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ESCURSIONI ED
ORGANIZZATI DA
Tutte le iniziative sono riservate agli associati (Euro 15 annui singolo, 20 familiare, associazione U.I.S.P. consigliata ) che in questo modo, vengono a rendersi partecipi delle spese di gestione....... francobolli, stampati, canone internet, c/c postale, spese varie in occasioni di manifestazioni.... etc.etc..............
rendendo così possibile il funzionamento dell'Associazione.l'iscrizione è fattibile o in occasione di un'iniziativa oppure con versamento sul c/c postale n° 28804508 intestato a: Agire Verde, via A. Frank 17, 57100 Livorno).
Vedere comunque il regolamento escursioni.
Agireverde: la
nostra associazione si pone come occasione di incontro, di riflessione e di partecipazione
civile e sociale, utilizzando lescursionismo ambientale ed etico, quale
catalizzatore della voglia di esserci, qui ed ora , degli associati.
Per spiegare meglio chi siamo e quale sia il modo di intendere l'Associazione Agireverde, prima di evidenziare il calendario delle prossime iniziative, vi preghiamo di leggere le note a margine del programma, proprio prima del regolamento gite: chi siamo.
cliccare
qui per averne visione
Con l’augurio che il 2008 sia un po’ meglio del 2007, anche se ogni anno siamo a ripeterci senza che nulla poi cambi in positivo ed anzi sia proprio il contrario, ci teniamo, prima di tutto, a ringraziare coloro che hanno partecipato alla cena sociale del 15.12 (in modo particolare Maria Luisa, Giovanna, Gabriella e Mario e Adriana e Nicoletta e Salvatore, la cui opera - ottima - in cucina e nel coordinamento, ha permesso la realizzazione dell’evento ) e………….di andare incontro all’undicesimo anno di vita dell’Associazione, avendo dimostrato, una volta di più, che una base su cui poter contare, esiste e quindi ci sono anche possibilità di sviluppo ulteriore.
Queste le prime iniziative del 2008:
20 gennaio: nella valle dell'Ugione
17 febbraio: i mulini di Candalla
01. 02 marzo: altra ciaspolata
2 marzo: la spada nella roccia
20 marzo, giovedi: con l'Associazione don Nesi/Corea
30 marzo: agricoltura biologica a Camporbiano
mese di marzo: escursioni sul monte Pisano (ass.Altrove)
11 aprile (venerdi): fotoproiezione con Marco Marando
20 aprile: trenotrekking ad Equi Terme
25 aprile: l'anello del monte Borla (zona del marmo a foce Pozzi)
4 maggio: al Parco del Gigante
18 maggio: itinerari urbani, Livorno e la sua storia
22 maggio: Pierre Auguste Renoir “ Tradizione e innovazione”
25 Maggio: la via delle erbe tra Gombitelli, Torcigliano e Peralla
maggio: in Sicilia con la cooperativa Libera (29.05 - 03.06)
1° giugno: la fattoria biodinamica "Il Cerreto"
14/15 giugno: una due giorni a Orto di Donna
15 giugno, alternativa a due passi
22 giugno: iniziativa conviviale di saluto
19 luglio, fuoriprogramma a Resceto: la lizzatura
estate 2008: idee per una vacanza, suggerite dai soci
estate 2008 idee per il trekking...in zona
14 settembre: al Lago Santo da Renaio (sopra Barga)
28 settembre: iniziamo a scoprire il Parco delle colline livornesi " il castello di Quarata"
12 ottobre: frazioni camaioresi, prima parte
12 ottobre: alternativa possibile
19 ottobre: agricoltura biologica ed archeologia (Roselle)
26 27 28 ottobre: a Torino per Terra Madre
01
e 02 novembre: Le città del Tufo, l’Amiata e la
val d’Orcia
novembre e il gruppo botanico livornese: programma 2008/2009
16 novembre: antichi percorsi di transumanza
23 novembre: l'eremo di san Viviano, sotto il Roccandagia
novembre/dicembre sui monti pisani
14 dicembre: I Medici e le Scienze, esposizione a Palazzo Pitti
20 dicembre: cena degli auguri
sintesi iniziative prossimo trimestre
calendario, nei
dettagli
20 Gennaio: Le cascatelle dell’Infernaccio, nella valle dell’Ugione
cascatelle
La
zona è uno dei luoghi più solitari e pittoreschi del Parco delle Colline
livornesi, nel cuore della foresta della valle Benedetta, e noi, seguendo per
alcuni tratti il corso del torrente Ugione, andremo a cercare una delle
cascatelle che si formano nella sua discesa a valle: quella più spettacolare,
detta dell’Infernaccio. Il paesaggio geologico è molto variegato, con rocce
formatesi nei fondali marini di 25 milioni di anni orsono, poi emersi per
processi tettonici, andando a generare oltre che i monti livornesi, anche
l’Appennino; numerose le cave, sia per
l’estrazione di gabbriccio (utilizzato per sottofondi stradali) come per
quello di rocce ricche di calcare (usate per produrre calce9 e di serpentinite
(roccia magmatica verdastra), ma oramai abbandonate; scarsi i coltivi, a causa
di terreni argillosi, poco profondi ed aridi, poco adatti all’agricoltura.
L’ambiente vegetale è quello caratteristico del clima temperato ed umido, con
caducifoglie (Carpino, Acero, Nocciolo, Cerro) e conifere (Pino, Cipresso),
largamente usate nei rimboschimenti degli anni ’50.
Davide
Orsi, tel. 329 9754774
……dopo cena, dalle ore 21,15
in poi.
17
febbraio: l’anello di Metato, il rio Lombricese ed i mulini di Candalla
mulini
A Metato, paese che deve il nome agli essiccatoi di castagne, detti metati, prenderemo contatto con un ambiente splendido, di boschi secolari. Estremamente suggestivi gli scorci panoramici che, di volta in volta, si aprono ora verso le montagne Apuane ora verso la sottostante piana di Camaiore ed il mare. Con passo lento, scenderemo per l’ampia zona dei castagneti e godremo di riposanti macchie di verde, tanto piu’ rigogliose quanto piu’ ci avvicineremo al canalone scavato dal rio Lombricese, le cui acque ci avvertiranno che stiamo per arrivare a Casoli, paesino arroccato alle propaggini del m.Matanna. A Casoli, sosta per l’acqua e quindi discesa verso le sponde del torrente ed alcuni vecchi mulini, ruderi di un passato non troppo lontano ma ormai perduto per sempre, dove l’incantevole scorrere delle acque, ci terrà compagnia durante la sosta pranzo.Qui ci tratterremo un bel po’, potendo andare alla ricerca dei mulini, a monte della sosta e sull’altra sponda del rio. Poi, il ritorno, risalendo nuovamente per i castagneti, trovando quindi la zona dei coltivi e gli oliveti e ritornando infine a Metato, dopo un trekking di circa 4 ore, non difficile ma da farsi con scarpe robuste.
Referente
Luciano Suggi, 0586 406468 o 339 8700530
sabato 23 e domenica 24
febbraio: CIASPOLATA
SULLA NEVE
Anche quest’anno si è voluto
ripetere l’esperienza di una passeggiata nel paesaggio incantato del nostro
Appennino, in mezzo alla neve. La mèta scelta quest’anno sarà
il rifugio la “Tana dell’Orso” a quota 1330 m sulla strada che va
da Gavinana all’Osservatorio astronomico, oltre il comune di san Marcello
Pistoiese. Il programma prevede : partenza nel primo pomeriggio da
Livorno alle ore 14.30, con ritrovo alla Guglia. Arrivo al rifugio alle 17.00 .
Alle ore 18.30 è possibile, per chi vuole, sperimentare le cispole e la neve.
Cena ore 20 a base di prodotti locali. Il giorno dopo prima colazione al rifugio
e ciaspolata, con guida, nei
boschi della zona (tappe da definire). Pranzo al sacco e nel primo pomeriggio,
partenza per Livorno. Ps: esiste anche la possibilità di una visita
all’Osservatorio, per dare un’occhiata alla volta celeste……dirlo quando
ci si prenota.
Gita aperta ad un
massimo di 30 persone riservata ai soci (i non iscritti devono versare quota
aggiuntiva da 5 € all’associazione A.V.). Costo 45 € . Prenotazione
entro il 30 Dicembre 2007. Versamento acconto 20 € entro 30 Dicembre 2007.
Le prenotazioni per la passeggiata sulla neve hanno abbondantemente superato le possibilità del rifugio di ospitarci, è stato deciso quindi di programmare una seconda uscita, nella stessa zona, per coloro che avrebbero voluto esserci ma non hanno trovato posto.Fermo restando che si rimane condizionati dalla capienza del rifugio (per pernottare), chi vuole venire potrà contattare Mario e Fiorigia, come sopra.
Referente Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali)
2
Marzo : La spada nella roccia a San Galgano
la spada e la roccia
In una grandiosa Abbazia cistercense, ormai sconsacrata e in parte diroccata, sulla collina di Montesiepi, una piccola cappella di forma circolare custodisce al suo interno una
reliquia
affascinante e misteriosa: la spada nella roccia di San Galgano.
Proprio al centro della cappella circolare, dal pavimento in cotto, sporge uno
sperone di roccia, al cui interno è incastonata una spada cruciforme, che dalle
analisi risulta forgiata all'incirca nel 1170 e, sempre nella cappella, ci sono
anche alcuni affreschi del '300 che la ritraggono con esattezza di particolari.
Lo
spettacolo è a dir poco suggestivo ed
il richiamo è immediato al ciclo bretone di Re Artù e alla "spada nella
roccia", facendo pensare ad una somiglianza non casuale.
Da Chiusdino,
il paese dove quasi mille anni fa nacque San Galgano attraverso boschi
secolari di querce, verdi pascoli tipici della campagna senese arriveremo agli
imponenti resti dell'Abbazia di San Galgano, salendo fino all'Eremo di
Montesiepi, al cui interno è custodita la famosa Spada nella roccia.
Note
storiche:
Galgano era un giovane cavaliere, nato nel
1147 a pochi chilometri da Siena. La leggenda narra che una notte apparve a
Galgano l'Arcangelo Michele che lo guidava, attraverso uno stretto ed impervio
sentiero, fino alla collina di Montesiepi, dove fu infine accolto dai dodici
Apostoli , di fronte ad un tempio di forma rotonda.
Galgano interpretò questa visione come un segno del volere divino e qualche
tempo dopo infatti, avrebbe fatto di quel luogo isolato la sede della sua nuova
e definitiva dimora da eremita, recandosi sulla collina di Montesiepi, dove
abbandonò la veste di cavaliere e infisse la sua spada in una roccia, in modo
da farne una croce. Quella spada è ancora lì, da più di ottocento anni, come
simbolo di una incorruttibile conversione.
info:
Davide Orsi. dopo cena. (ore 21,15
in poi) tel: 329-9754774
16
marzo: Una via verde, intorno al rifugio Matanna
panorami
Da Palagnana (m.764), ci portiamo facilmente nei
boschi e da lì, in un’oretta, saliamo
verso la foce delle Porchette (m.982), dove, dopo una sosta per ammirare lo
stupendo panorama, con il m.Croce in primo piano, la Pania della Croce a
sinistra, quella Secca a destra e l’Appennino, prenderemo la via del rifugio,
rimanendo in quota per larghi tratti, tra chiazze di faggi e cespugli ed ancora
boschi. Infine, tra salti di roccia alternati ad altre zone boschive, scenderemo
di quota e saremo arrivati. Il rifugio è in una splendida conca, riparata dai
venti, dove spesso troviamo mucche o cavalli al pascolo e vale la pena di
soffermarvisi. Nel pomeriggio, con calma, prenderemo la via del ritorno
tagliando per altre zone boschive, questa volta senza salite. Sono circa tre ore
di cammino complessive, non troppo impegnative.Scarpe da trekking.
Referente Luciano Suggi, 0586 406468 o 339 8700530
Iniziativa non nostra ma meritevole di segnalazione:
ASSOCIAZIONE
DON NESI/COREA
&
ECO-MONDO DI LIVORNO
ORGANIZZANO:
GIOVEDI’ 20 MARZO
B.C.E. (Biblioteca Clandestina Errabonda)
Cena- incontro con
ADRIANO MARZI
Autore di:
CHICO MENDES. UNA VITA PER L’AMAZZONIA
(TERRE DI MEZZO)
L’Acre, la parte più occidentale della foresta amazzonica, è la
meta del viaggio sulle orme di Chico Mendes in cui ci conduce Adriano
Marzi.
Chico era un raccoglitore di caucciù diventato poi un sindacalista
impegnato nella difesa dell’Amazzonia e della sua gente quando, durante
il regime militare, la foresta veniva sventrata da strade chiamate le
“vie del progresso”.
Chico pagò con la sua vita e il suo assassinio ebbe un fortissimo
clamore che portò poi i suoi amici al potere.
Eppure oggi la foresta è in pericolo e rischia di essere
cancellata…come la memoria di Chico Mendes.
Adriano ci racconta il suo viaggio attraverso gli incontri con coloro
che avevano condiviso con Chico le lotte e le sofferenze e che oggi
sembrano aver dimenticato quei sentimenti e quei sogni per far spazio alla
ricerca della ricchezza…
ORE 20,00 CENA AD OFFERTA LIBERA con prodotti equo-solidali offerti
da Eco-Mondo (necessaria la prenotazione)
ORE 21,30 INCONTRO APERTO CON L’AUTORE
ASSOCIAZIONE DON NESI/COREA
Largo Nesi 9, Villaggio Scolastico di Corea, Livorno
Tel./fax: 0586 424637 e.mail: fondazione@fondazionenesi.org
www.fondazionenesi
30
marzo: L’agricoltura biologica e biodinamica a Camporbiano
ambienti
Immersa nel cuore della Toscana, sulle
boscose colline tra Gambassi Terme (Fi) e San Gimignano (Si), a quasi 500 metri
sul livello del mare, l'azienda agricola Poggio di Camporbiano
si affaccia da un lato sul Chianti, coronato dalla dorsale appenninica e
dall'altro sul territorio di Volterra oltre il quale, in lontananza, è
possibile scorgere il Mar Tirreno.
I coltivi della tenuta sono incastonati in vasti
boschi di querce, lecci, frassini e altre essenze mediterranee e sono
frequentati da daini, caprioli e cinghiali. Olivi e piante da frutto oltre ai classici cipressi,
completano il paesaggio.
L’azienda
è completamente autosufficiente e produce biologico, con tecniche biodinamiche,
sia gli ortaggi che i cereali, avendo l’intero ciclo di semina e coltivazione
come la lavorazione della farina e della pasta in completa autogestione.
Identico
atteggiamento viene mantenuto anche per l’allevamento di mucche, pecore e
capre, utilizzando foraggi rigorosamente autoprodotti, e per la produzione di
formaggi, che non contengono additivi ed utilizzano un caglio vegetale, da
piante di coltivazione propria.
Durante la visita della tenuta verremo accompagnati
da esperti sia nelle tecniche dell’agricoltura che dell’allevamento
biologico. Pranzo al sacco.
Il
programma dell’iniziativa prevede:
visita mattutina all’azienda, accompagnati da esperti sia nelle tecniche
dell’agricoltura che dell’allevamento biologico, pranzo al sacco in
vicinanza della tenuta agricola e, nel pomeriggio, sulla via del ritorno……..Certaldo.
Certaldo:
Sede
di insediamenti già in epoca etrusca, il nome Certaldo deriva il nome dal
latino cerrus altus, o dal germanico cerrus aldo, entrambi significanti
“altura ricoperta di cerri”. Mèta del turismo europeo e internazionale, il
borgo trasuda di storia. Nel 1164 l’imperatore Federico Barbarossa la concede
ai conti Alberti di Prato, che si insediano in quello che è l’attuale Palazzo
Pretorio. Dal 1184 cade sotto il controllo di Firenze. A Certaldo risiede la
famiglia di Giovanni Boccaccio (1313 – 1375) che qui vive in vari periodi
nella casa che oggi è Museo dedicato al grande letterato e sede dell’Ente
Nazionale Giovanni Boccaccio. Dal 1415 Certaldo è sede del Vicariato, centro
politico e giudiziario più importante di Valdelsa, Val di Pesa e parte del
Valdarno fino a tutto il periodo Repubblicano e Mediceo. Con l’incremento del
commercio lungo la Francigena, tra ‘600 e ‘700 Certaldo si sviluppa fino
alla parte bassa. Nel 1784, soppresso il Vicariato, il Palazzo dei Vicari rimane
fino al 1866 sede dell’Amministrazione Comunale, trasferitasi poi
nell’attuale Municipio. Nel 1849 l’inaugurazione della ferrovia Empoli-Siena
da nuovo incremento all’economia locale, fatta di manifatture legate alla
lavorazione dei prodotti agricoli. A fine ‘800 nascono le grandi tabaccaie,
poi pastifici, fornaci di mattoni, vetrerie. Nel secondo dopoguerra il comparto
produttivo vede l’affermarsi della lavorazione di calzature, cornici,
meccanica e si registra l’avanzamento progressivo del settore terziario. Dagli
anni ’80 poi, inizia a farsi strada un’altra grande economia, quella
turistica: il motivo della nostra visita.
Info:
Antonio e Maria Luisa 0586 580201 ore serali 3383261176
Un
programma di escursioni sul Monte Pisano "Il Monte a Marzo",
"escursionismo con l'Associazione Altrove".
Ho curato personalmente il Programma per conto dell'Associazione "Altrove -
Percorsi sul Monte Pisano".
Le escursioni si svolgono il Mercoledì (giornata intera) e il Sabato
(mezza giornata).
Per vari motivi tutte le escursioni sono state
organizzate in modo da poter raggiungere il punto di partenza mediante
trasferimento da Pisa, con mezzi pubblici ma naturalmente i partecipanti sono
liberi di utilizzare anche altri mezzi.
La quota di partecipazione è di soli 3 €, grazie al contributo della
Provincia di Pisa.
per maggiori
informazioni vi rimandiamo al sito http://www.associazionealtrove.org/Percorsi.htm
info:
Piero.biagiola
<piero.biagiola@email.it>
6
aprile: gita fuori porta al Monte Serra
Nella
catena dei Monti Pisani il monte Serra è situato fra la valle dell’Arno e
l’alveo dell’ ex lago di Bientina ed è una delle formazioni montuose più
antiche d’Italia, una delle poche “isole” che si ergevano dal mare,
quando le acque ricoprivano gran parte dell’Italia centrale. L’escursione
partirà da Agnano e da qui, per una mulattiera che si inerpica tra i boschi
del monte ed i torrenti, arriveremo al
pianoro di Santallago, dove il panorama
è bellissimo e dove faremo sosta. L’iniziativa è concepita anche per chi
ha genitori anziani e vorrebbe portarli con sé,
poichè si potrà arrivare al Serra, al punto di ritrovo, anche in auto
e chi non vuole pranzare al sacco potrà usufruire di un ottimo rifugio in
loco. Il ritorno ad Agnano sarà
per un sentiero diverso da quello percorso all’andata e torneremo alle auto
verso le ore 18,00 circa.
