il sentiero che abbiamo percorso ne prende il nome, essendo detto “il sentiero dei mufloni”. Alla fine ci troveremo proprio sulla cima della dell’ ”Omo morto”, così chiamata perché assomiglia al profilo di un uomo disteso e che però si percepisce appieno nel suo disegno, dal versante di Pruno. Alle pendici di questa figura sorge il rifugio Rossi (mt.1609), dove sostiamo per poi tornare per lo stesso sentiero. Il dislivello sarà stato di mt.482 ed avremo impiegato circa h.2/2.30. Per la discesa, per la stessa strada, occorreranno circa.h.1.30/1.45.
Da Farnocchia a sant'Anna di Stazzema (anello)
Il M.Lieto è una cima delle Apuane meridionali vicinissima al mare, un punto panoramico di prim’ordine, non solo sulla conca di Camaiore e la Versilia ma anche sulle altre vette delle Apuane. In più, se la giornata è tersa, lo sguardo spazia tranquillamente fino al golfo di La Spezia e oltre, distinguendosi molto bene sia la Palmaria che il Tino.
L’itinerario parte da Farnocchia, devia verso il Lieto e ridiscende a Farnocchia, descrivendo un anello intorno al monte e proprio sotto il M.Gabberi.
Descrizione percorso:
L’escursione inizia dal paese di Farnocchia (m.646), situato sul versante settentrionale del M. Gabberi, tra boschi di castagni. Si sale la mulattiera che inizia nei pressi della chiesa parrocchiale e attraversa diagonalmente il bosco di castagni – sentiero 3 -, con un’ottima veduta sui gruppi del m. Procinto e del m. Forato. Superata una marginetta, si raggiunge la località “ Castagno “ (sul crinale nord est del m. Lieto) e, valicata la costa del monte, si inizia a salire sulla sinistra, per un sentieretto che segue lo spartiacque fino alla cima del m. Lieto ( m. 1016 ), contrassegnata da un cippo di cemento. Un’ora fino alla deviazione, un’ora per salire e 0,40 per scendere. Dal crinale la vista si estende fino al mare, al golfo di La Spezia a nord e a quello della Versilia a ovest , mentre in basso sono visibili l’abitato di S. Anna di Stazzema ed il monumento ossario, in ricordo dell’eccidio nazista nell’ultima guerra. Discesi dalla vetta del monte Lieto, proseguiremo per l’antica mulattiera che unisce Farnocchia con S. Anna di Stazzema, fino a raggiungere la prima casa abitata sulla nostra sinistra. Fatti poi ancora un centinaio di metri, svoltiamo a sinistra, prendendo un sentieretto laterale e lasciando la mulattiera che stiamo percorrendo (dopo un bivio evidente), a cercare la strada asfaltata e la parte abitata più a monte del paese di S.Anna di Stazzema. Poche centinaia di metri su asfalto (a scendere) ed incontriamo una trattoria _ in località Sennari – dove, evidentissimo sulla sinistra, c’è un cartello che indica la salita per il Gabberi e per Farnocchia (sentiero n°4). Dal bivio per il Lieto a qui, 0.45 minuti. Saliamo adesso una serie di scalini che conducono nel bosco, con il sentiero che si inerpica fino ad incontrare una marginetta, dalla quale il panorama sulla costa è splendido, si continua nel bosco, sino al valico delle Focette (m.873), che mette in comunicazione Sant'Anna di Stazzema (Alta Versilia) con Farnocchia (Val di Serra) e per boschi, spazi aperti sul Gabberi e ancora boschi, arriviamo a vedere il paese dall’alto.Da qui, in breve, saremo di nuovo in paese (sentiero n°4). Durata: ore 4.30/5
Nota: sosta alla chiesa del paese dove ci fu l’eccidio.
Da Pomezzana al rifugio Forte dei Marmi
La strada asfaltata ci porta a un parcheggio non molto distante dalla chiesa
principale di Pomezzana, dedicata a S. Sisto, col suo grande campanile.
Il luogo è panoramico su Farnocchia, Stazzema e il Monte Lieto e il Gabberi.
Il sentiero 106, ben segnato, inizia da questa piazzetta: saliamo pochi scalini
lasciandoci alle spalle la chiesa e siamo nel paese.