Partenza
alle ore 8,30 alla Guglia (telefonare per confermare presenza)
Info:
Davide Orsi, tel. 329-9754774 ……dopo
cena, dalle ore 21,15
in poi.
11
aprile venerdi:
sui sentieri apuani per riscoprire i sentieri dell’uomo.
Serata di fotoproiezione e discussioni varie sulla montagna ed altro, con Marco Marando
Per
chi non conosce le Apuane ma anche per chi pensa di conoscerle, sarà
un’occasione unica per apprezzare meglio questi territori, queste zone aspre
dove la vita è sempre stata difficile e dura sia per i contadini che per i
lavoratori del marmo. Nelle moltissime diapositive, potremo poi rivedere i
tanti luoghi da noi visitati nelle nostre escursioni domenicali e, durante la
serata, verrà anche presentato un libro, scritto dallo stesso Marando,
dedicato sia alla sentieristica che alla descrizione storico antropica delle
Alpi Apuane e che ci sentiamo tranquillamente di consigliare, a chi ama
l’escursionismo di montagna e non solo.
Luogo
fotoproiezione: circolo arci La Rosa, con entrata di lato alla COOP
(h.21.15)
Info:
Referente Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali)
20 aprile, domenica: Gragnola – Equi Terme
(trenotrekking)
20 aprile, domenica: Gragnola – Equi Terme (trenotrekking)
dislivello compl.mt.506
h-2.50 circa.
Avendo come guida Marco
Marando, autore del libro “sui sentieri delle Alpi Apuane” ed.Bandecchi
& Vivaldi e dopo la fotoproiezione di venerdi 11 aprile, andremo a fare
un’esperienza di trekking, con avvicinanamento in treno.
Descrizione:
Fino
all’immediato dopoguerra, nei giorni di festa, Gragnola era un luogo
d’incontro “certificato” per tutti gli abitanti delle zone vicine. Ci si
arrivava per mulattiere, si andava in piazza per un gelato oppure al cinema e,
sempre per mulattiere, al buio, si ritornava a casa. Il nostro itinerario
prevede una visita a questo borgo dei tempi andati, a prendere coscienza di
come sia mutato da allora il nostro modo di vivere. Dal paese prenderemo il
sentiero per il castello dell’Aquila, castrum dei Malaspina e via di
transumanza per Fosdinovo e Luni ed il mare e ci inoltreremo per castagneti
prima e per pinete poi, fino a raggiungere un’ampia radura coltivata a
vigneto che, quasi all’improvviso, ci rivelerà la parete nord del Pizzo
d’Uccello, uno scenario imponente, splendido in inverno ma estremamente
entusiasmante anche in primavera.
Da
qui, ripreso il cammino per l’agglomerato di Fazzano, semi abbandonato ma
con bellissimi portali in pietra ed oltrepassata una edicola religiosa,
incorniciata dai cipressi, si scenderà verso Equi Terme per un’ampia
mulattiera, potendo rivedere, di giorno, i luoghi già visitati in notturna,
in occasione del Presepe vivente di quest’anno. Escursione semplice e di
notevole interesse paesaggistico.
Note
di viaggio: partenza da Lucca
h.8.23 arrivo a Gragnola h.10.07.
Ritorno da Equi Terme h.16.49, arrivo a Lucca h.18.13. Fare il biglietto
ferroviario in anticipo.
Appuntamento
alla Guglia h.7.00 (partenza h.7.15) ed in auto fino a Lucca.
Info e referente: Mario Chelli cell. 338 5907320 o 0586 852875 (ore serali) telefonare per confermare la presenza
25 aprile. Anello intorno al monte Borla:
la zona del marmo sopra Carrara
Un percorso semplice e per gran parte nei boschi, con panorami sia sul mare della Liguria, dal promontorio di Punta Corvo a quello di Montemarcello e di Portovenere, che, nel versante orientale, sulle sovrastanti cime Apuane del Pizzo d'Uccello, del Pisanino, del Sagro, del Borla e del Cavallo. Dal rifugio CAI Carrara prenderemo per uno sterrato che si inoltra nel bosco, alternando tratti in faggeta a brevi uscite allo scoperto, arrivando ad uno splendido belvedere naturale che si affaccia sulla impressionante vetta del Pizzo d'Uccello, potendo ammirare tutto lo sviluppo della cresta Nattapiana che a strapiombo sale verso la cima. Il paesaggio è francamente entusiasmante. Una breve sosta e, arrivati ad un bivio, dopo un paio d'ore dalla partenza e avendo tagliato un colle su tracce di sentiero a mezza costa, saremo nella zona delle cave di marmo di foce Pozzi, dove ci fermeremo per il pranzo. Successivamente e girando attorno al monte Borla, per sterrato prima e per asfalto dopo, chiuderemo il nostro anello, sempre in vista delle cave del Sagro (altro panorama bellissimo). Circa 3.3.30 di cammino complessivo e non impegnativo (salita iniziale a parte – 15 mt. -). Mettere scarpe robuste.
Info: Luciano Suggi 0586 406468 – ore serali- oppure 339 8700530
1°
maggio: Una
via verde, intorno al rifugio Matanna . Annullata per il maltempo,
viene riproposta perché ne vale la pena: Da
Palagnana (m.764) ci
portiamo facilmente nei boschi e da lì, in un’oretta, saliamo verso la foce
delle Porchette (m.982).Una sosta per ammirare lo stupendo panorama, con il
m.Croce in primo piano, la Pania della Croce a sinistra, quella Secca a destra
e l’Appennino e poi prendiamo la via del rifugio, rimanendo in quota per
larghi tratti, tra chiazze di faggi e cespugli ed ancora boschi. Quindi, tra
salti di roccia alternati ad altre zone boschive, scendiamo progressivamente
di quota e siamo arrivati. Il rifugio è in una splendida conca, riparata dai
venti, dove spesso troviamo mucche o cavalli al pascolo e vale la pena di
soffermarvisi. Nel pomeriggio, con calma, prenderemo la via del ritorno,
tagliando per altre zone boschive ma questa volta senza salite. Sono circa tre
ore di cammino complessive, non troppo impegnative.Scarpe da trekking.
Info: Luciano Suggi, 0586 406468 o 339 8700530
Domenica
04 maggio: al Parco del Gigante. Il Parco Regionale dell'Alto Appennino Reggiano, o Parco del Gigante,
secondo la denominazione in uso, è uno dei più estesi fra quelli emiliani e
racchiude al suo interno una grande varietà di luoghi e ambienti di elevato
valore naturalistico e paesaggistico. Ne fanno parte alcune fra le cime più
alte della catena appenninica settentrionale, dalle quali si godono vasti
panorami su valli impervie, estesi boschi e ampie praterie sommitali. La
visita odierna ci porterà, attraverso
radure assolate e boschi misti di querce che gradualmente lasciano il posto
alla faggeta, alI'antico oratorio di S. Maria Maddalena (1.502 m), un tempo
luogo di eremitaggio, con vista sulla Pietra di Bismantova e sulla valle del
Secchia, e poi, proseguendo in quota e superando alcune lingue di detriti, al
lago Calamone (1.398 m) e successivamente, attraverso basse praterie, alla
cima del Monte Ventasso (1.727 m).
Partenza dalla Guglia alle ore 8,30. Info:
Davide Orsi, tel. 329-9754774
Domenica
18 Maggio: per itinerari urbani, la storia di Livorno.
Ritrovo alle ore 14.45 in piazza della Repubblica (statua
lato Fortezza), per
seguire un percorso cittadino nel cuore del quartiere Venezia, tra gli
scalandroni dei canali e le architetture della nostra città. Guidati dal
prof. Mazzoni e partendo da piazza della Repubblica, andremo per vicoli ed
angoli inediti della nostra città, luoghi che probabilmente già conosciamo
ma che verranno inquadrati nella prospettiva della loro storia passata e del
loro prossimo futuro, cioè attraverso riflessioni su cosa potrebbero
raccontare di ciò che siamo stati e su come potrebbero inserirsi in un nostro
futuro urbano. In particolare, nel corso della giornata, è prevista la
visione dall’alto della città di Livorno, dalla lanterna della chiesa di S.
Caterina, con la sua volta ogivale da poco restaurata, forse l’esempio più
alto delle architetture sacre livornesi.
Alle
17.30, poi, presso la sala della chiesa Valdese, verranno
proiettate diapositive
elaborate dallo stesso
prof. Mazzoni per i 400 anni
della storia di
Livorno,
incentrate sui percorsi tematici salienti della nostra storia urbana e sulla
necessità di non affidare il nostro sviluppo economico ed urbanistico alla
speculazione, ma di farsene carico, per costruire una città che sia veramente
“ casa della società che la abita”.
NB:
In ultimo, gran finale con cena
rigorosamente labronica a base di piatti tipici.
il percorso:
22 maggio a ROMA: Pierre Auguste Renoir “ Tradizione e innovazione”
pennellate d'Autore
Andremo
a visitare , al complesso del Vittoriano, una mostra che raccoglie
centocinquanta opere realizzate da Renoir negli anni vicini al periodo in cui
l’artista, stanco dell’esperienza impressionista, fece un viaggio in
Italia, tra il 1881 e il 1882, per scoprire i classici. Pochi mesi
che gli cambiarono la vita. Il Rinascimento italiano, gli affreschi di Pompei
e una passione per Raffaello gli fecero nascere un desiderio di rigore e di
classicità che aprirono una nuova stagione che sarebbe durata quarant’anni.
Sono dipinti in cui Renoir si concentrò specialmente sulla figura femminile
tra questi la famosa “ Bagnante bionda” dipinta sullo sfondo della costa
napoletana.Dopo la mostra andremo a fare una passeggiata in Piazza di
Spagna, angolo sempre molto amato da scrittori, viaggiatori e artisti e
salendo la scalinata di Trinità dei Monti, visiteremo la chiesa omonima e il
note
di viaggio:
Partenza : ore 6:04 con arrivo a Roma Termini ore 9:50 , treno regionale
n°2335.
Per
il ritorno due possibilità, a scelta dei partecipanti:
a)
Partenza da Roma ore 16:09 con arrivo a Livorno ore 19:57, con treno regionale
n° 2344
b) Partenza da Roma ore 18:09 con arrivo a Livorno ore 21:57, con treno
regionale n° 2346
Ritrovo per il raggruppamento h. ore 5.55 nell’atrio della stazione,
con il biglietto che
Per prenotazioni telefonare a : Anna Petrosino 0586/ 856177 – cell.3202634720
25 Maggio Trekking delle frazioni camaioresi: Gombitelli, Torcigliano, Peralla
la traversata, a/r circa 4.30/5 ore, sarà con percorso interamente
in falsopiano o francamente pianeggiante e da Gombitelli, antico centro famoso
per la lavorazione del ferro ed interessante per gli aspetti paesaggistici,
graditi a chi ama i luoghi intatti e selvaggi (sopra il paese c’è il passo
di Lucese, via alta per il m.Prana e Campo all’Orzo), cominceremo il nostro
cammino. Lasciate le ultime case del
paese, un sentiero ci condurrà in una vasta e bella pineta, per superare poi
un profondo canalone, inciso dal rio Lucese, ed arrivare, sempre in piano,
nella zona delle leccete, prima dei coltivi e del paese di Torcigliano.
Inutile dire che ci prenderemo tutto il tempo e per la visita agli agglomerati
di case e per godere di un ambiente incontaminato (sono zone stranamente
trascurate dall’escursionismo di massa). Dopo una sosta e circa ore 1.20 di
cammino, andremo poi verso Agliano Peralla, antico castello medioevale e
bellissimo borgo, mentre il percorso si snoderà tra vasti e soleggiati
oliveti, aprendosi il panorama verso la sottostante piana di Camaiore ed il
mare. A questo punto, dopo
un’altra ora e trenta e fatta un’altra sosta, prenderemo la via del
ritorno, potendo così rivedere ed apprezzare i luoghi attraversati.
Info:
Luciano Suggi 0586 406468 – ore serali- oppure 339 8700530
In Sicilia con l’associazione Libera (mese di maggio, dal 29.05 al
03.06)
Una bella iniziativa, per incontrare la Sicilia che
vive il contrasto alla mafia nelle coperative di Libera,
una proposta possibile per maggio (i
dettagli sono sul sito di Agireverde al link escursioni)
Si tratta di andare a capire la Sicilia di oggi ed in
particolare di come si possa sopravvivere anche rifiutando la logica del
pizzo e della politica del ti-dò-un-lavoro-mi-dai-il-voto,
facendo un turismo responsabile ed una vacanza, all’ombra del
colonnato di Segesta e Selinunte, sull'altipiano di Corleone, nella confusione
del mercato di Ballarò a Palermo, sul mare nella Riserva dello Zingaro,
assaggiando alcuni tra i migliori vini dell’isola ed alloggiando in una
casa piazzata direttamente sul mare, sul Golfo di Castellammare (20 minuti
dall’aeroporto di Punta Raisi).
La
proposta è della socia Giuliana Cassiani 347
8156406
che è propensa ad andarci in maggio.
Chi avesse intenzione di partecipare, dovrà mettersi d'accordo con lei per organizzare i dettagli della partenza e le modalità ed i tempi del soggiorno (in ogni caso nel mese di maggio 29.05 - 03.06 ), contattandola in tempi brevissimi per le formalità necessarie.
Dal 29 maggio al 3 giugno
TOUR SICILIA
VIAGGIO
DI 5 GIORNI IN SICILIA OCCIDENTALE
TRA
COOPERATIVE AGRICOLE DI “LIBERA” (ASSOC. ANTIMAFIA),
CASE
VINICOLE, ARCHEOLOGIA E NATURA
INFORMAZIONI
GIULIANA
CASSIANI tel. 347 8156406
Presso
il Rovescio ha sede l’associazione di Turismo Responsabile “Le Vie dei
Canti – Sikaduà”, che da anni organizza tour ai quattro angoli del mondo
alla scoperta non solo di ben note realtà paesaggistico-architettoniche, ma
anche verso la conoscenza approfondità di realtà sociali che esprimono un
dato innovativo all’interno del quadro culturale ed economico del territorio
che si visita.
In Sicilia
nostre compagne di viaggio sono le cooperative sociali impegnate nella
produzione e trasformazione di prodotti agricoli presso terreni requisiti a
capitani, colonnelli e generali della mafia.
Fondamentale
per capire la Sicilia di oggi è incontrare giovani e meno giovani
(cooperative LIBERATERRA: “No.E.”, “Lavoro e Non Solo”, “Placido
Rizzotto” e “Casa Giovani”) animati dalla capacità di costruirsi uno
stipendio alla faccia di chi li vorrebbe asserviti alla mafia del pizzo o alla
mafia della politichetta (ti-dò-un-lavoro-mi-dai-il-voto): mangeremo con loro
quello che producono e chiaccheremo……niente conferenze!
Nelle
stesse giornate passeggeremo sul mare (alla Riserva dello Zingaro è facile
che il clima già permetta di fare un bel bagno!), staremo all’ombra del
colonnato di Segesta e Selinunte, vedremo la luce dell’altipiano di Corleone,
sospireremo verso le Egadi dalle mura di Erice, ci mischieremo alla confusione
del mercato di Ballarò a Palermo, assaggeremo alcuni tra i migliori vini
dell’isola visitando Donnafugata, Cusumano, Planeta, Firriato.
La
sistemazione sarà in una casa piazzata direttamente sul mare, sul Golfo di
Castellammare (20 minuti dall’aeroporto di Punta Raisi)…….fare colazione
e cena su quella terrazza credo già valga il viaggio!!!
Il
costo, escluso il volo (calcolate 100 euro per l’andata/ritorno con
Meridiana da Bologna, 160 circa sotto Pasqua), è di 397 euro a persona,
e la quota comprende un po’ tutto:
-
-
pernottamenti
-
-
colazioni, pranzi e cene
-
-
trasporti di terra in pullmino privato
-
-
2 ingressi presso siti archeologici
-
-
accompagnatore
-
-
assicurazione
LE
DATE CHE PROPONIAMO (se non vi
funzionano a causa di un giorno in più o un giorno in meno ditelo,
probabilmente possiamo effettuare piccoli slittamenti…..e fatevi sentire
anche se avete a disposizione soli tre giorni: si potrebbero condensare nelle
vostre date di presenza le parti del programma che vi stanno a cuore!!):
-
-
Da mercoledì 27 febbraio a domenica 2
marzo compresi
-
-
Da ven 14 marzo a martedì 18 marzo
compresi
-
-
PASQUA: da ven 21 marzo a martedì 25
marzo compresi
-
-
Da venerdì 11 aprile a martedì 15
aprile compresi
-
-
Da giovedì 24 aprile a lunedì 28
aprile compresi
-
-
Da mercoledì 30 aprile a domenica 4
maggio compresi
-
-
Da
venerdì 30 maggio a mercoledì 03 giugno compresi
Considerate
che per gruppi di minimo 6 persone le date le decidete voi, in qualunque
periodo dell’anno.
Considerate
anche che se avete un vostro progetto di viaggio la suddetta casa (7/8
posti letto) è comunque affittabile a 350
euro/settimana
Un bel
saluto a tutti, allora…………………………………e contattateci
sempre al 347-2547481. Simone, per i dettagli complessivi ma, in questo
caso, la referente per il viaggio ed i contatti con Libera, sarà GIULIANA
CASSIANI tel. 347 8156406)
01 giugno domenica: Il
Cerreto è un' azienda agricola
biologica – omeodinamica.
Situata in località Montegemoli, in provincia di Pisa, appare come un gioiello isolato tra le colline, una terrazza naturale che guarda Volterra, dove i colori sono morbidi e naturali.Intorno non si ode che il bisbiglio del vento e lo scenario invita i sensi a lasciarsi cullare in un mondo che sembra sospeso al cielo. La produzione è biologica e varia tra pasta, cereali, legumi, foraggi, vino, olio, miele, ortaggi, salse di verdura, confetture, succhi di frutta.
Dettagli:
L'agricoltura
omeodinamica nasce dallo sviluppo
degli impulsi dati dallo scienziato antroposofo austriaco Rudolf Steiner
(1861-1925) per una nuova agricoltura che nel mondo intero è conosciuta e
diffusa come "agricoltura biodinamica".
Quest'ultima
si basa su tre principi fondamentali :
a) il
potenziamento della fertilità del terreno;
b) l'organizzazione dell'azienda come un vero e proprio "organismo
vivente";
c) l'agricoltore è la coscienza di questo organismo e cura il rapporto tra
pianta e cosmo grazie alla oculata scelta del momento per la semina , i
trattamenti ed altro.
Per
realizzare ciò l'agricoltura biodinamica utilizza i cosiddetti "
preparati biodinamici " che agiscono come stimolatori organici
apportatori di nuove forze vitali nella azienda agricola.
Il metodo omeopatico fa tesoro di queste indicazioni ed utilizza questi
preparati-potentizzati tramite la dinamizzazione omeopatica ad un livello di
efficacia e precisione di gran lunga superiore.
Questo metodo presenta tre indiscutibili vantaggi:
a)
assoluta assenza di residui indesiderati nel terreno e nelle piante;
b) costo molto limitato dei preparati, data l'alta diluizione cui la sostanza
base viene sottoposta;
c) praticità operativa. Questo nuovo metodo di coltivazione, inoltre presenta
molti aspetti educativi e morali per i giovani, cosa particolarmente gradita
in un' epoca quale è la nostra, ove il rispetto dei valori ambientali e della
vita sta perdendo il suo importante significato.
La visita
all’azienda sarà accompagnato da esperti che spiegheranno con attenzione i
concetti sopraespressi .
Si ricorda
che sarà possibile pranzare in loco (non obbligatorio) , per degustare i
prodotti di tanto impegno (costo per pranzo vegetariano 20 euro, normale 25
euro, vino 8 euro a bottiglia), non essendoci però che 20 posti disponibili,
chi intende prenotarsi dovrà farlo necessariamente entro il 17 maggio e non
oltre a Maria Luisa ed Antonio che saranno anche i referenti per
l’iniziativa.
Prevista
anche una sosta e visita a Montegemoli, paese famoso per la produzione del
pane cotto a legna.
domenica
8 giugno: L’Orrido
di Botri
L’Orrido di
Botri è un’aspra ed imponente gola calcarea, con ripide pareti scavate in
profondità dalle fredde acque del torrente Rio Pelago ed il canyon si
inserisce in un paesaggio appenninico caratterizzato da ambienti rupestri ed
estese faggete, dominato dalle cime del monte Rondinaio e delle Tre Potenze
che sfiorano i 2.000 metri di altezza. Un ambiente dunque estremamente
suggestivo e bello dove, nella boscaglia intorno, sono presenti il capriolo,
la lepre, lo scoiattolo e la marmotta, oltre che la volpe, l’istrice,
la puzzola, la martora ed un piccolo gruppo di capre rinselvatichite, circa 20
esemplari, che sovente accompagnano dall'alto chi si avventura tra le rocce
della stretta gola del Pelago.
Sopra invece, volteggiante in cielo, l’aquila reale, splendido simbolo
dell’Orrido, che qui ha una sua privilegiata ed indisturbabile oasi di
ripopolamento e , nelle fredde acque del torrente, particolari rane e tritoni
e salamandre pezzate. Come
ben si comprende, la Riserva, aperta al pubblico solo per il periodo
estivo e Riserva naturale dal 1971, con gestione del Corpo Forestale, è un
piccolo paradiso in cui occorre passare in punta di piedi per non
compromettere la salvaguardia del paesaggio in alcun modo e quietamente.
Nota: a causa dei frequenti guadi e del fondo scivoloso è obbligatorio l’uso del casco protettivo (noleggiato per due euro all'ingresso) e sono consigliate calzature idonee chiuse e allacciate (nei guadi si arriva al ginocchio). Portare un doc.identità che verrà chiesto quando daranno il casco.
Si ricorda che questa iniziativa, per limitare gli accessi alla Riserva, è riservata ai soli associati Agireverde, i quali potranno prenotarsi fino a venerdi 6 giugno (precedentemente il termine era stato fissato a mercoledi 04.06).
Info:
Luciano Suggi 0586 406468 – ore serali- oppure 339 8700530
PERCORSO IN DETTAGLIO A/R 4 ORE
1. GUADINA
30 min. da Ponte a Gaio
Primo restringimento dell’alveo; tratto di circa 80 mt.
2. PRIGIONI
45 min. da Ponte a Gaio
Secondo restringimento dell’alveo; tratto di circa 500 mt da percorrere
tutto dentro l’acqua. Alla fine delle Prigioni inizia il cosiddetto Solco
Grande.
3 – SALTO DEI BECCHI
80 min da Ponte a Gaio
Piattaforma calcarea nei pressi della quale si riscontrano le prime
“marmitte” formate da fenomeni erosivi intensi. Da questo punto il
percorso diventa ancora più impegnativo e si consiglia solo ad escursionisti
esperti, in alcuni tratti seguire e servirsi delle corde fisse.
4. PISCINA
120 min da Ponte a Gaio
Termine del percorso autorizzato. Da qui inizia il percorso di tipo
alpinistico da percorrere solo con specifiche autorizzazioni
14-15
giugno: Due giorni al Rifugio Orto di Donna- Campocatino
L’ area della conca glaciale dell'Orto di
Donna-Val Serenaia presenta una copertura pressoché continua di boschi cedui
di faggio, con in quota la predominanza dei ciuffi del paleo, una graminacea
estremamente resistente alle intemperie ed in basso invece i ciclamini e i
profumati roseti, le praterie di narcisi e le orchidee, gli asfodeli ed i
gigli di San Giovanni, le campanule, le peonie e le sassifraghe che
arricchiscono la molta diversità biologica. Altra presenza vistosa è
rappresentata dalle cave di marmo che in alcuni siti estrattivi in disuso,
sono stati recuperati e resi veri e propri musei a cielo aperto. Questa la
zona che visiteremo oggi, con arrivo
presso Campocatino, da dove, proprio sotto il Roccandagia, faremo
un’escursione su di una via di cava verso la valle Orto di Donna, per
raggiungere il rifugio verso la metà del pomeriggio. Pernottamento e quindi,
al mattino (15giugno), ritorno a Campocatino, avendo apprezzato con calma i
meravigliosi paesaggi che avremo avuto intorno. Nel primo pomeriggio ci
troveremo poi con il secondo gruppo, arrivato da Livorno la domenica e con
esso andremo all’eremo di san Viviano, con 30 minuti di cammino.
Info: Davide Orsi, tel. 329-9754774 ……dopo cena, dalle ore 21,15 in poi.
in
alternativa a Orto di Donna, sotto il Roccandagia, un'iniziativa di
Silvana "a due passi"
Parco
delle colline del Chioma – Quercianella –
Domenica
15 giugno 2008-04-23
Ritrovo
alle ore 9,00 alla sede della Proloco di Quercianella in Via del Litorale 435
– tel. 0586 491037 – 335 7833238 Silvana
Il Percorso si sviluppa in modo agevole su un sentiero e strada sterrata che segue la valle del torrente Chioma fino ad arrivare al borgo del Castellaccio dove tempo permettendo si potrà ammirare il magnifico panorama delle colline che degradano verdeggianti fino ad incontrare l’azzurro del nostro mare cui fanno da corona tutte le isole dell’arcipelago toscano, fino alla Corsica. Il sentiero non presenta alcuna difficoltà salvo il guado in periodo di piogge.
Attraversando gli estesi profumati arbusteti di mirto, lentisco, corbezzolo, erica e viburno, ebbri della natura e saturi degli stimolanti aromi del bosco, sazieremo il nostro appetito consumando comodamente il pranzo al sacco presso il Camping locale immerso nel verde e qui… la Pro Loco di Quercianella ha garantito una sorpresa ai partecipanti della camminata.
Ricordiamo infine, per chi volesse anticiparsi arrivando la sera precedente ( rivolta a coloro che seguono le iniziative Agireverde in ambito regionale), che Quercianella offre varie tipologie di strutture alberghiere che per l’occasione si rendono disponibili ad accogliere i partecipanti a prezzi veramente “fuori stagione”.........sentire comunque la Pro Loco.
22 giugno: cena sociale alla scuolina della Valle Benedetta o altrove....... il luogo è ancora da stabilire perchè al momento siamo impegnatissimi con l'iniziativa del 18 maggio.
L'importante comunque non è dove si va ma chi c'è, poichè, nel più totale spirito dell'Associazione, è sempre un'occasione d'incontro in cui stare in buona compagnia ed in completo relax.
Con questa iniziativa si chiuderà poi il primo semestre di attività per il 2008.
Nota:
Probabilmente ci saranno anche altre iniziative e difatti stiamo pensando di
proporre delle esplorative, iniziative di preparazione a percorsi veri e
propri,
a coloro che ci hanno inviato la loro e mail o anche a voi se ce la
invierete..............beh, concludendo, per la cena o il pranzo, prenotatevi
comunque per tempo, anche perchè per organizzare il tutto è necessaria una
coordinazione e sapere chi viene.
oppure
Mario Chelli cell. 338 5907320 o
0586 852875 (ore serali)
Sabato 19 luglio 2008 a Resceto di Massa
ci
sarà la tradizionale Rievocazione
storica della Lizzatura del Marmo, arrivata quest’anno alla
diciannovesima edizione.
Nell’ambito
di una grande festa paesana, rivisiteremo non solo l’antico metodo di trasporto del marmo,
prima dell’avvento dei moderni mezzi meccanici e della costruzione
delle strade di arroccamento, che oggi arrivano fino alle cave, ma
anche la tecnica lavorativa in essere fino agli anni ’50.
Saremo
proprio
accanto al primo tratto dell’antica “Via Vandelli” , facendoci da guida
Marco Marando, esperto conoscitore delle tradizioni e dei sentieri apuani e già
da noi conosciuto ed apprezzato, in occasione della presentazione del suo
libro “sui sentieri delle
Alpi Apuane”.
Nota: questa iniziativa è un fuori programma
che rendiamo noto a chi ci ha dato la propria e mail,
essendo in ogni caso un’iniziativa da coordinare anche con Marco Marando, è
indispensabile comunicare la propria intenzione di partecipare a Mario e
Fiorigia (prima possibile e al massimo entro giovedì 17.07) che poi
definiranno i particolari.
Info:
338 5907320 o 0586 852875 (ore serali)
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
alcune idee per una vacanza estiva, suggerite da alcuni soci:
Vacanze Naturali mare & monti, estate & inverno
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in zona Amiata, nella riserva del Pigelleto
Immersa
in un castagneto, nella riserva naturale del Pigelleto, e vicinissima
all’Amiata, come alle zone del Tufo (Sovana, Pitigliano, Sorana) ed alla Val
d’Orcia, come a sud al lago di Bolsena, può essere punto di partenza per
escursioni splendide, come anche di passeggiate in centri abitati di interesse
storico/artistico particolare, oltre che bellissimi (Piancastagnaio, Bagni san
Filippo, San Quirico d’Orcia, Abbadia san Salvatore, Santa Fiora, Arcidosso
……….. etc.etc.etc). Viene consigliata oltre che per la posizione
naturale anche per lo staff, estremamente disponibile ed attivo.
Per
altre iniziative vi rimandiamo al sito www.abiesalba.com,
segnalandovi comunque questa serie di incontri:
ESTATE
2008
con Roberta Angeletti e Lucia Sforza
Il progetto è articolato in 3
proposte (due stages di illustrazione per adulti e un laboratorio
per bambini) in ognuna delle quali
fondamentale è l’ottica formativa, ispirata al valore
dell’osservazione, della sperimentazione tecnica e del “fare” insieme.
In considerazione degli specifici temi che intendiamo sviluppare (gli
alberi, il bosco, gli animali
del bosco, gli insetti), si è pensato di svolgere le varie attività in un
contesto dove il
reale contatto con la natura fosse garantito dalla sua effettiva presenza,
in ambienti cioè
dove si possa, prima di ogni altra cosa, sviluppare un’attività guidata
(e “ispirata”) di osservazione
e di conoscenza di questi aspetti naturali.
DOVE
La Riserva Naturale del Pigelleto offre le più favorevoli condizioni per lo
svolgimento
delle attività contenute nel progetto. Istituita dalla Provincia di Siena
nel 1996, si estende
per 862 ettari nel Comune di Piancastagnaio, sul versante sud occidentale
del monte
Amiata. L’area della Riserva è costituita da un meraviglioso bosco dove
all’abete bianco
(il “pigello”, appunto) si affiancano il faggio, il tasso, il castagno e
molte altre specie arboree.
All’interno del Pigelleto gli animali partecipano ad arricchire questo
ecosistema
unico dal punto di vista conservazionistico. All’interno della Riserva è
localizzato il Centro
Didattico Ambientale “La Direzione”. La struttura, attrezzata e
funzionale, gestita dalla
Soc. Coop. Abies Alba, è organizzata su tre piani, occupati da aule
didattiche, ambienti
ricreativi, camere con servizi interni o comuni, cucina e sala da pranzo.
L’accoglienza, sia
per i corsisti adulti che per i bambini, è garantita dall’organizzazione
della struttura che
provvederà alla sistemazione nelle camere e al vitto per l’intera durata
delle attività.
Le attività inserite nel progetto saranno condotte da Roberta Angeletti e
da Lucia Sforza,
entrambe illustratrici di libri per ragazzi, attive anche in vari settori
della formazione, che
finalizzeranno i propri interventi alla messa a punto di un’idea che possa
tradursi nella realizzazione
concreta di vario materiale espressivo ispirato nei suoi contenuti e nella
sua
“forma”, ai temi trattati. L’organizzazione interna delle varie
attività prevede ambiti operativi
differenti solo nel caso degli stages destinati a corsisti adulti,
trattandosi, nello specifico,
di due distinte proposte che si svolgeranno in tempi diversi (vedi
programma): uno
stage sul libro pop up con Roberta Angeletti e l’altro stage sulle
tecniche dell’incisione
con Lucia Sforza. Per ciò che riguarda invece le attività inerenti al
laboratorio per bambini
(che quest’anno riguarderanno le tecniche di realizzazione della carta e
varie tecniche
di stampa della lastra incisa), queste saranno condotte e coordinate da
entrambe le
illustratrici che lavoreranno fianco fianco durante tutta la settimana
condividendo obiettivi
e metodologie di intervento.
www.robertaangeletti.com – www.luciasforza.it
STAGES DI ILLUSTRAZIONE (num. max partecipanti: 20)
“Le tecniche del pop up”
con Roberta Angeletti.
Da venerdì 18 domenica 20
luglio
Rivolto a insegnanti, educatori, aspiranti e giovani illustratori, lo stage
ha come finalità la conoscenza
di una specifica tipologia di libro illustrato (il pop up, letteralmente:
“saltar su”), che si costruisce
attraverso effetti particolari con il ricorso a finestre, tasche e piccole
architetture tridimensionali
di particolare suggestione. Attraverso l'impiego di queste tecniche, i
corsisti avranno modo
di sviluppare un proprio progetto libro viaggiando attraverso la dimensione
del bosco e delle sue
atmosfere.
“Le tecniche
dell’incisione” con Lucia Sforza.
Da lunedì 27 a mercoledì 29
luglio.
Il laboratorio di incisione indirizzato ad insegnanti, educatori e giovani
disegnatori, vuole essere
un’occasione per riflettere insieme sugli aspetti che costituiscono il
"prodotto" libro. Verranno valutati
alcuni prototipi di formati e di forma, per poi progettare, sulla base di
una storia tratta dal contesto
in cui ci si trova, la propria forma-libro. Alla fase di ideazione dei
bozzetti seguirà quella di
sperimentazione delle possibilità tecniche d'esecuzione e di stampa.
L'inserimento del testo sarà
un ulteriore passaggio "obbligato" prima che con ago e filo si
possa dare corpo al libro immaginato.
Il costo del singolo stage per
ogni partecipante è di € 295,00 e comprende la
partecipazione
al corso, il materiale di
lavoro e il trattamento di pensione completa (escluse bevande)
per tre giorni presso la
struttura. È prevista anche la
possibilità di partecipare al corso senza
usufruire del trattamento di pensione completa e provvedendo autonomamente
alla propria sistemazione.
In tal caso il costo dello stage è di € 160,00
comprensivo anche in questo
caso del materiale
di lavoro.
LABORATORIO PER BAMBINI (num. max partecipanti 25)
Da domenica 20 a sabato 26
luglio.
A carattere creativo e ricreativo, rivolto
a bambini dai 6 agli 11 anni, il laboratorio è inserito in
un progetto più ampio di campus estivo. Le varie attività vedranno i
bambini impegnati “full time”
nella dimensione del bosco e della natura. I bambini saranno concentrati
ogni giorno in un’intensa
attività creativa durante la quale avranno a
disposizione un ricco assortimento di materiali e supporti
per disegnare e per sperimentare varie tecniche di stampa della lastra
incisa. Anche la carta
per la stampa verrà concretamente e artigianalmente realizzata dai bambini.
L’osservazione guidata di forme e colori, la scoperta delle specificità
formali di ogni albero o fiore
o insetto, la sperimentazione stimolante, sono alcuni dei passaggi più
significativi di questo percorso
laboratoriale per i piccoli.
A ciò si aggiunge l’esperienza
della condivisione che favorirà nei bambini il piacere di socializzare
e di organizzarsi autonomamente per comuni obiettivi.
Il costo per ogni bambino è
di € 350,00 e comprende la partecipazione al corso e alle altre
attività previste nel
programma (escursioni e visite a guidate a borghi e musei della zona)
coordinate da 2
assistenti-educatori, il materiale di lavoro e il trattamento di pensione
completa
presso la struttura.
Informazioni ed iscrizioni
presso:
Abies
Alba Soc. Coop. a r.l. - Servizi Ambientali
Loc. La Direzione 2 -
53025 Piancastagnaio (Si)
Tel. 0577 788004 - Fax
0577 788214
E-mail info@abiesalba.com - www.abiesalba.com
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Tra
Terra e Cielo Vacanze dal 1979 organizza vacanze nella natura con una cura
particolare all'alimentazione, al benessere e alla salute.
Abbiamo la profonda convinzione che il cambiamento del pianeta nasca
all'interno di ognuno di noi, dall'attenzione che poniamo al cibo che
scegliamo, dalla qualità delle relazioni che intratteniamo con il mondo
esterno e con noi stessi, e dal tipo di benessere che ci doniamo.
Per maggiori dettagli, andare al sito: http://www.traterraecielo.it/vacanze/
Esistente nell’attuale sede dal 1976, l’Istituto Lama
Tzong Khapa è il più importante centro buddhista in Italia ed uno dei
maggiori in Europa. Situato nel verde delle colline toscane, 40 km a sud di
Pisa, l’Istituto ha sede in un’ampia palazzina - costruita in due fasi nel
XVIII e XIX secolo e completamente ristrutturata vent’anni fa – dotata di
sale di meditazione, sale da pranzo, biblioteca e camere per gli ospiti,
attorno alla quale si trovano la villetta dei lama residenti ed una ventina di
piacevoli cottage in legno per gli ospiti e, in particolare, per coloro che
svolgono dei ritiri di meditazione. Intorno al centro si è formata una
comunità di monaci e laici, dediti allo studio e alla pratica degli
insegnamenti del Buddha secondo il lignaggio di Lama Tzong Khapa.
Caratterizzato dalla presenza di due illustri Lama residenti, l'Istituto
ospita regolarmente maestri e meditatori di grande fama. Soltanto negli ultimi
tre anni sono stati ospiti del nostro centro Sua Santità il XIV Dalai Lama
(ospite a Pomaia per la quarta volta nel dicembre 2001), Kirti Tsenjab
Rinpoche, Lama Zopa Rinpoche, Choeden Rinpoche, Demma Locho Rinpoche, Dagpo
Rinpoche e numerosi altri maestri, anche di altre tradizioni.
L'Istituto è inoltre dotato di una fornita biblioteca e di una nastroteca.