Percorriamo alcune strade salendo prima lievemente poi più decisamente.
A 10’ inizia una mulattiera lastricata con ardesia che corre parallela
all’abitato di Pomezzana, il quale si allunga sul crinale ben esposto al sole.
A 17’ siamo su una strada e il sentiero si dirige a sinistra.
C’è una casa e il sentiero continua in lieve discesa (evitare la salita verso
destra), tra gli alberi si scorgono, verso sinistra, Stazzema e di fronte il
gruppo del Procinto.
Il sentiero poi prende a salire e a 30’ siamo presso una zona di cave di
ardesia, di tentativi di cave e di ripari sotto roccia.
A 37’ incontriamo una casa in muratura e subito dopo l’edificio principale delle
cave, ormai semi distrutto. Dietro esso ci sono gli ingressi della miniera
parzialmente coperti da edere che formano una cortina discendente, diamo
un’occhiata e poi proseguiamo il cammino.
A 50’ siamo a un luogo molto panoramico, anche se ci sono rami di alberi a
ostacolare la visibilità, su Procinto, Nona, Matanna e la zona delle Panie.
Continuiamo con saliscendi mantenendo sulla sinistra Procinto e Nona mentre il
Matanna rimane di fronte. A 01h a destra c’è un’altra miniera presso la quale
c’è un immenso blocco di ardesia coperto in parte da edere.
Subito dopo superiamo un canalino e poi riprendiamo a salire.
A 01h 08’ troviamo dei ruderi, forse di un’antica maestà e a 01h 16’ superiamo
un altro ruscello che scende dai monti scavando un ripido canale.
Subito dopo un’altra antica costruzione che sembra una calchera (struttura per
produrre calce).
Il sentiero prende a salire e per qualche minuto la salita si fa più ripida per
strette voltoline per poi addolcirsi e a 01h 41’ siamo presso il Rifugio Forte
dei Marmi.
Sosta e ritorno per la stessa via.
Da Pruno alla cascata dell’Acquapendente (anello)
Dal parcheggio sotto il paese di Pruno saliamo per le scalinate e prendiamo a destra verso il borgo, fino ad arrivare in pochi minuti alla torre campanaria della canonica di San Nicolò. Bellissimo il panorama che si apre sotto di noi sul paese di Volegno e tutta la vallata e, sopra di noi, su tutto l’arco montuoso del Nona e del Matanna e quindi del Procinto, del Forato ed infine della Pania della Croce. Arrivati alla torre scendiamo per lo strabello davanti a noi, arriviamo al piccolo cimitero del paese, scendiamo ancora e troviamo delle cave dimesse con ancora presenti gru e materiali per l’estrazione dei blocchi, scendiamo ancora e prendiamo adesso per uno sterrato a destra, seguendolo fino alla fine e sbucando al ponte mediceo sul canale Deglio.
Dopo il ponte, trascurando la deviazione a destra che va al vecchio mulino, andiamo a diritto e ci inerpichiamo nel bosco, trovando alcune case e dei segni rossi. A 25’, prima di un’altra casa che si trova in alto lungo la mulattiera che stiamo percorrendo, troviamo una deviazione a sinistra, con la mulattiera che sale fino a trovare una maestà con un’immagine della Madonna (30 mt.dall’inizio del sentiero in salita).
Adesso il sentiero continua con saliscendi ed a 45’ troviamo una vecchia costruzione adibita a captazione d’acqua con altre indicazioni per la Fania ,seguendo un sentierino in alto a destra, noi andiamo a diritto e, attraversando alcune rocce tra le acque del canale, arriviamo a vedere in alto la cascata spumeggiante dell’Acquapendente. Il ritorno è per la stessa strada fatta all’andata, fino al ponte, poi si prende lo sterrato in salita tra i castagni
E torniamo al borgo in 20/30 minuti. Tempi di percorrenza h.2.30: in discesa/leggera salita, dalla canonica (mt.468) al ponte 30 minuti - Dal ponte alle cascate (mt.535), in salita, 50 minuti, dalle cascate al ponte, in discesa, 30 minuti – da qui, in salita altri 20/30 per arrivare alle auto.
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