Tutto ciò, unito ai confortevoli alloggi e alla cucina italiana
(vegetariana), lo rende il luogo ideale per approfondire la conoscenza e la
pratica del Dharma.
Ospitalità
all'Istituto
L'Istituto Lama Tzong Khapa offre la possibilità di soggiorno sia ai
partecipanti ai corsi sia a chi semplicemente desidera trascorrere qualche
giorno di relax. La struttura permette di dare ospitalità a oltre 100
persone, in diverse sistemazioni che vanno dalla camera singola (in chalet di
legno o nell'edificio principale dell'Istituto) alla doppia al dormitorio.
Mentre i corsi vengono gestiti direttamente dall'Istituto, la gestione della
struttura ricettiva è stata affidata alla Sopa, una piccola cooperativa
costituita nel 2001. I prezzi del soggiorno variano dai 25 ai 40 euro per
persona (al giorno, pensione completa) a seconda della sistemazione prescelta.
Durante i mesi estivi, a coloro che si limitano a soggiornare presso
l'Istituto e non seguono i corsi, viene applicata una maggiorazione di 10 euro
al giorno rispetto ai prezzi di cui sopra. I costi dei corsi variano a seconda
della tipologia, della durata e degli insegnanti.
Le prenotazioni non si accettano via e-mail ma solo per telefono (050-685654
tutti i giorni inclusi sabato e domenica, 8:30-12:30 e 14:15-17:15). In
periodi di grande affluenza, la prenotazione diviene effettiva soltanto al
momento del ricevimento della caparra concordata con la segreteria.
http://www.iltk.it/it/L1_homepage.htm
Estate
2008: campi di lavoro sui terreni confiscati alla mafie
INFO SU: http://www.libera.it/
Per
maggiori informazioni contattare l'indirizzo email estateliberi@libera.it o
chiamare 06/69770321.
Per tutti coloro che desiderano approfondire le tematiche del volontariato internazionale e svolgere una prima e breve esperienza nei Paesi in Via di Sviluppo, o fare viaggi di conoscenza e di turismo responsabile come occasioni per entrare veramente in contatto con la cultura e le popolazioni locali del Paese che si andrà a visitare, vi proponiamo una serie di link ad associazioni attive nel settore.
http://www.google.it/search?hl=it&q=volontariato+campi+lavoro+Italia&btnG=Cerca&meta=
http://www.comune.torino.it/infogio/vacanze/lavoro/campiuma.htm
come anche vi consigliamo di andare sul nostro sito a :
turismo cultura
tempo libero del nostro sito, in particolare dove si legge turismo
responsabile
le attività escursionistiche dell'Associazione avranno una sosta estiva e riprenderanno a settembre, poichè in questo periodo vengono effettuate uscite esplorative, alla ricerca di nuovi percorsi o alla rivisitazione di vecchi, da proporre nel nuovo calendario.
Per gli irriducibili del trekking comunque, vi indirizziamo
o al wwf.Livorno (cliccare sul collegamento)
oppure all'associazione "Il Bivacco" di Massa (cliccare per aprire)
14.09 dal monte Renaio
(Vetricia) al Lago Santo
lago
Santo
nella zona di Barga, partendo dal
rifugio della Vetricia (mt.1308), prossimo all’agglomerato di Renaio,
entreremo in una rigogliosa e vasta faggeta per uscirne andando ad ammirare, quasi
per intero, la meravigliosa catena delle Apuane,
dal
m. Prana al Pisanino. Un’ulteriore successiva salita ci porterà poi ai 1700
metri dove il
panorama, già splendido, si aprirà anche sull’Appennino, dal Cusna al
Cimone, per accompagnarci, con percorso di crinale, sulla vetta del Giovo.Qui
il Lago Santo sarà a picco,
proprio sotto di noi e, guardando ad ovest, si mostrerà l’intera piana del
Serchio: uno spettacolo incredibile!
A questo
punto scenderemo verso Lago Santo e, fatta una lunga sosta, ci porteremo sulla
via del ritorno, dolcemente scendendo per i Campi di Annibale, che di qui passò
con i suoi elefanti. Scarponcini
trekking. Info: Davide Orsi, tel.
329-9754774, dopo cena, dalle ore 21,15 in
poi
Dettaglio dell'iniziativa:
•
Grado di difficoltà: per buoni camminatori, dislivello in salita circa
900 metri, totale percorrenza a/r circa
6 ore.
Sono indispensabili: calzature da trekking, poncho o K-way (il crinale
appenninico è
spesso interessato da perturbazioni passeggere ma alquanto fastidiose), pranzo
al sacco,
una buona scorta d’acqua, visto che le fonti sono tutte sul percorso del
ritorno.
• Percorso auto: da Pisa a Lucca attraverso la strada del foro,
quindi verso la Garfagnana: seguire le indicazioni per Barga: giunti qui,
occhio alla deviazione per Renaio-Tiglio (il primo tratto è un vialone
alberato); dopo 10 Km. di strada tortuosa si giunge ad un piazzale in
prossimità del piccolo agglomerato di Renaio; seguire le indicazioni su
cartello di legno per Vetricia: ancora 4 Km. di strada forestale, con tratti
di asfaltoalternati ad altri sterrati, e finalmente si giunge all’altezza
del rifugio della Vetricia, ex caserma della Forestale, appena superato il
quale si parcheggia l’auto.
• Il percorso: parcheggiata l’auto sulla forestale all’altezza
del rifugio (a quota 1308),
s’imbocca il sentiero n° 20 che stacca alla nostra destra e, passando
attraverso una bella
faggeta, guadagniamo subito quota. Dopo circa 40’ si esce dal bosco e,
volgendoci alle nostre spalle, potremo ammirare
quasi per intero la meravigliosa catena delle Apuane, immaginando
un’ipotetica traversata, dal Prana al Pisanino, attraverso il magico
occhiello del Forato. Dopo poco s’incontra il raccordo con lo 00 (verso
S.Pellegrino), ma si prosegue decisamente verso Est, fiancheggiando la Cima
dell’Omo e giungendo, dopo circa 30’, all’importante valico della
Porticciola(quota 1700): da qui il panorama spazia, verso Nord-Est, dal Cusna
al Cimone e, con un po’ di fortuna, si vedrà in lontananza la Pietra di
Bismantova.
A questo punto si procede sul crinale seguendo il segnavia
della Grande Escursione
Appenninica: in circa tre quarti d’ora guadagnamo la vetta del Giovo: la
fatica è
notevole, ma ampiamente ripagata dalla vista spettacolare che si può godere
dalla croce
sommitale: oltre alle vette già citate, colpiscono l’occhio la visione del
Lago Santo, a
picco sotto di noi e della piana del Serchio.
(Da un’escursione di Enrico Barsotti)
il
piano il ed il regolamento del Parco provinciale dei monti livornesi ora sono una concreta realtà, così come è stato stabilito a
fine luglio dal consiglio provinciale.
L'assessore
Anna Marrocco, con delega al parco ed alle aree protette ha illustrato il
piano (visibile sul nostro sito al link “Parco dei monti livornesi”) ed il
regolamento del parco -del quale è responsabile Massimo Tognotti- , dopo
dibattito con votazione -14 favo-
revoli, 4 contrari (il centro destra) e 2 astenuti (Rifondazione)-.
L’intenzione
adesso è di iniziare dalla
manutenzione dei sentieri e degli edifici presenti, informando i residenti dei
vantaggi che potranno avere, non ultimo l'uso di un marchio di
qualità, inserendosi a pieno titolo nel Parco come aziende agricole o
agriturismi o maneggi o altro, tendendo comunque ad una valorizzazione sia dei
prodotti che del territorio e in ogni caso del Parco stesso.
E' prevista anche la realizzazione di una biblioteca del par-
co (che avrà sede per il momento alla circoscrizione 4).
Nel prossimo futuro pensa anche ad uno sbocco al mare, nell'area di Calafuria…………………..e
questo è quanto.
Essendo
l’Associazione interessata, anche da un punto di vista strettamente
ambientale, a che il Parco
diventi effettivamente e concretamente una risorsa per il territorio, sia
economica che turistica, abbiamo intenzione di proporre tutta una serie di
esplorazioni conoscitive del Parco, per poterne evidenziare pregi e difetti,
oltre che per farlo conoscere, ai
livornesi in primo luogo.
Questa
è la nostra prima proposta:
28.09
Passeggiando sulle colline livornesi: il castello di Quarata
Il
Parco delle Colline, dopo anni ed anni di attesa in cui esistevano comunque e
un piano ed una regolamentazione, è diventato finalmente operativo, essendo
stata costituita una Commissione che dovrà occuparsi concretamente di
manutenzione di sentieri e di edifici, oltrechè di informare i residenti sui
benefici del costituendo marchio di qualità del Parco, il primo provinciale
in tutta Italia. Ad evidenziare cosa attualmente va e cosa no nel Parco, per
poterlo segnalare e quindi contribuire ad una ottimale fruibilità del
medesimo, quest’anno dedicheremo al Parco alcune nostre iniziative, di cui
questa è la prima: il castello di Quarata. Grazie anche alla presenza del
prof.Branchetti, andremo a riscoprire uno degli antichissimi percorsi
collinari che nel medioevo collegavano i diversi paesi ed il mare, percorsi
che facevano capo al castello di Quarata che nel 1400 svolgeva un ruolo
centrale non solo nel sistema viario ma anche nella vita sociale del
comprensorio.
Info:
Salvatore Picardi 0586 861138 sera cell. 347 3637538
12.10 da S.Lucia a Monteggiori e La Culla: le frazioni
Camaioresi, prima parte
La Traversata delle Frazioni Camaioresi
è un percorso che unisce diversi borghi del comune di Camaiore. Un cammino
vario, di grande respiro e di straordinario pregio ambientale i cui bellissimi
panorami spaziano sia sulla piana di Camaiore che sulla costa tirrenica, fino
alle isole di Gorgonia e Capraia e,
nelle giornate terse, fino alla Corsica. Ora immersI nel verde dei boschi di
castagno e leccio e faggio, ora tra gli oliveti, che qui abbondano,
percorreremo i primi tre paesi di un percorso
lungo 30 Km: Santa Lucia, Monteggiori e La Culla e, gambe permettendo, con altri 0.45 minuti di salita), potremo raggiungere,
proprio sopra la Culla, l’antichissimo
insediamento pastorale del “Villaggio dei Lecci”, lungo il sentiero che
conduce al im.Prana. Per l’a/r (I Lecci esclusi) occorreranno circa 5 ore,
mettere scarponcini
trekking. Solo per associati
Info: Luciano Suggi 0586 406468 o
339 8700530
itinerario completo delle frazioni (a titolo informativo):
Gli
itinerari della via bassa o delle frazioni camaioresi, indicati nella cartina
realizzata dall’associazione “Amici della Montagna” di Camaiore e
descritti in una cartografia in scala 1:12.000 relativa al territorio
collinare - montano interessato, sono diventati, oggi, una realtà che si
riscontra nelle bacheche illustrative, istallate nei vari paesi di partenza o
di arrivo e nei segni in bianco e giallo che indicano il percorso.
Il
percorso di circa 30 hm che inizia da Santa Lucia e termina a Migliano nelle
Sei Miglia (o viceversa), taglia le propaggini collinari - montane delle alpi
Apuane meridionali collegando per sentieri e antiche mulattiere ben undici
paesi che offrono al visitatore oltre alla possibilità di ristoro, aspetti di
angoli caratteristici e bellissimi panorami sulla conca di Camaiore, la
pianura di Capezzano e il mare. Il nostro viaggio ideale, ha inizio da Santa
Lucia, un ridente paesino che sorge sopra un colle quasi interamente ricoperto
di oliveti, castagneti e cipressi; l’unica stonatura è rappresentata dai
giganteschi tralicci dell’alta tensione. Dal minuscolo piazzale della chiesa
si gode una straordinaria veduta a 180° sulla pianura e la marina versiliese.
Lasciato
alle spalle il paese, si segue un facile sentiero che sbocca sulla strada
comunale che proviene da Capezzano e percorrendone un breve e ripido tratto,
si arriva a Monteggiori. Dal colle di Monteggiori, il campanile dominante e i
caseggiati che scendono a scalinata sul piazzale antistante il piccolo
cimitero, appaiono come un quadro pittoresco incorniciato da colossali
cipressi. Le viuzze del paese rimarcate da vecchie mura in pietra o racchiuse
da alti caseggiati e i resti della fortezza, ci danno l’illusione di
respirare aria antica. Avviandoci verso la Culla si segue per un breve tratto
la strada comunale Camaiore – Monteggiori e, in località la Balza, ci
s’inoltra sulla ripida mulattiera che sbocca sul minuto piazzale della
chiesa. Alla Culla, come del resto negli altri paesi dell’itinerario, si
resta piacevolmente sorpresi da un’infinità di aspetti ormai legati ad un
mondo sconosciuto e relegato nelle pieghe della memoria: si scopre, dunque,
che camminare è anche vedere, meditare, confrontare e conoscere.
E’
interessante sapere che poco sopra il paese, con una piccola deviazione dal
nostro itinerario, nascosto tra fitti boschi di lecci si trova
l’antichissimo insediamento pastorale del “Villaggio dei Lecci”.
Lasciandoci
dietro gli ultimi caseggiati della Culla ci s’ incammina verso Greppolungo
per un sentiero a tratti malagevole ma non difficile, che taglia le boscose
propaggini sud del monte Gabberi. Arrivati nella zona di Tassonaia si
attraversa il canale della Cisterna arrivando poi ad una terrazza naturale
dove si trovano le tracce dell’antico castello di Montebello. Oltrepassata
questa zona, lasciamo alle spalle il canale dell’Acqua Spicca e il rio del
Cavaticcio e, inoltrandoci tra boschi di castagni e bellissimi oliveti, si va
a superare la zona di Scassate.
Dopo
aver percorso un lungo tratto di sentiero che scorre nel verde quasi
pianeggiante, si arriva a Greppolungo: un pittoresco paese arroccato su una
contrafforte del monte Gabberi. Si dà per scontato che anche dall’ampio
piazzale di questo paese si gode la vista di un superbo panorama. Dopo la
sosta d’obbligo per visitare il paese, come abbiamo fatto in quelli già
incontrati e come faremo in quelli che ancora dobbiamo incontrare, si riprende
il cammino verso la frazione di Casoli. Risaliamo, ora, la zona boschiva delle
Vigne della Fontana per inoltrarci poi, in un sentiero a tratti rimarcato da
antichi muretti in pietra e che scorre quasi pianeggiante, tra stipe e fitti
boschi. Un tempo, ormai lontano, era percorso dai minatori che si recavano al
lavoro nelle miniere di ferro di S.Anna. Dopo aver superato questo tratto
assai cupo e attraversato l’ampio e profondo “imbuto” naturale inciso
dal fosso di Conchiusori, il sentiero sfocia nella soleggiata e verdeggiante
zona di Setriana dove si trova il bacino d’acqua dell’Enel con appresso
alcuni antichi casolari.Lasciata Setriana, si segue per un brevissimo tratto
la canaletta dell’Enel e aggirato il m.Gevoli, una propaggine rocciosa del
m.Gabberi dove si apre la bella grotta del Tanaccio, si prosegue verso nord
per raggiungere e poi superare il fosso di Rombolo. Continuando il cammino, in
direzione sud – est, si attraversa la località di Luciana e, in breve, si
arriva alla chiesa parrocchiale di Casoli. Questo paese, famoso per
l’ambiente naturalistico ricco di boschi secolari e acque fresche, offre al
visitatore scorci paesaggistici e 12 panoramici d’ ineguagliabile bellezza:
non a caso, in un passato non troppo lontano, fu scelto come dimora da
artisti, critici d’arte e letterati. La frazione di Casoli è divisa nei due
nuclei abitati di Carubola e Mandria che nel lontano 1979 furono isolati da
una grande frana. Poco dopo il piazzale del paese si abbandona l’ampia
strada che da Casoli sale alla località Tre Scogli, per scendere oltre
l’abitato di Mandria (1) poi, dopo esserci lasciati alle spalle il rio
Lombricese e il cimitero di Casoli, attraversiamo il ponticello sul rio di
Grotta all’Onda che si trova nei pressi di un antico molino posto ai piedi
di una parete rocciosa. Si prosegue, ora, per un sentiero inizialmente
tormentato da sbalzi di roccia alternati a macchie boschive, (2) fino ad
arrivare alle grotte del monte Penna.(3)
In
questa zona verde e selvaggia, il percorso si distende verso ovest quasi
pianeggiante ma tormentato da numerosi sbalzi di piccole rocce che pur non
presentando difficoltà richiedono, comunque, attenzione. Sorpassati i ruderi
di un casolare si arriva alla stradina che dall’Alpe di Cima (bellissima
zona pastorale ai piedi del m. Prana) scende assai ripida, fino al
piazzaleparcheggio di Metato. Il paese che sorge alle propaggini del piccolo
gruppo montuoso del Prana che lo difende dai venti freddi del nord, è
privilegiato da un clima particolarmente mite. In alto, dalla terrazza dove si
trova il ristorante, si gode la vista dell’ampia conca di Camaiore che si
apre fino all’ultimo orizzonte del mare.
Proseguendo
attraverso boschi di acacie e castagni si supera il rio di Monte Castrone e
quello delle Fontanelle fino a risalire il monte Riglione da noi meglio
conosciuto come “Le Pianelle”. Qui, una sosta è irrinunciabile perché la
sommità dell’enorme collina ondulata e quasi pianeggiante, è un autentico
paradiso terrestre che offre, inoltre, stupendi scorci panoramici; nei giorni
particolarmente tersi, si possono vedere le isole Elba, Capraia, Gorgonia e
Corsica. Scendendo le Pianelle per ombrosi castagneti e fitti oliveti,
incontriamo l’abitato di Summonti: un piccolo panoramico borgo che si eleva
al di sopra delle frazioni della Pieve, Montemagno, Nocchi e Marignana. Poco
più in basso, nel verde, inizia il sentiero che per vasti e soleggiati
oliveti, arriva al borgo di Peralla; antico castello medioevale. Se questo
piccolo bellissimo borgo rivive, lo si deve alla scultrice di fama
internazionale Maria Henriquez Fiore che lo riedificò con l’amore di chi
ama la quiete dell’ambiente naturale e il fascino del passato. Lasciata
Peralla si scende all’antico nucleo abitato di Buchignano e proseguendo, si
attraversano il rio Verzentoli e il solco di Spranga e quindi, per un percorso
quasi interamente in piano, si arriva a Torcigliano. Inutile ripetere che
anche questo paese arroccato sulle sponde del monte Pedone, possiede tutte le
caratteristiche riscontrate nelle frazioni già incontrate. L’itinerario
continua su un facile sentiero che percorrendo le propaggini dei monti Spranga
e Pedone supera il profondo canalone inciso dal rio Lucese snodandosi poi, con
direzione sud, lungo la base dell’ardito cono del monte Rondinaio fino a
raggiunge il paese di Gombitelli: un centro famoso per l’antica tradizione
della lavorazione del ferro, per il notevole interesse storico — linguistico
e per gli aspetti paesaggistici graditi a chi ama i luoghi intatti e selvaggi:
il passo del Lucese, il monte Rondinaio e la Vallimona. L’ultima tappa del
nostro lungo itinerario è Migliano: un paesino antico e solitario che si
trova sulla sommità di un verde colle situato proprio davanti al paese di
Gombitelli. La descrizione del nostro itinerario si è conclusa. E’ stata
sintetica e ciò, a parte ogni altra considerazione, per lasciare
all’escursionista il piacere della scoperta di ciò che nessuna parola
scritta può rendere in immagini e sensazioni.
1)
Poco sopra Mandria, in località Cericcia e precisamente nel punto dove
termina il ripido tratto iniziale della stradina che conduce al cimitero di
Casoli, ha inizio il sentiero C.A.I. n.°2 che presso una marginetta,
all’incontro del sentiero n°112, gira a destra per raggiungere le zone:
Fontanacce, Ripradina, foce del Termine, foce del Pallone e Matanna .11
sentiero n°112 prosegue, invece, lungo il rio Lombricese per Campo
all’Orzo, m. Prana e Col della Poraglia, dove si trova la baita D. Barsi e
dalla parte opposta, foce del Termine, foce del Pallone e i monti Piglíone,
Nona e Matanna. 2) in quei pressi si trova la bella grotta del Tambugione.3)
zona di grande interesse geologico, dove il gruppo archeo-speleologico di
Camaiore ha scoperto un insediamento umano attribuito all’epoca medioevale.
Quercianella
Walk (12 ottobre)
Alternativa
possibile al Camaiore trekking………….anche se, per l’inserimento nel
Trofeo delle tre province, bisogna alzarsi un po’ prestino (l’orario della partenza è libero ma indicativamente è dalle ore
7,30 fino alle ore 8,30, quando in genere comincia “la sgambettata”) è la
Quercianella Walk, una camminata molto frequentata e panoramica, con
sentieri bellissimi che arrivano fino a Nibbiaia…………
Il ritrovo è presso il Centro Culturale di Quercianella in Via Nardini 8 e per eventuali informazioni potete o sentire Silvana 335 7833238 / mail: silvana.malevolti@virgilio.it oppure, arrivando in orario, iscrivervi direttamente c/o il Centro e partecipare……si tratta di marce non competitive ma sono belle passeggiate non impegnative.
19/10:
agricoltura biologica, antichi mestieri e gli scavi di
Roselle
In mattinata saremo all'Azienda
Agricola "Poggio Falco" di Batignano (Gr) dove ci verranno
illustrati i pregi dell’agricoltura biologica (olio, frutta, verdura) e
potremo riscoprire mestieri diventati antichi (l’estrazione del sughero, la
produzione del carbone, il lavoro alla fornace per fare il pane). La visita
alla fattoria, comprendente gli animali ed un pozzo etrusco, ci porterà
all’ora di pranzo quando è prevista una ristorazione a base di bruschette,
pizza, pane, castagne e vino, rigorosamente di produzione propria.
Nel pomeriggio invece, ci recheremo al sito archeologico etrusco di Roselle, che dista pochi chilometri.
Nota: La spesa per la visita e la ristorazione in fattoria è di 200€ collettivi, da dividere tra tutti i partecipanti, quindi più siamo e minore è il costo. Il biglietto per l'ingresso agli scavi di Roselle costa invece 4€ per gli adulti, gratuito per i ragazzi fino a 18 anni e per gli over 65.
Partenza alle ore 8.30 dalla Guglia di Fiorentina, perché l'incontro con la guida di Poggio Falco è prevista per le ore 10,15.
Per
la prenotazione obbligatoria entro il 12/10, telefonare a Antonio e
M.Luisa, ore pasti: tel.0586-580201; cell.3383261176
Roselle:
Città etrusca, romana e medievale, è pochi
chilometri a nord di Grosseto.
Fondata nel VII secolo a.C., piuttosto in ritardo rispetto alle altre città
etrusche, Roselle si sviluppò soprattutto a partire dal VI. Questa improvvisa
crescita va forse vista in contrapposizione a Vetulonia, localizzata in
posizione speculare, sulle colline retrostanti la sponda opposta dell'antica
laguna che occupava la pianura di Grosseto. Al VII secolo a.C. risale
l'edificio ovale con recinto al centro della città, interpretato come
santuario, sia per la forma inusuale, sia per la presenza di cumuli di piccoli
oggetti depositati come possibili offerte votive. Al VI secolo a.C. risalgono
le mura in opera poligonale che recingono ancora oggi interamente la città e
che succedono ad una pi` antica fortificazione in mattoni crudi. Gli
edifici di questo periodo sono costruiti di argilla, terracotta e pietre a
secco e sono in genere piccole abitazioni di una o due stanze.
Solo a nord dell'anfiteatro è stata trovata una casa pi` complessa,
abitata nel corso del VI secolo a.C., che mostra già la presenza di un
cortile interno con impluvium per raccogliere le acque piovane, elemento che
troverà pieno sviluppo nelle case ad atrio italiche e romane fra III e II
secolo a.C.
La conquista romana (294 a.C.) è un evento che sembra segnare la storia
della città per almeno tre secoli. L'archeologia documenta solo
indirettamente questo evento, che coincide con una rarefazione generale di
tutte le attività, edilizie e artigianali, mentre non sono state rilevate
tracce di distruzione.
Sono invece testimoniati altri avvenimenti drammatici di cui fu protagonista
Roselle. Uno strato di distruzione per incendio dell'inizio del I secolo a.C.
fa sospettare che anche Roselle, come Vetulonia, Talamone, Populonia, Fiesole
e Volterra, sia stata colpita dalla vendetta di Silla, a seguito della
sconfitta di Mario per il quale parteggiava pressochè tutta l'Etruria.
Il I secolo d.C. vede invece la monumentalizzazione della città, con la
costruzione dei grandi edifici pubblici intorno al foro e l'anfiteatro. Anche
l'impianto di nuove strade basolate risale a questo periodo. È evidente
dall'andamento di questi assi che edifici preesistenti e andamento del terreno
hanno influenzato la scelta dei percorsi: le strade non si incontrano ad
angolo retto come in genere nelle città romane di nuova fondazione.
Roselle viene insignita in questo momento del titolo ormai solo onorifico di
colonia, che si trova stampigliato sui tubi di piombo per l'acqua rinvenuti
nel centro cittadino. Una evidente ripresa economica che coinvolge almeno
alcuni settori della popolazione è dimostrata in particolare da un complesso
statuario dedicato alla famiglia imperiale. La fase tardoantica della città
ha aspetti contraddittori. Nel IV secolo un fabbro si era insediato nella
Domus dei Mosaici, e fra IV e V alcune capanne erano state costruite negli
strati di abbandono delle terme.
Nello stesso periodo venne però costruito ancora un grande edificio pubblico
(le terme presso la porta orientale, metà IV d.C.) e la città divenne sede
di Diocesi (prima attestazione nel 499). Dal V secolo manca una vera attività
edilizia ex-novo: gli edifici romani, o, spesso, le loro rovine, venivano
riutilizzati, stravolgendone in genere l'aspetto e la funzione. Con la fine
del VI secolo Roselle è uno dei residui capisaldi bizantini della Tuscia,
forse con Talamone e Ansedonia. La conquista longobarda è dei primi anni del
VII.
La città fu poi un centro della contea Aldobrandesca. Va considerato
leggendario un attacco di Saraceni del 935, riportato spesso come causa
dell'abbandono della città. Dal 1138 fu poi Grosseto l'erede delle funzioni
di Roselle, come sede vescovile e punto di riferimento della zona. L'antica
città e l'area circostante non furono però abbandonate: abitati e chiese
sorsero nelle campagne e ancora nel XVI secolo qualcuno abitava all'interno
dell'anfiteatro romano. (Dr. Maria Grazia Celuzza)
A Torino, nei saloni del Lingotto, si svolgerà la
Terza edizione di "Terra Madre", in concomitanza quest'anno col
Salone del Gusto di Slow Food. "Terra Madre" è un incontro di
carattere mondiale che
riunisce per 4 giorni comunità del cibo, cuochi, docenti e giovani
provenienti da tutto il mondo, impegnati per promuovere una produzione
alimentare locale, sostenibile e rispettosa dei metodi ereditati e consolidati
nel tempo.
Si potranno avvicinare contadini e lavoratori della
terra provenienti da tutto il mondo, America Latina, Africa, Asia.
"Terra Madre si svolgerà dal 23 al 27 ottobre.
Per chi fosse interessato, anche se non organizziamo noi l’iniziativa, una gita a Torino è prevista per visitare la mostra ed altro, nei gg. 26,27 e 28 ottobre (con pernottamento), occorrendo però contattare la socia Gabriella Morini, per tempo perché i posti sono limitati.
01.02
Novembre - Toscana da incorniciare: Le città del Tufo, l’Amiata e la
val d’Orcia
Impossibile
descrivere in poche righe lo splendore di questi luoghi, ma chi verrà con noi
potrà ammirare Pitigliano, la città etrusca edificata su una rupe tufacea ed
importante rocca medioevale; sarà a Piancastagnaio per Il
Crastatone,
la più antica manifestazione
sulla Castagna del Monte Amiata e farà castagne nella riserva del Pigelleto,
dove alloggeremo. Il giorno dopo invece, verrà in val d’Orcia e potrà
godere della bellezza di Pienza, eccezionale esempio di architettura ed urbanistica
quattrocentesche, dichiarata dall'Unesco
patrimonio mondiale dell'umanità per i suoi monumenti e l’assetto urbano.
In base al tempo disponibile oppure per variabili di percorso, potremo anche
soffermarci ai colombrari sotto Sorano, a vedere le famose vie cave, alla
necropoli etrusca di San Rocco, a Bagni San Filippo e Bagno Vignoni,
caratteristiche ed antichissime terme amiatine …….
Note: Info dettagliate sui luoghi nel nostro sito, la
prenotazione è obbligatoria entro il 30 settembre ed è riservata agli
associati, il costo è di 35 euro (per pernottamento e cena e colazione)
con acconto di €.20 alla prenotazione.
Info: Luciano Suggi 0586 406468 o
339 8700530
Questo detto: se a Pitigliano non ci sono problemi bene, altrimenti si visita Sorano che è altrettanto bella e prima di questo si passa per i colombari, la via cava di San Giuseppe e poi per la necropoli di San Rocco. Arrivati in fine alla Riserva del Pigelleto e preso contatto e cena............via a Piancastagnaio, per la festa.
Il giorno dopo decideremo il da farsi, anche se purtroppo il tempo sarà tiranno e raccoglieremo castagne, per un paio d'ore, in riserva, facendo poi tappa (decideranno i partecipanti) a Terme San Filippo, conosciuta per alcune sorgenti termali sulfuree, ricche di carbonato di calcio e Bagno Vignoni (famosa per la piazza centrale che è una grande vasca termale) e San Quirico d'Orcia, quando non invece direttamente a Pienza............decideremo sul posto ed in base a quelli che sarano stati i nostri tempi di percorrenza.
Dettagli, per permettere una valutazione anticipata dei percorsi:
Chi, percorrendo la statale 74, giunge al Santuario della Madonna delle
Grazie, non può fare a meno di fermarsi, incantato e quasi incredulo per lo
spettacolo che si trova di fronte: il borgo di Pitigliano sospeso sulla sua
rupe di tufo tra valli verdeggianti. E’ una visione magica,
un’illuminazione. L’abitato di Pitigliano, tutto costruito in tufo, è
inserito nel paesaggio con una compattezza tale che è quasi impossibile
separare l’opera dell’uomo da quella della natura. E se ci si guarda bene
intorno, si ha l’impressione che la luce vibri all’unisono con i nostri
pensieri, che le colline ci corrano incontro con le loro verdi effusioni, che
le rocce di tufo nascondano ancora il genio etrusco.
L’impressione che dà Pitigliano, distesa sulla sua rupe a forma di
mezzaluna, isolata dall’erosione millenaria di tre fiumi che le scorrono
intorno e difesa da fortificazioni cinquecentesche, è quella di un complesso
ferrigno e gagliardo, segnato dall’arte della guerra ma ingentilito dal
tocco del Rinascimento.
Palazzo Orsini è il maggiore monumento di Pitigliano: di
origine medievale (XIV secolo), la residenza dei conti Orsini fu ristrutturata
per Niccolò III, nella prima metà del Cinquecento, dall’architetto Antonio
da Sangallo secondo i canoni rinascimentali, evidenti negli stemmi, nelle
porte bugnate, nella piazzetta con colonnato, nel pozzo esagonale,
nell’elegante portale d’ingresso e nelle sale interne, ora sede del museo
d’arte sacra.
Sulla piazza retrostante, che si estende fino ai due cigli della rupe con
vedute spettacolari, si trova la fontana medicea
a cinque archi, preceduta dall’acquedotto seicentesco che
scavalca l’antico fossato con un maestoso arco in tufo. Dalla piazza tre vie
parallele si inoltrano nell’abitato, intersecate da una serie di vicoli
pittoreschi, caratterizzati da scalinate, loggette e decorazioni
cinquecentesche. Portali e finestre delle case antiche del centro sono spesso
ornati di elementi decorativi in bugnato rustico.
La via principale conduce a un’altra piazza, dove si trova la Cattedrale,
ampliata nel Settecento in forme barocche, con bella facciata e grandioso
altare all’interno. Tra stucchi e dorature, spiccano le tele di Pietro
Aldi e di Francesco Vanni. A fianco della Cattedrale si eleva la torre
campanaria che caratterizza il profilo urbano dell’abitato. In fondo alla
piazza si erge una stele in travertino recante sculture rinascimentali e
sormontata da un piccolo orso araldico, nota come monumento alla
progenie ursinea (1490). Da qui si raggiunge un’altra
piazzetta, cuore dell’antico rione di Capisotto, con la chiesa di S.
Rocco, ricordata già nel 1274 come chiesa di S. Maria. Ha una sobria
facciata rinascimentale e un interno decorato con affreschi e stemmi dipinti.
Proseguendo si giunge alla punta estrema della rupe e alla Porta di
Capisotto (o di Sovana), di fianco alla quale è conservato un tratto
di mura etrusche del VI secolo a.C.
A metà di via Zuccarelli si trova il Ghetto. Molti sono i
ricordi della comunità ebraica, vissuta per mezzo millennio a Pitigliano, che
fu luogo di rifugio per gli israeliti ed esempio di convivenza tra ebrei e
cristiani, tanto da meritarsi la definizione di “Piccola Gerusalemme”. La Sinagoga,
rivolta a est, è stata recentemente restaurata ed ha recuperato il suo
arredo, con l’Aron (Arca Santa) sul fondo, la Tevà (il
pulpito) al centro, il matroneo per le donne in alto, i lampadari e le
decorazioni dipinte, tra cui la scritta che ricorda la fondazione del tempio
nel 1598. Sotto la sinagoga si sviluppano vari ambienti scavati nel tufo - il
bagno rituale, la macelleria e la cantina kasher, il forno degli azzimi -
tutti recuperati negli ultimi anni, quando è stata realizzata la Mostra di
cultura ebraica. Poco fuori, il cimitero ebraico custodisce
monumenti funebri dell’Ottocento.
Lungo la strada per Sorano, sul costone tufaceo e oltre il torrente che dà
vita a una bella cascata, si trova il rinascimentale Parco Orsini
di cui rimangono, in mezzo alla vegetazione, padiglioni, statue e sedili
intagliati nel tufo. Circondano il borgo verdi declivi, piccole valli con
torrentelli e cascate, rupi su cui il sole al tramonto stempera i suoi colori.
Emozionante, in questo contesto, è addentrarsi nei cunicoli (le vie
cave) scavati dagli etruschi nel tufo tra il muschio, le
felci e il fitto fogliame degli alberi, e che finiscono per intersecare le
necropoli dove è stato allestito il Parco archeologico
all’aperto. Dalle mistiche vie etrusche alle stalle e cantine ricavate nel
dedalo di gallerie sotterranee, tutto riconduce alla “civiltà del tufo”
di cui la gente di Pitigliano è erede.
( Dal sito Borghi toscani )
Cosa visitare a Pitigliano:
Archi dell'acquedotto Mediceo: costruiti tra il 1636 e il 1639 questi
archi sono caratteristici dell'immagine di Pitigliano. Sono due grandi archi
sorretti da un pilastro e collegati a tredici archi più piccoli.
Centro storico: l'abitato medioevale si erge su una rupe tufacea. Vi
sono tre vie principali collegate da una fitta rete di vicoli, alcuni dei
quali finiscono a strapiombo sulla rupe. Alcune abitazioni presentano ancora
portali decorati, stemmi gentilizi e cornici di travertino alle finestre. Nel
sottosuolo si trovano innumerevoli gallerie, la maggior parte delle quali di
epoca etrusca.
Chiesa di Santa Maria o di San Rocco: Le notizie a riguardo piùù
antiche risalgono al 1276 ed è probabilmente la più antica di Pitigliano.
Cimitero ebraico: Risale alla seconda metà del XVI secolo.
Duomo: fu restaurato per volontà del conte Niccolò III Orsini nel
1507. Ulteriori modifiche furono apportate dai Medici e dai Lorena.
Fortezza Orsini: costruita tra il 1543 e il 1545 per volontà del conte
Gianfrancesco Orsini. La fortezza, a pianta poligonale, presenta due bastioni
che servivano a agli attacchi nemici, oggi utulizzati come abitazioni private.
Monumento alla progenie Ursinea: pilastro di travertino decorato, alla
cui sommitàè collocato l'orso araldico..
Palazzo Orsini: costruito tra la fine del XV e la prima metà del XVI
secolo fu la residenza dei Conti di Pitigliano e Sorano. Il palazzo oggi
ospita due musei: il Museo Civico Archeologico e il Museo di Palazzo Orsini,
insieme alla Biblioteca e all'Archivio storico comunale e alla Biblioteca e
all'Archivio storico diocesano.
Dal sito tutto Pitigliano e dintorni
Alternative possibili, se ci fossero problemi di parcheggio a Pitigliano : Sorano
Il borgo antico di Sorano si erge su uno dei tanti speroni tufacei che
fiancheggiano il fiume Lente.
Ha subito le conseguenze dell’abbandono a causa di antichi fenomeni franosi
ed è rimasto intatto nella sua struttura medioevale. Ci si presenta come
doveva essere quando i primi soranesi vi posero la loro dimora.
Le case sono quelle tipiche medioevali che si sviluppano in altezza.
All’interno presentano una planimetria singolare: i vari piani su cui si
sviluppano non sono tutti allo stesso livello, ma sono sfalsati e collegati
fra loro da scalinate in legno o pietra.
Molte di queste case sono state costruite sfruttando gli incavi naturali del
tufo.
Al borgo si accede tramite due porte: una nella parte settentrionale, oggi in
disuso, detta Porte dei Merli, sulla quale si possono ammirare gli stemmi
araldici di Cosimo II dei Medici e di Niccolò IV. Ai lati ci sono due
aperture dove un tempo dovevano scorrere le catene del ponte levatoio. La
porta sud, detta anche porta di sopra è quella che dal municipio conduce al
centro storico.
Le prime documentazioni storiche attinenti al centro di Sorano risalgono al III sec. a.C., periodo in cui comincia la conquista romana dell’Etruria. Per ciò che concerne le epoche anteriori non si hanno notizie ben precise, anche se i rilevamenti di origine villenoviana nella vicina Pitigliano lasciano intendere un probabile insediamento anche nell’area soranese. La fase etrusca di questo paese, come indicano gli scarsi e poveri ritrovamenti archeologici, si deve essere consumata all’ombra della vicina Sovana, città ben più fiorente e politicamente più importante. Della fase romana di Sorano, alla quale dovrebbe risalire lo stesso nome, non si hanno grandi tracce, tranne il ritrovamento di numerosissimi "colombari", che inducono comunque a pensare ad un primo e basilare insediamento ancora una volta sotto la giurisdizione di Sovana eretta a "municipium". L’ingresso definitivo di Sorano nella storia arriva comunque molti secoli più tardi, quando il 9 ottobre dell’anno 862 viene stipulata dall’imperatore Ludovico II la costituzione della Contea Aldobrandesca ed il borgo conquista sempre maggiore importanza, tanto da diventare, per un certo periodo di tempo, l’artefice non solo della storia locale ma anche di una parte considerevole dell’Italia centrale. Dall’862 al 1312 la contea soranese seguì le sorti della famiglia Aldobrandeschi, impegnandosi in sanguinose lotte di supremazia e non di rado di difesa; vide i fasti di questi conti, che nel 1221 potevano vantare ben ventidue vassalli (cioè tutti i conti e visconti di Maremma) e vide la fine della dinastia Aldobrandesca che con la morte di Margherita, avvenuta nel 1312 , si estinse dopo ben 450 anni di dominio feudale. La contessa Margherita, unica figlia di Ildebrandino di Guglielmo sposò in prime nozze Guido di Montfort conte di Leicester, vicario di una parte guelfa del re Carlo d’Angiò in Toscana, ma a causa della caduta in disgrazia di quest’ultimo fece annullare il matrimonio risposandosi ben cinque volte. I cinque matrimoni, in parte legittimi ed in parte morganatici (cioè quei matrimoni tra un nobile ed un plebeo in cui i figli non erano considerati discendenti legittimi), le dettero una sola figlia legalmente riconsciuta, Anastasia, che il 25 ottobre del 1293 sposò Romano di Gentile Orsini portandogli in dote l’antico feudo. La prosperità degli Orsini, antica e nobile famiglia romana, ebbe inizio dal nepotismo di papa Niccoloò III, al secolo Giovanni Gaetano Orsini, che provvide ad arricchire i suoi congiunti tanto da farne la più potente famiglia romana di parte guelfa. Sorano divenne il baluardo difensivo di questa famiglia svolgendo un ruolo importante nelle lotte contro la Repubblica di Siena dalle quali gli Orsini ed i loro sudditi non sempre uscirono vittoriosi. Nell’anno 1417, infatti, la contea di Sorano e Pitigliano insieme al feudo limitrofo di Castell’Ottieri fu costretta a firmare un trattato dove dichiarava di piegarsi alla indiretta sovranità dello stato senese. Tale patto venne meno nel 1555, anno in cui cadde la Repubblica di Siena, e già nel 1556 Niccolò Orsini poté riaffermare pienamente la sua legittima potestà sulla contea. Lo statuto del Comune di Sorano di questo periodo risulta essere di particolare importanza; circa la sua composizione, la magistratura più elevata era costituita dal Podestà, rappresentante lo Stato, affiancato dal Consiglio della Comunità (formato da tutti i capifamiglia), dai Priori, eletti dal Consiglio e dall’Auditore generale, rappresentante del conte. Le corporazioni dei mugnai rivestivano una così grande importaza nell’ordine amministrativo della comunità che ciò lascia facilmente rilevare la preminenza dell’agricoltura nell’economia del paese. Dopo la caduta della Repubblica di Siena, i Medici, con Cosimo I, ne presero il posto giocando il ruolo di nemici - amici. Durante questo periodo gli Orsini provvidero a consolidare la Rocca di Sorano facendone un mirabile esempio di architettura militare, nonché un potente mezzo di difesa. A causa della posizione strategica che Sorano occupava, la sua Fortezza fu più volte attaccata e non soltanto da eserciti stranieri; essa vide gli scontri tra fratelli, di figli contro i padri, come Alessandro contro Niccolò IV, e fu tale la sua importanza che Cosimo I la definì: "lo zolfanello delle guerre in Italia". La famiglia degli Orsini, dilaniata da vere e proprie guerre continue, cessò di dominare su questa contea nel 1604 con la morte di Alessandro di Bertoldo, e Sorano passò di fatto sotto la giurisizione dei Medici che vi governarono "senza infamia e senza lode" lasciando nel 1737 la successione al governo della Toscana alla casa dei Lorena. I Lorena trovarono queste terre sconvolte dalla malaria, che dalle zone costiere si era propagata sempre più internamente. Sorano però era una delle poche località che si salvava da questo flagello e così venne descritta la sua economia nel 1766 da un ispettore del Granduca Pietro Leopoldo "....in questa comunità si fabbricano de’ panni di lana e mezza lana, sia per vendere nel paese sia per smerciare nei paesi circonvicini, pure si filano e si tessono delle tele di lino e di canapa". A Sorano, come in altre nove comunità della Maremma, veniva esercitata con buon esito la produzione del salnitro e della polvere da sparo; era scomparsa l’industria del cuoio, non vi erano ferrerie e botteghe di fabbri mentre la lavorazione delle ceramiche era notevolmente diminuita. L’ispettore dei Lorena proponeva l’installazione a Sorano di una fabbrica di cera, "essendovi copia di tale genere e di ottima qualità" mentre mancava "in tutta la Maremma una fabbrica di cera". Sotto la reggenza del Granducato, Sorano conobbe il suo periodo d’oro, infatti vi fu un notevole incremento demografico ed un miglioramento della situazione economica generale. Fu probabilmente per questo che nessun soranese risultò volontario nelle guerre di indipendenza; e nessuno partecipò alla guerra per l’Unità d’Italia, anche se nel Plebiscito del 15 Marzo 1860 i soranesi votarono compatti per l’Unione; così Sorano venne a far parte dei venti comuni della provincia di Grosseto, alla quale tutt’ora appartiene.
Il centro storico di Sorano sorge su uno sperone di roccia tufacea. Mantiene la sua struttura medioevale, con le case che si sviluppano in altezza, a volte scavate nel tufo. In paese si entra tramite due porte, nella piazza si trovano la Torre dell'Orologio, la chiesa di S. Niccolò e i resti del palazzo Comitale.
da vedere:Il Masso Leopoldino: é un grosso masso tufaceo che si
trova di fronte alla parte più antica della Fortezza. Le sue pareti furono
levigate a mano e la sommità fu spianata come una terrazza.
La chiesa di S. Niccolò: Della struttura originale rimane intatto il
lato nord. L'interno è a croce latina irregolare, interessante il crocefisso
ligneo dono di Cosimo de' Medici. Edificata tra il 1290 e il 1300.
La fortezza Orsini: Le prime notizie a riguardo risalgono agli inizi
del 1300. Imponente, occupa l'istmo della penisoletta dove si erge Sorano e
guarda verso la strada che proviene da Pitigliano. Si entra nella fortezza da
un ponte ex levatoio che attraversa un fossato.
Il palazzo Comitale: di eleganza rinascimentale, una volta era
residenza degll Orsini. Nel cortile si trova parte del loggiato ad archi,
alcune porte con cornici in pietra decorate con stemmi. E' tutt'ora abitato.
lungo la strada per Sorano, andando verso Piancastagnaio
I Colombari: sono
enormi buche scavate nel tufo risalenti al primo secolo avanti Cristo, hanno
pareti bucherellate da nicchie quadrangolari. Pare che servissero da
abitazioni per i primitivi. Si trovano all'inizio del paese.
I colombari sono una delle caratteristiche tipiche del territorio di Sorano.
Si aprono nella parte più bassa del paese e nei dirupi che lo circondano
(località Colombarie, Rocchette, Castelvecchio, San Rocco).
Alcuni sono formati da loculi rozzi e irregolari, ma altri (loc. Colombarie)
sono assai raffinati ed eleganti e contemporanei a quelli suburbani della Roma
dell’età augustea.
L’accesso a molti di questi ambienti è reso impossibile per il franamento
dei dirupi in tufo, ma anche in antichità a molti si poteva accedere solo con
scale posticce.
L’ingresso è formato da un piccolo vestibolo, dal quale si accede a due
camere quadrangolari fornite di finestre; nelle pareti si aprono loculi di
pianta quadrata, superiormente arcuati, posti a distanze regolari.
Il dibattito sull’utilizzo di questi colombari è ancora aperto. C’è chi
sostiene che questi fossero impiegati per il ricovero dei piccioni e chi
invece ne vede un esempio di “colombario funerario romano”.
Una delle ipotesi più interessanti tiene conto anche del contesto in cui si
trovano.
I colombari sorgono in pareti tufacee che si affacciano sul fiume Lente.
Questo fiume è molto pescoso, e nelle vicinanze sono presenti boschi e
pascoli, sembra proprio un luogo ideale per la fondazione di un villaggio
precedente all’arrivo degli Etruschi.
Il villaggio era collegato al terreno sottostante da scale in corda che ogni
sera venivano tolte per salvare gli abitanti dall’incursione dei nemici. La
posizione naturale rendeva gli abitanti sicuri e tranquilli.
Gli Etruschi probabilmente sfruttarono a scopi funerari queste abitazioni
rupestri perché non avrebbero avuto alcuna convenienza a costruirle in quella
infelicissima posizione. Gli Etruschi infatti erano soliti costruire le loro
necropoli in luoghi di facile accesso (vedi la necropoli
etrusca di San Rocco).
Dopo l’uso funerario che ne fecero gli Etruschi, questi ambienti vennero
forse sfruttati dai Romani come ricovero per migliaia di colombi viaggiatori,
attività assai fiorente nel periodo… ma questa è solo una delle tante
ipotesi.
Le vie cave: vie lunghe e strette incassate nella roccia tufacea, in
alcuni punti le pareti raggiungono i venti metri di altezza. Sono nascoste
dalla folta vegetazione che ne occulta il percorso. Si consiglia una visita
lungo questi percorsi che portano anche a diverse tombe etrusche.
Sono chiamate vie cave quelle singolari vie lunghe buie e strette,
profondamente incassate nella roccia tufacea che dagli altopiani (nei pressi
di Sorano e di Pitigliano) scendono alle sponde dei fiumi.
La folta vegetazione che spontaneamente cresce alla sommità delle alte pareti
ne occulta l’ubicazione.
Il percorso, anche se molto tortuoso non ha pendenze eccessive, mentre
l’altezza delle pareti raggiunge in certi casi anche 20m.
Sono state molto sfruttate nei secoli scorsi, ma oggi solo qualche turista si
avventura alla loro esplorazione, peraltro molto suggestiva.
Sono in molti ad affermare che originariamente le “cave” non erano altro
che ruscelletti che portavano acqua ai fiumi principali. Ma chi conosce bene
il territorio pensa che siano state scavate esclusivamente per farne percorsi.
All’inizio potevano anche essere solo piccoli sentieri che presero poi
l’aspetto di mulattiere con il passaggio dei pastori che conducevano le
bestie al fiume.
Con l’arrivo degli Etruschi le cave si trasformarono in strade di grande
comunicazione.
Da abili ingegneri essi le resero efficienti; regolarono la pendenza stradale
e provvidero a canalizzare l’acqua piovana che vi scorreva durante i
violenti temporali, causa maggiore della continua erosione.
Sistemate queste strade e rese percorribili dai carri, il traffico cominciò a
svolgersi tra Saturnia e Sovana da una parte e Statonia, Vulci, Chiusi e
Volsena (Orvieto) dall’altra.
Che queste cave di Sorano (quelle di San Rocco, San Valentino e di Case
Rocchi) e di Pitigliano (vie cave del Pantano, del Gradone, della Madonna
delle Grazie, di Fratenuti, di San Giuseppe, dell’Annunziata, di Cancelli,
di Sovana e di Poggio Cane) siano state costruite lo dimostra il fatto che
nonostante partano da zone distanti tra loro, confluiscono negli unici punti
della valle pianeggianti e spaziosi, da cui si può accedere agevolmente agli
abitati attraverso le antiche porte ad esempio dalla porta dei Merli.
Avevano anche la funzione di rendere più difficoltoso e pericoloso
l’accesso ai nemici che volevano tentare di avvicinarsi in armi
all’abitato.
Nei punti di confluenza di queste vie nella stretta vallate dei fiumi poi
vecchi mulini ad acqua a cui i contadini conducevano gli asini carichi di
grano da macinare.
La Necropoli di San Rocco: si trova lungo la strada che porta da
Sorano a Sovana, seguendo un sentiero che costeggia la chiesetta romanica di
S. Rocco. Si possono osservare tombe a camera e numerosi colombari romani.
La necropoli è situata lungo il costone tufaceo che delimita la valle del
fiume Lente. È raggiungibile seguendo la strada provinciale che congiunge
Sorano a Sovana. Per arrivarci dobbiamo superare il ponte sul fiume e poi
risalire una serie di tornanti scavati nel tufo.
La necropoli è costituita da tombe a camera scavate nel tufo risalenti al
III-II sec. A.C.
le abitazioni ipogee
Di ambienti scavati nel tufo nel territorio di Sorano se
ne trova una gamma molto ampia. Spesso uno stesso ambiente ipogeo ha avuto più
funzioni nei vari secoli, come ad esempio i colombari.
Ci sono stati periodi storici in cui l’uso abitativo era prevalente (ad
esempio l’alto medioevo) ed altri in cui l’uso dello spazio sotterraneo
viene riservato agli annessi, alle stalle, alle “famose” cantine (che
garantivano la conservazione del vino locale) ed alle necropoli.
Esemplificativa in questo senso è l’età etrusca, della cui architettura
funeraria rupestre questo territorio conserva importantissime testimonianze.
Tuttavia l’uso che più affascina è proprio quello abitativo.
Sulla grotta utilizzata come abitazione abbiamo buoni dati per il periodo
medioevale, grazie ai numerosi esempi conservati nei castelli abbandonati (es.
il castello di Vitozza nei pressi de S.Quirico) e per la fine del’700 grazie
alle piante del catasto leopoldino.
L’abitazione ipogea medioevale (tra XII e XV sec.) in questa zona mantiene
caratteristiche ricorrenti: ha una volumetria regolare, un’apertura
rettangolare con porta di legno, è dotata di un foro di sfiato per il fumo e
di un focolare a terra presso l’ingresso. Nicchie e scaffali sono scavati
nelle pareti; il letto si dispone su un graticcio di stuoie e pali inseriti
nelle stesse. Vi è sempre uno ziro (pozzetto) per la conservazione dei grani.
Le continue infiltrazioni d’acqua all’interno vengono incanalate verso
pozzetti o vasche di raccolta, ottenendo utili riserve idriche.
La grotta usufruisce, con altre, di vari ambienti comuni ad uso magazzino,
forno da pane, cisterne.
Le grotte con una parete divisoria, con una pianta grossolanamente circolare e
con un’apertura archivoltata potrebbero appartenere ad un periodo più
antico (VI-XI sec.).
La possibilità di scavare facilmente queste rocce tufacee per ottenere
ambienti naturalmente climatizzati con costi veramente ridotti, ha fatto si
che in questa zona di abitazioni ipogee ne sorgessero molte. La collocazione
lungo costoni di non facile accesso permette poi una buona difendibilità.
Tutte queste qualità messe in relazione alle difficoltà della vita nei
secoli scorsi consentiva ai proprietari di pretendere un affitto di poco
inferiore a quello di una casa vera e propria.
Come ho detto precedentemente in questi nuclei rupestri
oltre alle abitazioni erano presenti anche altre attività.
In ogni grotta, ma anche nelle cantine degli edifici in muratura erano
presenti gli ziri (pozzi di varie dimensioni, circa 2.50 m., a forma di fiasco
che servivano per la conservazione delle granaglie). Per tale scopo venivano
coperti con pietre o tavole di legno, incastrate in una risega
dell’imboccatura. Una volta abbandonata la loro funzione venivano utilizzati
come scarico dei rifiuti.
Vi troviamo spesso le pestarole, vasche scavate nel tufo per la pesta
dell’uva o per la macerazione del lino e della canapa.
Intere grotte particolarmente umide venivano utilizzate, a partire dall’età
rinascimentale come salnitraie.Il salnitro si raccoglieva sulle pareti (un
anno si ed uno no) ed era utilizzato come polvere da sparo. Sono documentate
dal catasto leopoldino come salnitraie una grande grotta visitabile a
Piancistallo, presso Vitozza, ed una nella tenuta di Pian di Rocca, a destra
del fiume Nova.
Completano l’orizzonte gli ambienti ipogei adibiti a ricovero per animali, i
magazzini ed altri annessi.
Sia per il medioevo che per il periodo successivo abbiamo esempi documentati
di stalle in grotta per asini, ovini, bovini con mangiatoie a vasca scavate
nel tufo e tracce di recinti con paletti.
Diffusi erano anche gli stallini per il maiale, piccole nicchie absidate con
tracciata in terra una canaletta per i liquami.
Ma certamente i ricoveri per animali più interessanti sono i colombai (o
colombari), ambienti scavati nel tufo che presentano un numero variabile di
celle per i volatili. Queste nicchie avevano forma quadrata o ogivale ed
avevano un legnetto di posa per il piccione. Da un tunnel aperto sullo
strapiombo del costone i piccioni entravano ed uscivano; da una porta aperta
sul viottolo l’allevatore accedeva all’ambiente per la raccolta del guano,
ottimo fertilizzante.
Il
Crastatone
la
più antica manifestazione sulla Castagna del Monte Amiata e tra le più
antiche in assoluto.
Celebra
la fine del raccolto della castagna e l'inizio della stagione invernale.
Organizzato dalle Contrade, dalla Pro Loco e dalle numerose Associazioni
locali, è un evento ricco di iniziative rivolte alla valorizzazione del
territorio in tutte le sue caratteristiche, con mostre d'arte ed artigianato
che riescono a far calare il visitatore in una atmosfera unica e ricca dei
profumi: un
momento di festa per tutti.
Il
centro storico poi, rivestito d'Autunno ed illuminato a giorno, mostra
Piancastagnaio in tutta la sua bellezza.
Piancastagnaio
sorge sul
versante sud-orientale del monte Amiata e deve il suo nome,
con
tutta probabilità, al composto di "piano", con il
significato di "luogo pianeggiante", e di "castagnaio",
derivante dal latino "castanea" con riferimento
all'abbondanza dei castagneti in zona. La fondazione del borgo avvenne in
epoca alto medievale, sottoposto fin da subito alla giurisdizione degli
Aldobrandeschi, che vi costruirono una imponente fortezza ancora oggi
visibile. Nel
corso dei secoli successivi venne conteso tra gli Aldobrandeschi, ed i monaci
della vicina Abbazia di Abbadia San Salvatore e la famiglia dei Visconti. Nel
corso del XII secolo la città di Orvieto estese la sua influenza sul borgo,
annettendolo all'inizio del secolo successivo ai suoi possedimenti. Dalla metà
del XIV secolo poi, la Repubblica di Siena entrò in competizione con la città
di Orvieto per il controllo di Piancastagnaio, riuscendo, all'inizio del
secolo successivo, ad annettere il territorio al suo contado. Piancastagnaio
entrò a far parte del Capitanato di Radicofani, rimanendo in tale condizione
fino a metà del XVI secolo, quando la Repubblica di Firenze, dopo aver
sconfitto precedentemente quella di Siena, annesse Piancastagnaio ai propri
domini, dando inizio alla dominazione dei Granduchi de' Medici, i quali erano
a quel tempo al potere in Firenze. All'inizio del XVII secolo Ferdinando I de'
Medici concesse in feudo il borgo a Giovanni Battista Bourbon del Monte e
successivamente, con l'avvento dei Duchi di Lorena al potere, avvenuto
all'inizio del XVIII secolo, il feudalesimo venne abolito. Nel 1776 Pierto
Leopoldo di Lorena elevò il borgo di Piancastagnaio al rango di comune
autonomo, dotato di propri statuti e tale rimase fino all'Unità d'Italia,
avvenuta nel 1861 ad opera del Re Vittorio Emanuele II di Savoia.
Tra
i monumenti di maggiore rilievo a Piancastagnaio citiamo qui la
Chiesa di San Bartolomeo, il Santuario della Madonna di San Pietro,
la Chiesa di Santa Maria Assunta, il Palazzo Pretorio e
soprattutto la Rocca Aldobrandesca.
Bagni San Filippo è un piccolo centro termale posto a 524 m.di altezza s.l.m. alle falde del Monte Amiata: è conosciuto per alcune sorgenti termali sulfuree, ricche di carbonato di calcio" e per concrezioni caratteristiche, denominate il "Fosso dell'Acqua Bianca" e la "Balena Bianca", che non sono altro che un torrente di montagna che porta acqua calda e una "cascata" di calcare fantastica, di un bianco così puro da sembrare ghiaccio o neve. La storia di questo paese: la leggenda attribuisce a San Filippo Benizi, priore dell'ordine fiorentino dei Servi di Maria (vedi itinerario Ursea per Montesenario), non solo l'appellativo della località; ma anche il miracolo dello scaturire delle acque, lasciate in dono agli abitanti del luogo in cui si era rifugiato in eremitaggio nel 1296 per sfuggire all' elezione al soglio pontificio nel conclave di Viterbo. San Filippo Benizi è sepolto nella chiesa dei Servi di Maria a Todi: era nato a Roma nel 1233 e aveva studiato medicina e filosofia a Parigi e a Padova; entrò nell' ordine dei Serviti a 19 anni e sette anni dopo, nel 1259, fu ordinato sacerdote. Divenne priore generale nel 1267: sotto la sua guida l'Ordine, non ancora consolidatosi, acquisì rapidamente importanza e forza, diffondendosi in Italia e in Germania grazie anche ai suoi viaggi missionari. A Filippo Benizi stavano particolarmente a cuore le sorti dei poveri e degli ammalati e di questi si occupò con grande altruismo e benevolenza fino alla sua morte avvenuta il 22 agosto 1285 a Todi; fu canonizzato da papa Clemente X nel 1671 e la chiesa lo celebra il 22 agosto, anniversario della sua morte. Le prime notizie certe di un "Casale S. Philippi" risalgono all'anno 859 ma alcuni ritrovamenti di due necropoli romano testimoniano come il luogo fosse già abitato in epoca imperiale (I - II sec. d. C.) e le sue acque utilizzate dai romani per le terme; le terme furono, poi, ristrutturate nel 1556 grazie all'intervento di Cosimo de' Medici e utilizzate da illustri personaggi: nel 1485 le aveva già frequentate Lorenzo il Magnifico, nel 1635 vi giunse il granduca Ferdinando II de' Medici che qui guarì da un fastidioso mal di testa. I bagni raggiunsero grande fama nel Rinascimento come testimoniano la citazione delle terme nella "Mandragola" del Machiavelli e le illustri frequentazioni di Papa Pio II Piccolomini. Le acque di San Filippo contengono abbondanza di carbonato di calcio che solidificando forma delle concrezioni bianche: questa proprietà di cementazione fu utilizzata, verso la metà del XVII sec. da Leonardo de Vegni che inventò una tecnica, detta plastica dei tartari, on la quale riuscì a realizzare vari oggetti; per la loro realizzazione nel 1766 de Vegni istituì una apposita fabbrica. Queste acque,che sgorgano alla temperatura di 52° C, sono classificate come sulfureo - solfate - bicarbonate ipertermali e sono utilizzate nello stabilimento termale per balneoterapia, fangobalnoterapia, inalazioni, aereosol e docce nasali. Inoltre trovano applicazione nella cura delle malattie osteo - neuro - articolari, dell'orecchio - naso - gola, dell'apparato respiratorio e della pelle. Presso le terme è aperto, inoltre, un centro benessere che offre varie prestazioni come idromassaggio, sauna maschere di fango; lo Stabilimento Termale (Nuoveerme San Filippo s.r.l.) e il centro benessere sono collegati all'Albergo terme, ma aperti anche agli esterni, così come la piscina termale, con cascata a 37° che produce un efficace idromassaggio naturale. Dopo aver parlato della storia e delle terme andiamo ora a descrivere quello che è uno spettacolo unico al mondo: il "Fosso dell'Acqua Bianca" e la "Balena Bianca"; il primo è un caratteristico ruscello di montagna ma, cosa unica, alimentato non solo da normale acqua fresca ma anche da calda acqua termale mentre la seconda è una splendida cascata calcarea di un bianco abbagliante tanto da sembrare tranquillamente ghiaccio o neve. Quello che si prova davanti ad un simile spettacolo non lo si può descrivere.
Bagno
Vignoni,
(4,5 Km. scendendo verso sud, sulla Cassia), con la sua rarefatta
atmosfera, con i vapori caldi che si sprigionano dalla grande piazza d'acque,
è il vero fiore all'occhiello di San Quirico.
Entrare
in Bagno Vignoni è come travalicare il muro del tempo, come immergersi in una
realtà completamente avulsa dal nostro secolo, lasciando tutto alle spalle.
Si respira davvero un'aria nuova, anzi antichissima.
E'
da lì, dove nella grande vasca nel '500 presero il bagno Santa Caterina da
Siena e Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, che si può ammirare uno dei
panorami più suggestivi della zona:
le
anse del fiume Orcia che, a tratti accogliente e rasserenante, diviene
d'improvviso ostile ed inaccessibile; la severità della Rocca d'Orcia e,
guardando a destra nella valle, il tenebroso profilo del Castello della Ripa.
Alle
spalle dell'abitato si scorge Vignoni Alto, piccolo borgo immerso e
seminascosto nel verde della collina, mentre dinnanzi si erge, in posizione di
dominio dell'intera Val d'Orcia, il Monte Amiata, apprezzata meta turistica di
vacanze estive ed invernali, che sembra ricordare a tutti le sue minacciose
origini vulcaniche.
Il
Comune di San Quirico d'Orcia viene ricordato per la prima volta in un
documento del 714 come "villaggio" organizzato intorno alla Chiesa
pievana di San Quirico in Osenna, fonte di lunghe controversie tra la diocesi
senese e quella aretina, dalla quale dipendeva. Tra l’XI e il XII secolo il
Castello, assoggettato all'autorità imperiale, diventò residenza di un
Vicario nominato dall'Imperatore; dopo alterne vicende che videro Siena in
lotta con Orvieto e con Montepulciano per il suo possesso, San Quirico passò
sotto il controllo dei senesi e, nel 1262, divenne sede di vicariato. Durante
la guerra di Siena si schierò a favore delle forze ostili alla Repubblica,
entrando definitivamente a far parte dello Stato Mediceo nel 1559. Nel 1667
San Quirico, come marchesato, fu concesso in feudo da Cosimo III al Cardinale
Chigi, alla cui famiglia rimase fino al 1749.
Quelle agricole erano nel passato le principali attività della popolazione
del luogo; nell'Ottocento, inoltre, si presentavano già attive alcune cave di
travertino. Agricoltura e pastorizia continuano ad essere praticati nel
territorio di San Quirico con buoni risultati, ma con calante impiego di
manodopera: per quanto riguarda la prima, si coltivano in prevalenza cereali,
viti e olivi; la seconda si fonda sulla presenza di piccole estensioni di
prati e boschi. Il Comune, inoltre, ha avuto uno sviluppo artigianale e
industriale di rilievo, quest'ultimo soprattutto nel settore estrattivo
(travertino) ed edilizio, della lavorazione del ferro (carpenteria, ma anche
mobili e oggetti in ferro battuto) e dell'arredamento. Notevole incremento ha
avuto infine il turismo, grazie anche alla sorgente di acque termali di Bagno
Vignoni, nei pressi di Rocca d'Orcia, conosciuta fin dall'epoca romana e
medievale.
Monumenti
Da
visitare la Chiesa Collegiata, nata sopra i resti di una pieve romanica, al
cui fianco si erge Palazzo Chigi, edificato nel XVII secolo; l’interno
raccoglie l’Archivio Italiano dell’Arte dei Giardini. Di fronte si trova
Palazzo Pretorio, costruzione dall’aspetto austero oggi sede del Parco
Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia e dell’Ufficio del
Turismo; in Piazza della Libertà vi è la Chiesa di S. Francesco e la Porta
Nuova, antica via di accesso al paese. Ad un angolo della piazza si trovano
gli Horti Leonini, tipici giardini del ‘500, che offrono al turista una
sensazione di quiete assoluta, quasi irreale. In estate i giardini diventano
la sede di spettacoli all’aperto quali quelli in programma per
Sanquiricoestate e della mostra internazionale di scultura Forme nel Verde.
Interessanti
da vedere i resti della Torre del Cassero, il Giardino delle Rose e la Chiesa
di Santa Maria Assunta. Tutt’intorno si susseguono le Mura Castellane;
procedendo verso est si può ammirare la Porta Cappuccini, antico baluardo del
paese. Ma il vero spettacolo viene offerto da Bagno Vignoni, situato lungo la
via Cassia, a sud del paese. La stazione termale di Bagno Vignoni è famosa
per la sua vasca, lunga 49 metri e larga 24, detta di Santa Caterina, perché
la Santa di Siena fu qui condotta nel 1360. La vasca, una vera e propria
piscina di acqua termale che sgorga a 52°, è anche la piazza del minuscolo
paese, con tanto di loggiato e case medievali intorno.
piccola città del senese, è un esempio raro di urbanistica rinascimentale portata a compimento. Definita di volta in volta la 'città ideale', la 'città utopia', essa rappresenta oggi concretamente una delle modalità costruttive attraverso le quali in età rinascimentale si cercò di realizzare un modello di vita e di governo 'ideale' sulla terra, elaborando un'idea di città che fosse in grado di dare risposte concrete al desiderio di convivenza civile pacifica e operosa degli uomini. Era "l'utopia della civitas" vanamente inseguita dagli uomini dell'antichità. Pienza ha attualmente due musei e un terzo sta per nascere.La sua collocazione al centro della Val d'Orcia, una valle bellissima e intatta dal punto di vista paesaggistico, rende la cittadina perfettamente in grado di documentare ancora oggi l'interesse fondamentale che l'architettura umanistica pose nel rapporto uomo-natura, anche in riferimento all'importanza che questo rapporto ebbe durante l'età classica.Oggi Pienza fa parte di un sistema territoriale chiamato "Parco Artistico, Naturale e Culturale della Val d'Orcia", che mira alla conservazione dello straordinario patrimonio artistico dei cinque comuni che ne fanno parte: Castiglion d'Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani e San Quirico d'Orcia.Il centro di Pienza fu completamente trasformato dal Papa Pio II nel Rinascimento. Egli progettò di trasformare il suo borgo natale in una città ideale del Rinascimento. L'architetto Bernardo Rossellino ebbe l'incarico di costruire un Duomo, un palazzo papale e un palazzo comunale; i lavori furono completati in tre anni (1459-1462).
Da vedere:
Cuore dell'abitato è Piazza Pio II, dalla forma trapezoidale, intorno ad essa ruotano il Duomo, il Palazzo Piccolomini, il Palazzo Borgia e il Palazzo dei Priori. Altre case ed altri palazzi furono poi costruiti attorno agli edifici principali e sparsi per le strade di Pienza, fabbricati con gusto e materiale affini alle costruzioni del Rossellino, sotto la sorveglianza dell'architetto Pietro Paolo del Porrina, senese. Le costruzioni hanno uno stile di derivazione albertiana, frammisto a motivi di gusto più antico.
Il Duomo, in piazza Pio II, dedicato alla Madonna dell'Assunta, fu eretto sulle rovine dell'antica chiesa di Santa Maria, costruita dopo la metà del XII secolo. Allo scopo di avere un'ampia navata e , contemporaneamente, una piazza abbastanza spaziosa, l'abside fu ancorata al dorso della collina, ma non così saldamente da renderla sicura sul terreno umido e mobile, tanto che lunghissimi e difficili sono stati i lavori di consolidamento dello sperone della fabbrica che guarda la campagna. L'esterno sollecita il ricordo dell'Alberti, filtrato attraverso l'operosa ttività del Rossellino, ed afferma motivi quattrocenteschi negli arconi classicheggianti. Le colonne poggiano su alti basament; un occhio e due edicole timpanate sono iscritte nell'arco e il fastigio triangolare, spartito da ornate lesene, porta al centro lo stemma Piccolomini. L'interno, a tre navate, si riallaccia a motivi gotici negli allungati e snelli pilastri a fascio, sormontati da alti piedritti, sui quali si innestano le volte a crociera. L'abside a raggiera è illuminata dalle finestre ogivali, rabescate da spinosi motivi ornamentali. Il campanile ha pianta ottagonale poggiato sopra l'antica cripta, si staglia sulla sinistra della chiesa e svetta verso il cielo con la sua bella terminazione a cuspide.
Sulla sinistra della piazza si trova la Casa dei Canonici, di sobrie linee quattrocentesche, è sede del Museo Comunale. Al suo interno sono stati accolti i numerosi reperti archeologigi provenienti dagli scavi effettuati nel circondario e sopratutto l'insiene delle opere pittoriche e cultoree e tutti gli antichi arredi e oggetti facenti parte del patrimonio della Cattedrale
Accanto alla Casa dei Canonici è il Palazzo Borgia, oggi dell'Episcopato, voluto da Papa Pio II per uno dei prelati del suo seguito, il Cardinale Rodrigo Borgia, che poi fu papa con il nome di Alessandro VI. Gli ordini, divisi dal listello della cornice, vanno abbassondosi verso l'alto, lasciando poco respiro alle finestre a croce guelfa dell'ultimo piano.All'interno del palazzo si ammira un elegante cortile scandito da un colonnato sormontato da arcate. Interessanti i capitelli.
Anche il Palazzo dei Priori o Palazzo Pubblico oscilla tra le forme tradizionali di gusto medievale e la nuova sensibilità quattrocentesca. Sul loggiato a tre arcate è poggiato un ordine che s'apre in allungate e leggere bifore di travertino; al lato destro si alza la Torre Campanaria, con beccatelli e merli guelfi. Sulla piazza, spostato verso il Palazzo Piccolomini, si trova il Pozzo, è un piccolo gioiello dell'arte del Rossellino realizzato nel 1462. Al di sopra di due gradinate circolari si apre una vera da pozzo con la parte superiore elegantemente scanalata e sormontata da due colonne con capitelli corinzi e conclusa da un'altra architrave lavorata.
Sul lato destro della piazza è il Palazzo Piccolomini, eseguito anch'esso del Rossellino, molto vicino per quel che riguarda la facciata, al fiorentino Palazzo Ruccellai dell'architetto Leon Battista Alberti. La facciata è a tre ordini sovrapposti, rivestita in bugnato regolare. Al piano terreno si aprono finestre rettangolari, mentre le superiori si aprono in bifore dai nitidi capitelli ritmando la superficie. nella parte verso la campana, il Palazzo si apre in un triplice ed armonioso ordine di loggiati che guardano sul giardino; è qui un'altro pozzo poligonale con racemi e festoni nelle formelle. L'elegante cortile, sul quale si aprono purissime finestre a croce guelfa, è ritmato da ampia arcate che fioriscono nei capitelli leggiadramente ornati. All'interno, le spaziose e ampie sale, le riquadrature delle porte, i bei soffitti e le trabeazioni dei camini ripetono con decoro motivi ornamentali di sobria eleganza. Particolarmente suggestivi la Sala da Pranzo, il Salotto, la Camera da letto di Pio II. Importante la biblioteca dove sono conservate opere rare, incunaboli e medaglie.
Il Palazzo del cardinale Ammannati, oggi Newton, fu fatto costruire dal Cardinale Gerolamo Ammannati di Pavia, prediletto di Pio II. Se ne vede uno scorcio dalla piazza: le superfici liscie sono segnate da cornici sottili e aggettanti; le finestre sono a croce guelfa. Imboccata la via sulla quale fa angolo Palazzo Piccolomini, dopo pochi passi si giunge alla Chiesa di S. Francesco. La costruzione risale alla fine del XIII secolo, è ad una sola navata e, come nella tradizione delle chiese dell'Ordine francescano, è coperta a cavalletti. nelle pareti del coro è narrata la leggenda francescana; questi affreschi sono stati attribuiti da alcuni studiosi al senese Cristofano di Bindoccio, detto Malabarba, di cui si hanno notizie tra il 1361 e il 1401. Il bel crocefisso dipinto è attribuito ad un maestro affine a Segna di Buonaventura, allievo di Duccio.
verso i pascoli (L.S.)
Si attraversa l’antico borgo di
Basati, proprio di fronte al paese di Terrinca, sotto il m.Corchia e sopra la
Valle del Giardino. Dal paese , dolcemente in discesa, percorriamo una
mulattiera che si inoltra in un folto castagneto, la via che nei tempi andati
portava i pastori agli alpeggi di Campanice, sull’altro versante della
valle, ed in 30 minuti, sempre su
questa via, trovata una vecchia edicola guadagneremo il fondovalle. Il
panorama è estremamente suggestivo e veramente mozzafiato sulla valle
sottostante, verdissimo tutto intorno e frequenti sono gli anfratti
rocciosi, antichi ripari dei pastori transumanti, con cascatelle d’acqua a parete. Venti
minuti per un ponte in legno, altri venti per uno in pietra ed eccoci sotto il
solco di cava visto dall’alto e presso un laghetto verde azzurro, sul fondo
della Valle del Giardino e proprio accanto al torrente omonimo. Qui faremo
sosta, lasciando la risalita del versante di Terrinca ad altra occasione. Nota:
benché si sia su una mulattiera utilizzata in passato da greggi e quindi
abbastanza ampia, potrebbe dare fastidio, in alcuni tratti, la vista della
vallata sotto di noi (avvertimento). Escursione
soft con a/r complessiva di circa 3 ore. scarponcini trekking
obbligatori. Solo per associati
Info: Luciano Suggi 0586 406468 o
339 8700530
23 novembre: sotto il Roccandagia, all'eremo di san Viviano
La
conca di Campocatino è situata
nello splendido scenario delle Alpi Apuane, tra le vette del Monte Pisanino a
nord e del Monte Sumbra a sud, proprio sopra il lago di Vagli
(quello del paese sommerso). ed è un
ameno alpeggio costituito da tante piccole baite in pietra, preservate nel
tempo e adagiate su antichi pascoli. Sopra la vallata, imponente, si staglia
il m.Roccandagia ma oggi,
tralasciando i sentieri che raggiungono le cime del m.Tambura, andremo
per una via soft, per tutti, cercando l’ eremo di San Viviano, una
costruzione incastonata nella roccia, luogo molto intimo e di antiche
preghiere che questo
santo medioevale scelse per vivere di sola natura , avendo come casa solo un
riparo nella roccia.
Info:
Davide Orsi, tel. 329-9754774 ……dopo cena, dalle ore 21,15 in poi.
Essendo
favorevoli ad un interscambio culturale tra le associazioni
e rappresentando le escursioni
un'occasione per approfondire la conoscenza delle Aree
Naturali limitrofe alla propria zona di residenza,
trascorrendo anche alcune ore in aggregazione,
ben volentieri vi giriamo il programma di questa associazione pisana, affine
alla nostra per le finalità:
Tutte le
escursioni sono state organizzate in modo da poter raggiungere il punto di
partenza mediante trasferimento da Pisa (e ritorno) con mezzi pubblici
insieme alla Guida. Naturalmente i Partecipanti sono liberi di utilizzare
anche propri mezzi di trasporto.
CALENDARIO
(1ª)
18 Novembre,
Martedì: Mandrie
- Col di Cincia (_)
(da
Vicopisano, tra ulivi, agriturismi e piste forestali)
(2ª)
21 Novembre,
Venerdì: Stipareccia
(_)
(da
Calci, al Monte per che i Calcesani veder Agnano non ponno)
(3ª)
22 Novembre,
Sabato: l’Acquedotto
di Ferdinando I° (_)
(da
Asciano, nella Valle delle Fonti)
(4ª)
25 Novembre,
Martedì: Val
Molinaccio (_)
(da
S. Maria del Giudice, tra Monte Conserva e Monte Le Corna)
(5ª)
28 Novembre,
Venerdì: Valle
dei Molini - Perocchio (_)
(da
Vicopisano, tra mulini, pini e coltivi)
(6ª)
29 Novembre,
Sabato: la
Tenuta di Lorenzo il Magnifico (_)
(da
Agnano, sotto il Monte Verruchino)
(7ª)
2 Dicembre,
Martedì: Roncali
(_)
(da
Buti, al Monte per che i Butesi veder Vicopisano non ponno)
(8ª)
5 Dicembre,
Venerdì: Valle
di Catro (_)
(da
S. Maria del Giudice, tra Monte Moriglione e Monte S. Giuliano)
(9ª)
6 Dicembre,
Sabato: il
Palazzo di Cosimo I° (_)
(da
Caprona, tra Uliveto e Crespignano)
(10ª)
7 Dicembre,
Domenica: Costia
(_)
(da
Agnano, al Monte per che gli Agnanesi veder Asciano non ponno)
(11ª)
8 Dicembre,
Lunedì: Termine
(_)
(da
Calci, al Monte per che i Montemagnesi veder Castelmaggiore non ponno)
(12ª)
13 Dicembre,
Sabato: le
Risaie di Francesco I° (_)
(da
Vicopisano, tra Serezza e Canale Emissario)
(13ª)
16 Dicembre,
Martedì: Sottoverruca
(_)
(da
Noce, tra corbezzoli, ruderi e panorami)
PER
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
@
Per
informazioni: guida.escursione@email.it
Per
informazioni e/o la prenotazione telefonare la sera prima
dell’escursione
dalle ore 19 alle 22 al 328-5785386 (Piero)
SMS
È
possibile prenotarsi allo stesso numero anche tramite sms.
Inviando
i seguenti dati, si riceverà un sms di conferma:
Cognome,
data escursione, n° persone, ritrovo scelto
(esempio:
Rossi, 2 dicembre, 4, Pisa).
Info
sul sito: www.csmp.altervista.org
14
dicembre: I Medici e le Scienze, a Palazzo Pitti
A
Firenze ci recheremo a Palazzo Pitti, dove è in programmazione una mostra
dedicata ai Medici ed alle Scienze dell’epoca, con particolare riguardo agli
strumenti ed alle macchine delle collezioni granducali.
Questo
il programma: all'arrivo andremo a
Palazzo Pitti, antica residenza dei granduchi di Toscana e in seguito dei re
d'Italia, quindi seguiremo l’itinerario dell’esposizione, incentrata sul
ruolo che le discipline fisico-matematiche e naturali svolsero nella
Toscana del Cinque-Seicento.
Da Cosimo I fino a Ferdinando II, i Medici furono grandi mecenati sia di costruttori di strumenti che di naturalisti, rendendosi conto che la conoscenza scientifica e il controllo tecnologico della natura conferivano solidità e prestigio al potere politico, e quindi, proprio per questo, accanto alle ricchissime collezioni di dipinti, sculture e gioielli, i Medici altrettanto lo fu per la collezione di strumenti matematici , fatta di pezzi unici, autentiche opere d’arte esse stesse.
Nota: Per
la mostra “I Medici e le Scienze” il
Biglietto intero costa € 10,00, quello
ridotto € 5,00 ( per persone tra i 18 e i 25 anni e per i docenti
scuole statali con documentazione). Il biglietto di ingresso permette però la
visita all’esposizione, al Museo degli Argenti, che conserva l'importante
Tesoro dei Medici ( vasi in pietre, cammei, cristalli di rocca, ambre,
collezioni di gioielli e gli argenti provenienti dal Tesoro dei vescovi di
Salisburgo), alla Galleria del Costume, con i suoi circa 6000 pezzi fra abiti
e accessori dal 700 ad oggi ed inoltre al Giardino di Boboli, al Museo delle
Porcellane e al Giardino Bardini………..tutte opzioni possibili in giornata
e che esamineremo in gruppo dopo la visita alla mostra.
Orario
dell’iniziativa:
Partenza da Livorno ore 8.11 - Arrivo a Firenze ore 9.33 ( treno R n°
3216 )
Rientro: Partenza da Firenze ore 18.27 - Arrivo a Livorno
ore 19.49 ( treno R
n° 3147 ).
Ps: se qualcuno vuole andare in auto, l'appuntamento è, alle 10.30 circa ,
davanti alla biglietteria di Palazzo Pitti, contattandoci, per trovarsi, a ½
telefono.
Info : Anna
Petrosino (gruppo turismo e cultura) 0586/ 856177 – cell.3202634720
Tendendo
ad essere non un’associazione per il turismo, ma piuttosto come un gruppo di
amici che si ritrovano per uscire insieme la domenica, per confrontarsi, per
discutere, per riflettere ed esprimersi liberamente, su tematiche ambientali o
quant’altro possa stare a cuore, per poi approfondire e portare avanti un
discorso, ci ritroviamo, come oramai tradizione, per la cena degli auguri.
Essere
un punto d’incontro è anche questo, ma soprattutto è un modo per
rinsaldare le relazioni tra chi conosce l’associazione da più tempo e chi
da meno.
Non
“una cena in guanti bianchi” comunque, ma una riunione conviviale in
totale autogestione, in cui ciascuno porta qualcosa e poi si divide
tutto…………al riguardo, chi cucina avrà poi un rimborso spese e tutti
concorreranno invece alle spese per acqua, vino, pane e affitto
locali…….necessiterà in ogni caso un coordinamento e quindi bisognerà
prenotare la propria presenza e l’eventuale apporto materiale a Anna oppure
Maria Luisa, entro e non oltre il 15 dicembre, poichè dopo ci si conta
e si organizza.
Nota: dopo cena ci sarà l’ immancabile tombolata (“anche questo è fare
gruppo”), con premi del cibo equo e solidale e verrà eletto il nuovo
Direttivo dell’Associazione, uscito dalle votazioni itineranti fatte da
settembre ad oggi.
(gruppo turismo e cultura)
Anna
Petrosino 0586/
856177 – cell.3202634720
Maria Luisa Bonanno 0586-580201 - cell.3383261176
Prossime iniziative agireverde:
11 gennaio: a spasso per le colline livornesi: dal Corbolone, per le ghiacciaie, alla Sambuca (anello)
25
gennaio: Poggio a Caiano
week end
31 gennaio/1 febbraio (con possibilità di spostamento all’8, per problemi
di neve)
15 febbraio: I mulini della valle dell’Ecina, intorno a
Sant’Ermo
per chi avesse interessi specifici, abbiamo inserito le attività del gruppo botanico. Sotto viene evidenziata la attività portata avanti nel corso ed in ogni caso, se avete voglia di approfondire, vi rimandiamo direttamente al sito www.gruppobotanicolivornese.it
CORSO
DI BOTANICA 2008-2009
ore
17.30
presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo - Via Roma 234 –
Livorno
DATA |
ARGOMENTO |
RELATORE |
18.11.2008 |
Stare
bene con le piante: balconi fioriti |
Anna
Menichetti |
27.11.2008 |
Colture
alternative |
Massimo
Camerini |
04.12.2008 |
FLORA
SPONTANEA IN AMBIENTE URBANO Aspetti
ecologici - strategie di sopravvivenza - biodiversità |
Dr.
Stefano Benvenuti Università
di Pisa |
11.12.2008 |
Piante
coltivate e diversità vegetale |
Claudio
Nassi |
18.12.2008 |
Tecniche
di coltivazione: le potature |
Mairo
Mannocci |
PAUSA
INVERNALE
19.03.2009 |
Conferenza:
LE ORCHIDEE SPONTANEE -
Conservazione e riproduzione - |
Dr.
Sara Magrini Università
della Tuscia |
26.03.2009 |
Alberi
dei nostri boschi: i Frassini |
Mairo
Mannocci |
02.04.2009 |
L’ambiente
dei licheni, muschi e felci |
Viviano
Mazzoncini |
09.04.2009 |
Piante
e animali - Rapporti ecologici |
Bruno
Quochi |
16.04.2009 |
Il
territorio: Bioitaly di Monte Pelato |
Mairo
Mannocci |
23.04.2009 |
Medicine
dalle piante |
Viviano
Mazzoncini |
30.04.2009 |
Le
Canarie: appunti di viaggio |
Patrizia
Panicucci |
07.05.2009 |
Vegetazione
e clima |
Mairo
Mannocci - Bruno Quochi |
14.05.2009 |
Piante
e animali: la farfalla del caprifoglio |
Sergio
Casini - Iolanda Legitimo |
21.05.2009 |
Piante
aliene |
Bruno
Quochi |
28.05.2009 |
Il
territorio: Le Dune in Italia |
Dr.
Ugo Macchia |
04.06.2009 |
Uno
sguardo sulle nostre attività |
Franco
Vettori |
GITE
& ESCURSIONI
A
partire dal mese di Aprile: data e orari saranno comunicati durante lo
svolgimento del Corso.
DATA |
LOCALITA’ |
Ora/Luogo
di PARTENZA |
|
Il
Bioitaly di Monte Pelato |
|
|
Le
spiagge bianche |
|
|
Parco
Migliarino-San Rossore – La Cornacchiaia |
|
|
I
Fiori dei Monti Pisani |
|
|
Gita
di 2 giorni botanico-culturale
|
|
( vedere sito www.gruppobotanicolivornese.it
) |
|
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
chi siamo, "nel vivo"
dell'Associazione.
L’Associazione Agireverde :
Chi
siamo?
Possiamo
sentirci di affermare di non essere un’associazione per il turismo, almeno
non come comunemente la si potrebbe intendere, perché, non avendo finalità
di guadagno, non siamo interessati “a far cassa” e ci pensiamo piuttosto
come un gruppo di amici che si ritrovano per uscire insieme, per confrontarsi,
per discutere.
Essere
un punto d’incontro è la nostra ambizione, un modo per trascorrere una
domenica ma anche un mezzo per riflettere ed esprimersi liberamente, su
tematiche ambientali o quant’altro ci interessi, aperti e favorevoli alla
circolazione delle idee, potendo ciascun associato proporre problematiche ed
iniziative e diventare da
iniziale utente a parte attiva e dirigente dell’Associazione stessa, con la
massima agilità.
Un
Direttivo esiste, è vero, ma solo per rendere esecutiva la progettazione e
tale Direttivo viene comunque eletto in modo partecipato, come pure
partecipate e concordate in regolari incontri associativi, ai quali ciascun
socio è invitato, sono le linee guida stesse del programma portato avanti
annualmente.
In
“un’ottica di gestione dalla base”, queste le linee guida di ogni
programma :
Seguendo queste linee di tendenza, a parte l'escursionismo e tutte le attività in programma,
abbiamo preso posizione (2006) sulle tematiche no gas offshore, Camp Darby, Porta a Mare, Ripubblicizzazione dell’acqua. Per approfondire, comunque, si può visionare i link dedicati, su questo stesso sito:
No gas offshore:
indipendentemente da ogni
considerazione in merito (sicurezza, il gas come fonte di energia, esauribile
anch’essa, o fonti alternative etc.etc.etc.) ci sarebbe piaciuto, in una
democrazia, lasciare che fosse la gente a dire se il bene pubblico (il
territorio) può o meno essere utilizzato per un determinato scopo o meno (e per
la T.A.V il concetto è analogo).
Camp
Darby: non pensiamo che le guerre possano essere la soluzione per risolvere
i conflitti, anche perché generalmente si fanno per motivi economici ed il
diritto della forza, nel terzo millennio, dovrebbe essere sostituito dalla forza
del diritto. Proprio per questo però, siamo favorevoli alla riconversione delle
basi militari ad usi civili, restituendo il territorio a questi scopi.
Ampliamento base militare di Vicenza (Dal Molin)
Se partecipiamo alla marcia della Pace Perugina/Assisi,
siamo evidentemente contrari alle logiche di guerra sul Territorio.
L'allargamento della base Usa a Vicenza, oltretutto, negherebbe tout court la riconversione ad usi civili di tutte le basi militari Usa e Nato dislocate sul nostro territorio, quella di Camp Darby compresa, il più grande insediamento americano in Europa, con buona pace dell’ utilizzo di questi spazi a favore dello sviluppo, culturale e soprattutto economico, del nostro territorio.
Porta a
mare: non siamo contrari per principio ad ogni novità che porti lavoro e
benessere alla città di Livorno, un nuovo quartiere con centro commerciale non
ci sembra tuttavia la soluzione migliore, lasciando tutto il resto com’è
adesso: il piccolo commercio che va in malora, gli arredi urbani fatiscenti ed
una città brutta e non turistica, l’ATL allo sbando etc.etc……………fermo
restando che se la Porta a Mare non è prevalentemente una grande opera di
speculazione edilizia ma un’iniezione di benessere per tutti, ben venga
ma…………….quali sono i “dati alla mano” e i prospetti economici in
proiezione che lo dimostrano? In attesa di avere informazioni dettagliate su
questo...... non siamo favorevoli.
ripubblicizzazione dell’acqua:
L'acqua è
una risorsa vitale per le persone ed indispensabile per l'ecosistema,
Queste comunque sono solo alcune delle tematiche partecipate e condivise, scaturite da sollecitazioni degli associati, nulla vietando che se ne possa investigare altre........
E questo è tanto vero che esiste uno spazio aperto nel sito ( e ovviamente nell'Associazione) per coloro che comunque vogliano esprimersi o con le iniziative escursionistiche o con le foto o con poesie o con opinioni.
Per maggiori dettagli sul chi siamo, vi rimandiamo anche ad una nota più ampia reperibile sia in spazio soci al" chi siamo", come anche ai link in home page (attività, obbiettivi, la nostra storia – proprio dagli inizi.
al fine di
razionalizzare la partecipazione alle iniziative e sapere chi viene, quando ci
si iscrive ad una iniziativa, occorre lasciate nome, numero partecipanti ed
eventuale recapito telefonico, entro il venerdi precedente, per essere
comunque avvertiti anche all’ultimo momento, qualora l’iniziativa non
dovesse essere effettuata per maltempo o altro motivo. Per partecipare occorre
essere in regola con il tesseramento, controlliamo quindi la data di scadenza
sul tesserino o anche sull'indirizzo in busta (la quota del tesseramento serve
a coprire le spese vive di gestione....... francobolli, stampati, canone
internet, c/c postale, spese varie in occasioni di manifestazioni, etc.etc….
).
In
ultimo, si ricorda anche che non essendoci un guadagno da parte di nessuno, né
l’Associazione né i referenti occasionali - del resto anch'essi soci e non
accompagnatori professionali - saranno mai da considerarsi responsabili
per eventuali incidenti che possano verificarsi in occasione delle diverse
iniziative, essendo le medesime da considerarsi come un fatto tra amici e
potendo ciascun socio indistintamente trovarsi egli stesso ad essere
accompagnatore, senza una particolare o specifica delega in merito.
NB:
L’accettazione di questo regolamento
è in ogni caso condizione indispensabile per poter partecipare alle
diverse attività e partecipando se ne diviene di fatto e consapevoli e
d’accordo. Si raccomanda comunque di verificare sempre le proprie condizioni
fisiche, evitando di partecipare, benchè le singole iniziative siano comunque
verificate per essere alla portata di tutti, se ci si considera in qualche
modo a rischio.
La
quota associativa, per coprire i
costi di gestione che esistono, indipendentemente da tutto, è per il
2008/2009 di 15 euro (20 la quota familiare) e può essere
corrisposta contestualmente alla partecipazione ad una iniziativa o con
versamento su c/c 28804508 intestato ad Agireverde Livorno via A.Frank 17
57124 Livorno
A
margine si ricorda che vengono
tenuti regolarmente degli incontri in cui si discute dell’Associazione ed
altro. Chi volesse partecipare, per essere informato di date ed orari, è
sufficiente o che scriva ad agireverde@tin.it
oppure che telefoni ad uno qualsiasi dei referenti delle diverse iniziative.
AGIREVERDE Associazione per l'Ambiente,
via Anna Frank 17 57124 Livorno
www.agireverde.it
mail: agireverde@tin.it
---------------------------------------------------------------------------------------
Per riassociarsi o associarsi (la quota è annuale), versare 15 euro o 20 familiare, sul c.c.p. n 28804508 intestato ad Agire Verde / via A. Frank 17 / 57100 Livorno o al referente delle iniziative, quando vengono svolte.
Info: 0586 861138/404786
Homepage |
Come aderire |
La nostra storia |
Le foto |
I link |
Le escursioni |